“Vorrei conoscere almeno i nomi dei due giovani del Burkina Faso morti sul lavoro, perché di questo si tratta, e del terzo ferito, di cui si ignorano appunto persino le generalità”. E’ quanto sostiene la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, evidenziando che “a parte la forte denuncia e l’impegno dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, e il lavoro dei volontari del Comitati difesa dei migranti, sull’incidente stradale nel Lavellese, purtroppo, si deve registrare una sorta di indifferenza generalizzata”.
“Ricordo ancora – afferma Simonetti - la grande foto di Jerry Maslo, giovanissimo sudafricano ucciso agli inizi degli anni novanta a Villa Literno, che era stata voluta dai giovani comunisti, nella sede dell’allora Pds a Potenza, nel salone delle riunioni, per non dimenticare un ragazzo come loro, sfuggito alle persecuzioni razziali dal suo Paese, che ha pagato con la vita il sogno di un futuro migliore. Lo stesso sogno dei giovani del Burkina Faso senza nome che sono venuti a morire nelle nostre campagne dove avrebbero dovuto raccogliere il pomodoro per conto dei nostri agricoltori. Un’intera generazione – aggiunge Simonetti – si è formata sugli ideali della solidarietà internazionale al punto da volere una foto di uno ‘sconosciuto’ ragazzo sudafricano nella sede delle proprie riunioni, dove una volta alle pareti c’erano i quadri di Lenin, Che Guevara, Ho Chimin. E’ per questo che il clima di insensibilità adesso pesa di più, come quella insensibilità che continua a manifestarsi nell’accoglienza delle centinaia e centinaia di immigrati che sono arrivati in questi giorni a Palazzo San Gervasio e nel Lavellese per la campagna pomodoro”.
“Ricordo ancora – afferma Simonetti - la grande foto di Jerry Maslo, giovanissimo sudafricano ucciso agli inizi degli anni novanta a Villa Literno, che era stata voluta dai giovani comunisti, nella sede dell’allora Pds a Potenza, nel salone delle riunioni, per non dimenticare un ragazzo come loro, sfuggito alle persecuzioni razziali dal suo Paese, che ha pagato con la vita il sogno di un futuro migliore. Lo stesso sogno dei giovani del Burkina Faso senza nome che sono venuti a morire nelle nostre campagne dove avrebbero dovuto raccogliere il pomodoro per conto dei nostri agricoltori. Un’intera generazione – aggiunge Simonetti – si è formata sugli ideali della solidarietà internazionale al punto da volere una foto di uno ‘sconosciuto’ ragazzo sudafricano nella sede delle proprie riunioni, dove una volta alle pareti c’erano i quadri di Lenin, Che Guevara, Ho Chimin. E’ per questo che il clima di insensibilità adesso pesa di più, come quella insensibilità che continua a manifestarsi nell’accoglienza delle centinaia e centinaia di immigrati che sono arrivati in questi giorni a Palazzo San Gervasio e nel Lavellese per la campagna pomodoro”.
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