domenica 28 febbraio 2010

lunedì 22 febbraio 2010

Minzolini c'è posta per te

22 febbraio 2010
Una lettera aperta dall'Aquila al direttore del Tg1: i dati e le cifre che smentiscono l'informazione di regime.


Lettera di Giusi Pitari

Al Direttore del TG1 Dott. Augusto Minzolini.

Egregio dott. Minzolini, mi presento: mi chiamo Giusi Pitari e sono una cittadina aquilana. Le invio con la presente alcune osservazioni sul servizio mandato in onda oggi nell’edizione del suo TG delle ore 13,30, riguardante la protesta degli aquilani. Il servizio tratta brevemente della manifestazione riportando alcune delle nostre voci (pochi secondi). Subito dopo parte il vostro commento che, in sintesi, dipinge gli aquilani come esasperati (non siete i primi) e poi dimentichi del fatto che le priorità finora sono state altre. Le chiedo: si è chiesto perché siamo esasperati? Pensa che chi ha vissuto quel tremendo sisma non abbia ben a mente quali erano e sono le priorità? Senza andare per le lunghe le indico alcuni numeri (sono sul sito della protezione civile e si riferiscono alla data del 22 gennaio e ad oggi potrebbero essere cambiati, ma l’esasperazione è nata prima di oggi): • Cittadini aquilani In Autonoma Sistemazione 30.636 (questi sono i cittadini che non avendo la possibilità di rientrare in casa, hanno trovato una sistemazione in maniera autonoma e percepiscono un piccolo contributo mensili che, tra l’altro, è fermo al mese di ottobre) • Cittadini aquilani nel progetto C.A.S.E 12.059: si tratta dei cittadini la cui casa è risultata inagibile per danni strutturali (abitante sia in centro che in periferia) e quindi hanno avuto accesso alle nuove abitazioni, quelle delle new-town, insomma quelle del miracolo aquilano (il progetto faraonico)..

Cittadini aquilani In Autonoma Sistemazione 30.636 (questi sono i cittadini che non avendo la possibilità di rientrare in casa, hanno trovato una sistemazione in maniera autonoma e percepiscono un piccolo contributo mensili che, tra l’altro, è fermo al mese di ottobre)

• Cittadini aquilani nel progetto C.A.S.E 12.059: si tratta dei cittadini la cui casa è risultata inagibile per danni strutturali (abitante sia in centro che in periferia) e quindi hanno avuto accesso alle nuove abitazioni, quelle delle new-town, insomma quelle del miracolo aquilano (il progetto faraonico)..

Cittadini aquilani sistemati in moduli abitativi provvisori (M.A.P.) 2.362

Cittadini sistemati in alberghi/caserme a L’Aquila 10.128: cittadini che aspettano una sistemazione nel progetto C.A.S.E., M.A.P. o altrove (?)

Cittadini in albergo fuori provincia 6.195: cittadini della stessa tipologia del punto precedente.

Cittadini in case in affitto concordato 2.241 (cittadini che hanno preferito una casa in affitto a quelle del progetto faraonico)

Facciamo la somma: 63621


Qualcuno manca all’appello e sono coloro che sono rientrati nelle case agibili più alcuni, non pochi, cosiddetti invisibili. Perché le invio questi dati? E’ presto detto. Gli aquilani sono esasperati perché da quei dati, un occhio leggermente attento, come dovrebbe essere quello di un giornalista, comprende che il grande miracolo aquilano (quelle da voi definite priorità che noi non ricordiamo) si riferisce ad oggi a 12000 persone circa su 70000 e forse più (ho sottratto anche le persone che si trovano in MAP, soluzioni veramente provvisorie e assai meno costose).

Percentualmente fa il 17% circa della popolazione. Le 30000 persone circa che si sono sistemate autonomamente chi sono secondo lei? Glielo dico io: sono sfollati, che ancora non rientrano nelle proprie case e sono in affitto da qualche parte, ospiti di parenti, amici, insomma ammucchiati da qualche parte. Il miracolo aquilano, a 10 mesi dal sisma, comprende ancora 30000 sfollati: cioè il 42% dei 70000 considerati. Naturalmente a questi dobbiamo aggiungere chi è ancora in albergo , circa 16000, cioè 46000 cittadini, più del 50% della popolazione aquilana che dal sisma ha subito danni nelle abitazioni. Come mai risultano ancora sfollati tutti questi cittadini? Alcuni sono in attesa di entrare nelle new town (che ancora non vengono completate, sempre a proposito di miracolo) e poi ci sono migliaia di cittadini che hanno avuto nelle proprie case danni non strutturali e non possono rientrare ancora. La ricostruzione, infatti, è ripartita lentissimamente, nelle case che non si trovano nel centro storico, aggrovigliata da voluminosissimi carteggi. Per il centro storico non si hanno neanche le linee guida e le macerie stanno marcendo. Dunque, se tutti gli sforzi del governo, tramite la Protezione Civile, fossero andati da subito per ripristinare le nostre case parzialmente danneggiate, ora molti cittadini abiterebbero i propri appartamenti e, dato che molte abitazioni parzialmente danneggiate risultavano sfitte al 6 aprile dello scorso anno, molti dei 12000 aquilani, ora residenti nelle nuove case, avrebbero trovato posto in case già esistenti. I MAP avrebbero completato il miracolo. Ora comprende perché siamo esasperati? Non ancora completamente, in realtà.

Le devo ancora parlare della situazione economica:

• l’università con i suoi 10000 studenti fuori sede, che sono da sempre la ricchezza culturale, vitale e, non ultimo, economica della città, al momento non hanno alloggi, né mense adeguate, né tanto meno sale studio e punti ricreativi; viaggiano e il disagio che stanno subendo ci fa temere che per il prossimo anno accademico si avrà una cospicua diminuzione degli iscritti;

• le imprese che non hanno gli adeguati strumenti economici per poter continuare le loro attività

• i commercianti , gli artigiani, i professionisti, sul lastrico, per l’impossibilità di far ripartire le loro attività

• la mancanza di certezze riguardo ai fondi necessari per ricostruire e far ripartire la città

• il buoi totale che riguarda la tassa di scopo e la zona franca

• l’abbandono dei paesi

eccetera

Forse ora potrà cominciare a comprendere la nostra esasperazione. Ma non è tutto.

Noi siamo esasperati dalla disinformazione perpetrata in questi mesi, dall’essere dipinti come ingrati ed esaltati, come persone che sono state accudite, che si lamentano, che non hanno compreso la catastrofe, comunisti… La invito caldamente, ad esercitare la sua professione secondo il codice deontologico del suo ordine professionale e, quindi, a venire qui per verificare come stanno le cose o, se vuole, a mandare in onda quello che alcuni suoi giornalisti hanno registrato qui a L’Aquila. In ultimo, per cercare di aiutarla a comprendere, traspongo la nostra situazione su un’altra città: Firenze. E chiedo perdono ai fiorentini e alla loro magica città.

“Firenze devastata da un sisma di 6.3°. S. Maria Novella, Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti sventrati e abbandonati da dieci mesi. Il centro storico, distrutto, resterà chiuso sine die. Poco male: sarà sostituito da decine di “new towns” modernissime con le fogne che scaricano nell'Arno. Metà dei cittadini ancora senza casa, negli alberghi dell'Argentario e della Versilia. La TV esalta il miracolo fiorentino”. Cosa avrebbe pensato?

Amareggiata, le invio

Distinti saluti

(da Il fatto quotidiano)

All you need is law

di Marco Travaglio

Ci hanno provato, e di questo gli siamo grati. Ma alla fine i legislatori pret à porter del Banana han dovuto arrendersi: è più forte di loro, una legge anti-corruzione non gli viene proprio, esula dalle loro umane possibilità. Mettiamoci nei loro panni: l’altro giorno all’improvviso, dopo una vita spesa a sfornare leggi pro-corruzione, Angelino Jolie e la sua badante, al secolo Niccolò Ghedini, vengono convocati dal capo per una mission impossible: "Ragazzi, stavolta dovete farmi una legge contro la corruzione. No, non sono impazzito, è la gente che è incazzata. Fate voi, mettetecela tutta, leggete qualche libro, ce la potete fare". Il duo Ad Personam si mette all’opera. Anzitutto consulta il dizionario della lingua italiana, alla voce "anti-corruzione", ma non trova la pagina, a suo tempo strappata per non cadere in tentazione. I due chiedono in giro fra amici e clienti, ma niente da fare: nessuno che li aiuti a decodificare il criptico concetto.

Vanno capiti: non s’erano ancora riavuti dalle ultime cinque leggi pro-corruzione - lodo Alfano bis, processo morto, legittimo impedimento, impunità parlamentare e anti-intercettazioni – e quello pretende che vadano contro natura. Come chiedere a Basaglia si riaprire i manicomi e alla Merlin i bordelli. Angy & Nick provano e riprovano, alzano pene di qua, le abbassano di là, infilano tre reati e ne escludono sei (quelli del capo), dividono, sottraggono, aggiungono, estraggono radici quadre, moltiplicano pigreco e alla fine presentano un testicolino che fa ridere perfino il Banana: "Avevo detto anti, non pro!". Pare che quel buontempone di Ghedini, per combattere meglio la corruzione, avesse pensato di ridurre da 8 a 6 anni la pena massima per la corruzione giudiziaria, guardacaso quella per cui sono imputati il Banana e Mills. E, siccome nelle norme sostanziali vale sempre la più favorevole al reo, la norma avrebbe incenerito all’istante il processo. La forza dell’abitudine. La cosa è parsa eccessiva financo al Banana, che l’ha rinviata in attesa di tempi migliori.

Peccato, perché l’ambasciatore Romano aveva già indossato la feluca d’ordinanza per prenderla sul serio: "Un buon segnale", l’ha definita sul Pompiere. Invece Feltri e Ferrara han subito colto l’aspetto eversivo di un’eventuale legge anticorruzione: solo a sentirla nominare, han messo mano alla fondina. Il Giornale l’ha nascosta da par suo (ieri apriva sul traffico urbano, alla Johnny Stecchino), manganellando quel mariuolo di Fini che osa pronunciare la parola "legge". Il Foglio chiede al capo se sia diventato matto: "Deputati in rivolta, sgomento per l’ineleggibilità degli inquisiti che consegna le liste ai pm". Meglio consegnarle ai ladri. Libero, anzi Occupato, è bipartisan: pubblica commenti sia pro sia contro i ladri. Memorabile quello di Pomicino, l’esperto: "Non serve una legge per essere onesti". E lui, dall’alto del patteggiamento per corruzione e della condanna per finanziamento illecito, ne è la prova vivente.

Ma il bello deve ancora venire: il Banana prepara le "liste pulite". Fuori indagati e condannati, dentro le igieniste dentali. "Via dai partiti chi commette reati". Esclusi i presenti, si capisce. Pare che abbia cazziato il povero Verdini, beccato a fare un millesimo di quel che ha sempre fatto lui: affari privati con soldi pubblici. E senza neppure avvertirlo per dividere. Ora s’annuncia un giudizio universale a Palazzo Grazioli. Decine di forzisti hanno smesso di dormire a casa. I primi convocati dovrebbero essere Sciascia e Berruti, condannati l’uno per le tangenti Fininvest alla Finanza, l’altro per aver depistato le indagini: "Ragazzi, ma davvero corrompevate e depistavate a nome mio senza dirmi niente? A saperlo ve l’avrei impedito". Seguirà Previti: "Cesare, mi dicono che avresti corrotto un giudice con soldi miei per regalarmi la Mondadori: non potevi avvertirmi? L’avrei subito restituita". L’ultimo, per motivi precauzionali, sarà Dell’Utri: "Marcello, si vocifera di uno stalliere, tale Mangano, in casa mia. Ne sai per caso qualcosa?".

da Il fatto quotidiano - 21 febbraio

martedì 16 febbraio 2010

Nostalgia fascista, il gadget del candidato Pdl


Luigi Celori propone un nostalgico omaggio per il 2010 "ottantottesimo anno dell´Era Fascista". "Dovete mantenere nel cuore la fede"

di Giovanna Vitale

Il duce in marsina, cilindro e posa gladiatoria campeggia sulla copertina. Affianco, stampato in caratteri cubitali, il titolo del lunario distribuito in centinaia di copie a ogni appuntamento elettorale: "Calendario storico 2010 - LXXXVII E.F.". Ovvero ottantottesimo anno dell´Era Fascista: iniziata nel 1922 con la marcia su Roma ed evidentemente mai finita per il candidato Pdl in consiglio regionale Luigi Celori, autore del nostalgico cadeau destinato a militanti che come lui non rinnegano. Né il passato né le gloriose origini. Riassunti nel distico riportato in basso: «Dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la fede. Il mondo, me scomparso, avrà bisogno ancora dell´idea che è stata e sarà la più audace, la più originale (...). La storia mi darà ragione». Firmato: Benito Mussolini. Il suo lascito morale, l´eredità politica. Che l´ex capogruppo di An alla Pisana, in corsa per un terzo mandato, non ha alcuna intenzione di ripudiare.

Alla faccia di Gianfranco Fini e del suo giudizio sul Ventennio «male assoluto». Di Berlusconi e dei forzisti che camerati non lo sono stati mai. E persino di Renata Polverini, che dopo aver ottenuto il ritiro di Adriano Thilgher (già condannato per ricostituzione del partito fascista) dalle liste della Destra, si ritrova ora sotto lo stesso tetto un appassionato supporter del duce. Talmente fiero di quel che pensa, il consigliere Celori, da tradurlo in materiale elettorale. Il suo indirizzo internet stampato su ogni pagina per evitare confusioni o errori: l´idea è sua, e se ne vuol vantare.

Sfogliare il calendario, summa apologetica di Benito Mussolini e relative gesta, è come fare un salto indietro nella storia. Per ogni mese un fascio littorio, una ritratto in bianco e nero, uno slogan fascista: «I lavoratori devono amare la Patria. Come amate vostra madre...». «Molti nemici molto onore». «Credere, obbedire, combattere». A gennaio ecco il Duce in divisa, accanto ai contadini; appare di profilo e con l´elmetto, ad aprile, intento a leggere un dispaccio; in abito scuro e bombetta a luglio; a dicembre col braccio teso, insieme a tre ragazzini che lo imita nel saluto romano. Quasi tutti i giorni scanditi da un avvenimento del Ventennio: l´11 febbraio si segnala che nel «1929 Mussolini e il cardinal Gasparri firmano i patti lateranensi»; il 12 marzo che nel «1940 Mussolini annuncia l´intervento dell´Italia a fianco della Germania»; il 28 aprile - evidenziato in verde - che nel «1945 viene assassinato a Giulino di Mezzegra». E via così. L´esaltazione del fascismo che non muore perché «è l´idea, la storia mi darà ragione».

(16 febbraio 2010 - www.repubblica.it)






Conferenza Provinciale Giovani Comunisti/e: dai programmi rilanciare l'alternativa.

La IV Conferenza provinciale dei Giovani Comunisti di Matera, svoltasi a Miglionico il 13 febbraio scorso, apre qualche spiraglio di rinascita di una organizzazione che negli ultimi anni ha subito un forte decadimento in termini di partecipazione e azione.

Due mozioni contrapposte, un clima teso, frutto di frizioni che in provincia ormai sono prassi consolidata nella vita interna del nostro partito. Quarantadue iscritti, quindici presenti alla conferenza, tre realtà attive sul territorio (Miglionico, Salandra e Matera), questo il dato di partenza dell' organizzazione giovanile. In una realtà territoriale fortemente indebolita da disoccupazione, isolamento ed emigrazione, in cui le migliori menti sono costrette a fuggire e i disadattati a sottendere ai ricatti per sopravvivere, i giovani comunisti non possono prescindere da un'idea di rinnovamento culturale e di rilancio dell'antagonismo sociale. Gli interventi dei compagni, hanno fatto emergere ancora una volta le scorie di un burocratismo che stenta a morire, un distacco ancora lontano dall'essere colmato rispetto alle reali necessità e aspettative di quelle giovani generazioni che guardano alla sinistra come orizzonte ideale di crescita collettiva.

Condivido a pieno le perplessità espresse dai compagni del secondo documento riguardo agli errori passati, all'unione a freddo delle forze della sinistra, alla necessità di vivere da protagonisti vertenze e conflitti. Condivido meno le critiche riguardanti la Federazione, oggi strumento fondamentale di unione delle forze della sinistra europea in Italia, l'eccessiva colpevolizzazione "delle maggioranze", l'autolesionismo che un isolamento dei Gc e del Prc oggi provocherebbe. D'altro canto vedo ancora una volta una maggioranza che, invece di far quadrato, spinge l'acceleratore su progetti unitari senza che la base, ormai smarrita e paurosa, venga coinvolta a pieno. Un cane che si morde la coda, un palazzo con le fondamenta crepate, condottieri senza soldati... Siamo di fronte ad una sfida epocale per la sopravvivenza che si gioca su due fronti paralleli e fondamentali: la necessità di non scomparire dalle istituzioni locali e la capacità di essere ancora permeabili nella società, di far capire cioè che, nonostante l'oscuramento forzato della nostra azione, siamo ancora vivi, combattivi e attuali.

Far rinascere l'idea di una società nuova, un sentire collettivo ormai contrastato dall'arrivismo, dal successo facile, dall'individualismo, che pian piano hanno conquistato spazi sempre più ampi, attraverso il martellante modello fittizio costruito a pennello dai format televisivi e dai mass media manipolati dal potere. Mentre il peggior Governo della storia repubblicana demolisce lo stato sociale e spinge i lavoratori verso forme moderne di schiavitù, privatizza l'istruzione e l'acqua, smantella la sanità pubblica, difende malavitosi e corruttori, portandoli ai massimi vertici dello Stato, i giovani si galvanizzano di fronte alle piroette di Amici, alle lacrime del Grande Fratello, alle performance della grande Inter di Muorinho.

Intanto da noi si vota. A Matera la Conferenza decreta la vittoria del secondo documento per 10-4,con un astenuto critico e demoralizzato, il sottoscritto. La nostra però non è una sfida di calcio, è molto di più cari compagni.

Nicola SAPONARA (Esponente Prc-Gc Salandra)

lunedì 15 febbraio 2010

SUI TETTI E NELLE PIAZZE PER LA LIBERTA' DI INFORMAZIONE E IL DIRITTO AD ESSERE INFORMATI

In queste ore, con un colpo di mano, degno di altra storia, vengono cancellati i diritti soggettivi, alla stampa libera e cooperativa e negato l’accesso ai programmi di approfondimento ai partiti che non abbiano già conseguito il quorum del 4%.
Contemporaneamente, un giornalista di Liberazione viene condannato per aver raccontato le aggressioni subite da tanti manifestanti a Genova nel 2001.
La misura è più che colma e testimonia, plasticamente, dello scempio che si fa dell’art. 21 della Costituzione, tanto nella parte in cui tutela il diritto ad essere informati quanto in quella sul diritto ad informare liberamente.
Il partito della rifondazione comunista, ha già espresso la propria adesione e vicinanza alla giusta protesta dell’USIGRAI, e sottolinea come in questo settore si allarghi sempre più allargandosi la fascia di lavoratrici e lavoratori precaria e priva di tutele come i “free lance”.
Parteciperemo alle diverse iniziative promosse dalla società civile, dai movimenti, dalle redazioni dei giornali perseguitati da questi provvedimenti, come ha fatto il Manifesto proponendo di salire sui tetti.

Noi fin da ora aderiamo, e saremo in tutte le città, sui tetti e nelle piazze, contro quella che Beppe Giulietti chiama, e giustamente, l’abitudine di ingrassare i percettori di utili derivanti da conflitti di interessi.
Ogni giorno, corti di pennivendoli osannano le gesta del Governo e del suo sommo rappresentante, ogni giorno il “silenzio stampa” sulla gravissima crisi economica e sulle sue ripercussioni soprattutto verso le lavoratrici e lavoratori, come le tante lotte e occupazioni stanno a dimostrare, insieme alle condizioni di vita e di persecuzione dei migranti, come le scuole verso le quali vige la legge del “taglione”.
Con questi provvedimenti, il PDL, la Lega , insieme al governo tutto, vogliono cancellare la realtà, arretrando a prima dello Statuto Albertino (1848) che già riconosceva la libertà di stampa.


Paolo Ferrero
Segretario nazionale PRC

Rosa Rinaldi
Segreteria naz. PRC
Responsabile comunicazione

venerdì 12 febbraio 2010

Conferenza Provinciale Giovani Comunisti/e

Sabato 13 Febbraio 2010 si terrà a Miglionico presso la sede del Partito in Via Alfredo Sarli 11, la Conferenza Provinciale dei Giovani Comunisti, ora di inizio 17.00.
I documenti in discussione sono due:
- Una generazione di sogni, conflitti e rivoluzioni;
- Lottare, occupare, resistere.
I documenti sono scaricabili da internet sul sito dei gc http://www.giovanicomunisti.it/wordpress/

giovedì 11 febbraio 2010

MARCELLO DELL'UTRI: IO SENATORE PER NON FINIRE IN GALERA

di Beatrice Borromeo

Viaggio in treno con Dell’Utri: spiega racconta, si confida. Un bilancio

"A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera”. Frecciarossa Milano-Roma. Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl condannato in primo grado a nove anni per mafia, si addormenta, seduto al suo posto, dopo aver mangiato un panino nella carrozza ristorante. Con lui, una guardia del corpo. Poi squilla il telefono e Dell’Utri – faccia dimessa – si sveglia e parla volentieri, a voce bassa.

Senatore, lei è su tutti i giornali per le dichiarazioni di Massimo Ciancimino.

Due sono le opzioni: o mi sparo un colpo di pistola, o la prendo sul ridere. Di certo farò un’interpellanza parlamentare per capire cosa c’è dietro queste calunnie.

Ma cosa ci guadagna Ciancimino a dire queste cose?

Guadagna molto: intanto gli sconti di pena. La sua condanna a cinque anni, dopo le sue prime dichiarazioni, è stata scontata a tre anni. Non è poco: tra indulti e cose varie non avrà nessuna pena. Poi ci guadagna la salvezza del patrimonio che il babbo gli ha lasciato. Sta tutto all’estero.

E chi è il regista che ha interesse a favorire Ciancimino perchè faccia i vostri nomi?

Sicuramente chi lo gestisce è lo stesso pubblico ministero che era il mio accusatore nel processo di primo grado: questo Ingroia. Antonio Ingroia è un fanatico, visionario, politicizzato. Fa politica, va all’apertura dei giornali politici, ha i suoi piani. Ciancimino padre io non l’ho mai visto né conosciuto, non ho preso il suo posto, quindi non c’è nulla: è tutto montato. Qui c’è un’inquisizione. C’è una persecuzione: Torquemada non mollava la sua preda finché non la vedeva distrutta.

Però è difficile sostenere che Ciancimino, Spatuzza e tutti i pentiti che l’hanno accusata nel corso del suo processo, siano manovrati.

Ma questo non è un problema, Andreotti ne aveva anche di più di pentiti che l’accusavano.

Infatti Andreotti è stato riconosciuto colpevole del reato di associazione a delinquere (mafiosa) fino al 1980.

Ma la faccenda di Andreotti è complessa, io non l’ho capita bene, bisognerebbe studiarla. Questi, i miei accusatori, sono preparati. C’è una cordata che non finisce più, una cordata infinita.

Secondo Ciancimino il frutto della trattativa tra mafia e Stato fu proprio Forza italia, una sua creatura.

Questo Ciancimino è uno strano. Lo sanno tutti, a Palermo. È il figlio scemo della famiglia Ciancimino.

Non ha l’aria tanto scema.

Non scemo, diciamo che è uno particolarmente labile. Ha un fratello, a Milano, che è una persona dignitosissima, infatti non parla neanche. Tutti sanno invece che questo [Massimo Ciancimino, ndr] è un figlio un po’ debosciato: gli piacciono le macchine, i soldi. E’ capace di fare qualunque cosa.

Anche il pentito Gaspare Spatuzza dice che tra lei, Berlusconi e i fratelli Graviano è stato raggiunto un accordo.

Ma di che parliamo? Falsità, calunnie. Sono tutte persone che hanno davanti anni di galera, è da capire. Salvano la loro pelle.

Paolo Borsellino parla di lei e di Berlusconi nell’ultima intervista che ha rilasciato prima di essere ucciso.

Era un’intervista manomessa, manipolata. Quando l’abbiamo vista per intero [nel dvd allegato al Fatto Quotidiano, ndr] abbiamo capito come stavano le cose. Risulta chiaro che Vittorio Mangano non c’entrava niente: quando parlava di cavalli, intendeva cavalli veri.

Però secondo Borsellino quando si parlava di cavalli ci si riferiva a partite di eroina.

Nel gergo può essere, ma in quella circostanza si trattava di cavalli veri. Ho fornito le prove: era un cavallo, con un pedigree, che si chiamava Epoca.

Mangano però parlava anche di un cavallo e mezzo...

Questo era un linguaggio che aveva con altri, con un certo Inzerillo, non con me. Lì "un cavallo e mezzo" era evidentemente una partita di droga.

Capisce che alla gente può sembrare strano che lei dia dell’eroe a uno che, anche a suo dire, trafficava eroina?

Certo, come no, capisco tutto. Ma io non ho detto che è un eroe in senso assoluto. È il mio eroe!

E lei ha mantenuto i contatti con Mangano anche dopo che è uscito di galera, quando erano ormai noti i reati che aveva commesso.

Ho tenuto i contatti, certo, l’ho detto. La mia tranquillità nasce dal fatto che non ho niente di cui vergognarmi.

Berlusconi è arrabbiato con lei?

No, perché? Mi conosce bene.

Neanche un po’ infastidito da tutti i problemi che gli causa?

Io? Che c’entro io? L’ha voluta lui Forza Italia. Io ho solo eseguito quello che era un disegno voluto dal presidente Berlusconi. Non posso arrogarmi meriti che non ho.

Non sente una responsabilità, visto il suo ruolo politico?

Io sono un politico per legittima difesa. A me della politica non frega niente. Mi difendo con la politica, sono costretto. Quando nel 1994 si fondò Forza Italia e si fecero le prime elezioni, le candidature le feci io: non mi sono candidato perché non avevo interesse a fare il deputato.

Poi, nel 1995, l’hanno arrestata per false fatture.

Mi candidai alle elezioni del 1996 per proteggermi. Infatti, subito dopo, è arrivato il mandato d’arresto.

E la Camera l’ha respinto. Ma le sembra un bel modo di usare la politica?

No, assolutamente. È assurdo, brutto. Speriamo cambi tutto al più presto! Ma non c’era altro da fare...

Perché non si difende fuori dal Parlamento?

Mi difendo anche fuori.

Perché non soltanto fuori?

Non sono mica cretino! Mi devo difendere o no? Quelli mi arrestano!

Se arrestano me cosa faccio, mi candido anch’io?

Ma a lei perché dovrebbero arrestarla? E poi a lei non la candida nessuno, quindi non si preoccupi. Io potevo candidarmi e l’ho fatto.

Ha fatto anche i circoli del Buon governo.

Si figuri che non abbiamo neanche più i telefoni perché non avendo più risorse per pagarli sono stati, diciamo, tagliati.

Voi non avete più risorse?

Sì, sì. Così è. Adesso lasciamo l’affitto della sede di via del Tritone a Roma perché non riusciamo più a mantenerlo.

E il Pdl non vi sovvenziona?

Il Pdl è avverso ai circoli: è fatto di persone che hanno preso il potere e hanno paura di chiunque sia migliore di loro.

Che fa se la condannano in appello?

Vado in Cassazione!

Non si dimette?

Ma sta scherzando?

E se la condannano in Cassazione?

Eh lì vado in galera. A quel punto mi dimetto.

Da il Fatto Quotidiano del 10 febbraio


Rai, bavaglio ai talk show. Fuori anche i piccoli partiti

da Liberazione, 11 febbraio 2010, pag. 3

di Castalda Musacchio

Floris gira e rigira tra le mani l'ultima nota d' agenzia. La perplessità lascia subito spazio alla certezza. Quel che sa di "incredibile" in un Paese normale sembra essere pane quotidiano nel nostro. La Vigilanza - dice poi ad alta voce- ha deciso di abolire tutte le trasmissioni di approfondimento politico nel mese che precede le elezioni. Ma non basta perchè ha deciso di far fuori i "piccoli" partiti che nelle ultime Europee non hanno superato la soglia del 4%. Persino Casini, ospite a "Ballarò", non ci crede. "Non è possibile". "Non si è mai verificata prima d'ora una situazione del genere", commenta amaro Bersani. Eppure, è proprio così. E' bastato un tratto di penna, con il voto della maggioranza grazie al radicale Marco Beltrandi poi passato al Pd (nonostante il Pd abbia lasciato l'aula per protesta, ndr) per dare il via libera all'ultimo regolamento sulla "impar condicio" che sa, a dir poco, di "abuso di potere illegale" commenta Santoro. Sta di fatto che il regolamento è passato e, se non dovesse essere rivisto, ciò comporterebbe la chiusura di trasmissioni come "Anno Zero", "Ballarò" e persino "Porta a Porta" oltre che di altre come "In mezz'ora". In Rai si è scatenata la bufera. "Un giro di vite inammissibile" si urla. "E' l'ingordigia della politica che si mangia l'editore, l'azienda, i conduttori, i giornalisti, gli ospiti e i telespettatori che pagano il canone" ribatte Floris. Persino Vespa s'indigna definendo "molto grave" l'azzeramento dei programmi informativi a ridosso del voto.

Eppure, ciò che è ancora più grave è il contenuto del regolamento, perchè ad essere a rischio non sono solo il pluralismo l'informazione quanto, appunto, l'aver messo il bavaglio a quelle forze minori che saranno letteralmente spazzate via dagli schermi. Ed in piena campagna elettorale. La norma più contestata è quella che regola le tribune politiche che devono assicurare "parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche". Nell'ultimo mese prima delle Regionali- recita il regolamento- possono "invadere" gli spazi di approfondimento e quindi possono essere "collocate negli spazi radiotelevisivi che ospitano le trasmissioni di approfondimento informativo più seguite, anche in sostituzione delle stesse, o in spazi di analogo ascolto". Più in generale, nella prima fase della campagna elettorale possono accedere alle tribune le forze politiche che abbiano un gruppo parlamentare (o presenti nel gruppo Misto) , o due eletti al Parlamento europeo o presenti in Consigli regionali che rappresentino almeno un quarto degli elettori: il tempo viene diviso per metà in proporzione al "peso" di tali soggetti e per l'altra metà in modo paritario. Restano fuori, dunque, come detto, i "piccoli" ( come il Prc, il Pdci, i Verdi ma anche Sinistra e Libertà, ndr) che, alle ultime Europee, non hanno raggiunto la soglia del 4%. Nella seconda fase della tribuna accedono i rappresentanti delle liste e i candidati presidenti di Regione presenti in collegi che interessino almeno un quarto degli elettori: il tempo viene diviso in parti uguali al 50% tra gli uni e gli altri. Che aggiungere?

"E' una decisione sciagurata" replica secco Roberto Natale, presidente Fnsi. A stretto giro di boa arriva la dichiarazione di Carlo Verna, rappresentante dei giornalisti Rai: " Apriremo le procedure per lo sciopero. Si stanno minando le ragioni stesse del servizio pubblico". Zavoli, il presidente della Vigilanza, sollecitato da più parti, ha subito convocato l'ufficio di presidenza. E proprio durante la riunione si è preso atto della sua stessa volontà di verificare la possibilità di addivenire ad una qualche ipotesi di soluzione anche se, al momento, appare del tutto improbabile. Zavoli stesso si è detto amareggiato per il ricorso a norme che discriminano i piccoli partiti nelle prossime due settimane. "Ogni esclusione dal confronto politico è impoverimento della democrazia. Ho chiesto ai vertici Rai di esaminare possibili soluzioni compensative, pur nel rispetto del regolamento approvato, per consentire ai piccoli partiti di svolgere la loro comunicazione televisiva in vista delle prossime elezioni, riservandomi di coinvolgere in questa ricerca, i colleghi della Vigilanza". Ma dalla Vigilanza non arrivano voci rassicuranti. Il Pd, con il capogruppo Fabrizio Morri, annuncia battaglia e chiede che il regolamento torni all'ordine del giorno. Ma dalla commissione è proprio Beltrandi ad escludere una possibile revisione. Lo stesso Garimberti, presidente della Rai, ne discuterà oggi in Cda riunito per l'occasione. "Quella che è stata votata?- dice Ferrero- E' una norma "salva-casta" fatta a difesa di chi è già in Parlamento, gode del finanziamento pubblico e può permettersi dispendiose campagne elettorali. Questo Governo mentre colpisce ingiustamente i talk show televisivi, contestualmente provvede a tagliare l'editoria di partito, colpendo in misura maggiore i giornali di partito dei partiti più piccoli". In buona sostanza- conclude- siamo al concreto tentativo di uccidere la democrazia e la libertà nel nostro Paese". Berlusconi? Non vede proprio lo scandalo. "Solo in Italia - riflette- abbiamo delle trasmissioni in cui non c'è confronto ma risse da pollaio". A parte quelle delle "sue" reti ovviamente.

Centrale biomasse Tricarico: no di Prc, Idv, Api e Pd di Grassano

“Intendiamo manifestare pubblicamente e senza indugio la nostra contrarietà alla realizzazione della centrale”. Lo affermano in un comunicato i responsabili di Idv (Giuseppe Bonelli), Api (Mario Dileo), Prc (Massimiliano Celiberti) e Pd (Domenico Beatrice) di Grassano, al temine di un incontro in cui si è discusso del progetto di costruzione di una centrale a biomasse in località Piani Sottani, in agro di Tricarico, in un’area a vocazione agricola molto vicina agli abitati di Tricarico e Grassano.

“La centrale – spiegano i rappresentanti politici - avrà sicuramente un impatto negativo sull’ambiente, la salute, l’economia del territorio. Mette in discussione, inoltre, il futuro di questo territorio senza che le popolazioni interessate siano state preventivamente informate e coinvolte nelle decisioni deliberate.
Questo progetto energetico – industriale, presenta benefici per pochi e costi insostenibili per molti quindi come espressione politica di questa comunità riteniamo doveroso intraprendere tutte le azioni necessarie a tutelare l’interesse generale.
Riteniamo altresì – sottolineano Bonelli, Dileo, Celiberti e Beatrice - di dover sostenere quanto espresso democraticamente dalla popolazione attraverso proprie organizzazioni, quali il comitato intercittadino “Uno si distrae al Bivio”, e da istituzioni democraticamente elette, quali il Consiglio comunale di Grassano ed il Consiglio Regionale di Basilicata che hanno chiaramente richiesto la revoca dell’autorizzazione alla centrale.
Chiediamo pertanto a tutte le forze politiche di esprimere chiaramente la loro posizione in merito, quindi un impegno attraverso i propri rappresentanti istituzionali per dare seguito a quanto deliberato all’unanimità lo scorso 14 gennaio dal Consiglio Regionale”.

mercoledì 10 febbraio 2010

Simonetti (Prc Basilicata): finalmente approvata pdl su clausola sociale

La consigliera regionale del Prc, Emilia Simonetti, dà atto a tutto il Consiglio regionale dell’attenzione dimostrata verso un problema così importante, approvando all’unanimità la sua proposta di legge sugli appalti, con la clausola sociale di garanzia, recependo anche l’emendamento apportato.

“La norma prevede – dice Emilia Simonetti - nei bandi di gara e negli avvisi per gli appalti di servizi, l’utilizzo del personale già assunto dalla precedente impresa appaltatrice ed il mantenimento di tutti i diritti dei lavoratori in caso di trasferimento delle imprese degli appalti pubblici. La norma approvata, infatti, tutela la salvaguardia dei posti di lavoro ed i livelli retributivi nel rispetto dei contratti di lavoro. Si applica – prosegue la consigliera - agli Enti pubblici regionali, a tutti gli Enti sub-regionali ed anche agli Enti locali che utilizzano fondi regionali e comunitari o che esercitano le deleghe regionali. Il percorso della proposta di legge nelle Commissioni competenti – sottolinea Simonetti - ha visto il contributo fattivo di tutti i consiglieri regionali che con questa scelta hanno posto la Regione Basilicata in linea con la direttiva europea per la difesa dei diritti dei lavoratori nelle gare di appalto”.

martedì 9 febbraio 2010

Simonetti(Prc Basilicata): Riforma Gelmini, un'occasione persa

La riforma della scuola approvata dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, “mette in discussione il ruolo fondamentale della scuola che è quello di offrire a tutti i giovani quanti strumenti possibili per saper leggere ed interpretare la complessità del mondo attuale e, quindi, sapersi orientare in particolare in quello del lavoro, come persone pensanti e non solo come ‘ingranaggi’ di produzione”. E’ quanto sostiene il capogruppo del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, ricordando che con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento del governo “diventerà legge e sarà ridisegnato il sistema delle scuole medie superiori in Italia. Il ventaglio delle scelte sarà più diversificato rispetto all'attuale ma gli indirizzi condizionati dalle esigenze prevalenti di un certo mondo del lavoro; mancano in tutti gli indirizzi le discipline giuridiche, economiche, le lingue straniere, che si limitano solo all’inglese. I licei diventano sei: al tradizionale classico, scientifico, linguistico e artistico si aggiungono il musicale - coreutico e quello delle scienze umane. Per gli istituti tecnici l'obiettivo è il raggruppamento in due indirizzi: quello economico e quello tecnologico. Per gli istituti professionali si lascia intravedere l’illusione di un quasi inserimento nel mondo del lavoro al termine del percorso di studi”.

“La sostanza del cosiddetto riordino – afferma ancora Simonetti - è nel concreto un taglio di risorse, di personale che allontana la scuola pubblica dall'Europa e nega al tempo stesso una pari opportunità di formazione, di lavoro, di vita, ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese. La modalità con la quale si intende attuare la riforma rende ancora più forte la nostra opposizione, come Partito della Rifondazione Comunista soprattutto per la riduzione oraria indiscriminata. Non è previsto, inoltre, nessun intervento correttivo per rendere più unitario il biennio iniziale in cui assolvere l'obbligo della istruzione, si conferma, al contrario, un biennio dei licei a sole 27 ore; né tantomeno si incrementano le ore di laboratorio del biennio iniziale degli istituti tecnici e professionali, come è stato richiesto dal Parlamento. La scuola pubblica è la prima vittima di questa riforma che avrà ricadute negative nella formazione delle future generazioni. Continuano a restare aperti i capitoli delle risorse adeguate per la buona funzionalità della scuola e per la sicurezza stessa delle strutture”.

Acqua bene pubblico: manifestazione il 20 marzo

Noi non ci fermeremo

di Maria Campese, segreteria nazionale Prc

Abbiamo gridato giù le mani dall' acqua, nei territori, nelle piazze, davanti al Parlamento, nelle istituzioni. Tuttavia non è bastata nemmeno la grande indignazione popolare per bloccare il processo di privatizzazione dell'acqua contenuto nel decreto "salva infrazioni" approvato nei mesi scorsi dal Parlamento. Un provvedimento iniquo che nei fatti impone ai Comuni l'affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica ai privati o a società a capitale misto, purchè partecipino a gare ad evidenza pubblica.

Noi che da sempre ci battiamo in favore dell'acqua come bene comune, per una gestione pubblica e contro ogni tentativo di privatizzazione, non ci fermeremo di fronte alle decisioni prese dal Parlamento ed impartite dalle multinazionali dell'acqua e da qualche spregiudicato speculatore. Già subito dopo il via libera al provvedimento, come Federazione della Sinistra e d'accordo con il movimento, abbiamo deciso di promuovere una serie di azioni e tra queste anche la costruzione, nel mese di gennaio, di tre appuntamenti seminariali sul tema dell'acqua, con la presenza come relatori dei compagni del Forum dei movimenti in difesa dell'acqua pubblica. Si è trattato di tre incontri di formazione con i quali siamo riusciti a coprire l'intero territorio nazionale (Bologna, Roma e Bari) ed ai quali hanno partecipato un totale di 150 fra compagne e compagni, molte/i delle/i quali presenti in enti locali. E sono numerose le forme di azione intraprese nei consigli comunali e nelle giunte e avviate per evitare di cadere nella trappola della privatizzazione, dalla presentazione di ordini del giorno alle delibere di giunta, e nei mesi scorsi, durante le riunioni del Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, il partito aveva già impegnato i rappresentanti istituzionali del Prc a promuovere atti volti all'inserimento negli Statuti comunali di una specifica formulazione per definire il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.

Ora la mobilitazione dal basso, che abbiamo visto crescere negli ultimi mesi insieme alla consapevolezza della posta in palio, deve proseguire e l'acqua deve essere sottratta alle logiche mercantili fatte a scapito della collettività.

L'acqua è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita conosciute ed è fondamentale nei suoi diversi usi civili, agricoli e industriali. Per Talete, il primo filosofo della storia, l'acqua era l'archè, il principio di tutto. A queste conclusioni lo portava l'osservazione di quanto gli stava intorno. Stiamo parlando di 600 anni prima della nascita di Cristo. Oggi che ne sappiamo molto di più, che la scienza e la tecnica hanno fornito ulteriori elementi di conoscenza, un bene così importante, essenziale per la vita, per alcuni rappresenta una merce da cui trarre il massimo del profitto.

Il Prc ha nel proprio Dna la battaglia in favore dei beni comuni ed é per una gestione pubblica perchè considera l'acqua bene comune, essenziale per la vita. Oggi sulla Terra più di un miliardo di persone non hanno accesso all'acqua potabile. E sono numeri destinati ad aumentare ed alimentati dalle scelte neoliberiste che determinano mostruose diseguaglianze anche nell'accesso a questo bene.

La mercificazione, mettendo l'acqua nelle mani del profitto, comporterebbe anche tariffe salate.

Una gestione pubblica, efficiente e priva della ricerca a tutti i costi del profitto, è invece utile alla salvaguardia di una comunità contro le politiche di rapina dei territori, tutela del paesaggio e del sistema idrogeologico. Occorrono anche misure che proteggano le risorse idriche al fine di assicurare una distribuzione di acqua potabile di qualità per tutti ed è necessaria una gestione integrata delle acque che preveda anche il riciclaggio e il riuso, previa depurazione, delle acque reflue, specie per gli usi industriali. Il contrario dell'operazione portata avanti dal governo.

Sono tanti quindi i motivi che ci portano ad aderire con convinzione all'appello lanciato dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua e a partecipare alla grande manifestazione che si terrà il 20 marzo a Roma per ribadire il no alla privatizzazione dell'acqua e per riaffermare che l'acqua è un bene comune.

Il Prc e la Federazione della Sinistra saranno in prima linea per bloccare ogni ipotesi di privatizzazione, insieme alle altre forze politiche e sociali che condividono il percorso referendario. Rifondazione comunista mette quindi a disposizione le proprie strutture per il prosieguo di questa importante battaglia che avrà un primo grande momento con la manifestazione del 20 marzo e, subito dopo, con la fase di raccolta di firme che avverrà a partire dal prossimo mese di aprile.

lunedì 8 febbraio 2010

Piani zona socio-assistenziali, Simonetti(Prc): poche risorse

“Il Piano Sociale Regionale 2000-2002 (adottato con Delibera di Consiglio regionale n. 1280 del 21 dicembre 1991) definisce una serie di elementi per l’avvio dei servizi alla persona. In particolare, individua l’assetto territoriale per la pianificazione attraverso la costituzione degli ambiti territoriali. Introduce, inoltre, il principio della sussidiarietà e della programmazione dal basso per la costruzione dei Piani Sociali di Zona. Con la rete dei servizi essenziali si gettano le basi per la costruzione di un sistema integrato dei servizi socio-sanitari sul territorio”. E’ quanto sottolineato dalla presidente del gruppo del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti.

“L’assetto organizzativo e funzionale configurato con la legge regionale n. 25 del 1997 di ‘Riordino del sistema socio-assistenziale’ – aggiunge Emilia Simonetti - avvia una fase di profonda innovazione nella programmazione e ridefinizione del sistema del welfare regionale e locale, affidando alla Regione, alle Province ed ai Comuni, la titolarità delle funzioni socio-assistenziali ed alle Aziende Sanitarie Locali ed ai Comuni, Ambiti Sociali di Zona, la realizzazione del sistema assistenziale.Dopo la costituzione del Fondo Sociale Nazionale, le risorse confluiscono nella disponibilità della Basilicata per finanziare i Piani Sociali di Zona. I dati forniti dal Formez indicano che l’aumento delle risorse destinate ai Piani di Zona nella nostra regione risultano modeste. La mozione, da me presentata il 5 febbraio 2010 – ricorda la consigliera - impegna la Giunta regionale a potenziare le dotazioni finanziarie ai Piani di Zona, affinché siano soddisfatte le esigenze del territorio, a partire da quelle più urgenti: servizi agli anziani, ai minori, ai portatori di handicap, agli aventi diritto ad aiuti economici, le famiglie e gli immigrati. La mozione – spiega -vuole fare emergere le criticità sul finanziamento dei Piani Sociali di Zona che evidenziano la inadeguatezza dei fondi con l’impossibilità concreta di rispondere ai tanti bisogni dei cittadini. Il Piano resta lo strumento indispensabile per sviluppare e innovare il sistema socio-assistenziale della nostra regione. Un sistema regionale socio-assistenziale ancora molto parlato (nei documenti, nelle leggi, nei progetti-obiettivo, nei convegni) e poco concretizzato nella realtà (nelle sedi dove si fanno le scelte, nella fase della erogazione e sui territori). E’ evidente – evidenzia Simonetti - che il primo nodo da sciogliere è quello delle risorse che non possono essere solo di trasferimento statale, ma anche frutto di scelte programmatiche ed economiche che devono vedere un approccio nuovo nell’organizzare le risposte da dare ai bisogni dei cittadini. La Regione – conclude - deve rispondere concretamente alla domanda che proviene dal territorio in termini di programmazione, indirizzo e risorse”.

venerdì 5 febbraio 2010

Nucleare, Prc Basilicata: mobilitazione e referendum popolare

“La decisione del Governo Berlusconi di impugnare davanti alla Corte Costituzionale le legge regionale della Basilicata (unitamente a quelle delle regioni Pugia e Campania) che impedisce di costruire centrali nucleari sul territorio lucano è una scelta sbagliata e miope, oltre che in palese violazione dei poteri delle Regioni italiane sancite dalla Costituzione e dalla riforma del federalismo”.
E’ quanto afferma in una nota il segretario regionale del Prc di Basilicata, Italo Di Sabato che aggiunge: “La regione Basilicata è sotto attacco ed ha fatto benissimo ad opporsi alla dissennata rincorsa del nucleare , cui ricorre questo Governo infischiandosene della volontà popolare”.
“Per ribadire tale volontà ci stiamo preparando a raccogliere, come Rifondazione Comunista e comitati ambientalisti e antinucleari, le firme per un nuovo referendum popolare che ribadisca il secco no del popolo italiano e lucano al ritorno al nucleare”.

Istruzione, Frammartino(Prc): no alla riforma Gelmini

In merito alla riforma Gelmini interviene il segretario provinciale del Prc di Matera, Ottavio Frammartino che in una nota definisce “scellerata in quanto garantisce “meno futuro”, soprattutto perché il riordino enfatizza la gerarchia sociale e gentialiana del saper fare sottoposto al sapere, e separa nettamente i percorsi di istruzione, senza peraltro garantire a tutti i ragazzi entro l’età dell’obbligo di istruzione, i saperi e le competenze necessarie per affrontare con consapevolezza e adeguati strumenti l’età adulta”.

Ci saranno - prosegue - meno soldi, meno ore, meno
insegnanti. Otto miliardi in meno entro il 2012, qualche decina di migliaia di
docenti in meno nei prossimi due anni. Chi avrà mezzi accederà al liceo, chi non se lo potrà permettere dovrà accontentarsi degli istituti tecnici e professionali. E così, nell’età della conoscenza e della tecnologia, il Governo italiano nega all’istruzione tecnica la dignità di un percorso che consente di conseguire i diritti di cittadinanza, come invece accade al percorso liceale tra l’altro spogliato sia del percorso del bilinguismo sia dell’introduzione dell’informatica con l’abolizione della sperimentazione dei Pmi .
Inoltre le ricadute sui precari e gli insegnanti saranno drammatiche viste che sono comunque più di 17.000 le cattedre che dovranno essere tagliate, e ancora una volta il prezzo più alto lo pagherà il Sud ed i suoi ragazzi.

A tutto questo – conclude Frammartino - chiediamo da subito a tutte le forze dell’opposizione, ai precari, ai docenti e Organizzazioni sindacali, da subito di aprire una stagione di mobilitazione contro questa riforma”.

Soave(Pdci-Basilicata): Matera esperienza di laboratorio nazionale

“L’esperienza di Matera della Federazione di Sinistra che oltre ai due partiti comunisti e a Socialismo 2000 registra importanti adesioni di singole personalità della sinistra, esponenti di associazioni e della società civile va ben al di là della realtà politica materana, perché le elezioni di primavera costituiscono un banco di prova per l’opposizione al Governo Berlusconi e dunque l’esito delle elezioni regionali non è affatto neutro rispetto agli scenari della politica nazionale”. E’ quanto sostiene Giovanni Soave, segretario regionale del Pdci-Federazione della Sinistra sottolineando che “l'idea di sconfiggere la destra nel maggior numero di regioni non è un tema secondario come non lo è per i cittadini lucani la riconferma del centrosinistra alla guida della Regione, per noi, con il baricentro di governo meno centrista e più verso le sensibilità sociali e popolari. Anche per questo – aggiunge Soave – la sinistra lucana ha una responsabilità maggiore in questa consultazione elettorale: bilanciare l’arrivo di nuovi alleati centristi e soprattutto stoppare trattative di organigrammi per imporre invece quelle sull’adeguamento del programma della nuova legislatura. La stessa vicenda del listino di maggioranza – continua il segretario del Pdci – denota l’esigenza, che in verità noi abbiamo sostenuto dal primo giorno dell’insediamento del Governatore De Filippo, di una “cabina di regia” organica per il centrosinistra capace di definire tempi e modi di riforme e provvedimenti per evitare appunto la figura rimediata ieri dal Consiglio anche se le responsabilità sono comunque del Governo e del Pdl lucano che ha soffiato sul fuoco per bloccare l’avvio di una riforma elettorale che doveva essere approvata, nelle forme e nei modi dovuti, già da qualche anno.
E’ necessario dunque – conclude Soave - invertire la distruttiva tendenza alla divisione e alla frammentazione che ha sinora caratterizzato la sinistra di alternativa. Vogliamo costruire l’unità sulla base della chiarezza programmatica e della piena indipendenza politica e culturale dal centrosinistra. Ci poniamo quindi l’obiettivo di costruire la Federazione in relazione ai movimenti e alle lotte sociali, al fine di sconfiggere il berlusconismo – moderna espressione del sovversivismo delle classi dirigenti e della cultura reazionaria - e di costruire l’alternativa sul piano sociale, politico e culturale”.

giovedì 4 febbraio 2010

Governo impugna leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata

L'esecutivo sottoporrà alla Corte Costituzionale le normative che impediscono la costruzione di centrali sul territorio delle tre Regioni. Il ministro Scajola: una decisione "necessaria per questioni di diritto e di merito, per evitare un precedente pericoloso"

ROMA - Il consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che impediscono di costruire centrali nucleari sul loro territorio. Una scelta fatta dall'esecutivo su proposta del ministro dello Sviluppo Claudio Scajola d'accordo con il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto.

"L'impugnativa delle tre leggi è necessaria per questioni di diritto e di merito - afferma Scajola - In punto di diritto le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l'esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell'ambiente della sicurezza interna e della concorrenza (art. 117 comma 2 della Costituzione)". "Non impugnare le tre leggi - continua il ministro dello Sviluppo economico - avrebbe costituito un precedente pericoloso perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione diinfrastrutture necessarie per il Paese".

"Nel merito - prosegue Scajola - il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell'energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo".

Dopo aver chiarito che l'esecutivo "impugnerà tutte le eventuali leggi regionali che dovessero strumentalmente legiferare su questa materia strategica per il Paese", il ministro conferma che "al prossimo Consiglio dei ministri del 10 febbraio ci sarà l'approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l'altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari".

"La questione nucleare è di rilevante importanza per le strategie di politica economica ed energetica del governo, e investono un punto fondamentale nei rapporti fra competenze statali e regionali. L'art. 7 del decreto-legge n. 112/2008, convertito in legge n. 133/2008, definisce la strategia energetica nazionale posta in essere, perseguendo, fra l'altro, l'obiettivo della realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare", aggiunge Scajola ricordando poi che "sulla medesima questione si è già pronunciata nel senso esposto la Corte costituzionale".ù

(4 febbraio 2010 - La Repubblica)

mercoledì 3 febbraio 2010

Elezioni Matera: formazione unitaria della sinistra

“Le imminenti amministrative del comune di Matera vedrà la nascita di una nuova aggregazione politica: “La Sinistra Unita per Matera”che è l’impegno della Federazione del Prc, Pdci, Sinistra Sinistra Ecologia e Libertà, diverse Associazioni della Sinistra, oltre a diverse personalità della società civile per promuovere una formazione unitaria della Sinistra materana”.
E’ quanto si legge in una nota congiunta dei responsabili provinciali del Prc, Pdci e Sel di Matera, Frammartino, Mandile e Rivelli.

”Una scelta - proseguono gli esponenti politici - che si propone un obiettivo originale, importante e cioè che la Sinistra si presenti unita con un unico simbolo, un’unica lista alle prossime elezioni amministrative della città di Matera, ancorando ad un programma comune nomi e volti rappresentativi del rinnovamento. La Sinistra Unita è un progetto rivolto alla città di Matera, ma anche il primo seme per costruire l’unità a Sinistra , un progetto inclusivo, aperto e libero, per affermare una nuova stagione della militanza, dell’impegno civile ed etico.
E’ la casa – affermano - che oggi noi possiamo ragionevolmente fondare insieme facendo tesoro della saggezza e della speranza che i nostri tanti errori ci affidano. Una formazione robusta e permeabile che sceglie, con tutte le discontinuità che ciò comporta, la via della partecipazione, del dialogo e della responsabilità Un luogo in cui poter riconciliare politica e quotidianità, pratiche di Governo e forti idealità in un percorso condiviso tra le diverse formazioni della Sinistra ed oltre loro. Una scelta convinta che attiva processi nuovi, non semplici, ma fatti di proposte programmatiche che partono dall’obiettivo prioritario dell’esigenza di dare un Governo trasparente e partecipato alle Amministrazioni locali, dove torni a governare la sovranità del cittadino, che metta al centro le politiche sociali devastati nei due anni del Governo della destra di Buccico, che si carichi e sappia dare voce al grido disperato dei tanti cassaintegrati del distretto del salotto, che sappia rilanciare con politiche di promozione culturale il territorio e così dare ossigeno al piccolo commercio e ai servizi , rilanciare il tema della ricchezza ambiente della città di Matera come valore identitario e contro vecchi e nuovi tentativi di speculazione edilizia.
Questa aggregazione - sostengono Frammartino, Mandile e Rivelli - ha anche l’ambizione di riprendere un cammino indispensabile di rinnovamento della politica, rigenerarne attese e partecipazione, produrre una visione strategica condivisa dalla Comunità materna cui ancorare azioni di salvaguardia del territorio e delle sue potenzialità economico-culturali ma anche rilanciare ed dare visibilità alle eccellenze.
Rispetto al tema delle alleanze – concludono - poniamo la nostra indisponibilità ad allearci con chi non si riconosce nel valore strategico del centrosinistra alternativo alla destra berlusconiana e peggio ancora pratica la politica dei più forni legata al solo potere e becero trasformismo. Dunque programmi alternativi e coalizioni omogenee e coese per dare alla città un Governo popolare e democratico”.

Di Sabato(Prc-Basilicata): sostegno ai lavoratori Fiat

"Rifondazione Comunista della Basilicata sostiene ed aderisce allo sciopero di otto ore indetto dalla Fiom Cgil in tutto il gruppo Fiat". Lo riferisce il segretario regioanle del Prc, Italo Di Sabato. "Non possono essere i lavoratori a pagare piani industriali che non funzionano. L'atteggiamento del gruppo Fiat, che ha messo in cassa integrazione per due settimane tutti gli stabilimenti italiani, il che vuol dire fermare il lavoro e la produzione di oltre 30 mila lavoratori, è la stessa che si è risanata e offre alti dividendi ai suoi azionisti grazie ai soldi dello Stato.
Oggi Fiat vuole scaricare ancora una volta i suoi costi e i suoi errori strategici sulla collettività. Il ministro Scajola, e il Presidente della Regione De Filippo invece di continuare ad abbaiare alla luna e fingere d'indignarsi, intervengano in modo deciso e netto, obbligando il gruppo Fiat a non chiudere nessuno stabilimento Fiat e dell'indotto.
Altrimenti, e cioè ove la Fiat continui nella sua strategia di dismissione degli stabilimenti italiani, il governo prenda il coraggio a due mani e dia luogo alla nazionalizzazione del gruppo Fiat".

martedì 2 febbraio 2010

Parco cantine, Nardiello: svolta gestione risorse rurali

“L’approvazione ieri in Consiglio regionale della legge di istituzione del Parco urbano delle cantine di interesse regionale che, oltre alla mia firma porta quelle di Emilia Simonetti (Prc) e Franco Mollica (Fdc), segna una svolta per la promozione e la valorizzazione del nostro patrimonio rurale che non si limita al vino e che avvia una nuova fase nel settore del turismo enogastronomico”.
E’ il commento del capogruppo del Pdci in Consiglio regionale, Giacomo Nardiello, sottolineando che “va riconosciuta la caparbietà del precedente capogruppo Pdci alla Provincia di Potenza, Raffaele Soave, che per primo ha costruito la proposta poi approdata in Consiglio provinciale e successivamente in quello regionale e l’ha sostenuta, senza risparmio di energie, con decine e decine di azioni istituzionali, politiche e sul territorio”.

“L’ obiettivo centrale da perseguire adesso – sottolinea Nardiello – è quello di un completamento ed aggiornamento della legge regionale n. 7 del 2000 di ‘Disciplina della strada del vino, dell’olio e dei prodotti tipici agro-alimentari’, dando continuità alle numerose iniziative che si svolgono ogni anno in numerosi Comuni lucani, con sagre e manifestazioni, vedi Rapolla, Barile, Roccanova, Pietragalla e Sant’Angelo Le Fratte. Il passo successivo – afferma Nardiello - deve essere quello dell’inserimento in un progetto di itinerario eno-gastronomico che ha come punti di forza gli altri prodotti tipici e di qualità e le risorse naturalistiche, ambientali e turistiche verso l’istituzione dei Distretti Rurali di qualità. La Strada del Vino che la Regione ha già individuato per l’Aglianico del Vulture, attraverso una legge regionale è un altro progetto strettamente collegato da perseguire attraverso una sinergia istituzionale Comune – Provincia – Regione”.

“Con il Parco delle Cantine urbane – continua Nardiello – inoltre, si intende promuovere e valorizzare un sistema integrato di offerta turistica che si snoda per un intero percorso lungo il quale si collocano luoghi del vino visitabili (vigneti, aziende, cantine) e attività imprenditoriali collegate (ristoranti, alberghi, agriturismi, enoteche). Tutto ciò per realizzare programmi di itinerari enoturistici ed enogastronomici. Come è noto il nostro Paese è conosciuto nel mondo come luogo di vacanza, come un Paese di cultura e d'arte ed anche per la qualità dei suoi vini. Anche sull'onda del crescente favore per il turismo ‘alternativo’ – specifica Nardiello - quello del vino è destinato ad intercettare sempre più importanti quote di mercato; infatti, secondo una ricerca sempre del Censis, entro 3/5 anni, l'enoturismo dovrebbe passare dagli attuali 3 a 5 milioni di arrivi, da 8 a 15 milioni di presenze, da 3.000 a 5.000 miliardi di business”.

“I segreti del successo – spiega Nardiello – sono riconducibili al fatto che il vino, che è sempre meno alimento base e sempre più occasione per migliorare stile e qualità della vita, è ormai un valido motivo per alimentare la fantasia alla scoperta di territori, esplorazioni di cantine, ricerca di prodotti, assaggio di cucine, convivialità inattese. Questo scenario, scaturito da ricerche sociali, conferma che l'enoturismo è insomma il volano più efficiente, in presenza però di strategie di territorio e con standard di qualità elevati, per muovere flussi, grazie al mix dei suoi principali elementi, cultura, paesaggio, vino, cucina, arte, prodotti agroalimentari, artigianato artistico”.

Comuni, Simonetti(Prc): rilanciare "questione centri minori"

E’ necessario rilanciare la ‘questione Piccoli comuni’. Nei primi otto mesi del 2009, denuncia impietosamente l’Istat, la Basilicata ha ‘perso’ 1.100 persone, scendendo complessivamente sotto i 590mila abitanti”. A sostenerlo è la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, per la quale “il programma legato al Fondo di Coesione, nonostante con la Finanziaria Regionale 2010 sia stato triplicato attingendo alle royalties del petrolio, dimostra la propria inadeguatezza a tamponare lo spopolamento demografico”.

Nel sottolineare che “il decremento è più evidente nella provincia di Potenza (386.644 all’ 1 gennaio 2009, 385.866 al 31 agosto 2009) rispetto a quella di Matera (203739 all’ 1 gennaio 2009, 203633 al 31 agosto 2009)”, Simonetti afferma che “soprattutto nei centri minori la condizione di disagio delle famiglie è più grave. Basti pensare che a Teana si vive in media con meno di 400 euro al mese e che, in almeno una ventina di Comuni della provincia di Potenza il reddito procapite non supera i 600 euro al mese. E a tutto ciò si deve aggiungere la carenza sempre più accentuata di servizi primari, come testimonia il caso di Calvera, di cui si è occupato persino la stampa nazionale, che è l’unico comune d’Italia senza un negozio di generi alimentari. Anche l’iter del provvedimento di riforme istituzionali – continua Simonetti - che con la riduzione delle Comunità Montane introduce le Comunità Locali, per mettere insieme più municipi tenuto conto che sono ben 24 in provincia di Potenza i Comuni al di sotto dei mille abitanti, ha subito nell’ultimo scorcio di legislatura, una battuta d’arresto inspiegabile”.

“Solo con un pacchetto di servizi civili e sociali e con un piano straordinario di lavoro – conclude Simonetti – sarà possibile arginare l’emorragia demografica ed evitare la scomparsa, nel prossimo decenni, di intere comunità che hanno una tradizione di cultura popolare e di identità civile da difendere”.

La politica sui tetti

di Roberta Fantozzi

Prendo a prestito, rovesciandolo, il titolo dell'editoriale di Loris Campetti di ieri sul Manifesto "Sinistra: la politica non sale sui tetti" per invitare a partecipare alla Conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori di Rifondazione comunista che si svolge oggi e domani a Torino. Non è una polemica con Campetti che se la prende principalmente con il Pd e che non è obbligato a conoscere quello che sta facendo Rifondazione, partito oggi certo non al centro dei riflettori. Semmai è un invito pubblico ai nostri lavori. Lo prendo a prestito perché le cose che scrive rappresentano il senso di quello che stiamo cercando di fare e di cui la conferenza di Torino non è che una tappa. La «scelta di ricostruire un'iniziativa permanente sul lavoro e di fare del radicamento nei luoghi di lavoro un nodo fondante della nostra identità», come scriviamo nel documento che ha indetto la conferenza, è un obiettivo vero che, in mezzo a mille difficoltà, questo partito sta cercando di perseguire. Non ovunque con la stessa determinazione né la stessa capacità, con moltissimo lavoro da fare, per rompere separetezze e burocratismi, per rispondere alle tante inadeguatezze di cui siamo consapevoli, ma qualcosa sta succedendo, un cambiamento è in corso, una possibilità è aperta.

La conferenza di Torino diversamente da quanto è accaduto in altre circostanze, non è un appuntamento nazionale calato dall'alto. Pur nella coincidenza con la discussione sulle elezioni regionali, il bilancio è di oltre cinquanta conferenze provinciali e due conferenze regionali svolte. Non tutte riuscite allo stesso modo, ma molte in cui si sono viste cose nuove e positive. Moltissime in cui sono intervenuti lavoratori e lavoratrici non iscritti a Rifondazione, ma impegnati nelle lotte in corso riconoscendo un percorso compiuto assieme, il bisogno di costruire un campo di forze in cui la messa in comunicazione delle reciproche fragilità - quella dei lavoratori come la nostra - potesse ricostruire un'efficacia. Perché le nostre compagne e i nostri compagni nelle lotte stanno provando a starci, costruendo reti di solidarietà con le "arance metalmeccaniche", cercando di dare un contributo in ogni singola vertenza. Dare continuità a questo lavoro, indagarne criticità e limiti, sperimentare, correggersi non è un optional. E non soltanto per evitare che alle prossime elezioni vada in onda nuovamente il "tradimento" degli operai che votano a destra. Ma perché in assenza di questo non c'è per noi politica che tenga. L'oscuramento dei conflitti, la rimozione del lavoro dallo spazio pubblico non è un invenzione. Quantificata crudamente da un articolo di Ilvio Diamanti di qualche giorno fa la cancellazione dai grandi apparati mediatici delle condizioni di lavoro e dell'ansia sociale che la crisi genera. Né è un'invenzione la rimozione del lavoro dalla politica, dai dibattiti per il prossimo appuntamento elettorale, tutto giocato sullo schieramento più ampio da costruire, la sommatoria dei pezzi da mettere assieme, la rincorsa all'accordo con l'Udc come asse strategico del Pd, di per sé impedente di un bilancio vero degli esiti di un trentennio di politiche liberiste, quelle che hanno portato alla più grave crisi economica e sociale del dopoguerra. La Conferenza di Torino è per noi un passaggio di ricerca e al tempo stesso di iniziativa. Vogliamo capire di più delle lotte in corso di cui pure siamo parte: cosa si determina nella vita di tante lavoratrici e lavoratori, costretti dalla necessità a diventare improvvisamente protagonisti di lotte radicali, di percorsi acceleratissimi di presa di coscienza, dopo anni di solitudine e delega. Vogliamo capire come si possano mettere in connessione le lotte, concretamente, con quali percorsi individuare obiettivi generali che vengano vissuti come obiettivi decisivi anche oltre le singole vertenze, ricostruendo una narrazione e un progetto che sedimentino soggettività. Vogliamo discutere della crisi, le dinamiche distruttive che mette in campo ma soprattutto della costruzione di un progetto di alternativa capace di parlare a livello di massa, di rendere "desiderabile" una prospettiva di trasformazione e di come questo implichi la rimessa in discussione del rapporto tra vita e lavoro: produzione, riproduzione sociale, riproducibilità della natura. Discuteremo della nostra piattaforma per ricomporre il lavoro, e riconquistare diritti. Delle iniziative che stiamo preparando come Federazione della Sinistra a partire dai referendum contro la precarietà e la legge 30. Di salario diretto e indiretto, fisco e welfare. Di politiche industriali e intervento pubblico. Di come continuare nell'iniziativa contro l'accordo separato, a partire dal sostegno alla proposta di legge presentata dalla Fiom sulla democrazia sindacale. Di come contribuire alla riuscita dello sciopero generale della Cgil. Discuteremo di sindacato: il percorso positivo di ricomposizione messo in atto dai sindacati di base, il congresso della Cgil che ci preoccupa, per un clima che ci pare troppo aspro, in una discussione in cui vorremmo che le differenze e la presenza di più documenti fosse vissuta davvero come una possibilità di esercizio democratico, una risorsa e non un problema, per il dispiegarsi del dibattito. Abbiamo invitato ai nostri lavori interlocutori esterni, economisti, ambientalisti, femministe, perché pensiamo che la difficoltà del presente si affronta solo se si ricostruisce un circuito tra ricerca e pratiche sociali, rompendo le separatezze, ricostruendo in maniera permanente una sorta di nuova università popolare. Parleranno soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, della Fiat, di Eutelia, di Alcoa, dell'Ispra dei tanti luoghi in cui sono aperti conflitti duri e difficili. In uno dei tanti racconti delle lotte che hanno segnato questi mesi, un lavoratore di una vertenza che non ha vinto ha detto «questa lotta mi ha cambiato la vita e quello che oggi ho non lo voglio perdere». Attrezzare il partito, il campo della sinistra di alternativa a questa sfida è la responsabilità, grande, che sentiamo. Perché la politica della sinistra oggi non può che stare sui tetti.