venerdì 30 aprile 2010

Frammartino(Prc): salvaguardare lavoratori Lsu

"Le assicurazioni avute dall'amministrazione provinciale di Matera riguardo gli impegni nei confronti dei ex Lsu utilizzati in questi anni nella manutenzione delle strade, fugano le preoccupazioni da noi espresse in questi giorni.
L'impegno preso con il Prc dall'assessore Smaldone e del presidente Stella di mantenere fede al programma elettorale, che prevedeva al primo punto la questione del lavoro e la salvaguardia occupazionale per oltre i 60 lavoratori ex Lsu, risponde alle perplessità da noi espresse in questi giorni". Lo afferma in un comunicato Ottavio Frammartino, della direzione regionale del Prc.

Questo - prosegue - nella consapevolezza di un bilancio difficile, penalizzato da un patto di stabilita scaturita della manovra finanziaria del governo Tremonti – Berlusconi che sono devastanti non solo sul piano quantitativo ma anche sul piano qualitativo: in analogia con quanto è avvenuto per la scuola, infatti, attraverso i tagli dei trasferimenti ed il rigore punitivo del “patto ”, si delinea una vera e propria controriforma del ruolo degli enti locali, che mette in discussione, insieme all’autonomia finanziaria, i diritti sociali dei cittadini a partire dai più deboli, e la possibilità di partecipazione democratica alle scelte degli enti pubblici.
Si è consumato, con questi provvedimenti, un gravissimo attacco all’autonomia finanziaria in palese contrasto, peraltro, in maniera evidente con la fretta demagogica con cui si vuole approvare federalismo fiscale, senza aver prima definito le funzioni proprie dei comuni e delle provincie e la certezza dei diritti per tutti i cittadini".

Un federalismo - sottolinea Frammartino - che possiamo chiamare la secessione dei ricchi, che ulteriormente potrebbe aumentare il divario tra nord e sud, per cui dobbiamo essere pronti a gestire la fase dell’approvazione della legge sul federalismo fiscale, promuovendo un dibattito di massa a partire da subito, con il coinvolgimento delle assemblee elettive di tutti i i livelli istituzionali e, successivamente, aprendo un’iniziativa sul punto più controverso di questa legge: vale a dire i livelli essenziali delle prestazioni in nome dell’esigenza di un’offerta qualitativa e quantitativa che sia davvero omogenea dei servizi su tutto il territorio nazionale. Una grande mobilitazione delle forze democratiche del sud, per affermare un federalismo cooperativo e non competitivo in virtù del quale non devono venire meno le grandi conquiste sociali del dopoguerra che non è solo l' unità formale della Repubblica, ma anche l’unità sociale".

giovedì 29 aprile 2010

D'Alema: «Fini è un interlocutore»

Come era prevedibile l'intervista del Corriere della sera a Massimo D'Alema ha sollevato qualche polemica nel mondo politico. Il presidente del Copasir ha parlato molto del presente e del futuro, dicendo chiaramente che dal suo punto di vista sarebbe un ''errore'' non comprendere che il presidente della Camera Gianfranco Fini è un "interlocutore'' per il centrosinistra mentre il Paese avrebbe bisogno di riforme ma non si vedono «le condizioni per farle in questa legislatura». «La crisi che si è aperta nel centrodestra è vera e profonda, non è uno scontro personale o una sceneggiata», e ci sono alcuni temi su cui serve uno «spirito bipartisan», dunque "non vedere che si è aperto un grande problema che riguarda le prospettive stesse del sistema democratico e che Fini su questo può essere un interlocutore sarebbe un altro errore». «Fini non è diventato di sinistra e non è l'alleato di operazioni strumentali, ma è l'interlocutore importante di un centrosinistra che capisce che il Paese non si può più governare in questo modo". D'Alema, però, si mostra scettico sulla possibilità di avere riforme in questa legislatura. «Noi - afferma - siamo convinti che questo Paese abbia bisogno di riforme fondamentali, ma finora non vedo le condizioni per farle in

questa legislatura. Come dicevo, le riforme comportano scelte coraggiose» L'ex premier sgombra il campo da ipotesi trasversali e assicura che il patto repubblicano proposto da Bersani riguarda la difesa e la riforma della Repubblica, non «confuse ammucchiate che Bersani certo non propone». A parte i commenti dal centrodestra, da sinistra sono arrivate le critiche più dure. «È un contorcimento politicista, esempio di una cultura politica che non vuole fare i conti con la sconfitta". Nichi Vendola, portavoce di Sinistra e libertà, replica secco alle parole di Massimo D'Alema, che sempre nell'intervista ha detto che la data della scelta del candidato premier del centrosinistra deve essere rimandata a "qualche mese prima del voto" in base a una scelta delle forze di opposizione in Parlamento (Pd, Idv e

Udc) senza chiusure verso gli altri movimenti. «Il Pd - prosegue Vendola - vive arroccato in un palazzo e

non si accorge della domanda di cambiamento forte che viene dal Paese ed ha una visione arroccata e politicista. Le primarie sono un processo di riappropriazione della politica da parte di settori significativi della popolazione. La sinistra può tornare a vincere se si mette al centro di un processo che vede protagonisti i cittadini». Vendola afferma che si incontrerà con Bersani, ma «per dirci cose sensate. Io vorrei capire qual è il percorso del Pd. Non lo capisco, non ho capito il loro congresso, non capisco il loro percorso». Per Vendola l'attuale linea politica dei democratici, ad esempio sulla raccolta di firme contro la privatizzazione dell'acqua per una petizione ma non per il

referendum, «è un minuetto, è una politica cicisbea». Molto più trachant il giudizio di Oliviero Diliberto, del Pdci: «Ancora una volta - come se la storia passata e recente non ci avesse insegnato nulla - si torna a un modo di ragionare stantio e perdente e, D'Alema me lo permetta, tutto politicista», ha scritto il segretario del Pdci su Facebook a quanto riferito da una nota. «Il tema delle alleanze viene affrontato alla giornata, legato ai fatti contingenti, senza nessuna prospettiva di contenuti, ha aggiunto. «Il vero progetto su cui spendere le proprie forze è la ricostituzione del centrosinistra, delle forze che si somigliano e hanno a cuore cose analoghe", ha spiegato.

«Nell'intervista di D'Alema c'è ancora una volta la logica del ceto politico che vive arroccato nel Palazzo, che si

attorciglia attorno a un ipotetico Cln aperto a Fini, ma davvero D'Alema pensa che i votanti del Pd e del

centrosinistra possano seguirlo su questa strada?»

in data:29/04/2010

Grecia, il governo costretto a seguire la ricetta del Fondo monetario

Oggi riunione d’emergenza del governo greco che ha deciso i tagli della tredicesima e della quattordicesima dei dipendenti pubblici. Ha inoltre congelato i salari dei dipendenti privati, per cui sarà annullato qualsiasi meccanismo di incentivazione. Tagliati anche tredicesima e quattordicesima dei pensionati. Stabilito dall’esecutivo anche l’aumento di due punti dell’Iva. Queste le misure di austerità che avranno effetto sia nel settore pubblico che in quello privato. L'unico modo per poter avere i soldi destinati dall'Unione Europea e dal Fmi. Insomma le loro condizioni. Fonti interne dicono che il governo ha accettato di aumentare le tasse e tagliare la spesa pubblica, mentre sarà più facile per le aziende private assumere e licenziare. Nel settore privato, le aziende con più di 200 lavoratori potranno licenziare in tronco fino al 4% della forza lavoro (rispetto al 2% fino ad oggi). Ci sarà inoltre un ritiro graduale delle tredicesime e quattordicesime, nei prossimi 5 anni. I lavoratori avranno la possibilità di concordare i salari dei prossimi 12 mesi in modo che non si trovino improvvisamente con un taglio netto delle entrate. Saranno fatti passi per porre fine ai contratti collettivi per certe professioni. Nel settore pubblico i lavoratori perderanno tredicesima e quattordicesima e gli incentivi, che sono già stati tagliati del 30 % e saranno ridotti di un altro 5%. Questo rappresenterà un risparmio di 1,7 miliardi di euro che corrispondono allo 0,6% del pil della Grecia. Se il governo si rifiuterà di prendere queste misure dovrà aumentare le tasse indirette, inclusa l'Iva. Inoltre ci sarà un congelamento delle assunzioni nel settore pubblico per diversi anni e i contratti in scadenza non saranno rinnovati. In ultimo il governo dovrà vendere o chiudere le organizzazioni pubbliche che perdono soldi.

Una crisi di insolvenza della Grecia avrebbe un impatto "incalcolabile" sui mercati finanziari e sugli altri stati, sostiene il presidente della Bundesbank, Axel Weber sulla Bild. "Nella situazione attuale - dice Weber - l'impatto sul mercati finanziari e sugli altri stati sarebbe incalcolabile. La migliore soluzione e' quella di un aiuto finanziario legato a rigide condizioni". Su questo si è creato l'asse Barack Obama e Angela Merkel. I due capi di Stato si sono detti d'accordo sulla necessità di assicurare alla Grecia un "aiuto tempestivo". La Casa Bianca ha riferito che il presidente americano ha avuto ieri un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco. I due leader, e' spiegato in un comunicato, "hanno discusso l'importanza di un'azione risoluta e di un aiuto tempestivo dell'Fmi e dell'Europa". Intanto il piano di salvataggio per la Grecia pare destinato a lievitare a 100-120 miliardi di euro in tre anni, di cui 45 gia' da quest'anno. Ieri i vertici del governo tedesco si sono incontrati con il presidente della Bce Jean Claude Trichet e con il numero uno del Fmi Dominique Strauss-Kahn. Lunedi' il Parlamento tedesco dovrebbe approvare una legge che prevede 8,4 miliardi di aiuti per la Grecia per il 2010 e nel weekend si concluderà il negoziato ad Atene tra Bce, Fmi, commissione Ue e governo greco.

Ma dopo Portogallo e Grecia, Standard & Poor’s ha tagliato anche il rating della Spagna portandolo ad «AA» dal precedente «AA+». Le prospettive sul rating spagnolo sono «negative», cioè non è escluso un ulteriore «downgrade». La decisione dell’agenzia di rating si basa sulle previsioni macroeconomiche nel medio e lungo termine. «Crediamo che la stagnazione in cui si trova l’economia spagnola – si legge nel documento pubblicato da Standard S Poor’s – durerà più di quanto avevamo previsto in precedenza». Le stime di crescita del Pil spagnolo passano dall’1% annuo tra il 2010 al 2016 allo 0,7%. Meno crescita meno entrate e quindi più problemi per Madrid a rimborsare il proprio debito. E mentre arrivano i tanto sospirati aiuti per l’agonizzante economia greca, le borse europee continuano ad annaspare. Il calo peggiore, mercoledì 28 febbraio, lo ha fatto ovviamente registrare la Spagna (-2,99%) seguita da Milano (-2,43%) e Parigi (-1.5). In controtendenza, invece, Atene, rinfrancata dallo sblocco della situazione relativa agli aiuti la borsa greca ha fatto registrare un +0.94%. Che la crisi greca sia “contagiosa” al contrario di quanto affermato dal portavoce della Commissione Ue Olli Rehn lo dimostra anche il cambio euro dollaro. A fine giornata un euro vale 1.32 dollari, il minimo dell’ultimo anno. La colpa è proprio dei continui tagli di rating che fanno scricchiolare la stabilità dell’Eurozona: non a caso la moneta europea perde terreno anche rispetto a yen e sterlina. Intanto arrivano gli aiuti europei e del Fondo Monetario internazionale alla Grecia: oltre 100 milioni in 3 anni. La Grecia dovrà metterci del suo e imporsi una robusta cura dimagrante. Giovedì sapremo se i mercati credono o meno nella “resurrezione” dei greci. Intanto il Fmi fa sapere che non bisogna credere "troppo" alle agenzie di rating.

aggiornato ore 17.19 del 29 aprile 2010

Il messaggio di Paolo Ferrero a Synaspimos

Caro Alexis, cari compagni e compagne, quello che sta accadendo in Grecia riguarda tutte e tutti noi. Le politiche neoliberiste su cui si è costruita l'integrazione europea, politiche praticate in modo pressoché indistinto dai vari governi del nostro continente, ci hanno portato all'attuale crisi economica. Adesso, coloro che sono all'origine della crisi vogliono scaricarne i costi sui lavoratori, le donne, i giovani precari, tagliando lo stato sociale, i diritti, i salari e preservando i privilegi di padroni e speculatori. In nome della stabilità finanziaria si vuole produrre una vera e propria macelleria sociale, che oggi tocca alla Grecia, ma domani colpirà altri paesi europei.

Usano la paura per dividere i popoli e perpetrare un modello economico e sociale che produce sempre più ingiustizia, disuguaglianza e precarietà. Per questa via aggravano la crisi che è prodotta proprio dalla protervia delle politiche sociali praticate. Sono quindi pienamente d'accordo con te. Non basta sostenere le vostre rivendicazioni e dichiarare la piena solidarietà a chi in Grecia sta lottando contro il piano di risanamento voluto da Ue e Fmi. Occorre costruire un'ampia risposta sul terreno europeo, coordinata fra forze sociali, politiche e sindacali. Gli interessi dei lavoratori greci sono gli interessi di tutti i lavoratori europei e che se vengono smantellati i diritti in Grecia questo aprirà la strada ad un ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori in tutta Europa. Questo è il compito prioritario del Partito della Sinistra Europea così come delle forze che compongono il Gue- Ngl a cui chiediamo di attivarsi immediatamente a tal fine. Per parte nostra lanciamo immediatamente una campagna di mobilitazione che proporremo nelle manifestazioni del primo maggio prossimo.

Per costruire un'alternativa al fallimento del neoliberismo, per un'Europa dei popoli.

Fraternamente

Paolo Ferrero

Nuova Giunta regionale,Soave (Pdci-FdS):la società civile è ben più ampia

“A distanza di una settimana dalla nomina della nuova Giunta regionale, riguardo alla quale tutti hanno espresso “a caldo” considerazioni lusinghiere e non, ritengo doveroso manifestare il mio giudizio non certamente positivo per il metodo adottato”.
Ad affermarlo è il segretario regionale dei Comunisti Italiani di Basilicata, Giovanni Soave.
“Non ci sono state le dovute consultazioni così come concordato al Tavolo del centrosinistra subito dopo le elezioni. Doveva essere una Giunta espressione di tutta la coalizione scesa in campo, ma è evidente a tutti – aggiunge Soave – come gran parte di quelle forze politiche non solo non siano state consultate nelle scelte, ma completamente escluse ed ignorate nell’attuale Giunta. Il risultato è un evidente spostamento degli equilibri verso il centro e il mondo delle imprese, mentre sono tenuti fuori la Sinistra e il mondo del lavoro, e quindi di coloro che necessitano più attenzione e supporto”.
“In questi anni - dice ancora il segretario regionale del Pdci - abbiamo apportato sempre un valido e forte contributo e sostegno al presidente De Filippo ed a tutto il centrosinistra. Detto questo, non cerchiamo “elemosine” ma rispetto e coerenza degli impegni programmatici ed istituzionali. Pertanto – prosegue - per le prossime scelte politiche ed istituzionali chiediamo di riaprire il tavolo ed invitare anche quelle forze che, pur non presenti oggi nel Consiglio regionale, sono espressione di una larga parte di quella “società civile” di cui tanto si ama parlare, ma della quale non si vede una completa rappresentanza. La società civile – conclude Soave – è ben più ampia di quello che si voglia far credere e che oggi ha trovato spazio all’interno dell’amministrazione regionale”.

La signora Camilla, l'on. Bersani e l'on. Di Pietro

Sabato 24 aprile, Roma, largo Argentina. Si ferma l’autobus, la signora Camilla scende. Si avvia sotto la pioggia. Con passo lento ma determinato. Rifiuta il volantino, sa già cosa fare. Muove verso il banchetto e firma i referendum per l’acqua. Poi si volta e ripercorre il cammino verso l’autobus. “Adesso posso tornare a casa” dice prima di salirvi. La signora Camilla ha 90 anni.
Come lei, nel primo week end di raccolta firme, altre centomila fra donne e uomini di tutto il Paese, di diversa età e di differente storia personale, hanno firmato, dopo interminabili code, ai banchetti dei referendum per l’acqua.

In una conferenza stampa, il segretario del PD, On. Bersani, dice di guardare con simpatia chi raccoglie le firme, ma annuncia una petizione e una proposta di legge per riaggiustare la legislazione sull’acqua.

In un’intervista, il presidente dell’Italia dei Valori, On. Di Pietro, conferma che partirà con un suo referendum separato sull’acqua, per modificare l’ultima legge, lasciando inalterato il quadro di mercificazione dell’acqua e del servizio idrico in questo Paese.

C’è qualcosa che non funziona.

Qualcosa che l’On. Bersani e l’On. Di Pietro si ostinano a non capire.

Qualcosa che la signora Camilla e i centomila hanno capito benissimo.

Perché qui non si tratta di “petire” perché qualcuno ascolti. Come non si tratta di agitare temi o bandiere da usare sul mercato della politica o della visibilità di partito.

E non c’è nulla da aggiustare nell’esistente.

Le donne e gli uomini, consapevoli e informati, che hanno riempito i banchetti del fine settimana dicono a chiare lettere che l’esistente non va per niente bene, che va cambiato radicalmente, che l’acqua dev’essere pubblica.

Vogliono che un bene essenziale come l’acqua sia sottratto al mercato.

Vogliono che sull’acqua nessuno faccia profitti.

Senza se e senza SpA.

Forse l’On. Bersani e l’On. Di Pietro dovrebbero ogni tanto disertare “Porta a porta” e aprire per una volta le finestre : scoprirebbero le migliaia di donne e uomini che sono impegnati in questa campagna.

Molti di loro sono alla loro prima esperienza di attivismo sociale.

Alcuni di loro, più che benvenuti, sono iscritti ai loro partiti.

Scoprirebbero la straordinaria realtà di una grande coalizione sociale dal basso capace di intercettare, senza padrini politici e senza i grandi mass media, un’esigenza reale e diffusa di partecipazione, un bisogno reale di democrazia, una dignità non sopita.

La realtà che manca ai due onorevoli è quella di una grande narrazione sociale sull’acqua e i beni comuni che in questi anni ha attraversato i territori di questo Paese, ha mobilitato energie e intelligenze, ha costruito nuove relazioni e appartenenze. E una forte domanda di futuro.

Ma facciano pure, l’On. Bersani e l’On. Di Pietro.

Noi siamo altro e, dopo queste due straordinarie prime giornate di campagna, ne siamo ancor più certi e consapevoli.

Loro sono il passato, quello che non lascerà tracce.

Noi guardiamo al futuro e portiamo con noi la memoria migliore.

La signora Camilla, appunto.

Marco Bersani

Attac Italia - Forum italiano dei movimenti per l’acqua


martedì 27 aprile 2010

Acqua pubblica: 100 mila firme in 48 ore. Parte alla grande la raccolta firme

Una partenza straordinaria quella della raccolta firme per i referendum per l’acqua pubblica. Più che raddoppiato l’obiettivo che il Comitato promotore si era dato alla vigilia del lancio. Sono infatti oltre centomila le firme raccolte nel fine settimana della Liberazione in centinaia di piazze italiane. Una mobilitazione impressionante che ha visto lunghe file ai banchetti di tutte le città e dei paesi. Un folla consapevole e determinata, che in alcuni casi ha fatto anche diversi chilometri per trovare il banchetto più vicino a casa.

Oltre 12mila firme in un solo giorno in Puglia, 10mila a Roma, 4mila firme a Torino città, 3500 a Bologna, 2500 a Milano. Dati impressionanti dalle piccole città: 4200 firme a Savona e provincia, 2mila firma a Latina e Modena, oltre 1500 ad Arezzo e Reggio Emilia. Dati sorprendenti sui paesi 1300 firme ad Altamura, 850 a Lamezia Terme.

Molti sindaci e amministratori hanno firmato in piazza, tra cui i sindaci di Ravenna ed Arezzo (entrambi Pd). In Molise Monsignor Giancarlo Bregantini (Arcivescovo metropolita di Campobasso) ha firmato in rappresentanza dei 4 vescovi delle Diocesi della Provincia.

Il comitato promotore esprime tutta la sua soddisfazione per il successo delle iniziative. Siamo di fronte ad un vero e proprio risveglio civile, un risveglio che parte da associazioni e da cittadini liberi, un risveglio che parte dall’acqua.

Ferrero (Fed della Sinistra): Referendum, parte alla grande il referendum per l’acqua pubblica. Idv sospenda la sua raccolta di firme.

Roma, 26 aprile 2010.
Comunicato stampa.
Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra.
Oltre 100.000 firme nei primi due giorni di raccolta sono lo straordinario risultato del referendum per l’acqua pubblica.
Un risultato importantissimo reso possibile dall’impegno di migliaia di comitati e associazioni e dall’impegno dei partiti della sinistra di alternativa.
Un risultato che obbligherà il governo a cambiare la sua agenda politica tutta tesa alle privatizzazioni e a scaricare i costi della crisi sugli strati sociali più deboli.
Anche alla luce di questo risultato invitiamo l'IItalia dei Valori a ritirare i suoi referendum - come ha fatto la Federazione della Sinistra - per poter concentrare tutta l’attenzione sulla questione dell’Acqua pubblica e valorizzare il lavoro dei comitati.
I partiti poliici debbono saper ascoltare la società se vogliamo sul serio battere Berlusconi.

lunedì 26 aprile 2010

Costruiamo insieme un campo di forze a sinistra, il bipolarismo deve saltare

da Liberazione di domenica 25 aprile 2010

Tonino Bucci intervista Paolo Ferrero

Costruiamo insieme un campo di forze a sinistra, il bipolarismo deve saltare

Dopo le regionali Rifondazione comunista si guarda intorno. Nell'immediato c'è un campo di forze da ricostruire, un polo autonomo a sinistra del Pd in grado di sbloccare un sistema politico autoreferenziale, incardinato sul bipolarismo.

Le questioni alle quali risponde Paolo ferrero sono tante: il futuro della Federazione, i rapporti con S&l, l'emergenza denocratica in questo paese, un'opposizione sociale da rimettere in piedi.

La novità politica è la rottura tra Fini e Berlusconi, tra due visioni differenti della destra. Cosa facciamo noi, restiamo spettatori o azzardiamo un’analisi?

La divisione nel Pdl è vera. Da un lato, c’è una destra fascistoide, minacciosa verso la democrazia, che trasforma il disagio sociale in guerra tra i poveri. Dall’altra, una destra moderata, con connotati liberali che si muove in un quadro di rispetto della Costituzione. Fini assomiglia ai conservatori inglesi o alla Merkel, mentre un Borghezio va a fare le manifestazioni con i neonazisti.

Cosa ci dobbiamo augurare da questo conflitto?

Noi siamo interessati a che questo conflitto si allarghi. Per il bene della democrazia dobbiamo operare affinché la destra fascista si divida dalla destra moderata. Oggi in Italia, porsi l’obiettivo di dividere le destre e di salvaguardare la democrazia è tutt’uno con la rottura del bipolarismo. Finché ci sarà il maggioritario e questa schifosa Seconda repubblica, il populismo e il berlusconismo saranno sempre egemoni. Sarebbe da pazzi voler mantenere il bipolarismo - come pure ritiene parte del centrosinistra. Sono proprio questi i migliori alleati di Berlusconi. Anche quelli che urlano tantissimo contro Berlusconi ma vogliono mantenere il bipolarismo sono quelli che, in fondo, gli garantiscono di vincere.

Per quel che riguarda la crisi, però, non pare che la destra finiana o moderata abbia ricette diverse. O no?

Questa destra - Lega compresa - sta scaricando i costi della crisi sugli strati più deboli della società, sul mondo del lavoro ma anche sul popolo della partita iva e sugli artigiani. Per questo è bene che la destra si divida ma questo non risolve il problema. Dobbiamo costruire un’opposizione sociale sui temi sociali che impedisca al governo nella sua azione. E’ un punto decisivo. Quanto più destra e Confindustria distruggono i legami di solidarietà, perseguono politiche antisociali e alimentano la guerra tra poveri, tanto più le sue pulsioni populiste trovano una base di consenso. Da questo punto di vista, la destra moderata non può produrre alternative a Berlusconi. Noi siamo interessati che ci sia questa spaccatura tra destra finiana e destra berlusconiana. E che si rompa la gabbia del bipolarismo. Detto questo, anche la destra moderata è priva di risposte alla crisi. Non basta - come qualcuno pensa - appoggiare la destra moderata. Il “frontismo”, allargato all’inverosimile sino a Fini, non garantisce per nulla la sconfitta della destra fascistoide e berlusconiana. L’attacco sociale della destra, in assenza di contrasti, crea i presupposti del proprio consenso, allarga il bacino in cui pesca, aumenta la passività della società nei confronti della politica. La destra populista continua a macinare voti a prescindere dai pezzi di ceto politico che si staccano. Così sarà finché non si demistifica il carattere antisociale delle sue politiche. A cominciare dal nord in cui la Lega - al di là della propaganda - svolge una politica antipopolare. Non è vero che la Lega sta difendendo il nord contro il sud. La verità è che sta difendendo i privilegiati. E’ tutta demagogia. E’ vero che prende i voti degli operai. Ma li sta tradendo.

La Lega è in difficoltà persino col suo blocco sociale di sempre, gli artigiani...

I sette morti suicidi tra i piccoli imprenditori in Veneto la dicono lunga in una regione in cui la Lega governa da anni. Non stanno facendo nulla per risolvere la crisi. Secondo me sbaglia sia chi si disinteressa di quel che accade nella destra, sia chi fa il tifo per Fini e pensa a fronte allargatissimo. Bisogna fare due cose. Una sul piano del sistema istituzionale, cioè fare alleanze per spaccare il bipolarismo. L’altra, costruire l’opposizione sociale e demistificare il carattere antipopolare delle politiche che la destra sta facendo. Sul contratto nazionale di lavoro non vedo differenze tra una parte del centro sinistra, Fini e gli altri. Anche sul piano sociale il bipolarismo è una gabbia. Garantisce al governo una maggioranza tale da essere impermeabile al conflitto sociale. Con questa legge elettorale Berlusconi si nomina i deputati che vuole e può, al prossimo giro, far fuori chiunque avanzi critiche. E, per quanto riguarda la sinistra, il maggioritario la costringe ad allearsi con gente che, sul piano sociale, ha le stesse ricette del centrodestra. Quindi, rompere il bipolarismo serve anche a rendere più efficace il conflitto sociale. Uscire dalla Seconda repubblica non è solo un’emergenza democratica, ma l’unica maniera per ridare rappresentanza politica al movimento operaio.

Qui ci sono due posizioni sbagliate in campo. La prima è che di fronte al pericolo per la democrazia sia necessario fare alleanze più larghe possibili, mettendo in subordine tutto il resto. L’altra, che per ridare fiato al conflitto sociale bisogna coltivare l’isolamento. Noi vogliamo costruire una terza via. Sul piano della difesa della democrazia farei l’alleanza anche col diavolo. Sull’altro piano, bisogna lavorare per costruire una vera opposizione sociale, foss’anche a partire da un singolo tema. Se il Pd, per esempio, ci stesse a fare una battaglia politica per la redistribuzione del reddito in questo paese, io lo considererei un fatto positivo. In questo quadro considero il referendum sull’acqua un punto importante di aggregazione. E’ una proposta radicale perché mette in discussione il principio secondo cui tutto andrebbe ridotto a merce. La difesa dell’acqua come bene pubblico è un problema materiale, certo, ma anche simbolico. E’ una battaglia anticapitalista. Allo stesso modo, nella difesa della dignità del lavoro, nella lotta contro la precarietà e per l’occupazione possiamo trovare convergenza con altri soggetti, col sindacalismo di base, con la Fiom, con parte della Cgil, con l’associazionismo, con l’Arci. Per riassumere, il massimo di alleanza contro il bipolarismo e le modifiche della Costituzione, da un lato, l’individuazione di temi e battaglie attorno a cui mettere in piedi una soggettività alternativa. Nel movimento di Genova, nel 2001, c’erano oltre a Rifondazione, l’Arci, la Fiom, l’associazionismo. Poi arrivò la Cgil di Cofferati con la battaglia a difesa dell’articolo 18 e il pacifismo. Queste sono le forze da cui bisogna ripartire, il motore dell’opposizione sociale. La pratica del partito sociale deve allargarsi e occorre proseguire, in basso a sinistra.

Questo è quello che Tronti definisce un accumulo di forza, una massa critica in grado di durare e di incidere. C’è da fare una scelta strategica: o si costruisce un campo di forze autonomo dal Pd, in grado di stare sulle proprie gambe e di fare o non fare le alleanze, oppure si rifà l’Unione all’interno del bipolarismo con la certezza di poter sopravvivere. Qual è la strada?

Ce lo dobbiamo dire con chiarezza. La seconda strada preclude la possibilità di starci da comunisti. Quello che è accaduto alle regionali in Lombardia è emblematico. Le forze che sostengono il bipolarismo - come una parte del Pd - sono anche quelle che pongono la pregiudiziale anticomunista. L’impianto veltroniano è un impianto integralista, non pluralista. Veltroni preferisce perdere con Berlusconi, piuttosto che allearsi con i comunisti. Chi pensa di potersi ritagliare uno spazio nel bipolarismo è molto meno realista di quanto pensi. La strada percorribile è quella di un autonomo campo di forze di sinistra che cerca convergenze diversificate a seconda dei terreni: convergenze più larghe sulla questione democratica, minori sulle questioni sociali rispetto a cui le differenze pesano di più. Non ci sono alternative.

Il veltronismo si regge sull’autosufficienza e sul rifiuto di alleanze con i comunisti. Con Bersani è diverso?

Ci sono margini in più, lo si vede dall’appello odierno di Bersani che noi giudichiamo positivo. Il profilo del Pd rimane moderato ma non c’è più la presunzione dell’autosufficienza. Questo non significa che si possa rifare l’Unione come sembra a pensare Vendola. Sarebbe un errore madornale. Ripeto, un conto sono le alleanze per la difesa della democrazia che si possono fare anche con Casini, altra l’opposizione sociale. Se perdiamo questa bussola rischiamo di cadere o nell’isolamento - che a noi non porta nessun vantaggio, a differenza dei grillini - o nella subalternità e così i voti operai vanno a Bossi. Rischieremmo di rifare la fine del 2006. Abbiamo costruito un campo di forze, ci siamo spesi la credibilità all’interno del bipolarismo e siamo stati massacrati. Vendola continua a proporre questa strada, magari con qualche accento sociale in più, ma la sostanza non cambia. Siamo disponibili a sommare i voti con chiunque per battere Berlusconi, ma questo non vuol dire fare accordi di governo. Siamo nella più grande crisi dal ’29 a oggi. La prospettiva della rifondazione comunista ha oggi questo significato: individuare la strada dell’uscita dal capitalismo in crisi.

Qual è la linea della Federazione nei confronti di Sel: competizione o convergenza?

Sel è una nostra interlocutrice per la costruzione di questo campo di forze. So che è attraversata da un dibattito, se rifare la coscienza critica del centrosinistra o costruire un’alternativa. La Federazione propone a Sel un percorso unitario, sia nell’opposizione sociale sia nei passaggi elettorali. Il caso delle Marche, dove noi e loro siamo andati assieme, ha favorito l’aggregazione di un campo di forze, senza che nessuno rinunciasse alla propria specificità. Avanziamo a Sel e alle altre forze della sinistra la proposta politica di costruire insieme il campo della sinistra politica, sociale, culturale.

Nel frattempo non è che la Federazione susciti molti entusiasmi. C’è chi la ritiene un doppione inutile, un dispendio di energie, un pacchetto preconfezionato che non attira. Si torna indietro?

Assolutamente no. La Federazione è un passaggio giusto. Irreversibile. Bisogna mettere assieme le forze che ci stanno. Se tornassimo indietro sarebbe la dimostrazione che riesci a dialogare solo con te stesso. Le difficoltà ci sono, certo. C’è una crisi della politica che coinvolge anche noi, si perde molto tempo a discutere di assessorati. Finora, per via dei passaggi obbligati delle elezioni, la Federazione ha una fortissima accentuazione centralistica, occorre modificare. Bisogna discutere su come andare avanti e migliorarla, rendendola un vero soggetto aperto alla partecipazione e al protagonismo dal basso.

Rifondazione ha un grave problema nella comunicazione. Ha solo un giornale. Nel suo piccolo “Liberazione” ha fatto un miracolo di risanamento aziendale dal quale persino Tremonti avrebbe da imparare qualcosa. Potrebbe diventare il giornale di un campo di forze più ampio. Però adesso c’è bisogno di fatti, di abbonamenti, di diffusione militante. Cosa è disposto davvero a metterci il partito?

Sono completamente d’accordo. Liberazione deve essere il giornale che lavora coscienziosamente e quotidianamente alla costruzione di questo campo di forze. Il punto non è la dipendenza burocratica del giornale dal partito, ma il ruolo attivo nel progetto politico. Il partito deve lavorare di più nella diffusione del giornale e della rivista. C’è una sinergia da costruire. Il partito si deve impegnare sul piano militante. Liberazione è il suo giornale, il suo progetto. C’è poi il problema complessivo della comunicazione e la riflessione su internet ancora da fare.

venerdì 23 aprile 2010

Nuova Giunta regionale, Nardiello (Pdci-Fds): sbilanciata verso imprese

"Sono convinto che se ci fosse stata una sinistra più forte e comunque una rappresentanza della sinistra comunista uguale a quella della scorsa legislatura questa Giunta di tecnici-imprenditori non sarebbe mai nata". A dirlo è Giacomo Nardiello, già capogruppo del Pdci-FdS in Consiglio regionale e componente della direzione regionale del partito. "E' una giunta eccessivamente sbilanciata verso l'imprenditoria dal momento che - sostiene Nardiello - non si può sottovalutare che tre assessori su sei provengono da asociazioni ed organismi dell'economia e del mondo produttivo, mentre è del tutto assente la sinistra. E allora perché non scegliere un operaio-assessore? Tra l'altro non ci risulta che Martorano abbia mai spiegato le sue posizioni politiche dopo i tentativi tutt'altro che fantasiosi di strategia comune con il centrodestra. Il risultato diventa un salto nel buio perché i tecnici-imprenditori senza un'intesa politica non garantiscono l'attuazione del programma al quale abbiamo contribuito e che ha consentito la rielezione di De Filippo. Del tutto incomprensibile - aggiunge l'esponente del Pdci - l'esclusione della sinistra che comunque, tra Pdci-Prc, Sel e Psi - tocca l'11 per cento, una quota di consensi essenziali per sconfiggere il centrodestra. C'è il rischio di annacquare le politiche sociali, l'impegno verso le categorie più deboli, l'attività a favore dei piccoli comuni e degli operai per ampliare l'attenzione verso le imprese. Un rischio che dobbiamo sventare riorganizzando la nostra presenza sul territorio, riattivando strumenti di partecipazione popolare e di controllo perché il programma non si tocca. Un avvertimento a De Filippo: se mostrasse qualche cedimento sulle politiche sociali – conclude - ne dovrà rendere conto agli elettori. Noi saremo la "sentinella” popolare".

giovedì 22 aprile 2010

Ferrero (Federazione della Sinistra): Sinistra, oggi incontri con Pd e Sel su proposta costruzione opposizione su temi sociali.

Roma, 22 aprile 2010.
COMUNICATO STAMPA
Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra.
Facendo seguito alla lettera inviata ai partiti di opposizione alcuni giorni fa, la Federazione della sinistra ha oggi incontrato il PD, nella persona del segretario Pierluigi Bersani, e Sinistra e Libertà.
Nel corso degli incontri abbiamo posto la necessità di dare continuità alla manifestazione di Piazza del Popolo del 13 marzo, operando attivamente a costruire una efficace opposizione nel paese sulle questioni del lavoro e della difesa della democrazia. Gli incontri sono stati positivi, hanno registrato una convergenza sulla necessità di porre l’emergenza sociale al centro del dibattito politico e si è aperto un confronto su possibili iniziative unitarie.

FERRERO - FANTOZZI (FEDERAZ SINISTRA): DDL LAVORO, LE MODIFICHE APPORTATE NON CAMBIANO NULLA, LEGGE RESTA INCOSTITUZIONALE.

Roma, 21 aprile 2010.
Comunicato stampa.
Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra e di Roberta Fantozzi, responsabile area Lavoro e Welfare del Prc-Se.
FERRERO - FANTOZZI (FEDERAZ SINISTRA): DDL LAVORO, LE MODIFICHE APPORTATE NON CAMBIANO NULLA, LEGGE RESTA INCOSTITUZIONALE.
Le modifiche apportate dalla Commissione Lavoro della Camera al ddl lavoro non modificano l’impianto inaccettabile della legge, né il suo carattere incostituzionale. Resta la certificazione in deroga a leggi e contratti, l’attacco ai poteri del giudice del lavoro, l’arbitrato “di equità”.

Resta la compromissione generale dei diritti dei lavoratori con la previsione della dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione del collegio arbitrale.

Resta il ricatto sui lavoratori precari con il regime delle decadenze.

Si conferma la volontà del governo di svuotare la contrattazione collettiva e arrivare al contratto indivuale, alla polverizzazione e ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro.
La mobilitazione deve dunque continuare con ogni determinazione.
Saremo presenti ai presidi davanti alle prefetture promossi dalla CGIL il 26 aprile e al presidio nazionale del 28.

NUOVA GIUNTA REGIONALE, CILLIS(FDS):TROVA IL CONSENSO DEI POTERI FORTI

“Il varo della Giunta regionale da parte di De Filippo risponde a logiche padronali e antioperaie.
Una Giunta che sicuramente troverà il consenso dei poteri forti della nostra regione, ma che relegherà nell’angolo i bisogni e le esigenze di larga parte del popolo lucano”.
E’ quanto dichiara in una nota Giuseppe Cillis, esponente della Federazione Sinistra d’Alternativa di Basilicata.

“Si rafforza, a questo punto – dice Cillis - la necessità di formare un largo fronte sociale e popolare che contrasti le logiche padronali presenti nella gestione istituzionale, che stanno alla base della destrutturazione delle tutele sociali (articolo 18,contratto collettivo di lavoro) e della privatizzazione dei beni comuni (Acqua, Ambiente).

Da parte nostra una netta bocciatura – conclude Cillis - per la composizione della Giunta regionale auspicando che anche le forze politiche presenti in Consiglio regionale che si vogliono richiamare all’esperienza di sinistra non si rendano responsabili con il loro consenso del varo di una Giunta regionale antioperaia”.

Nuova Giunta regionale, Cirigliano ( Prc): governo dei potentati

“Il varo della nuova Giunta da parte di De Filippo non ha smentito il carattere di classe e di potere emerso dalla campagna elettorale e dalla composizione del Consiglio regionale. É un Governo dei potentati, quelli che hanno governato in questa regione negli ultimi 15 anni attraverso la formula del centrosinistra ma che in realtà, in questa regione, ha sempre rappresentato una sorta di continuità con i governi democristiani che li avevano preceduti”.
E’ questo il commento di Francesco Cirigliano, del Comitato politico federale del Prc di Potenza.
“I potentati - afferma - continueranno a governare questa regione nel pessimo modo in cui l'hanno sin qui governata: utilizzando la spesa pubblica per l'aggregazione del consenso, incoraggiando le scorribande di multinazionali predatrici di risorse, assentendo a quei padroni che vogliono utilizzare la crisi come strumento di ricatto o di riorganizzazione volta a peggiorare le condizioni di lavoro o a lasciare i lavoratori in mezzo alla strada, svendendo i beni comuni al più gradito offerente.
È di questo che ci parla la composizione della Giunta appena varata ed è in questo quadro che abbiamo la necessità – continua - e l'urgenza di costruire una forte opposizione politica e sociale, per rimettere al centro del dibattito una nuova stagione di diritti che vanno dal diritto al lavoro a quello di un reddito, dal diritto alla salute a quello della conservazione e valorizzazione del bene comune, dai diritti civili al diritto ad uno sviluppo rispettoso ed autocentrato dei territori. Una opposizione – conclude - in grado di dire: Basta”.

SOSTIENI LIBERAZIONE!


Care compagne e cari compagni,

per recuperare il grosso disavanzo economico che Liberazione aveva maturato negli anni (oltre 3 milioni di euro nel 2008, ridotti a 1,7 milioni di euro nel 2009) sono stati necessari impegno e sacrifici da parte di tutti. Come saprete l’accordo sindacale che ha consentito di accedere agli ammortizzatori sociali e la riduzione della foliazione del giornale sono alla base del risultato conseguito. Contemporaneamente sono state operate scelte importanti come l’apertura del sito del giornale www.liberazione.it che rappresenta la capacità espansiva ed interattiva del giornale stesso così come la produzione dell’inserto “Lotte” ha corrisposto e corrisponde ad un vero viaggio nel conflitto sociale dando voce ai protagonisti.

Con questa nota, vi sollecitiamo da un lato a segnalarci iniziative di lotta sociale sui vostri territori,e ad attivarvi, attraverso la prenotazione delle copie del giornale a diffonderla verso i protagonisti stessi.

Vi chiediamo, di curare la diffusione del giornale in occasione delle manifestazioni programmate sui vostri territori, non ultime il 25 Aprile e il primo Maggio.

Vi segnaliamo che nonostante gli sforzi organizzativi ed economici vi è la necessità di recuperare, con uno sprint finale, il disavanzo che ancora si prevede per il 2010. Al fine di raggiungere e consolidare il riequilibrio economico, che garantisca la possibilità di continuare la pubblicazione del nostro giornale facciamo appello a tutti voi e ad un impegno straordinario di diffusione militante e a promuovere abbonamenti al giornale.

Il nostro Partito, a differenza di quanto avvenuto sin qui, non potrà sanare il disavanzo, seppure ridotto in misura davvero straordinaria, ciò in relazione alle serie difficoltà economiche in cui versiamo, e tuttavia pensiamo che Liberazione rappresenti un “bene comune” per il partito e per la sinistra, di comunicazione, quasi unico per tutti noi, specie se si guarda all’oscuramento che il sistema dei media ci riserva.

Perciò facciamo appello a tutti voi, perché lo sforzo che vi chiediamo sia compreso e condiviso.

Buon 25 aprile!

Rosa Rinaldi
Resp. naz. Comunicazione PRC

mercoledì 21 aprile 2010

Ferrero (Fed. Sinistra): Acqua, Federazione aderisce a richiesta Comitati: fare unico referendum su acqua - Idv faccia lo stesso.

Roma, 20 aprile 2010.
Comunicato stampa.
Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra.
COMUNICATO STAMPA
“Stamane ho incontrato una delegazione dei Comitati per l’acqua pubblica promotori dei referendum.
Nel corso della riunione i Comitati hanno chiesto alla Federazione della Sinistra di soprassedere sull’ipotesi di fare referendum sulla questione della legge 30 al fine di concentrare la campagna referendaria sulla questione dell’acqua pubblica.
La Federazione della Sinistra ha deciso di aderire all’invito dei comitati, al fine di rafforzare la campagna referendaria sull’acqua pubblica e chiede all’Italia dei Valori di fare altrettanto.
Il referendum contro la privatizzazione dell’acqua decisa dal governo Berlusconi, può infatti diventare un passaggio politicamente importantissimo su cui ogni forza politica di opposizione dovrebbe convergere, evitando di far prevalere interessi di bottega sugli interessi generali della lotta al liberismo.
La costruzione di una efficace ed articolata opposizione sociale è infatti la priorità politica a cui tutte lo forze di opposizione dovrebbero contribuire”.
Ufficio stampa Prc-SE

Cillis, Fed. Sinistra: Regione, no a Giunta con assessori esterni

“La definizione della Giunta Regionale da parte di De Filippo rischia di diventare una questione privata e che il voto del popolo non serve a nulla”. E’ quanto afferma in una nota Giuseppe Cillis, della Federazione Sinistra d’Alternativa, candidato alle elezioni regionali dello scorso mese di marzo.

“Infatti – prosegue - a fronte di oltre 200 candidati nelle diverse liste che hanno garantito la elezione del Presidente De Filippo e dei 30 consiglieri che il popolo ha scelto non si capisce perché la Giunta Regionale dovrebbe essere formata da cosiddetti “assessori esterni” che, oltre ad aumentare notevolmente il costo della politica a carico dei contribuenti lucani in una fase di crisi, mortificherebbe ee svilirebbe il significato stesso delle elezioni e del voto del popolo”.

“Invitiamo il Presidente De Filippo – conclude Cillis - a definire la prossima Giunta Regionale nell’ambito dei 30 consiglieri eletti dal popolo lucano sia per una questione morale sia anche per utilizzare le risorse che si risparmierebbero a fini sociali per sostenere i drammi della disoccupazione e della povertà crescente nella nostra regione”.

sabato 17 aprile 2010

Italo Di Sabato:"Solidarietà a Gino Strada ed ai famigliari del personale medico arrestato"

“Siamo vicini a Gino Strada e all’Associazione Emergency, e vogliamo esprimere ai familiari del personale medico arrestato dai servizi segreti afghani, la nostra più totale solidarietà”.
E’ quanto afferma il segretario regionale del Prc di Basilicata, Italo Di Sabato che aggiunge:”Rifondazione Comunista della Basilicata dà la propria totale e convinta adesione alla manifestazione convocata da Emergency per sabato prossimo 17 a Roma in Piazza San Giovanni. Accogliamo ed estendiamo l’invito a sottoscrivere la petizione di solidarietà con i tre medici lanciata da Emergency sul suo sito web. Troviamo incredibile ed irresponsabile – prosegue Di Sabato - il comportamento del Governo italiano che dopo aver avvallato menzogne infamanti nei confronti di medici che prestano la loro opera in una situazione difficilissima, non sta facendo nulla. Il Governo italiano deve proteggere i nostri connazionali e deve chiedere al Governo afghano che rispetti le sue leggi e la sua costituzione, liberando quindi chi è illegalmente trattenuto da oltre 48 ore nelle carceri afgane.
L’Afghanistan – conclude il segretario - ha bisogno di scuole, case, ospedali, medici non certo di armi e truppe. Emergency rappresenta in Afghanistan l’Italia migliore e non permetteremo a nessuno d’infangarla”.

venerdì 16 aprile 2010

Uno scatto d’orgoglio, per l’unità vera


Intervento di Simone Oggionni al Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista del 10 – 11 Aprile 2010

Dico onestamente che non sono del tutto soddisfatto di questa nostra discussione. Vedo che il nostro dibattito sconta un vizio significativo di politicismo. Siamo tutti concentrati a parlare di alleanze, di collocazione istituzionale, di assetti, di contenitori, di formule, di alchimie, mentre continuiamo a non affrontare di petto quelli che secondo me sono le cause fondamentali della nostra sconfitta: l’assenza di un’analisi di classe articolata della società italiana; l’assenza di un programma semplice e percepibile immediatamente non solo dai ceti medi ma anche dai lavoratori; l’assenza di un ancoraggio ideale, di un immaginario, l’idea di un orizzonte al quale guardare per uscire dalle secche delle nostre difficoltà.

Per questo è preliminare – è una richiesta che emerge nello scambio quotidiano che ho con il corpo della nostra organizzazione giovanile – discutere seriamente, qui ed ora, del carattere regressivo e rivoluzionario (non contingente) dello sfondamento delle destre nelle classi popolari (l’idea che suggerisco è che il meccanismo dell’alternanza sia saltato proprio nella modificazione profonda e difficilmente reversibile del senso comune delle classi subalterne); è preliminare discutere sui modi con cui reinsediare il partito nella società (costruiamo centri sociali, case dei diritti sociali, facciamo in modo che i circoli non siano più quello che spesso sono oggi: luoghi di discussione e di commento, spesso polemico, sulla linea politica nazionale) e nelle organizzazioni di massa (la Cgil, ma anche – aggiungo – l’Anpi, l’Arci, la rete dell’associazionismo diffuso e democratico).

Quindi: più analisi sociale e meno politicismo; il programma: definiamo chiaramente cosa vuole Rifondazione Comunista, per che cosa si batte, quale programma ha, che cosa la distingue dagli altri partiti sul terreno concreto della proposta politica (salario sociale di 1000 euro al mese, stop ai licenziamenti, abrogazione della legge 30, acqua pubblica, no alla riforma Gelmini), anche attraverso i referendum; e poi un immaginario, e in questo dobbiamo recuperare i chilometri perduti in questi anni (nel partito dal congresso di Venezia in poi e nel Paese reale dal governo Prodi, eventi dai quali – io li lego, Venezia e il governo Prodi – abbiamo iniziato a perdere “capacità di raccontare” il nostro orizzonte di alternativa e le nostre prospettive).

Queste sono le premesse indispensabili alla riflessione più ragionieristica sul voto, che pure va fatta e che io, in poche battute, affronto così: il 2,7% è un risultato negativo e a poco valgono i tentativi autoconsolatori di parlare di una sostanziale tenuta che nei fatti non c’è stata; il risultato non è omogeneo: andiamo drammaticamente male in Lombardia e Campania (cioè dove andiamo in splendida solitudine) e andiamo dignitosamente nelle Marche (dove siamo in coalizione con SEL) e in regioni come Liguria, Toscana, Umbria, Calabria (dove ci presentiamo in coalizione con il centrosinistra).

Questo dato a mio avviso non ci dice automaticamente che allora bisogna fare gli accordi ovunque (sarebbe una semplificazione e una banalizzazione che tra l’altro sposterebbe a destra l’asse politico del partito), ma ci dice che il nostro elettorato ci premia laddove percepisce una nostra utilità e laddove percepisce che noi lavoriamo per costruire una massa critica e per uscire dall’isolamento. Questo è il senso dell’offensiva unitaria a 360°: con le forze democratiche per cacciare Berlusconi e battere le destre e con SEL per costruire in Italia una sinistra a sinistra del Pd forte e in grado di tornare a contare e a pesare per i lavoratori e le classi subalterne. In questo quadro si colloca la nostra discussione sulla federazione. Guardate: è il punto che a me pare più scontato ma che paradossalmente diventa nella nostra discussione il più controverso.

Io la dico in questi termini: il processo di fondazione (non genericamente di costruzione) della federazione della sinistra va accelerato e portato a termine (e non soltanto iniziato) irreversibilmente. Cosa aspettiamo? Presi singolarmente non solo siamo senza peso elettorale, ma siamo senza alcuna capacità attrattiva nei confronti del campo largo della sinistra diffusa (alla quale insistentemente diciamo di volere parlare) e addirittura del nostro stesso popolo. Da questo punto di vista mi limito a rilevare – ma lo faccio senza alcuna venatura di polemica distruttiva – che in questo dibattito rischiamo di fare un passo indietro rispetto alla direzione nazionale. In settimana il segretario aveva parlato di ottobre come limite entro il quale fare il congresso, qui si torna a parlare di termini naturali, cioè fine 2010.

Tre mesi in politica sono molti. In questa condizione di difficoltà, troppi. E io non vorrei che alla fine prevalesse una tentazione attendista e un po’ fatalista (che le cose vadano come devono andare) che è l’esatto opposto di ciò di cui abbiamo bisogno: uno scatto d’orgoglio che ci consenta in tempi brevissimi di mettere il partito al servizio di un processo unitario realmente costituente.

SIMONE OGGIONNI

intervento al Comitato politico nazionale del PRC, 10 Aprile 2010

ORDINE DEL GIORNO DI ADESIONE ALLA MARCIA PERUGIA- ASSISI E DI SOLIDARIETA’ CON I MEDICI DI EMERGENCY ARRESTATI DALLE TRUPPE NATO IN AFGHANISTAN

Il Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista aderisce alla marcia Perugia – Assisi prevista per il prossimo 16 maggio. I pur positivi passi verso il disarmo nucleare con la firma degli accordi Start di Praga non devono far cadere la mobilitazione dei popoli per il bando totale della armi atomiche e per la drastica riduzione delle spese militari. La guerra permanente ed infinita della dottrina Bush continua ancora a mietere vittime civili e ad alimentare i giacimenti di odio in molte parti del mondo tra le quali l’Iraq e l’Afghanistan. Israele , il cui governo si rifiuta semplicemente di partecipare ad ogni colloquio che possa mettere in discussione il suo arsenale atomico ottenuto in violazione del Trattato di Non Proliferazione, continua ad aumentare le sue colonie, a detenere illegalmente migliaia di prigionieri politici palestinesi, ad affamare tramite l’assedio la striscia di Gaza, ad innalzare odiosi muri di separazione con la popolazione palestinese.
Innumerevoli guerre stanno ancora insanguinando il pianeta e continua la sofferenza dei popoli oppressi come il Saharawi e quello Kurdo. Le spese militari hanno subito nell’ultimo decennio a livello mondiale un preoccupante innalzamento sottraendo fondamentali risorse alla lotta alla fame, alle malattie curabili e all’analfabetismo. Anche in Italia le ultime finanziarie si sono caratterizzate nell’unico aumento della spesa pubblica : ovvero al bilancio della difesa e segnatamente per le missioni militari all’ estero e per l’acquisto di devastanti sistemi d’arma come i cacciabombardieri F35. Ribadendo l’impegno del Prc e della Federazione della Sinistra per il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan e per la piena attuazione della’articolo 11 della Costituzione. Esige una immediata iniziativa del governo italiano per richiedere l’immediato rilascio dei medici italiani di Emergency arrestati dalle truppe Isaf della Nato Impegna le sue strutture territoriali, i suoi gruppi consiliari, a partecipare e sostenere la marcia Perugia Assisi del prossimo 16 maggio.

FERRERO (FEDER SINISTRA): LAVORO, FEDERAZIONE ADERISCE A PRESIDIO CGIL DEL 26 APRILE

Roma, 14 aprile 2010.
Comunicato stampa.
Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra.

La Federazione della sinistra e Rifondazione comunista aderiscono con convinzione e partecipazione alla giornata di mobilitazione nazionale per dire 'No alla controriforma del diritto e del processo del lavoro' indetta dalla segreteria nazionale della Cgil per il prossimo 26 aprile.
Ieri, infatti, e' ripreso alla Camera l'iter parlamentare della legge relativa, fra l'altro, al processo del lavoro e all'arbitrato, rinviata alle camere dal Presidente della Repubblica.
L'iter parlamentare prevede "un percorso a tappe forzate" con l'approdo del dibattito in aula lunedi' 26 aprile. Federazione della Sinistra e Rifondazione comunista parteciperanno al presidio indetto dalla Cgdi fronte alla Camera e a tutte le analoghe iniziative si terranno, la stessa giornata, davanti alle Prefetture di tutte le citta' d'Italia.

LSU PROVINCIA MT, FRAMMARTINO(PRC): SITUAZIONE PREOCCUPANTE

"Amministrazione non prevede somma per stabilizzazione operai"

Rifondazione comunista della provincia di Matera in una nota esprime “forti preoccupazioni sul futuro degli ex Lsu in carico alla Provincia di Matera”.
“Infatti – afferma il segretario provinciale del Prc, Ottavio Frammartino - la bozza di bilancio di previsione 2010 dell'Amministrazione provinciale non ha previsto nessuna somma per la stabilizzazione dei suddetti operai.
Tutto ciò, ovviamente, contrasta in modo evidente con quanto sostenuto in passato circa la volontà della Provincia di assicurare alle lavoratrici ed ai lavoratori interessati continuità occupazionale.
Se tale scelta - prosegue Frammartino - venisse confermata, non solo si tradirebbe un impegno politico elettorale di questa maggioranza, ma determinerebbe la nostra ferma opposizione su un provvedimento che non metterebbe al primo posto dell'agenda politica la questione del Lavoro.
Chiediamo – conclude - a tutte le forze della sinistra una azione comune per scongiurare tale ipotesi, ai lavoratori interessati di mobilitarsi a sostegno della rivendicazione al diritto al lavoro”.

mercoledì 14 aprile 2010

Federazione a Natale. Per corteggiare i delusi da Vendola

da Il manifesto
Post n°1660 pubblicato il 13 Aprile 2010 da magiaitalia


La data c'è ed è quasi l'unico punto su cui sono tutti d'accordo. Dicembre 2010. Entro la fine dell'anno, si terrà il congresso che fonderà la Federazione della sinistra, con l'idea di superare o ridimensionare tanto Rifondazione quanto i Comunisti italiani.
La riunione del comitato politico di Rifondazione, ieri, era stata convocata prima di tutto per valutare il risultato elettorale. E già su quel punto, si sono registrati i primi malumori. Finché il segretario Paolo Ferrero è stato costretto a declassare la valutazione contenuta nel documento da «sostanziale tenuta» a «sconfitta». Difficile dire altro, se è vero che i consiglieri regionali eletti dall'intera Federazione sono passati da 48 a 18 (14 di Rifondazine e 4 del Pdci), i conti di entrambi i partiti segnano rosso fisso e il quotidiano di via del Policlinico, Liberazione, è in gravi difficoltà di bilancio.
Elaborata la sconfitta almeno un po', la discussione si sta concentrando soprattutto su tempi e modi per lanciare o rilanciare la Federazione della sininistra. E' già deciso che alle comunali 2011 sarà quell'unico nome a circondare la falce e martello e la data del congresso è appunto dicembre 2010. Detto questo, comuinciano le differenze.
Il responsabile dell'organizzazione Claudio Grassi punta all'accelerazione. Sostiene che per rilanciare e provare a salvarsi bisogna fare il congresso di fondazione ben prima di Natale. E che da lì in avanti, la Federazione dovrà relazionarsi sia con Sinistra ecologia e libertà sia con lo stesso Partito democratico. «Bisogna lanciare una offensiva unitaria nei confronti di Sinistra Ecologia Libertà», ha scritto lo stesso Grassi sul suo blog qualche giorno fa: «Il consenso elettorale di cui disponiamo, preso singolarmente, è debole, messo assieme è significativo e può incidere su alcune battaglie comuni: perché non provare a farlo?».
Il dialogo con Sinistra ecologia e libertà sottintende una campagna acquisti. Se davvero da settembre in avanti Nichi Vendola porterà le sue Fabbriche in tutta Italia, con l'obiettivo di puntare alle primarie elettorali del 2013, il progetto di partito potrebbe finire in un angolo. E la prospettiva non piace a tutti.

Due giorni fa, sul settimanale Gli Altri, Alfonso Gianni ha scritto chiaramente che più del successo del governatore della Puglia gli interessa il partito Sel. Claudio Fava di Sinistra democratica la pensa più o meno allo stesso modo. Insomma, se Sel sarà abbandonata qualcuno potrebbe essere interessato a ragionare su una nuova Federazione della sinistra.


Più prudente il segretario del Prc Paolo Ferrero. «Dobbiamo lavorare su quattro livelli - spiega - il primo è l'opposizione a Berlusconi attraverso le campagne referendarie. Poi sul fronte dell'unità a sinistra del Pd, di cui la Federazione è un pezzo. Quindi sul rilancio di Rifondazione comunista. E infine una prospettiva unitaria di tutte le forze antiberlusconiane almeno sulla difesa della Costituzione e per una nuova legge elettorale proporzionale». Insomma, senza abbandonare né il simbolo né la struttura del Prc.

martedì 13 aprile 2010

L’ITALIA CHE RIPUDIA LA GUERRA ALZI LA VOCE PER CHIEDERE LIBERAZIONE MEDICI EMERGENCY


L’arresto dei tre medici di Emergency , le inaudite dichiarazioni di esponenti della maggioranza e del governo contro l’organizzazione umanitaria, dimostrano che si vuole eliminare ogni testimone dalla guerra sporca che si sta svolgendo in Afghanistan.
Il ministro Frattini ha affermato che se le accuse ad Emergency fossero vere da italiano si vergognerebbe . Ci permettiamo di domandare al Ministro : perché si vergogna di tre medici che curano tutte le vittime della guerra e non spende una parola di sdegno quando le truppe Nato, di cui i militari italiani fanno parte, massacrano civili?
Il governo italiano brucia 2 milioni di euro al giorno per sostenere un governo come quello Karzai, fondato sulla frode elettorale, la corruzione e la gestione dei signori della guerra del mercato dell’oppio. Allo stesso tempo si scaglia inopinatamente contro la parte migliore del nostro Paese che salva in quelle zone il buon nome dell’Italia infangato dalla nostra partecipazione alla guerra. Mentre rinnoviamo la richiesta al governo di pretendere l’immediato rilascio dei tre medici arrestati, ci uniamo all’appello di Gino Strada rivolto ai cittadini e alle cittadine affinché sottoscrivano la solidarietà ad Emergency sul sito dell’organizzazione (www.emergency.it). L’Italia che ripudia la guerra alzi la voce, fermi questa vergogna.

COMITATO POLITICO NAZIONALE 10 E 11 APRILE


Sabato 10 e domenica 11 si è riunito a Roma il Comitato Politico Nazionale del Prc, convocato per esaminare l’esito delle elezioni amministrative e la conseguente iniziativa politica da intraprendere per il prossimo futuro.

Il parlamentino del Prc ha approvato a larga maggioranza (con 87 voti a favore e 16 astenuti) il documento proposto dalla segreteria nazionale riportato qui di seguito e che, sulla base delle valutazioni relative alla fase politica, indica quattro “punti fondamentali” di intervento e impegno: unità della forze di sinistra e costruzione in quest’ambito della Federazione della sinistra, azione comune di tutte le opposizioni contro il governo dando seguito alla manifestazione del 13 marzo, alleanza elettorale per battere Berlusconi e ricostruire un sistema proporzionale, consolidamento del partito.


Il risultato elettorale delle amministrative

Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo ci consegnano un risultato politico segnato in primo luogo dal consistente aumento dell’astensione. Questo dato ci parla di un distacco tra paese reale e sistema istituzionale che è il frutto di almeno due processi. In primo luogo la decisa riduzione del numero dei votanti che è cominciata in Italia con l’introduzione dei sistemi elettorali bipolari. La tanto magnificata “semplificazione politica” ha portato in realtà ad un distacco tra paese reale ed istituzioni che è il primo fattore di corruzione della democrazia repubblicana così come è stata costruita in seguito alla lotta di Liberazione. Su questa dinamica di medio periodo se ne è innestata un’altra legata direttamente alle politiche messe in campo dal governo. Di fronte ad una crisi economica che coinvolge direttamente milioni di famiglie e che ha modificato l’orizzonte esistenziale del paese aggravando pesantemente l’incertezza sociale e la paura nel futuro, la politica nel suo complesso non ha dato alcuna risposta. Non l’ha data il governo, non l’ha dato sin’ora l’opposizione. Di fronte ad un universo della politica che ha “parlato d’altro” è aumentata la solitudine delle persone e la sfiducia che la politica possa essere uno strumento efficace attraverso cui far fronte all’incertezza della crisi.

Rafforzamento della destra e del suo progetto politico e sociale

In questo contesto, nonostante la perdita di voti che ha caratterizzato il risultato del Popolo delle Libertà ma non della Lega Nord, il governo ne esce rafforzato così come l’asse politico tra Lega e Berlusconi. Questo rafforzamento – certo non privo di contraddizioni – oltre a garantire la prosecuzione del governo, determinerà un salto di qualità nella modifica degli assetti democratici e sociali del paese. Tutte le dinamiche sin qui messe in campo dall’esecutivo verranno potenziate ed accelerate. Da un lato ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza democratica – caratterizzata pesantemente dall’attacco alla libertà di informazione – in cui nelle proposte dell’esecutivo, l’attacco all’indipendenza della magistratura si salda ad una proposta di presidenzialismo senza vincoli e di federalismo egoista. E’ del tutto evidente che l’obiettivo di legislatura del governo Bossi Berlusconi è quello di scardinare l’impianto costituzionale del Paese demolendo sia sul piano istituzionale sia sociale il bilanciamento dei poteri proprio della lettera e dello spirito costituzionale.

Questa offensiva sul piano democratico si salda infatti con una offensiva sul piano sociale che punta a smantellare l’intero impianto di diritti e garanzie sociali al fine di poter scaricare sugli strati popolari i costi di una crisi economica che non sarà breve. Sotto attacco vi è il sindacato di classe, il diritto alla contrattazione collettiva e il welfare così come l’abbiamo conosciuto. Il complesso di queste misure vedrà una decisa accelerazione nei prossimi mesi in virtù di un contemporaneo processo di riduzione della spesa sociale già più volte annunciata – a partire dall’ulteriore attacco alle pensioni – dell’ulteriore precarizzazione del lavoro e dell’attuazione del federalismo. Un attacco complessivo che, mettendo in discussione i diritti, mina alla radice ogni elemento di solidarietà sociale.

L’attacco alla democrazia formale e sostanziale del paese si salda al tentativo di imbavagliare l’informazione e alla produzione di culture reazionarie che vedono nel razzismo, nel patriarcato, nell’omofobia e nel darwinismo sociale i propri elementi caratterizzanti. Il risultato delle elezioni apre quindi la strada ad un tentativo di modificare negativamente e strutturalmente i rapporti di forza tra le classi, dentro un processo di gestione autoritaria della frantumazione del conflitto sociale e di imbarbarimento delle culture che regolano le relazioni sociali.

Assenza dell’opposizione

L’incapacità delle opposizioni di intercettare il crescente disagio sociale è segno della crisi strategica del centro sinistra, della debolezza della sinistra ed è all’origine dell’incapacità di utilizzare la scadenza elettorale per mettere in difficoltà il governo. Non solo, il risultato elettorale ha riaperto una conflitto interno al Partito democratico che invece di interrogarsi sui nodi del rapporto con la società vede riproporre dalla parte uscita sconfitta dal Congresso il tema del bipartitismo che già tanti danni ha fatto.

Il punto è che è mancata in questi due anni una seria e continuativa opposizione al governo Berlusconi. Ad una organicità di impianto dell’offensiva delle destre si è risposto in modo puntiforme senza costruire mai una risposta complessiva e una piattaforma complessivamente alternativa. A questo concorrono molti fattori, primo fra tutti una impostazione delle forze del centrosinistra che rimane sostanzialmente interna al paradigma neoliberista e quindi incapace di prospettare una coerente via di uscita a sinistra dalla crisi economica. Le diverse iniziative di mobilitazione promosse da Cgil, sindacati di base, forze della società civile o dalle stesse forze di opposizione sono rimaste episodi isolati che non hanno costituito un processo identificante di costruzione dell’alternativa.

Esigenza di un salto qualità a sinistra

A sinistra, in un difficilissimo contesto caratterizzato dalla censura mediatica, la Federazione ha visto una riduzione dei consensi – pur con risultati assai diversi da territorio a territorio – che segnala da un lato le difficoltà a far fronte alla dinamica del “voto utile” e dall’altro il diverso grado di radicamento e di efficacia del lavoro politico sui territori . Il risultato del voto, se da un lato ci permette la prosecuzione del nostro progetto politico, dall’altra ci pone la necessità di un deciso salto di qualità nell’iniziativa politica. La nostra azione, finalizzata alla costruzione di un polo di sinistra alternativa, autonomo dal centrosinistra, può e deve avere un salto di qualità. Abbiamo dinnanzi a noi alcuni anni prima di una nuova tornata elettorale generale, dobbiamo utilizzare bene questo tempo, per affinare e rafforzare il nostro lavoro e il nostro progetto politico.

I punti fondamentali su cui operare un salto di qualità sono i seguenti.

1 – Unità delle sinistre e costruzione della Federazione

In primo luogo proponiamo di lavorare da subito e con determinazione all’unità delle forze della sinistra di alternativa. Le elezioni così come la presenza nei conflitti sociali, evidenziano come il peso delle forze a sinistra del Pd non sia per nulla irrilevante anche se oggi è assai frammentato e privo di rappresentanza parlamentare. L’esperienza elettorale delle Marche di unità tra Federazione della Sinistra e Sel – che noi avremmo voluto praticare anche in Lombardia e in Campania – così come le positive esperienze di “biciclette” tra la Federazione della Sinistra e i Verdi e gli accordi realizzati con altre forze della sinistra antagonista, ci parlano in modo embrionale di una forte potenzialità per una sinistra autonoma dal centro sinistra. Proponiamo di aggregare questo campo di forze per unire la sinistra – dentro e fuori i partiti – imparando dai compagni e dalle compagne della Linke, del Front de Gauche, dell’America Latina che a partire dall’opposizione al neoliberismo hanno saputo costruire una sinistra plurale, federata, popolare.

Mettere al centro la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo è la condizione per costruire una alternativa sul piano sociale, politico e culturale. Oggi nessuna forma in cui si organizza l’attività politica è esaustiva della stessa: partiti, sindacati, comitati, associazioni, aggregazioni sulla rete, sono tutte forme parziali e non esiste una palingenesi a portata di mano. Occorre quindi tessere e federare, cucire legami politici nel pieno rispetto della dignità di ognuno e di ogni esperienza. Proponiamo quindi a tutta la sinistra di aprire un percorso di confronto e di unità che sappia ricostruire la speranza e il senso della lotta.

In questo quadro di lavoro per l’unità delle forze della sinistra di alternativa, autonoma dal Pd, decisivo è un salto di qualità nel processo di costruzione della federazione della Sinistra. Ad oggi in molti territori la federazione ancora non esiste e generalmente stenta a presentarsi con un profilo unitario di proposta politica. Così come solo in poche situazioni la Federazione ha saputo sin’ora aprirsi ai soggetti presenti sui territori. Non si può rimanere in mezzo al guado ma si tratta al contrario di accelerare questo processo costruendo in ogni territorio le strutture unitarie con la più grande attenzione a coinvolgere e rendere protagonisti del processo tutti i soggetti politici, sociali e associativi disponibili. Si tratta quindi di dar corso immediatamente a quanto deciso e previsto dai documenti politici e organizzativi della Federazione, dando vita ad un vero processo costituente che ci permetta di arrivare entro i tempi previsti al Congresso di varo definitivo della Federazione come soggetto autonomo dal centrosinistra e che persegue l’obiettivo strategico di fuoriuscita dal bipolarismo. Costruire la Federazione e costruirla come spazio politico aperto della sinistra è un punto decisivo su cui dobbiamo essere impegnati sin dalle prossime settimane. Si da mandato alla Direzione Nazionale di fare in tempi rapidi una valutazione del processo di costruzione della Federazione della Sinistra.

2 – Impegno unitario contro le destre sul piano sociale (dar seguito a 13 marzo)

In secondo luogo occorre fare un salto di qualità nell’azione politica al fine di sconfiggere questa incivile azione governativa. Le destre non si sconfiggono oggi nel cielo delle alchimie politiche ma nella società. Non si sconfiggono agitando il tema dell’alternativa di governo ma operando concretamente per fermare l’offensiva messa in atto del governo per scaricare i costi della crisi sugli strati popolari. Senza la consapevole costruzione di un movimento di opposizione non si sedimenteranno nuove adesioni e passioni, non si romperà la solitudine con cui vengono vissuti i drammi occupazionali e il disagio sociale, non si riconquisteranno energie per il cambiamento. In questi due anni l’opposizione non ha vissuto nella società. Le manifestazioni e gli scioperi fatti non sono sufficienti.

Per questo il cambio di passo è obbligatorio. Questo deve vedere l’impegno in prima persona del Partito della Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra, ampliando su tutto il territorio le iniziative sin ora intraprese di sostegno alle lotte, di coordinamento delle stesse, di costruzione dei comitati contro la crisi e di costruzione di quello che abbiamo chiamato il partito sociale.

Questo nostro impegno in prima persona, che va rafforzato ed esteso e deve caratterizzare l’iniziativa politica di tutto il partito, non è però sufficiente. Proponiamo pertanto a tutte le forze che hanno promosso l’iniziativa del 13 marzo e a tutte le forze sociali e politiche disponibili di dare seguito a quell’appuntamento, di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione duratura nel paese. Proponiamo una prima mobilitazione unitaria di tutte le forze di opposizione contro la manomissione dell’articolo 18 e dei diritti del lavoro. Proponiamo inoltre un impegno comune ed unitario di tutta l’opposizione per costruire una campagna referendaria. Innanzitutto proponiamo che tutte le forze di opposizione sostengano i referendum contro la privatizzazione dell’acqua pubblica promosso dai Comitati. Proponiamo inoltre alle forze sociali e politiche di promuovere unitariamente referendum contro il nucleare, contro la precarietà, legge 30, per la democrazia sui luoghi di lavoro.

Un impegno unitario in questa direzione permetterebbe di sbloccare l’attuale situazione. Ci permetterebbe di ricostruire quel clima che da Genova nel 2001, passando per la mobilitazione della Cgil sull’articolo 18, per il movimento antirazzista a contro la guerra, costruì le condizioni per sconfiggere il governo Berlusconi nelle elezioni del 2006. Per poter sconfiggere Berlusconi nelle urne – obiettivo che tutti quanti condividiamo – dobbiamo prima metterlo in crisi nel suo rapporto con la società, Dobbiamo cioè costruire l’opposizione.

3- Alleanza elettorale contro destre per difesa democrazia e proporzionale

In terzo luogo avanziamo a tutte le forze disponibili la proposta di alleanza elettorale contro Berlusconi sulla base della difesa della democrazia, della Costituzione e della ricostruzione di un sistema elettorale proporzionale.

Si tratta di indicare con chiarezza la necessità di sconfiggere Berlusconi sul piano sociale come su quello istituzionale, denunciando come l’attuale assetto istituzionale bipolare sia funzionale alla derubricazione dall’agenda politica del tema dell’alternativa ed alla gestione delle politiche economiche all’interno delle compatibilità dettate dai poteri forti. La proposta di alleanza finalizzata alla sconfitta di Berlusconi si deve quindi intrecciare ad una campagna di massa contro il bipolarismo per porre le basi di un superamento della Seconda repubblica.

4- Consolidamento Rifondazione comunista

Ultimo ma non meno importante, al fine di realizzare il nostro progetto politico è necessario operare per il consolidamento di Rifondazione Comunista. Nell’ultimo anno l’attività politica del Partito è ripresa e ha determinato sia un consolidamento organizzativo sia una significativa produzione di esperienze di presenza nella costruzione del conflitto e della solidarietà sociale. Si tratta però di fare un salto di qualità che permetta da un lato di generalizzare le buone pratiche sociali, dall’altro di mettere mano agli elementi di debolezza per rilanciare il progetto della rifondazione comunista e per rendere il nostro partito più efficace nella costruzione di una uscita dal capitalismo in crisi.

a) In particolare, si tratta di migliorare la qualità del nostro lavoro politico nell’ambito della costruzione di un nuovo movimento operaio generalizzando le pratiche di costruzione di un efficace lavoro di massa. Occorre operare – in un quadro unitario – per diventare punto di riferimento della riorganizzazione del conflitto sociale sviluppando e rendendo patrimonio di tutto il partito le pratiche sociali di solidarietà e conflitto.

b) In secondo luogo si tratta di curare il nostro funzionamento organizzativo ed in particolare gli aspetti della nostra comunicazione con l’esterno. E’ del tutto evidente che l’oscuramento mediatico che subiamo è destinato a durare. Si tratta di fare quindi un deciso salto di qualità nella nostra capacità di comunicare e di rendere protagonisti nella costruzione della nostra iniziativa politica coloro con cui veniamo in contatto. A tal fine, oltre ad impegnare il partito in un serio lavoro di promozione del giornale e della rivista si tratta di potenziare decisamente il settore della comunicazione interattiva.

c) In terzo luogo si tratta di riaprire una discussione sul terreno della rifondazione comunista mettendo a valore le relazioni che abbiamo con il mondo dell’intellettualità interessato a questa prospettiva. Il significativo aumento del lavoro politico non ha corrisposto ad una capacità nella produzione di una nuova narrazione, di un nuovo immaginario di cosa vuol dire la proposta della rifondazione comunista oggi. Anche su questo terreno dobbiamo compiere un deciso salto di qualità che ci permetta di dispiegare a pieno il nostro progetto politico.

Il Cpn chiede alle strutture del Partito di discutere questo documento e da mandato alla Direzione Nazionale di fare entro il mese di aprile un piano di lavoro politico per i prossimi mesi.

martedì 6 aprile 2010

Unità a sinistra e opposizione

Paolo Ferrero*

La delusione delle aspettative riposte nel voto delle regionali è forte. L'oltranzismo eversivo di una destra che attacca la democrazia e il lavoro, gli scandali continui e le divisioni interne, la disoccupazione e il disagio sociale crescente, non hanno prodotto la sconfitta di questa destra. Siamo ancora dentro la fase politica segnata dalle elezioni del 2008, e dalla delusione dell'esperienza di governo dell'Unione. In Italia non soffia dunque il vento della Francia. L'astensionismo si spalma su tutti i partiti.
L'erosione di consensi che pure la destra registra nonostante la crescita in valore percentuale della Lega, non impedisce la conquista di nuove regioni. Anche se va ricordato che se non fossimo in presenza di un sistema maggioritario, Berlusconi non avrebbe la maggioranza in Parlamento.
Si rafforza l'asse tra Berlusconi e la Lega Nord dentro un esito complessivo che stabilizza il governo. Gli scenari che si aprono sono assai bui. È evidente l'offensiva che si rischia su tutti i fronti: quello istituzionale, in particolare di uno scardinamento costituzionale che intreccia presidenzialismo, federalismo egoista e rottura del bilanciamento dei poteri. Quello sociale, dove il governo cercherà di scaricare i costi della crisi e del debito nel pesante attacco alle pensioni e al welfare. Proseguirà l'aggressione contro il lavoro e il sindacalismo di classe, con il disegno di usare la crisi per modificare in senso regressivo l'insieme dei rapporti di forza sociali e smantellare il contratto nazionale con un salto di qualità della precarizzazione e della polverizzazione dei rapporti di lavoro. Sul piano delle culture politiche, assistiamo a un perverso intreccio tra ideologie sessiste di origine vaticana, razzismo ed esaltazione dei ricchi che diventa ogni giorno di più pratica di governo.


Il primo problema che ci dobbiamo porre è quindi di sconfiggere questa incivile azione governativa. La prima considerazione è che le destre non si sconfiggono oggi nel cielo delle alchimie politiche ma nella società. Senza la consapevole costruzione di un movimento di opposizione non si sedimenteranno nuove adesioni e passioni, non si romperà la solitudine con cui vengono vissuti i drammi occupazionali e il disagio sociale, non si riconquisteranno energie per il cambiamento. In questi due anni l'opposizione non ha vissuto nella società. Le manifestazioni e gli scioperi fatti non sono sufficienti. Per questo il cambio di passo è obbligatorio. La proposta che abbiamo avanzato il 13 marzo di dare seguito a quell'appuntamento, di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione duratura nel paese, è oggi tanto più necessaria. L'obiettivo di una prima mobilitazione unitaria di tutte le forze di opposizione contro la manomissione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e dei diritti del lavoro, avanzata ieri da Vendola sul manifesto è la stessa che abbiamo proposto come Federazione della Sinistra a tutti i partiti che hanno indetto la mobilitazione del 13 e proponiamo di perseguirla con tenacia. Come torniamo ad avanzare l'obiettivo di un impegno comune e unitario di tutta l'opposizione per costruire una primavera refendaria che sostenga il referendum promosso dai comitati per l'acqua pubblica, promuova unitariamente referendum contro il nucleare, contro la precarietà e la legge 30.
Un impegno unitario in questa direzione permetterebbe di sbloccare l'attuale situazione. Ci permetterebbe di ricostruire quel clima che da Genova nel 2001, passando per la mobilitazione della Cgil sull'articolo 18, per il movimento antirazzista e contro la guerra, costruì le condizioni per sconfiggere il governo Berlusconi nelle elezioni del 2006. Per poter sconfiggere Berlusconi nelle urne - obiettivo che tutti quanti condividiamo - dobbiamo prima metterlo in crisi nel suo rapporto con la società, dobbiamo incrinare il suo blocco sociale, dobbiamo costruire l'opposizione.
In questo quadro proponiamo di lavorare da subito all'unità delle forze della sinistra. Le elezioni evidenziano come il peso delle forze a sinistra del Pd non sia per nulla irrilevante anche se oggi è assai frammentato e privo di rappresentanza palamentare. L'esperienza elettorale delle Marche di unità tra Federazione della Sinistra e SeL - che noi avremo voluto praticare anche in Lombardia e in Campania - ci parla in modo embrionale di una forte potenzialità per una sinistra autonoma dal Partito democratico. Noi della Federazione proponiamo di aggregare questo campo di forze per unire la sinistra - dentro e fuori i partiti - imparando dai compagni e dalle compagne dell'America Latina che a partire dall'opposizione al neoliberismo hanno saputo costruire una sinistra plurale, federata, popolare. Mettere al centro la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo è la condizione per costruire un'alternativa sul piano sociale, politico e culturale. Oggi nessuna forma in cui si organizza l'attività politica è esaustiva della stessa: partiti, sindacati, comitati, associazioni, aggregazioni sulla rete, sono tutte forme parziali e non esiste una palingenesi a portata di mano. Occorre quindi tessere e federare, cucire legami politici nel pieno rispetto della dignità di ognuno e di ogni esperienza. Proponiamo quindi a tutta la sinistra di aprire un percorso di confronto e di unità che sappia ricostruire la speranza e il senso della lotta.

*portavoce della Federazione della Sinistra

(tratto da il Manifesto del 3 aprile 2010)

giovedì 1 aprile 2010

Elezioni comunali del 28 e 29 marzo 2010: Comune di Salandra

Lista n°1 "Centrosinistra per Soranno"

Candidato Sindaco Soranno Giuseppe

Totale voti 1353

Preferenze:

Angelastro Marcello (Pd) 45
Apollaro Filomena (Pd) 107
Cascia Antonio (Pd) 85
Daraio Stefano (Pd) 35
Dileo Giuseppe (Idv) 162
Ferruzzi Francesco (Pd) 70
Giannini Castolo (Indip) 68
Grassi Giuseppe (Idv) 21
Marzario Donata (Indip) 61
D'Alessandro Dimitri (Indip) 72
Querciuola Giuseppe (Pd) 62
Saponara Nicola (Prc) 79
Tantone Isabella (Pd) 34
Tantone Raffaele (Psi) 49
Terranova Nicola (Pd) 104
Zagaria Antonio (Pd) 182



Lista n°2 "Per Salandra Unita"

Candidato Sindaco Vincenzo Visceglia

Totale voti 821

Preferenze:

Angelastro Donato Vincenzo (Pdl) 28
Angelastro Rosanna (Sel) 13
Ciraci Rosanna in Saafi (Pdl) 5
Coppola Domenico (Indip) 97
D'Alessandro Antonio (Indip) 26
Di Donato Franco (Sel) 18
Di Marco Gaetano Ettore (Pdl) 23
Iula Berardino (Indip) 184
Lauria Nicola (Pdl) 25
Lisanti Antonio (Pdl) 37
Pace Giovanni (Indip) 38
Pepe Giuseppe (Indip) 51
Raele Mario Donato (Indip) 48
Soldo Emanuele (Pdl) 111
Visceglia Anna Grazia (Indip) 18
Zizzamia Giuseppe (Pdl) 26




In rosso gli eletti.