lunedì 31 agosto 2009

Elezioni in Germania: trionfo per Die Linke

Forte calo, secondo le prime proiezioni, della Cdu, il partito cristiano democratico della cancelliera Angela Merkel, alle regionali che si sono tenute oggi in tre Laender tedeschi. Le perdite peggiori le ha subite in Turingia, a est. Calo anche nella Saar, a ovest. Stabile invece la Cdu in Sassonia, a est. La Spd il partito socialdemocratico ha più o meno tenuto. Forte affermazione invece della sinistra di Die Linke soprattutto nel Land della Saar.

LE PROIEZIONI - Secondo le proiezioni della seconda rete pubblica Zdf, la Cdu, che governava finora con la maggioranza assoluta guidata dal premier Peter Mueller, è precipitata a circa il 34% dal 47,5% che aveva. La Spd perde anche ma in modo meno drammatico: 26% rispetto al 30,8%. Sensazione invece per Die Linke, il partito di sinistra nato dalla fusione fra i postcomunisti della Pds e i ribelli della Spd, arrivata di colpo al 19,5%. Il partito era sceso in campo con un asso nella manica: l'ex premier del Land nonchè ex leader federale della Spd e ministro delle finanze, Oskar Lafontaine. I liberali (Fdp) sono all'8,5% i Verdi al 6%. Per la Cdu la domanda ora è se, persa la maggioranza, ce la farà a formare una coalizione con la Fdp. altrimenti l'alternativa potrebbe essere rosso-rosso-verde fra Linke, Spd e Verdi.

De Magistris: "Si prepara il colpo di Stato d'autunno"

Credo che il popolo italiano debba essere consapevole che la maggioranza politica - di ispirazione piduista - tenterà di utilizzare le Istituzioni per portare a compimento - nei prossimi mesi- il più devastante disegno autoritario mai concepito dal dopoguerra in poi. Un vero golpe d’autunno. Da un punto di vista istituzionale si cercherà di rafforzare il progetto presidenzialista - di tipo peronista - disegnato su misura dell’attuale Premier. Poteri assoluti al Capo dello Stato eletto dal popolo. Elezioni supportate dalla propaganda di regime costruita attraverso il controllo quasi totale dei mezzi di comunicazione. Il Parlamento - coerentemente ad un assetto autoritario e verticistico del potere - ridotto ad organo di ratifica dei desiderata dell’esecutivo con le opposizioni democratiche messe in condizione di esercitare mera testimonianza. La distruzione dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura attraverso la sottoposizione del pubblico ministero al potere esecutivo con modifiche costituzionali realizzate illegittimamente con legge ordinaria (quale quella che subordina il Pm all’iniziativa della polizia giudiziaria e, quindi, del governo), nonché attraverso la mortificazione del suo ruolo attraverso leggi quale quella che elimina di fatto le intercettazioni (rafforzando quindi la cd. microcriminalità in modo, poi, da invocare poteri straordinari per combatterla).

La revisione della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura – non però nella direzione di liberare tali fondamentali organi dalle influenze partitiche e di poteri che pure sono presenti – ma attraverso il rafforzamento della componente politica e partitocratica. La soppressione della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione formalizzando normativamente la scomparsa dei fatti. La disintegrazione della scuola pubblica, dell’università e della ricerca, in modo da favorire il consolidamento della sub-cultura di regime, quella per intenderci che ha realizzato il mito del «papi», ossia del padrone che dispensa posti e prebende. Il prossimo Presidente della Repubblica – il desiderio dei nuovi peronisti è ovviamente quello che Berlusconi diventi il Capo, il Capo di tutto e di tutti - dovrà avere ampi poteri e con questi anche il comando delle forze armate (dopo aver già ottenuto la gestione della sicurezza attraverso la sua privatizzazione con l’utilizzo delle ronde da lanciare magari a caccia di immigrati e omosessuali) in modo da poter governare anche eventuali conflitti sociali con la forza.

Sul piano economico e del lavoro la maggioranza prepara la repressione al dissenso ed al conflitto sociale causato da un disegno che punta a rafforzare le disuguaglianze attraverso una politica economica che consolida sempre più i poteri forti e squilibra fortemente il Paese come nei regimi (chi ha già tanto deve avere di più, mentre sempre di più saranno quelli che non riescono ad arrivare alla fine del mese), con l’assenza del contrasto all’evasione fiscale e l’approvazione di norme che rafforzano il riciclaggio del denaro sporco. Il furto delle risorse pubbliche che vanno a finire nelle tasche dei soliti comitati d’affari. Il mancato adeguamento dei salari al costo della vita. L’incapacità di favorire l’iniziativa economica privata fondata sulla libera concorrenza supportando, invece, la rapacità dei soliti prenditori. L’assenza di strategia che possa rilanciare il lavoro - pubblico e privato - fondandolo sulla meritocrazia e non sul privilegio e sull’occupazione della cosa pubblica (come, per fare un esempio, nella sanità). Assenza di politiche economiche fondate su sviluppo e lavoro, tutela delle risorse e rispetto della natura e della vita. Il saccheggio, in definitiva, della nostra «Storia».

Un progetto contro il nostro futuro. Il colpo di Stato - apparentemente indolore ed a tratti invisibile - reso possibile dall’istituzionalizzazione delle mafie, dalla loro penetrazione nelle articolazioni economiche e pubbliche del Paese, dal loro controllo del territorio, dalla capacità di neutralizzare la resistenza costituzionale. Un golpe senza armi - ma intriso di violenza morale - con l’utilizzo del diritto illegittimo,della creazione di norme in violazione della Costituzione. L’eversione attraverso l’uso di uno schermo legale. L’uccisione della democrazia dal suo interno. È necessario, quindi, che si realizzino subito le condizioni per una grande mobilitazione civile, sociale e politica che si opponga a questo disegno autoritario che stravolge gli equilibri costituzionali e l’assetto democratico del nostro Paese.

da l'Unità, 30 agosto 2009

Morte immigrati, Simonetti(Prc): vince l'indifferenza

“Vorrei conoscere almeno i nomi dei due giovani del Burkina Faso morti sul lavoro, perché di questo si tratta, e del terzo ferito, di cui si ignorano appunto persino le generalità”. E’ quanto sostiene la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, evidenziando che “a parte la forte denuncia e l’impegno dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, e il lavoro dei volontari del Comitati difesa dei migranti, sull’incidente stradale nel Lavellese, purtroppo, si deve registrare una sorta di indifferenza generalizzata”.

“Ricordo ancora – afferma Simonetti - la grande foto di Jerry Maslo, giovanissimo sudafricano ucciso agli inizi degli anni novanta a Villa Literno, che era stata voluta dai giovani comunisti, nella sede dell’allora Pds a Potenza, nel salone delle riunioni, per non dimenticare un ragazzo come loro, sfuggito alle persecuzioni razziali dal suo Paese, che ha pagato con la vita il sogno di un futuro migliore. Lo stesso sogno dei giovani del Burkina Faso senza nome che sono venuti a morire nelle nostre campagne dove avrebbero dovuto raccogliere il pomodoro per conto dei nostri agricoltori. Un’intera generazione – aggiunge Simonetti – si è formata sugli ideali della solidarietà internazionale al punto da volere una foto di uno ‘sconosciuto’ ragazzo sudafricano nella sede delle proprie riunioni, dove una volta alle pareti c’erano i quadri di Lenin, Che Guevara, Ho Chimin. E’ per questo che il clima di insensibilità adesso pesa di più, come quella insensibilità che continua a manifestarsi nell’accoglienza delle centinaia e centinaia di immigrati che sono arrivati in questi giorni a Palazzo San Gervasio e nel Lavellese per la campagna pomodoro”.

domenica 30 agosto 2009

Scuola, sosteniamo il sit-in permanente dei precari di Matera

Mentre i precari sono in mobilitazione contro i tagli del governo, che quest'anno colpirà duramente centinaia di docenti e personale ata, il CSA di Matera pensa bene di gestire le poche assegnazioni di posti di lavoro con criteri e modalità del tutto illegittimi. Sembrerebbe che si tratti di provvedimenti ad personam in cui per favorire i pochi "fortunati amici" sono state effettuate assegnazioni interprovinciali su classi di concorso non richieste dai docenti interessati provenienti da fuori provincia; assegnazioni ad uno stesso docente di più posti contemporaneamente, come il caso assurdo di un docente provenienete da Varese che si trova asseganto sia alla scuola superiore che alla scuola media; insegnanti che avevano richiesto una utilizzazione cui viene invece attribuita una cattedra in assegnazione provvisoria. Come se non bastasse, negli elenchi dei posti disponibili delle convocazioni del 31c. m .mancano sia spezzoni di cattedre sul sostegno che sulle altre discipline: si tratta di ore che risultano negli organici delle scuole ma non nelle disponibilità delle supplenze del CSA, cattedre che si dice potrebbero servire per assegnazioni fuori sacco o, come ci ha tradotto in gergo un sindacalista, "per via breve". E' chiaro che tutto ciò sta avvenendo secondo modalità da paese del terzo mondo, poichè viene negato ai diretti interessati l'accesso agli atti, il diritto alla trasparenza e perfino un incontro verbale per qualche semplice chiarimento: questi docenti, calpestati nella dignità di persone e di insegnanti sono costretti ad elemosinare anche le informazioni più elementari. Sembrerebbe che questo ufficio, che dovrebbe ispirare i propri atti a criteri di trasparenza e nel rispetto della legge, abbia sostituito le regole e le normative con la superficialità e l'arroganza, mentre la tutela dei diritti diventa un optional riservato ai "più fortunati". Tutto questo non è più tollerabile: queste convocazioni appaiono illegitime e le assegnazioni, per gli errori con cui sono state effettuate, non mettono a disposizione dei precari i reali posti di lavoro cui hanno diritto Per queste ragioni viene richiesto l'intervento tempestivo al prefetto di Matera per il ripristino immediato della legalità, sollecitando altresì la procura perchè apra un'indagine per accertare eventuali responsabilità penali, ed i parlamentari lucani affinchè intervengano sul ministero per denunciare la gravità dei fatti che ancora una volta colpiscono la parte più debole della nostra regione. Di Vittorio avrebbe detto pane e lavoro noi gridiamo diritti e legalità.
segretario Provinciale PRC di Matera
Frammartino Ottavio

venerdì 28 agosto 2009

Lasme, Simonetti: si apre uno spiraglio

“L’atteggiamento arrogante assunto inizialmente dal rappresentante della Lasme nell’incontro di oggi a Potenza in Prefettura, basato su un rifiuto pregiudiziale al confronto, è stato parzialmente modificato, grazie alle forte lotta degli operai e alla pressione di sindacati e Regione, con la proposta di “messa a disposizione dei 174 lavoratori” sino all’incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico del 4 settembre prossimo”. Lo ha detto la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, che ha partecipato all’incontro in Prefettura.

“Si apre, dunque, uno spiraglio, sia pure ancora molto limitato che – ha aggiunto – consente di riprendere il dialogo sulla base della richiesta pregiudiziale di ritirare la mobilità dei lavoratori. Si è, quindi, riusciti, in fase di prima trattativa, a superare un atteggiamento ‘punitivo’ nei confronti di operai che stanno attuando un’eroica lotta in difesa del posto di lavoro e dell’attività produttiva e che aveva gli aspetti di posizione aziendale offensiva nei confronti delle istituzioni che li sostengono. Per segnare un passo avanti decisamente di maggiore garanzia è sempre più necessario un tavolo con la presenza della Fiat specie per chiarire se la Fiat realmente incoraggia tali comportamenti imprenditoriali. La Regione del resto – conclude Simonetti – ha gli strumenti per smuovere simili posizioni e stanare la Fiat rappresentati dagli investimenti (con fondi regionali e comunitari) del Campus Tecnologico di Melfi. Noi continueremo a seguire l’evoluzione della vertenza senza far mancare in nessun momento il sostegno a operai e sindacati”.

giovedì 27 agosto 2009

L’autunno è cominciato.

di Paolo Ferrero
Da due giorni gli operai e le operaie della Lamse di Melfi – a cui va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà - hanno occupato la fabbrica contro i 174 licenziamenti annunciati a inizio agosto. Lunedì i lavoratori e le lavoratrici hanno occupato la sede della Confindustria di Potenza e martedì, mentre stavano occupando la fabbrica, un guardione ha pensato bene di sparare vari colpi e di puntare la pistola contro gli operai. Evidentemente le politiche securitarie, che mettono al centro la proprietà dei ricchi e all’ultimo posto la sicurezza delle persone, hanno fatto scuola e si stanno estendendo dai migranti alle lotte operaie. Alla faccia del pistolero però i lavoratori hanno occupato la fabbrica e questa lotta è finalizzata all’apertura di una trattativa - con la proprietà e con la FIAT – al fine di ottenere il ritiro dei licenziamenti e un futuro occupazionale ai lavoratori. La Lamse infatti è una azienda dell’indotto della FIAT e quest’ultima non può sottrarsi alle sue responsabilità. In questi anni i padroni hanno spezzettato il ciclo produttivo per dividere i lavoratori e aumentare i profitti. Adesso non possono pensare che ci facciamo sfogliare come una margherita: per ogni azienda dell’indotto deve essere chiamata in causa l’azienda capofila che si deve far carico dei problemi occupazionali.
Da settimane abbiamo detto che l’autunno sarebbe stato caldo, banco di prova decisivo per costruire un efficace conflitto sociale contro la crisi capitalistica. Abbiamo detto che bisognava fare come la INNSE, che bisognava imparare dai francesi, per costruire il conflitto e renderlo visibile. Adesso ci siamo. E’ decisivo che le lotte che partono non vengano lasciate sole, che si costruisca il massimo di visibilità della lotta, di solidarietà attorno ad essa al fine di ottenere una trattativa vera e quindi di determinare una modifica radicale della volontà padronale. In questi giorni il partito lucano ha dato un contributo decisivo alla lotta dei lavoratori della Lamse, ma adesso occorre costruire la mobilitazione del partito – e dei suoi rappresentanti istituzionali - non solo in Basilicata ma anche nelle regioni limitrofe. Occorre partecipare al presidio, occorre inondare di foto e di racconti le redazioni di giornali e televisioni, occorre rompere l’isolamento. Venerdì ci sarà la prima vera trattativa ed è decisivo arrivarci con il movimento ben rafforzato.
Non si scambi questa proposta per una riduzione della politica alla lotta sindacale. La costruzione di una efficace risposta di lotta, fabbrica per fabbrica, è un passaggio decisivo al fine di costruire i Comitati contro la crisi e quindi un movimento politico di massa per l’uscita dalla crisi da sinistra. Il blocco dei licenziamenti, l’estensione della cassa integrazione a tutti i lavoratori e le lavoratrici che perdono il posto di lavoro, la creazione di un salario sociale per i disoccupati, la richiesta di un aumento salariale e pensionistico generalizzato, la lotta alla precarietà, sono i punti principali della costruzione di un movimento di massa che coinvolga lavoratori occupati, cassaintegrati, licenziati, disoccupati. la costruzione di un movimento di massa è l’obiettivo, il suo punto di partenza sono le singole lotte – dalla Lasme ai precari che a Matera hanno occupato il provveditorato - che in questa situazione non hanno un valore aziendale ma generale. Un movimento di massa la cui piattaforma non può che essere l’opposto della frantumazione corporativa proposta dal ministro Sacconi e puntare al rafforzamento del lavoro dentro un a riconversione pubblica ed ambientale dell’economia. L’autunno è cominciato, ricostruiamo nelle lotte con i lavoratori e le lavoratrici l’utilità sociale del nostro partito e il senso e l’orgoglio della nostra militanza comunista.

(da Liberazione del 27 agosto 2009)

Lasme, Ferrero: "Inaccettabile aggressione ad operai. Vergognoso silenzio media".

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se:
Roma, 25 ago. 2009 – “Ieri notte è accaduto un fatto inaccettabile alla LAMSE, azienda dell’indotto FIAT di Melfi. Di fronte alla decisione dei lavoratori di occupare la fabbrica in seguito al licenziamento di tutte le maestranze da parte dell’azienda, un guardiano privato dell’azienda stessa ha minacciato i lavoratori puntando verso di loro la pistola ed esploso numerosi colpi d’arma da fuoco. I lavoratori, sostenuti da Rifondazione Comunista, non si sono fatti intimidire e hanno occupato comunque la fabbrica in difesa dei posti di lavoro. E’ però inaccettabile che di fronte ad una aggressione di questa gravità a dei lavoratori in lotta vi sia il silenzio stampa totale e nulla abbiano fatto le forze dell’ordine”.

mercoledì 26 agosto 2009

Assistenza domiciliare, Giunta regionale stanzia 6.750.000 euro

Per dare risposte specifiche alle persone non autosufficienti che vogliono rimanere nel proprio domicilio, ma richiedono un’assistenza ad altissimo impegno socio sanitario, rispetto all’ordinarietà degli interventi e delle risorse a disposizione dei Comuni e delle Aziende Sanitarie, la Giunta Regionale, su proposta dell’Assessore alla Sicurezza e Solidarietà Sociale On. Antonio Potenza, ha approvato una delibera che prevede, tra l’altro, € 6.000.000,00 per l’attivazione dell’assegno di cura ed € 750.000,00 per l’avvio di progetti relativi al “Dopo di Noi”, a favore della domiciliarità in situazioni straordinarie destinate ai Comuni della Basilicata.

“L’esperienza fin qui compiuta dalla Regione - afferma l’assessore Potenza - ha evidenziato l’esistenza di alcune eccezionali situazioni individuali caratterizzate dalla necessità di interventi straordinari, diversi e concomitanti, particolarmente impegnativi ed onerosi, indispensabili per permettere alle persone che vogliono vivere nel proprio domicilio e nel proprio contesto di vita. L’assegno di cura, le cui modalita’di erogazione sono state oggetto di lunghe trattative con le forze sindacali e sociali, è finalizzato ad integrare le risorse economiche necessarie ad assicurare la continuità dell’assistenza alle persone anziane non autosufficienti assistite a domicilio, avvalendosi di assistenti familiari (badanti) o a famiglie che direttamente garantiscano adeguata assistenza al proprio congiunto”.

L’assessore Potenza, infine, richiama “l’importanza del programma, quale strumento fondamentale di affermazione della centralità della persona e dei suoi bisogni, nonché momento di condivisione e di responsabilità tra la famiglia e i servizi territoriali”.

Lavoro, Simonetti (Prc): donne protagoniste delle lotte

“In questa difficilissima fase economica sono soprattutto le donne a pagare il prezzo più alto della crisi: negli sguardi e nelle parole delle insegnanti (solo per il ministro Gelmini “invisibili”) al presidio di Matera ho visto e ascoltato la stessa rabbia e anche la stessa determinazione a difendere il posto di lavoro delle operaie che sono al presidio della Lasme di Melfi”. E’ quanto sottolinea la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti che, ieri a Matera, ha incontrato docenti precari, personale Ata e dirigenti sindacali impegnati nella protesta contro i tagli ad organici e classi.

“Nel personale scolastico che rischia al prossimo suono della campanella non solo di non entrare in aula, saltando l’anno scolastico 2009-2010, ma non di farci più ritorno – aggiunge Simonetti – c’è piena consapevolezza della gravità dello scontro in atto che riguarda il sistema della Pubblica istruzione. I precari della scuola sono una risorsa e non un ‘peso’, magari da alleggerire con l’estensione degli ammortizzatori sociali o altre forme di assistenza, perché la ‘Conoscenza’ è il principale strumento di cui i popoli si dotano per perseguire una società dove ‘il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti’, fondata cioè sui valori di giustizia, libertà e solidarietà sociale. Ed in proposito ho registrato – riferisce Emilia Simonetti - tra le stesse insegnanti del presidio di Matera una grande determinazione a tutelare insieme alla ‘cattedra’ il diritto allo studio dei ragazzi e delle famiglie, specie quelle con figli che hanno bisogno dell’insegnante di sostegno anch’essa mandata a casa con un atteggiamento odiosamente e doppiamente penalizzante”.

Nel ribadire “l’impegno affinchè gli insegnanti e il personale Ata, in molti casi con anni di “supplenze” alle spalle, unico reddito familiare o, comunque, reddito determinante per la propria famiglia, non corrano il rischio di perdere il posto di lavoro”. la presidente del gruppo consiliare del Prc ha evidenziato che “la Regione deve investire maggiormente con fondi propri e con fondi del Fondo sociale eutopeo . Un impegno che – prosegue – richiede iniziative ed azioni unitarie ad ogni livello in direzione di un Piano regionale di dimensionamento scolastico che consenta il recupero delle professionalità maturate in tanti anni e non certamente da tenere fuori la scuola”.

“C’è, inoltre, un problema di emergenza – conclude Simonetti - che riguarda la tutela dei precari, dalla scuola a tutti i settori, e che richiede interventi strutturali in grado di incidere sul sistema produttivo, rilanciando la competitività a partire dalla qualità e dal contenuto tecnologico, di sostenere la domanda attraverso l’incremento del reddito disponibile, di rafforzare le reti di protezione e gli ammortizzatori sociali, per estenderne l’utilizzo anche a quei lavoratori oggi tagliati fuori”.

martedì 25 agosto 2009

Frammartino: Rifondazione sostiene il Sit In permanente dei precari della scuola di Matera

Il Prc della provincia di Matera al sit in permanente organizzato dalla Flc davanti al provveditorato per sostenere la protesta dei precari della scuola contro i provvedimenti del governo nel settore.
“Nella calura agostana e nell'assordante silenzio mediatico – dice il segretario provinciale del Prc, Ottavio Frammartino - il Governo sta per produrre il più grande licenziamento di massa nella storia della Repubblica. In Basilicata sono previsti quasi 1000 posti in meno tra docenti e personale Ata che vanno ad aggiungersi all'esercito crescente dei senza lavoro della Basilicata”.
“Oltretutto i tagli agli organici delle scuole non resteranno senza conseguenze per gli studenti e le loro famiglie: ci saranno classi sovraffollate in violazioni delle norme sulla sicurezza, richieste dei genitori non rispettate – sostiene ancora Frammartino - visto che non verrà garantito il tempo pieno a tutti coloro che lo hanno richiesto, alunni diversamente abili privi di sostegno, un generale impoverimento dell'offerta formativa”.
Il Prc, nel chiedere all’esecutivo regionale di mettere “al primo posto dell’agenda di governo la questione occupazionale dei precari della scuola”, sollecita la Provincia di Matera a procedere alla “riforma della Long List della formazione professionale in modo da prevedere l’utilizzo dei precari della scuola” e “di procedere alla diffida nei confronti dei presidi e del direttore generale scolastico nel chiedere nella formazione delle classi di rispettare i parametri del rapporto alunni classi ai fini della sicurezza”.

Lasme, Simonetti: irresponsabile comportamento della dirigenza

"L’atteggiamento di irresponsabilità assunto dal rappresentante della Lasme che ha rifiutato, al vertice di Confindustria, di sedersi al Tavolo con i rappresentanti dei lavoratori dello stabilimento di Melfi rischia di accrescere la tensione già acuita da tanti giorni di duro presidio e condotta sinora nella più civile e democratica protesta". E’ quanto afferma la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, evidenziando che "solo la grande responsabilità dei dirigenti sindacali e degli operai ha evitato il peggio".

"A questo punto – sostiene Simonetti - i dirigenti di Confindustria Basilicata che hanno promosso l’incontro devono svolgere fino in fondo il ruolo di mediazione e convincere la dirigenza della Lasme ad accettare il confronto, come accade in tutte le vertenze di lavoro. Non vorremmo che la tensione crescesse perché le responsabilità sarebbero facilmente identificabili. Quanto alla Giunta regionale – aggiunge Simonetti – a questo punto non resta che sostenere la richiesta di Fiom, Fim, Uilm e lavoratori per un Tavolo nazionale con la presenza della Fiat. In particolare, la denuncia che proviene dalla Fiom su manovre speculative dei proprietari della Lasme di fare affari in Liguria richiede precisazioni ed informazioni adeguate. Non va dimenticato che la Lasme, come altre aziende dell’indotto Fiat, ha goduto dei finanziamenti e delle agevolazioni fiscali previsti dal Contratto di Programma che ha concesso per le 18 imprese industriali nell’area di San Nicola di Melfi, che rappresentavano i fornitori di primo livello della Sata, circa 500 miliardi, dei quali 20 miliardi andarono alla Lames per la Lasme di Melfi per 140 occupati e la produzione di alza cristalli".

Per Emilia Simonetti "non si può aspettare l’arrivo dell’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, il 12 settembre per la prima pietra del Centro Tecnologico a San Nicola di Melfi, ma per far rientrare la tensione è necessario ottenere la convocazione di un incontro prima".

lunedì 24 agosto 2009

Scuola, in Basilicata saranno tagliati oltre mille posti.

Sarà un altro anno di ghigliottina per la scuola pubblica. Estinzioni predestinate delle classi nei borghi di montagna, con passaggio intermedio (a volte) attraverso la riesumazione di forme di insegnamento penalizzate e penalizzanti (a cominciare dalle pluriclassi), ma difese pur di non chiudere bottega. È la mattanza della scuola pubblica che, da progetto, si trasforma in aspra realtà. In Basilicata la «soluzione finale» passa con oltre un migliaio di «tagli». Si parla di 1047 posti di lavoro in meno nel solo anno scolastico 2009-2010: 727 per il personale docente, 270 per gli ausiliari Ata, 50 per gli insegnanti di sostegno.
Da un lato si eliminano posti di lavoro, si accresce il precariato, si mortifica ancor più il ruolo degli insegnanti; dall’altro, si depauperano ulteriormente i territori (in particolare quelli più deboli, di montagna, già a rischio spopolamento) privandoli di servizi essenziali. Così un pezzo d’Italia dovrà decidersi a dichiarare la rinuncia a esistere se non vorrà veder accrescere i divari, anche dal punto di vista dell’istruzione, per i propri ragazzi costretti a frequentare scuole «meno garantite». Ragazzi con diritti attenuati e opportunità ridotte, non in base a meriti e capacità, ma a causa del ceto sociale d’appartenenza, del luogo di nascita o di residenza.
La Regione, con un’iniziativa dell’assessore alla formazione, Antonio Autilio, ha illustrato ai sindacati il progetto di un accordo-quadro con il Ministero per «stabilire le procedure per la valutazione e il riconoscimento del servizio ai fini dell’attribuzione del punteggio nelle graduatorie ad esaurimento e per il trattamento economico del personale». Verrà costituita una Commissione e si definirà un programma di «rafforzamento e qualificazione dell’offerta formativa scolastica» ricorrendo a fondi europei e regionali per attività curriculari ed extra curriculari. È una prima risposta. Ma non basta. Col rischio concreto che il soccorso possa giungere a babbo morto.

(di MIMMO SAMMARTINO dalla Gazzetta del Mezzogiorno)

sabato 22 agosto 2009

Immigrati, Ferrero: "A indifferenza si somma politica razzista del Governo".

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se:
Roma, 21 ago. 2009 – “L’indifferenza nei confronti del dramma dei migranti e dei profughi in Italia è accompagnata dai sentimenti di ripulsa propugnati dalle destre razziste e dalle politiche persecutorie e segregazioniste adottate dal governo Berlusconi.
Con le proporzioni debite al caso, per l’impossibilità di portare a qualunque paragone l’abominio della Shoah, l’allarme lanciato dai vescovi e fatto proprio dalle autorità religiose ebraiche richiama in modo univoco al grave allarme umanitario che investe il paese e l’Europa intera, e che riguarda il degrado morale della coscienza civile.
E’ scandaloso che di fronte alla tragedia di Lampedusa nessun esponente del governo abbia ravvisato l’esigenza di testimoniare il cordoglio e la solidarietà del nostro paese. Ma è purtroppo coerente con una maggioranza dominata da forze politiche come la Lega, che non ricorrono anche ai videogame per fomentare atteggiamenti razzisti. Una maggioranza di destra su cui grava la responsabilità culturale e politica del razzismo e dell’indifferenza verso le tragedie del mare. E di cui vanno accertare le responsabilità concrete connesse al comportamento della marina italiana”.

giovedì 20 agosto 2009

Scuola, Simonetti (Prc): servono soluzioni per i precari

“Mentre la campagna alimentata dalla Lega Nord contro la scuola nelle regioni del Sud questa volta prende di mira gli insegnanti di sostegno che, a sentire i leghisti, sarebbero troppi anche in Basilicata, sino ad ipotizzare, senza alcuno scrupolo morale, casi di ‘finti’ ragazzi lucani in difficoltà, il problema prioritario da affrontare, in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico, resta quello del futuro del personale precario, docente e Ata”. A sostenerlo è la presidente del gruppo del Prc in Consiglio regionale Emilia Simonetti, sottolineando che “è un vero incubo quello che tiene con il fiato sospeso decine di migliaia di precari storici della scuola (alcune centinaia solo in Basilicata) personale che dopo anni di servizio ‘a termine’ (da settembre a giugno) all’inizio del nuovo anno scolastico, per effetto dei tagli dei ministri Gelmini - Tremonti (meno 42.104 posti per il 2009-2010), potrebbe ritrovarsi senza lavoro. In alcune Regioni, tra le quali la Sicilia – riferisce Simonetti – sono state individuate alcune soluzioni ed in altre, quali la Campania, si è già in fase avanzata, senza attendere il ‘piano salva-precari’ promesso dal Ministero della Pubblica Istruzione che, secondo anticipazioni fatte ai sindacati, grazie ad accordi con Inps e Regioni, potrebbe garantire uno stipendio almeno a chi nel 2008/2009 ha già lavorato con un contratto annuale. L’esempio da seguire – continua – è l’accordo Regione Sicilia - Ministero della Pubblica Istruzione siglato nelle scorse settimane che consentirà il salvataggio di 1.800 precari siciliani, utilizzando fondi regionali per il potenziamento dell’offerta formativa per assumere i precari storici che restano fuori dalle supplenze e impiegarli in progetti e attività di supporto nelle scuole. E’ una strada dunque da percorrere anche in Basilicata per porre maggiore attenzione agli studenti diversamente abili e a rischio marginalità, ai programmi per l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa, puntando su matematica, scienze, tecnologia e capacità di lettura e ai progetti dedicati ai temi del disagio giovanile e delle tossicodipendenze”.

martedì 18 agosto 2009

La cultura indipendente non si arresta!


A tre mesi dal sequestro preventivo del 20 marzo 2009 di quasi tutti gli spazi legittimamente assegnati dal Comune di Roma all’Associazione Rialtoccupato, arriva l’ampliamento del sequestro anche alla sala teatro e al cortile interno. Con questa ennesima azione di Polizia si tenta di chiudere definitivamente il progetto culturale del Rialto. Nel corso di 10 anni di attività tutti gli spazi del Rialto hanno accolto una quantità enorme di artisti, che hanno messo in scena spettacoli, video proiezioni, arte contemporanea, concerti.


04/08/2009 - Soltanto considerando l’attività teatrale, il Rialto ha ospitato un numero di compagnie tre volte superiore a quelle presentate mediamente dai teatri istituzionali.
In questo vasto panorama di artisti romani, italiani e stranieri, sono passate molte realtà che oggi ricoprono un ruolo di primo piano nella scena nazionale, come Ascanio Celestini, Massimiliano Civica, Davide Enia, Roberto Latini, l’Accademia degli Artefatti. Altri, già forti di un lungo percorso internazionale, come Giorgio Barberio Corsetti o Fanny & Alexander, hanno scelto di portare il loro lavoro in una ex palestra di sei metri per sei perché riconoscevano in quel luogo uno spazio vivo della cultura contemporanea a Roma. I nomi di punta della scena emergente, dai Santasangre ai Pathosformel, da Daniele Timpano a Babilonia Teatri, da Lucia Calamaro ai Muta Imago, sono passati tutti dal teatro del Rialto, e in qualche caso è proprio nel complesso del Santambrogio che hanno creato i loro spettacoli.
Questo immenso patrimonio di esperienze artistiche e umane ha trovato nel Rialto un luogo dove crescere, entrare in contatto con esperienze simili o con la critica, o ancora esprimere un’idea di cultura indipendente, non subalterna, in grado di parlare al presente. Questo è stato possibile perché il Rialto è un luogo realmente aperto, dove è possibile sperimentare nel tempo e persino sbagliare.
Accanto a questa idea di cultura come incontro umano e artistico, il Rialto ha portato avanti un sostegno concreto alla produzione, supportando decine di produzioni e mettendo a disposizione gratuitamente due sale prove per undici mesi l’anno.
In una città come Roma, dove l’assenza di centri di produzione spicca come un primato negativo a livello europeo, significa dare un contributo sostanziale alla nascita di decine di spettacoli ogni anno. Spettacoli che poi girano nei principali festival italiani, da Santarcangelo a Castiglioncello fino al Festival Teatro Italia di Napoli, o nelle piazze principali del teatro contemporaneo, come il Teatro India di Roma.

Tutto questo è stato possibile grazie a un modello che non è mai dipeso dai finanziamenti pubblici o privati, un sistema di auto-finanziamento che ha consentito di dare continuità ai progetti artistici, laddove la continuità in campo culturale è diventata un miraggio; e tutto questo nella più totale indipendenza artistica e di pensiero.
Un modello di economia alternativa da anni sperimentato in tutte le realtà indipendenti, che oggi si vuole additare a mera attività di commercio abusivo.

Il ruolo svolto in questi anni di monitoraggio, supporto e dialogo costante con le realtà emergenti del territorio e nazionali hanno fatto del Rialto uno dei luoghi simbolo della scena indipendente. La trasversalità della programmazione ha portato al dialogo con diverse istituzioni culturali, dai centri di cultura internazionali alla Festa del Cinema, fino alla Fondazione Romaeuropa, che ha supportato il progetto di produzione ZTL-pro insieme alla Provincia di Roma, ideato dalla rete di operatori indipendenti romani ZTL (composta da Rialto, Angelo Mai, Santasangre/Kollatino Underground, Teatro Furio Camillo, Triangolo Scaleno Teatro / Teatri di Vetro). L’attività di ZTL dimostra come la cultura indipendente, al contrario delle logiche competitive che ispirano anche le strutture pubbliche, cresce e si sviluppa in una dimensione di cooperazione e condivisione. L’attività costante del Rialto, che è un punto importante nella geografia culturale della capitale, ha sempre pensato se stessa come un tassello di un movimento più vasto, che ha cercato di far emergere i linguaggi del contemporaneo in un panorama culturale, come quello romano, tendenzialmente refrattario all’innovazione. Allo stesso tempo, il Rialto come luogo è stato quotidianamente punto di incontro per discussioni, riunioni, dibattiti, assemblee, dando un sostegno concreto e “fisico” all’incontro tra soggetti diversi.

A tutti coloro che hanno attraversato il Rialto perché ci sono andati in scena, hanno provato e fatto debuttare qui i propri spettacoli, sono stati semplici spettatori, hanno recensito scritto studiato, a chi si è solo incuriosito, a tutti coloro che sentono risuonare tra le mura del Rialto qualcosa di familiare e prezioso, che a Roma non può venire meno, chiediamo di esprimere con una firma il proprio sostegno attento e appassionato.
Grazie a tutti coloro che saranno con noi a cui speriamo di dare presto notizie positive.


lunedì 17 agosto 2009

Ferrero: Anche in Basilicata come alla Innse. Piena solidarietà ai lavoratori della Lasme

“Quanto accade alla Lasme, nella zona industriale di Melfi in Basilicata, ci parla ancora una volta di come in Italia la politica e il padronato intendano affrontare la crisi: riversando i suoi costi sempre e solo sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. Sono ben 174 i lavoratori a cui è stato comunicato che rischiano il posto di lavoro.

La Lasme in gran segreto, nelle ultime settimane, si era trasformata in S.r.l. con l’evidente intento ad aggirare alcuni degli obblighi previsti per la messa in liquidazione di una società per azioni. Sembra, a prima vista, una storia industriale come tante: una famiglia industriale che arriva nel Mezzogiorno grazie agli incentivi statali e regionali (20 miliardi, per cominciare, dalla sola Regione Basilicata), apre la sua azienda, si avvantaggia della diversificazione contrattuale e, alla prima occasione, chiude per spostare la produzione altrove.

Il sostegno del partito della Rifondazione comunista non è solo un fatto formale. Stiamo partecipando con i lavoratori al presidio permanente organizzato per impedire al padrone di portarsi via i macchinari. La lotta dell’INNSE non è che un esempio di quello che i lavoratori italiani possono fare: la crisi se la paghino i padroni.”

Il partito del sud? Esiste da 50 anni e continua a fare danni!

Anni fà ci hanno sbattuto in galera per aver tentato di organizzare il “Sud Ribelle”, una rete di attivisti impegnati nella ricostruzione di uno spazio di movimento per combattere il degrado politico nel meridione, un esercizio concreto di democrazia diretta per la riappropriazione dei diritti sociali negati, come il reddito, la casa, la salute: diritti per tutti e non più favori per pochi da implorare al potente di turno.
Sovversivi! In galera! Come vi azzardate, avranno pensato lor signori, ad avanzare tali preteste in queste terre?
Il ceto politico parassitario meridionale, quella moltitudine di affaristi e professionisti della politica che, nell’arte del trasformismo e della corruzione, ha saputo sopravvivere e consolidarsi anche dinanzi ai profondi cambiamenti del quadro politico-istituzionale, è ancor’oggi il cancro del mezzogiorno.
Vive e si riproduce in nome di un sottosviluppo che loro stessi promuovono, perchè è proprio agitando questo fantasma che continuano a drenare e rastrellare quel denaro pubblico fondamentale per mantenere in piedi questo sistema di governance parassitaria fondato sul controllo clientelare del voto e la discrezionalità nella gestione dei fondi.
Il partito del sud già esiste da oltre 50 anni, nelle sue forme camaleontiche, trasformistiche, para-massoniche, con la sua predisposizione a saltar in volo sul cavallo vincente, con le sue dosi massicce di ipocrisia, corruzione e menzogna che riverbera nel corpo della società.
La guerra tra i signori Alfano e Miccichè per la conquista del feudo siciliano è solo uno dei tanti tasselli di questa trama di potere che soffoca il sud, ma dietro questa guerra si agita però la questione ben più cruciale della chiusura del ciclo ultraventennale dei flussi di finanziamenti europei prevista per il 2013.
Prima di allora, ne va della sopravvivenza stessa dell’intero sistema, bisognerà implementare altre strategie per il rastrellamento di denaro pubblico.
Del resto, penseranno in cuor loro ministri, deputati, assessori e il loro infinito codazzo e sottobosco para-istituzionale, se per gli operai della Fiat di Pomigliano si spendono 2,5 miliardi di euro per garantire i 5000 posti di lavoro nel contratto di programma del 2003 (che direttamente agli operai facevano 600.000 euro a testa, ma i soldi allora lì intascò Agnelli e oggi gli operai son tutti in cassintegrazione) bisognerà pur trovare qualche decina di miliardi di euro l’anno per preservare queste altrettanto migliaia di ben più onerosi posti di lavoro, non foss’altro per il loro contributo in termini di passivizzazione e controllo sociale.
Il governo Berlusconi, il suo ministro para-leghista Tremonti, dopo le tante chiacchiere sul federalismo, convengono su un ritorno al passato: una nuova cassa per il mezzogiorno, promossa proprio da coloro i quali per decenni l’hanno denigrata e criminalizzata.
Un bel carozzone per rafforzare la Politica, una politica che tenta di tornare egemone dopo il ventennio di ubriacatura neoliberista a partire in Italia proprio da un suo avamposto privilegiato, il sud, dove nemmeno negli anni d’oro del neoliberismo ha mai fatto un passo indietro rispetto all’allora tanto decantato primato dell’impresa.
Ieri l’annuncio di 4 miliardi di euro per la Sicilia: scompariranno anch’essi nel buco nero del parassitismo politico-clientelare come le altre centinaia di miliardi di euro che da Roma e Bruxelles sono arrivati in questi anni, ma c’è chi festeggia a gran voce perchè gestirà in prima persona quest’enorme flusso di denaro pubblico per cementificare non solo un territorio già sventrato ma soprattutto il proprio sistema di potere personale.
Potrebbero essere spesi, piuttosto che in opere fantasma e assunzioni clientelari, in una forma di sostegno diretto al reddito, svincolato dalla discrezionalità del potere: sarebbero 1000 euro per tutti, certo anche per i ricchi e i facoltosi, ma non è meglio consegnare 5000 euro ad ogni cassintegrato siciliano con 3 figli a carico, o 1000 euro ad ogni disoccupato, piuttosto che 4 miliardi di euro ai vari Lombardo e Miccichè?
In conclusione quale è più temibile, questo potere criminale dei politici meridionali o il potere criminale dei mafiosi?
Ma siamo certi che sia possibile segnare questa distinzione?
La storia ci insegna che i veri criminali si annidano sempre nei piani alti e non nei bassifondi della società.
Per questo il partito del sud non è una novità ma una costante nella storia del nostro paese: pur senza una vera strutturazione partitica o sub-partitica, questo reticolo, questa lobby, questa accozzaglia di mafiosi e parassiti della politica da decenni soffoca il nostro mezzogiorno.
Contro di loro, che si tingano di nero, di rosso, di rosa o di blu, bisogna continuare a combattere.

Francesco Caruso

sabato 15 agosto 2009

Honduras: sospendere qualsiasi collaborazione politica, economica e commerciale con i golpisti!

Il PRC esprime la propria condanna per il muro di disinformazione costruito in Italia dopo il recente colpo di Stato in Honduras del governo di fatto presieduto da Roberto Micheletti. Disinformazione che si estende ai media internazionali, assolutamente muti su quanto sta accadendo nel paese.

Dal 28 giugno passato, quando un commando militare ha prelevato in piena notte il presidente costituzionalmente eletto Manuel Zelaya dalla casa presidenziale per poi espellerlo in Costa Rica, il susseguirsi di violazioni dei diritti umani hanno prodotto una escalation di illegalità, violenza e repressione.

Gli Stati Uniti erano al corrente della volontà golpista, come ha dichiarato l’ambasciatore statunitense a Tegucigalpa, ma non hanno fatto nulla per impedirlo. L’idea del Presidente Zelaya di trasformare in aeroporto civile la famigerata base militare statunitense di Soto Cano, tristemente famosa negli anni ‘80 per l’appoggio ai “contras” anti-sandinisti, è stata senza dubbio uno dei fattori scatenanti del golpe.

Con questo colpo di Stato, realizzato dall’oligarchia locale, dal settore imprenditoriale, e dall’esercito dell’Honduras con l’appoggio della gerarchia della Chiesa Cattolica e dell’Opus Dei, si stanno rievocando i tempi bui degli anni ‘80, quando le FF.AA. si prestavano a reprimere ed eliminare qualunque iniziativa o movimento sociale a favore dei settori più poveri del Paese.
Come nel passato assistiamo tragicamente alla repressione violenta delle manifestazioni, con morti e feriti da colpi di arma da fuoco sparati dalle Forze Armate, esecuzioni extragiudiziali, sequestri e desaparecidos, minacce, arresti arbitrari, totale restrizione alla libertà di associazione, di espressione, di stampa, sospensione delle libertà individuali, instaurazione del coprifuoco.
Le testimonianze delle varie delegazioni internazionali che si sono recate nel Paese fin dai primi giorni successivi al colpo di Stato, tra cui una delegazione sindacale e quella della Rete Biregionale Europa, America Latina e Caraibi “Enlazando Alternativas”, raccontano di violazioni sistematiche e quotidiane di qualunque diritto.

Nonostante tutto, da più di un mese le forze democratiche e progressiste del paese manifestano in maniera massiccia e pacifica contro il colpo di Stato per chiedere il ritorno di Manuel Zelaya.

Il PRC esprime loro la più completa solidarietà, condanna la violenta repressione che si sta manifestando in Honduras, e chiede azioni concrete delle istituzioni internazionali.

Le azioni diplomatiche messe in atto fino ad ora non sono sufficienti: la stessa designazione come “mediatore” del Presidente del Costa Rica, Oscar Arias, suggerita dalla Segretaria di Stato statunitense Hilary Clinton, è un processo che serve solo a dilatare nel tempo la ricerca di una soluzione. E’ un segnale negativo nei confronti di una palese violazione delle regole democratiche (così strenuamente “difese” in altri luoghi del mondo) come dimostrano le proposte inaccettabili avanzate fino ad oggi: elezioni anticipate senza la restituzione della carica al presidente costituzionale Manuel Zelaya e totale amnistia per i responsabili del colpo di Stato e dei successivi crimini.

Ciò che non si perdona a Manuel Zelaya è l’aver adottato iniziative sociali e progressiste, aver ripreso i rapporti diplomatici con Cuba, essersi unito ai governi progressisti che combattono le politiche neoliberiste associandosi all’Alternativa Bolivariana per i popoli delle Americhe e dei Carabi (ALBA), il progetto di cooperazione e integrazione continentale.

E imperdonabile la sua iniziativa di “chiedere al popolo”. Convocate elezioni legislative e municipali per il passato 28 giungo, Zelaya aveva proposto di mettere un’urna in più dove i cittadini avrebbero potuto pronunciarsi sulla convocazione di una Assemblea Costituente per il prossimo anno. Un’iniziativa appoggiata dalle firme di 400.000 cittadini honduregni, (tra cui le tre centrali sindacali, il Bloque Popular e molte organizzazioni sociali e politiche), ma osteggiata apertamente dai settori imprenditoriali, non solo locali, che temono un cambiamento nei loro privilegi e nella politica di sfruttamento delle risorse naturali del paese.

La decisione del presidente costituzionale Manuel Zelaya di elevare del 60% il salario minimo dei lavoratori è stato probabilmente l’ultimo elemento scatenante nella decisione di rimuoverlo con la forza. Non è un segreto che le imprese bananiere Chiquita e Dole si siano apertamente lamentate della proposta di Zelaya e quando il decreto sul salario minimo è stato approvato hanno chiesto e ottenuto l’appoggio dell’intero COHEP (Consejo Hondureño de la Empresa Privada), la stessa che oggi chiede che non vengano applicate sanzioni economiche al paese.

Sono invece queste ultime che, tra le altre, devono essere messe in atto: l’Unione Europea e i suoi Stati membri devono sospendere qualunque tipo di collaborazione politica, economica e commerciale con il governo di fatto di Roberto Micheletti.

Il PRC chiede con forza al governo italiano, all’Unione Europea e ai suoi Stati membri la sospensione di qualsiasi negoziato per l’Accordo di Associazione tra la Ue e il Centro-america, così come del sistema di preferenze tariffarie generalizzate (SPG plus) in vigore con l’Honduras (le quali consentono un accesso preferenziale al mercato comunitario per i prodotti originari di “Paesi in via di sviluppo” che rispettano determinate norme internazionali in materia di diritti umani e diritto del lavoro) come previsto per i paesi che si rendono responsabili di violazioni gravi e sistematiche come quelle che stanno avvenendo da più di un mese in Honduras.

Il PRC si unisce alle forze democratiche e progressiste dell’Honduras, ed alle voci che si sono levate in campo internazionale come in particolare quella delle Nazioni Unite e dell’organizzazione degli Stati Americani (OEA) , nel chiedere il ritorno del presidente costituzionale Manuel Zelaya e il ripristino della democrazia.

Il PRC chiama alla più ampia ed unitaria mobilitazione in Italia contro la Giunta golpista ed i suoi sostenitori.

Roma 14 Agosto 2009

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA

venerdì 14 agosto 2009

INNSE - Un esempio da seguire. I compiti di Rifondazione

Paolo Ferrero

I lavoratori dell’Innse hanno vinto. Se lo sono meritato, con mesi e mesi di lotta e, da ultimo, con una settimana di protesta sul carroponte. L’azienda non verrà frantumata e smantellata, i lavoratori non verranno ricollocati da qualche altra parte ma, al contrario, riprenderà la produzione – e quindi l’occupazione – con un nuovo padrone.
Questa lotta deve diventare un esempio per i lavoratori in lotta di tante aziende in crisi, perché dimostra che attraverso la lotta è possibile vincere, è possibile cambiare le decisioni dei padroni e del governo. Nell’autunno la parola d’ordine del fare come la Innse (ma anche come la Indesit e la Fincantieri) deve diventare un punto centrale della mobilitazione e della comunicazione sociale. Fare come l’Innse vuol dire innanzitutto costruire un’unità e una solidarietà molto forti tra i lavoratori. Senza l’unità dei lavoratori nulla sarebbe stato possibile. Unità tra i lavoratori vuole anche dire capacità di esprimere una propria soggettività autonoma, anche nei confronti delle proprie organizzazioni.
In secondo luogo vuol dire chiarezza nei confronti degli obiettivi. La duttilità nell’utilizzare ogni margine di trattativa possibile non è mai diventata confusione sugli obiettivi da perseguire. Tutti i livelli di governo coinvolti nelle trattative e nelle discussioni delle settimane scorse erano orientati a garantire una ricollocazione dei lavoratori, ma non a riaprire l’azienda. Solo la netta determinazione dei lavoratori ha impedito che si spostasse completamente il senso della trattativa.
In terzo luogo, vuol dire avere la capacità di scegliere forme di lotta molto dure, non come elemento di disperazione, ma come razionale modalità di contrattazione e di costruzione di un immaginario capace di comunicare sui mass media. La lotta dell’Innse ha saputo sia modificare l’orizzonte contrattuale, che costruire un universo simbolico. La Innse è diventata la prima notizia di vari telegiornali e questo ha fatto uscire pazzo Berlusconi, che sulla rimozione della realtà dell’immaginario ha costruito il suo progetto politico.
In quarto luogo, vuol dire avere la capacità di inserirsi nelle contraddizioni che si generano nel campo avverso, ma a partire da un proprio autonomo punto di vista. Nella vicenda Innse è del tutto evidente che si è giocata anche una partita politica tra la lega Nord (che aveva sponsorizzato lo speculatore Genta) e una parte del centro destra che ha prima subito l’iniziativa della lega e poi – grazie all’azione operaia – ha spinto per altre soluzioni. La vicenda dell’Innse ci parla di grandi contraddizioni in seno alle classi dirigenti, contraddizioni che possono esplodere se fatte maturare dal conflitto sociale.
Nella vicenda dei lavoratori dell’Innse vi sono quindi numerosi elementi di interesse, a partire dalla compattezza e dalla determinazione degli operai, per arrivare alla capacità di costruire attorno alla loro lotta una “coalizione” che partiva dalla Fiom e arrivava a Rifondazione, al popolo del presidio in questi giorni. Proprio su questo voglio spendere alcune parole. Rifondazione è stata presente nella lotta della Innse sin da quando il nostro ex assessore provinciale si adoperava per trovare una soluzione industriale. Siamo stati presenti in questi mesi e in queste settimane, sia con la partecipazione di molti compagni e compagne al Presidio, sia raccogliendo soldi per la cassa di resistenza, sia agendo nei confronti di tutte le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, con il giornale Liberazione che ha fatto un ottimo lavoro. Per svolgere un ruolo in autunno, dovremmo essere capaci di fare quanto fatto alla Innse – e, se possibile, un po’ meglio – in tutte le aziende in crisi. Alla Innse la lotta c’era già. In molti casi occorre proporla e adoperarsi per costruirla. Se non volgiamo che il “fare come la Innse” sia un puro fatto di propaganda agostano occorre quindi mettere mano al funzionamento del partito, territorio per territorio e dimostrare sul serio la nostra utilità sociale. So bene che la lotta non è sufficiente, ma senza di quella non si va da nessuna parte.

(da Liberazione del 13 agosto 2009)

lunedì 10 agosto 2009

Tesseramento 2009: lettera ad iscritti e simpatizzanti

Cari compagni, care compagne,

a distanza di due mesi dalle elezioni europee e provinciali, il bilancio per il nostro partito non è certo positivo. Il mancato superamento del 4% utile all’elezione dei parlamentari europei e la mancata elezione del consigliere provinciale per soli 100 voti, non vanno letti come risultati positivi. Ciononostante si intravedono segnali di crescita e novità importanti, a partire dalla nascita della Federazione della sinistra, promossa da Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 2000: un grosso passo avanti per la creazione di una forza capace di contrastare il tentativo di distruzione dello stato sociale da parte del Governo Berlusconi, attraverso i continui attacchi al mondo del lavoro, alle pensioni e all’istruzione pubblica. Una forza che, partendo dalla nostra tradizione e dai nostri simboli, sia capace quindi di dare vere risposte ai propri elettori. A questo va aggiunto che il nostro contributo è stato determinante per la vittoria del centrosinistra sia alla Provincia di Matera, sia in altre realtà.

Per quanto riguarda l’azione del circolo di Salandra, nonostante le scissioni di carattere nazionale e i tentativi furbeschi di qualche “infiltrato” di demolire un gruppo di giovani impegnati, i risultati sono stati discreti. La visibilità del nostro partito è cresciuta, nonostante una campagna elettorale brutale. Possiamo vantare con orgoglio di essere l’unico partito senza protezione di imprese e senza vecchi politici di discutibile onestà.

Con determinazione stiamo portando avanti un discorso costruttivo con l’Amministrazione comunale per l’attivazione della raccolta differenziata “porta a porta”, cercando con atti concreti di porre rimedio al problema rifiuti senza gravare sui cittadini. Ci siamo fatti promotori di un nuovo modo di amministrare,attraverso l’adozione di un codice etico nella politica che metta alla porta i furbetti, per una maggiore trasparenza dell’azione amministrativa. Abbiamo sollecitato l’Amministrazione a mettere in sicurezza gli edifici scolastici e nei prossimi mesi proveremo a lanciare una forte campagna di iniziative contro l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e contro la disoccupazione. Continueremo a sensibilizzare chi amministra a rilanciare una politica di aiuto alle piccole attività locali e all’agricoltura e proseguiremo nell’azione di informazione per i cittadini attraverso i comunicati e il nostro blog internet http://salandraprc.blogspot.com/.

Non è facile lavorare in un paese dove rapporti parentali influenzano pesantemente il voto, dove i vari capi-bastione minacciano costantemente i propri dipendenti intimandogli linee politiche in cambio del mantenimento del posto di lavoro, ma noi ci stiamo provando con tutte le nostre forze. Tutto ciò non è possibile realizzarlo senza il vostro contributo in termini di proposte e partecipazione.

Per questo nei prossimi giorni avvieremo una campagna di tesseramento per il 2009, cercando di coinvolgere tutta la base elettrice , per far crescere le nostre idee e proporci come forza innovatrice capace di offrire una vera alternativa a Salandra ed ai salandresi.

Confidando nella vostra partecipazione, colgo l’occasione per porgervi fraterni saluti.

Salandra, lì 9 agosto 2009

Il Segretario di circolo

Nicola SAPONARA

Rifiuti: interpellanza del circolo PRC di Salandra

Oggetto: Regolamentazione del sistema integrato di raccolta differenziata dei rifiuti urbani ed assimilati nel Comune di Salandra.



Il circolo cittadino del Partito della Rifondazione Comunista che in una precedente interrogazione del 19/08/2008 n. prot. 6526, aveva richiesto una informativa circa il contratto di affidamento del servizio di stesura e compattazione dei rifiuti solidi urbani, nonché l’attivazione in tempi brevi del servizio di raccolta differenziata porta a porta,

P R E M E S S O

che in risposta a tale informativa, in data 27/08/2008 il Sindaco provvedeva ad inviare presso la sede del circolo una nota esplicativa sull’argomento ( n. prot. 6684 );

che in tale nota veniva indicato come odg del Consiglio Comunale di Settembre 2008, l’affidamento del Servizio di stesura e compattazione dei rifiuti solidi urbani, nonché il servizio di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani, raccolta differenziata porta a porta, spazzamento stradale, lavaggio cassonetti, derattizzazione e disinfestazione nel territorio comunale;

C O N S I D E R A T O

che a distanza di un anno, non risulta pervenuta agli atti alcuna proposta di gestione integrata di raccolta differenziata dei rifiuti urbani ed assimilati;

che la difficoltà di smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella nostra Regione potrebbe scaturire in una vera e propria emergenza nei prossimi mesi;

che il sito di conferimento dei rifiuti solidi urbani di Salandra ha raggiunto lo stato di saturazione;

R I C H I E D E

un’informativa completa circa gli accordi presi dall’Ente comunale sul conferimento dei R.S.U. di altri comuni della Regione, i tempi previsti per la chiusura del sito di conferimento di R.S.U. di Salandra e le proposte in atto per la gestione post mortem, eventuali progetti di ampliamento del sito citato;

R I C H I E D E ALTRESI’

che entro la fine dell’anno corrente, venga attivato il servizio di raccolta differenziata “porta a porta”, elaborando in tempi brevi uno studio di ottimizzazione dei costi per l’ente appaltatore e per il cittadino, evitando ricadute pesanti sulla TARSU;

che tale interpellanza venga discussa nel prossimo Consiglio Comunale, al fine di favorire la trasparenza e il dialogo costruttivo su una tematica particolarmente sensibile alla comunità.

Distinti saluti.

Salandra, lì 10 agosto 2009

Il Segretario di circolo

Nicola SAPONARA