“Il Piano Sociale Regionale 2000-2002 (adottato con Delibera di Consiglio regionale n. 1280 del 21 dicembre 1991) definisce una serie di elementi per l’avvio dei servizi alla persona. In particolare, individua l’assetto territoriale per la pianificazione attraverso la costituzione degli ambiti territoriali. Introduce, inoltre, il principio della sussidiarietà e della programmazione dal basso per la costruzione dei Piani Sociali di Zona. Con la rete dei servizi essenziali si gettano le basi per la costruzione di un sistema integrato dei servizi socio-sanitari sul territorio”. E’ quanto sottolineato dalla presidente del gruppo del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti.
“L’assetto organizzativo e funzionale configurato con la legge regionale n. 25 del 1997 di ‘Riordino del sistema socio-assistenziale’ – aggiunge Emilia Simonetti - avvia una fase di profonda innovazione nella programmazione e ridefinizione del sistema del welfare regionale e locale, affidando alla Regione, alle Province ed ai Comuni, la titolarità delle funzioni socio-assistenziali ed alle Aziende Sanitarie Locali ed ai Comuni, Ambiti Sociali di Zona, la realizzazione del sistema assistenziale.Dopo la costituzione del Fondo Sociale Nazionale, le risorse confluiscono nella disponibilità della Basilicata per finanziare i Piani Sociali di Zona. I dati forniti dal Formez indicano che l’aumento delle risorse destinate ai Piani di Zona nella nostra regione risultano modeste. La mozione, da me presentata il 5 febbraio 2010 – ricorda la consigliera - impegna la Giunta regionale a potenziare le dotazioni finanziarie ai Piani di Zona, affinché siano soddisfatte le esigenze del territorio, a partire da quelle più urgenti: servizi agli anziani, ai minori, ai portatori di handicap, agli aventi diritto ad aiuti economici, le famiglie e gli immigrati. La mozione – spiega -vuole fare emergere le criticità sul finanziamento dei Piani Sociali di Zona che evidenziano la inadeguatezza dei fondi con l’impossibilità concreta di rispondere ai tanti bisogni dei cittadini. Il Piano resta lo strumento indispensabile per sviluppare e innovare il sistema socio-assistenziale della nostra regione. Un sistema regionale socio-assistenziale ancora molto parlato (nei documenti, nelle leggi, nei progetti-obiettivo, nei convegni) e poco concretizzato nella realtà (nelle sedi dove si fanno le scelte, nella fase della erogazione e sui territori). E’ evidente – evidenzia Simonetti - che il primo nodo da sciogliere è quello delle risorse che non possono essere solo di trasferimento statale, ma anche frutto di scelte programmatiche ed economiche che devono vedere un approccio nuovo nell’organizzare le risposte da dare ai bisogni dei cittadini. La Regione – conclude - deve rispondere concretamente alla domanda che proviene dal territorio in termini di programmazione, indirizzo e risorse”.
“L’assetto organizzativo e funzionale configurato con la legge regionale n. 25 del 1997 di ‘Riordino del sistema socio-assistenziale’ – aggiunge Emilia Simonetti - avvia una fase di profonda innovazione nella programmazione e ridefinizione del sistema del welfare regionale e locale, affidando alla Regione, alle Province ed ai Comuni, la titolarità delle funzioni socio-assistenziali ed alle Aziende Sanitarie Locali ed ai Comuni, Ambiti Sociali di Zona, la realizzazione del sistema assistenziale.Dopo la costituzione del Fondo Sociale Nazionale, le risorse confluiscono nella disponibilità della Basilicata per finanziare i Piani Sociali di Zona. I dati forniti dal Formez indicano che l’aumento delle risorse destinate ai Piani di Zona nella nostra regione risultano modeste. La mozione, da me presentata il 5 febbraio 2010 – ricorda la consigliera - impegna la Giunta regionale a potenziare le dotazioni finanziarie ai Piani di Zona, affinché siano soddisfatte le esigenze del territorio, a partire da quelle più urgenti: servizi agli anziani, ai minori, ai portatori di handicap, agli aventi diritto ad aiuti economici, le famiglie e gli immigrati. La mozione – spiega -vuole fare emergere le criticità sul finanziamento dei Piani Sociali di Zona che evidenziano la inadeguatezza dei fondi con l’impossibilità concreta di rispondere ai tanti bisogni dei cittadini. Il Piano resta lo strumento indispensabile per sviluppare e innovare il sistema socio-assistenziale della nostra regione. Un sistema regionale socio-assistenziale ancora molto parlato (nei documenti, nelle leggi, nei progetti-obiettivo, nei convegni) e poco concretizzato nella realtà (nelle sedi dove si fanno le scelte, nella fase della erogazione e sui territori). E’ evidente – evidenzia Simonetti - che il primo nodo da sciogliere è quello delle risorse che non possono essere solo di trasferimento statale, ma anche frutto di scelte programmatiche ed economiche che devono vedere un approccio nuovo nell’organizzare le risposte da dare ai bisogni dei cittadini. La Regione – conclude - deve rispondere concretamente alla domanda che proviene dal territorio in termini di programmazione, indirizzo e risorse”.
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