Come era prevedibile l'intervista del Corriere della sera a Massimo D'Alema ha sollevato qualche polemica nel mondo politico. Il presidente del Copasir ha parlato molto del presente e del futuro, dicendo chiaramente che dal suo punto di vista sarebbe un ''errore'' non comprendere che il presidente della Camera Gianfranco Fini è un "interlocutore'' per il centrosinistra mentre il Paese avrebbe bisogno di riforme ma non si vedono «le condizioni per farle in questa legislatura». «La crisi che si è aperta nel centrodestra è vera e profonda, non è uno scontro personale o una sceneggiata», e ci sono alcuni temi su cui serve uno «spirito bipartisan», dunque "non vedere che si è aperto un grande problema che riguarda le prospettive stesse del sistema democratico e che Fini su questo può essere un interlocutore sarebbe un altro errore». «Fini non è diventato di sinistra e non è l'alleato di operazioni strumentali, ma è l'interlocutore importante di un centrosinistra che capisce che il Paese non si può più governare in questo modo". D'Alema, però, si mostra scettico sulla possibilità di avere riforme in questa legislatura. «Noi - afferma - siamo convinti che questo Paese abbia bisogno di riforme fondamentali, ma finora non vedo le condizioni per farle in
questa legislatura. Come dicevo, le riforme comportano scelte coraggiose» L'ex premier sgombra il campo da ipotesi trasversali e assicura che il patto repubblicano proposto da Bersani riguarda la difesa e la riforma della Repubblica, non «confuse ammucchiate che Bersani certo non propone». A parte i commenti dal centrodestra, da sinistra sono arrivate le critiche più dure. «È un contorcimento politicista, esempio di una cultura politica che non vuole fare i conti con la sconfitta". Nichi Vendola, portavoce di Sinistra e libertà, replica secco alle parole di Massimo D'Alema, che sempre nell'intervista ha detto che la data della scelta del candidato premier del centrosinistra deve essere rimandata a "qualche mese prima del voto" in base a una scelta delle forze di opposizione in Parlamento (Pd, Idv e
Udc) senza chiusure verso gli altri movimenti. «Il Pd - prosegue Vendola - vive arroccato in un palazzo e
non si accorge della domanda di cambiamento forte che viene dal Paese ed ha una visione arroccata e politicista. Le primarie sono un processo di riappropriazione della politica da parte di settori significativi della popolazione. La sinistra può tornare a vincere se si mette al centro di un processo che vede protagonisti i cittadini». Vendola afferma che si incontrerà con Bersani, ma «per dirci cose sensate. Io vorrei capire qual è il percorso del Pd. Non lo capisco, non ho capito il loro congresso, non capisco il loro percorso». Per Vendola l'attuale linea politica dei democratici, ad esempio sulla raccolta di firme contro la privatizzazione dell'acqua per una petizione ma non per il
referendum, «è un minuetto, è una politica cicisbea». Molto più trachant il giudizio di Oliviero Diliberto, del Pdci: «Ancora una volta - come se la storia passata e recente non ci avesse insegnato nulla - si torna a un modo di ragionare stantio e perdente e, D'Alema me lo permetta, tutto politicista», ha scritto il segretario del Pdci su Facebook a quanto riferito da una nota. «Il tema delle alleanze viene affrontato alla giornata, legato ai fatti contingenti, senza nessuna prospettiva di contenuti, ha aggiunto. «Il vero progetto su cui spendere le proprie forze è la ricostituzione del centrosinistra, delle forze che si somigliano e hanno a cuore cose analoghe", ha spiegato.
«Nell'intervista di D'Alema c'è ancora una volta la logica del ceto politico che vive arroccato nel Palazzo, che si
attorciglia attorno a un ipotetico Cln aperto a Fini, ma davvero D'Alema pensa che i votanti del Pd e del
centrosinistra possano seguirlo su questa strada?»
in data:29/04/2010
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