La riforma della scuola approvata dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, “mette in discussione il ruolo fondamentale della scuola che è quello di offrire a tutti i giovani quanti strumenti possibili per saper leggere ed interpretare la complessità del mondo attuale e, quindi, sapersi orientare in particolare in quello del lavoro, come persone pensanti e non solo come ‘ingranaggi’ di produzione”. E’ quanto sostiene il capogruppo del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, ricordando che con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento del governo “diventerà legge e sarà ridisegnato il sistema delle scuole medie superiori in Italia. Il ventaglio delle scelte sarà più diversificato rispetto all'attuale ma gli indirizzi condizionati dalle esigenze prevalenti di un certo mondo del lavoro; mancano in tutti gli indirizzi le discipline giuridiche, economiche, le lingue straniere, che si limitano solo all’inglese. I licei diventano sei: al tradizionale classico, scientifico, linguistico e artistico si aggiungono il musicale - coreutico e quello delle scienze umane. Per gli istituti tecnici l'obiettivo è il raggruppamento in due indirizzi: quello economico e quello tecnologico. Per gli istituti professionali si lascia intravedere l’illusione di un quasi inserimento nel mondo del lavoro al termine del percorso di studi”.
“La sostanza del cosiddetto riordino – afferma ancora Simonetti - è nel concreto un taglio di risorse, di personale che allontana la scuola pubblica dall'Europa e nega al tempo stesso una pari opportunità di formazione, di lavoro, di vita, ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese. La modalità con la quale si intende attuare la riforma rende ancora più forte la nostra opposizione, come Partito della Rifondazione Comunista soprattutto per la riduzione oraria indiscriminata. Non è previsto, inoltre, nessun intervento correttivo per rendere più unitario il biennio iniziale in cui assolvere l'obbligo della istruzione, si conferma, al contrario, un biennio dei licei a sole 27 ore; né tantomeno si incrementano le ore di laboratorio del biennio iniziale degli istituti tecnici e professionali, come è stato richiesto dal Parlamento. La scuola pubblica è la prima vittima di questa riforma che avrà ricadute negative nella formazione delle future generazioni. Continuano a restare aperti i capitoli delle risorse adeguate per la buona funzionalità della scuola e per la sicurezza stessa delle strutture”.
“La sostanza del cosiddetto riordino – afferma ancora Simonetti - è nel concreto un taglio di risorse, di personale che allontana la scuola pubblica dall'Europa e nega al tempo stesso una pari opportunità di formazione, di lavoro, di vita, ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese. La modalità con la quale si intende attuare la riforma rende ancora più forte la nostra opposizione, come Partito della Rifondazione Comunista soprattutto per la riduzione oraria indiscriminata. Non è previsto, inoltre, nessun intervento correttivo per rendere più unitario il biennio iniziale in cui assolvere l'obbligo della istruzione, si conferma, al contrario, un biennio dei licei a sole 27 ore; né tantomeno si incrementano le ore di laboratorio del biennio iniziale degli istituti tecnici e professionali, come è stato richiesto dal Parlamento. La scuola pubblica è la prima vittima di questa riforma che avrà ricadute negative nella formazione delle future generazioni. Continuano a restare aperti i capitoli delle risorse adeguate per la buona funzionalità della scuola e per la sicurezza stessa delle strutture”.
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