giovedì 23 luglio 2009

Frammartino: giudizio negativo sulla nuova Giunta Provinciale di Matera

In merito alla composizione della Giunta provinciale di Matera interviene il segretario provinciale del Prc di Matera, Ottavio Frammartino che in una nota afferma: “nella nuova amministrazione Stella non solo non c'è la necessaria discontinuità con la giunta Nigro, ma si recupera anche il passato remoto, e della società civile, neanche l'ombra. Un'altro elemento negativo è la rappresentanza territoriale che viene negata sia al metapontino che al Basso Sinni, essendo gli assessori tutti materani.
Una giunta – prosegue Frammartino - che più che provinciale sembra la giunta dell'ex comunità montana del materano. Ma lo strappo più grave, e che per la prima volta dall'introduzione dello statuto dell'amministrazione provinciale che contempla la promozione della presenza delle donne in giunta, vara una compagine tutta al maschile, non contento di questo assegna anche la delega della pari opportunità ad un uomo, pur essendoci in maggioranza la presenza di una consigliera donna a cui si poteva conferire tale compito senza intaccare gli assetti della compagine di governo.
Noi – aggiunge - non ci stiamo, ha vinto anche con i nostri voti, e se governa è grazie anche a noi. Ci batteremo almeno perché rispetti gli accordi sottoscritti e sulla parità di genere non siamo assolutamente disposti a far finta di niente. Investiremo della questione la consiglierà regionale delle pari opportunità, affinché - conclude Frammartino - faccia i dovuti atti per garantire la presenza delle donne in giunta, e se con tali atti non si riuscirà a raggiungere il rispetto della norma, non escludiamo anche il ricorso amministrativo, forti delle recenti sentenze del tar Puglia, campania, piemonte e del consiglio di stato”.

Simonetti: Dirigenti scolastici, no alle dircriminazioni

“La mozione approvata dal consiglio provinciale di Vicenza con la quale si chiede all’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto di non assegnare più posti di dirigente scolastico ai presidi senza cattedra che provengono dal sud è un atto politico gravissimo che richiede una risposta di natura politica ed istituzionale per respingere l’odiosa discriminazione nei confronti dei dirigenti scolastici meridionali”. A sostenerlo è la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale Emilia Simonetti evidenziando che “la mobilità interregionale dei dirigenti scolastici senza incarico e inseriti regolarmente in graduatorie è un principio introdotto con l’attività del precedente Governo Prodi. Le regioni del sud (Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna) a partire dal 2004 (anno del concorso per presidi), come è noto, hanno raccolto un numero di domande per i posti di dirigenti superiori a quelli da ricoprire. Di qui la decisione di consentire la mobilità nazionale e di dare risposta ad un diritto acquisito che non può essere messo in discussione innalzando una sorta di “barriera geografica” e protezionista che tra l’altro introduce un bruttissimo caso che rischia di ripercuotersi a catena per il personale docente e Ata, le supplenze (maggiormente interessati al fenomeno della moblità nazionale) e in tanti altri comparti della Pubblica Amministrazione. Altrettanto a rischio potrebbero essere i 647 posti autorizzati qualche giorno fa dal ministero dell’Economia per il 2009-2010 per i quali hanno fatto domanda numerosi dirigenti scolastici provenienti da istituti del Sud e che in tanti anni hanno maturato esperienza e professionalità. Perché le uniche regioni italiane in cui sono ancora presenti idonei nelle graduatorie dei concorsi per dirigente scolastico sono Basilicata, Lazio, Marche, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna è evidente il tentativo di penalizzazione anti-meridionale”.

martedì 21 luglio 2009

Sicurezza, il Testo unico in dirittura d'arrivo. Chiediamo a Napolitano di non firmare

Molto probabilmente nel CdM di questa settimana, verrà presentato e approvato definitivamente il Dlgs correttivo al Dlgs 81/08 (non sono previsti altri passaggi)
L'unica speranza che ci è rimasta è che il Presidente della Repubblica non lo firmi.
Si dice che verranno accolti i pareri delle varie commissioni parlamentari, ma il tutto si riduce, nella sostanza, ad eliminare gli art 2 e 10 bis, cioè i due più contestati, anche se conoscendo questo governo c'è poco da fidarsi, perchè detti articoli potrebbero essere riproposti in altre forme.
Cmq sia, non è che eleminando questi due articoli il decreto correttivo migliori di molto, anzi....
Ho scritto una lettera d'appello al Presidente della Repubblica, che gli ho inviato per raccomandata A/R questa settimana, spiegandogli le mie ragioni, ed invitandolo a non firmare questo vergognoso decreto correttivo, che smantella il testo unico per la sicurezza sul lavoro, approvato poco più di un anno fa, dal dimissionario Governo Prodi, ed entrato il vigore il 15 maggio 2008.
Ma la mia lettera non basterà....
Ecco perchè Vi invito a cliccare sul seguente link, nvitando anche tutti i vostri contatti email a fare lo stesso:

ad inserire i vostri dati (nominativo, città, provincia, email, ecc), e ad inviare, ad esempio, il seguente testo al Presidente Napolitano (facendo un copia-incolla):


Egregio Presidente della Repubblica, La invito, dopo tutte le parole spese chiedendo più sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, a non firmare assolutamente il Dlgs correttivo al Dlgs 81/08.
Se è coerente con le sue dichiarazioni, non può firmare un decreto che è un colpo fatale alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.





A questo punto arriverà, dal Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, una e-mail di conferma di ricezione del messaggio con un link da cliccare per confermare l'invio del messaggio scritto al Capo dello Stato.
Diffondiamo l'iniziativa. Facciamoci sentire. Facciamo capire che non si possono fare sconti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori.


Marco Bazzoni-Rappresentante dei lavoratori, Operaio metalmeccanico-Firenze.

Frammartino: il Presidente Stella ci dia risposte

Sulla mancata nomina della Giunta provinciale di Matera interviene in una nota il segretario del Prc di Matera, Ottavio Frammartino che afferma:" Stella non è riuscito a nominare la Giunta neanche nella seconda seduta e noi ci chiediamo ancora il perché. Sarebbe importante che in Consiglio spiegasse cosa si è consumato in questo mese nella sua maggioranza , se c’è ancora la stessa maggioranza che gli ha consentito la vittoria. Vorremo capire prima di esprimere un giudizio se la giunta a sei significherà anche una vera riforma dei costi della politica , con l’ulteriore riduzione dei consigli di amministrazione dell’Ageforma e dell’Apea , riduzione delle commissione consiliari e moralizzazione delle indennità degli amministratori a cominciare dalla doppia indennità del rimborso chilometrica e lo sfoltimento di tanti incarichi inutili e costosi. Se ritiene - sostiene - come concordato con noi la questione morale parte centrale della sua azione politica, se intenda introdurre l’anagrafe degli eletti , dare risposte al bisogno del lavoro attivando le competenze in tale settore della provincia e dare via utilizzando FSE sostegno al reddito dei cassaintegrati e i lavoratori in mobilità. Solo dopo le risposte che il presidente ci darà su questo sulle questioni ambientali che decideremo – conclude - di sostenere la sua amministrazione, avendo da tempo rinunciato dall’assalto alla diligenza delle postazioni che in questo mese si è consumata in questa maggioranza”.

Nasce la federazione: uno spazio a sinistra, autonomo e alternativo

Lo spazio c'è. Quello politico. Non quello fisico perché la sala in via dei Frentani è stracolma. Platea e galleria segnano oltre il tutto esaurito. Un popolo rosso, di sinistra, comunista, socialista, ambientalista. Un popolo che ha una sua identità, una sua storia, anche un suo progetto per il futuro. Donne e uomini di una sinistra anticapitalista del ventunesimo secolo che non rinnegano il passato - alla fine cantano in coro "Bandiera rossa" - ma vogliono vivere l'oggi e il domani.

di Frida Nacinovich (Liberazione, 19 luglio 2009)
Cantano in coro "Bandiera rossa", così come in altri congressi si canta l' "Inno di Mameli". Internazionalisti, altermondialisti, rivoluzionari anche. Nostalgici? No. Basta vedere cosa succede nel mondo - a partire dal Sudamerica - per capire che non hanno un glorioso futuro dietro le spalle. Lo hanno in avanti. Anche se - vista dall'Italia berlusconiana e berlusconizzata - la corsa è tutta in salita. Ma spazio politico c'è, uno spazio aperto, plurale, non settario da avanguardisti della rivoluzione. Uno spazio a sinistra del Pd, alternativo al Pd. Non stretto nella camicia di forza del bipolarismo a tutti i costi.

Nella sala quasi non si respira,
sono venuti da tutta Italia per "il nuovo inizio". La nascita, soprattutto la costruzione - faticosa come tutte le costruzioni - di una sinistra italiana di alternativa. Una federazione nel segno della ricchezza, delle diversità, delle diverse provenienze. Così Cesare Salvi, il socialista del ventunesimo secolo Salvi, conquista l'applauso della platea quando ricorda, con orgoglio: «Sono stato iscritto al partito comunista italiano». La storia non si cancella, perché ogni albero (anche le querce e gli ulivi) ha bisogno di radici. Altrimenti muore. Qui le radici ci sono, servono le ali per volare. Volare via dalla malinconica condizione di essere considerati dei sopravvissuti, non è una questione di voti. O meglio lo è anche - fuori dal Parlamento italiano, fuori dal Parlamento europeo. Ma soprattutto è il portato di almeno quindici anni di disinvolta riscrittura della storia. Di discussioni oziose sul tempo che fu - ricordate il "mai stato comunista?" - di assenza di lavoro quotidiano nella società, con il risultato che oggi il partito più propriamente popolare italiano è la Lega Nord. Sul tema la puntualizzazione di Paolo Ferrero coglie nel segno: il segretario di Rifondazione comunista non paragona la fase attuale al biennio '43 '44 ma all'inizio degli anni '20. Non quindi un Comitato di liberazione nazionale (da Berlusconi), piuttosto una forza politica autonoma e di sinistra, in grado di opporsi con idee e progetti alternativi alla nascita e al consolidamento di un sistema, quasi un regime.

Una federazione in cui ognuno possa sentirsi come a casa propria. «La sfida è riuscire a costruire un nuovo modo di stare insieme - sottolinea Ferrero - per evitare che il 5% di cose che non condividiamo ci obblighino a rompere, come è stato in passato». Per interrompere il ciclo della frammentazione, eterna coazione a ripetere della sinistra mondiale. Il segretario del Prc si dice convinto che la Federazione sia la forma migliore per mettere insieme la sinistra anticapitalista, «le cui diversità non sono un impedimento ad un processo unitario». Con un obiettivo chiaro: «la ricostruzione di un'opposizione sociale e politica». Il processo costituente partirà a settembre attraverso assemblee sui territori, sul modello di questa qui, battezzata nella sala di vie dei Frentani, un luogo dell'anima per la sinistra italiana. L'approdo sarà un appuntamento a fine ottobre che segnerà la nascita della Federazione.

Gli interventi si susseguono
senza soluzione di continuità, nemmeno un break per il pranzo. Intervengono sindacalisti, intellettuali, dirigenti di partito, donne e uomini dei movimenti. «Torniamo insieme. Era ora». Quasi si commuove Oliviero Diliberto mentre lo dice. «Rivendichiamo la nostra storia: io sono comunista - sottolinea il segretario del Pdci - ma la Federazione non è un'operazione nostalgica. E' piuttosto una iconoclasta rivisitazione di tutte le nostre categorie di analisi e proposta politica: un giovane non deve essere comunista o anticapitalista come lo siamo stati noi». Diliberto precisa che personalmente considera la Federazione «non un evento contingente, ma neanche l'approdo finale: deve essere una tappa verso un partito unitario della sinistra». Da parte sua Cesare Salvi invita tutte le forze politiche di sinistra a partecipare alla costituente della federazione della sinistra, di un nuovo soggetto unitario e plurale. Ad ascoltare ci sono militanti di Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 2000 insieme a rappresentanti di altri movimenti e realtà politiche, intervengono tra gli alti Roberto Musacchio di Sinistra e libertà, Vincenzo Vita del Pd, Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori.
C'è un pezzo di sindacato, la sinistra della Cgil insieme alle forze del sindacalismo di base. Non tutti sembrano volersi mettere ancora in marcia sul sentiero di una sinistra anticapitalista, c'è chi come Marco Ferrando propone un parlamento di tutte le forze della sinistra extraparlamentare come libero luogo di discussione in vista di una possibile unità di azione. E c'è chi guarda più ai rapporti con il Pd che alla ricostruzione di una sinistra italiana di opposizione. Come è andata? Ancora non si può dire, perché da qui si parte. Sarà il lavoro quotidiano a dare ragione o torto a un viaggio appena iniziato. Un lavoro che si annuncia duro, perché nelle strade, nelle piazze, ai cancelli delle fabbriche, di fronte agli uomini e alle donne che non ne hanno capito l'utilità sociale, la sinistra deve ridimostrare di avere idee, progetti, capacità di creare legami. Non nostalgici, rivolti all'oggi e soprattutto al domani. Cara bandiera rossa.

domenica 19 luglio 2009

Di Sabato: caso Sandri e Aldrovandi, due pesi e due misure

Dichiarazione di Italo Di Sabato, responsabile Osservatorio sulla Repressione del Prc-Se
"In questo paese esistono di fatto due pesi e due misure quando a commettere i reati sono le forze dell'ordine. Non è un caso che l'Italia è l'unico paese d'Europa a non avere i codici di riconoscimento sulle divise. Esiste un filo comune tra la legge reale, che ha visto più di 700 omicidi di stato senza colpevoli e la deriva securitaria della zero tolleranza che non a caso si è sperimentata sugli stadi da anni, sospendendo le garanzie costituzionali.

Tutti quei parlamentari che ieri hanno espresso solidarietà sono gli stessi che hanno in questi anni approvato senza battere ciglio le leggi più repressive d'Europa in barba alle garanzie costituzionali, dando enorme potere alla discrezionalità delle forze dell'ordine e prefetti. Il paradosso della giustizia italiana è dato dal fatto che la pena per chi ruba un pacco di wafer, o si coltiva alcune piante di marijuana è paradossalmente simile o addirittura maggiore di chi spara ed uccide senza motivo com'è successo per il caso Sandri, o di chi ammazza di botte un ragazzo per strada com'è successo per Aldrovandri."

Ferrero: Svimez, rapporto offre quadro agghiacciante

FEDERALISMO FISCALE PEGGIORERA' SITUAZIONE MA PD E IDV HANNO PENSATO BENE DI VOTARLO. NECESSARIO INVECE RILANCIARE POLITICHE ECONOMICHE E SOCIALI

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se

Il rapporto Svimez 2009 presentato oggi offre un quadro terribile e agghiacciante di quella che purtroppo è una piaga storica del nostro Paese, la questione meridionale e il mancato sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, che oggi vede contabilizzare dalla Svimez non solo la "fuga dei cervelli" ma una vera e propria piaga sociale, quella dell'emigrazione dei giovani meridionali che fuggono al Nord alla ricerca del lavoro.

Questo quadro desolante ha però responsabilità chiare e precise: quelle di una classe politica che non ha mai saputo rapportarsi al Mezzogiorno se non in termini di politica clientelare e parassitaria e di una classe imprenditoriale che del Mezzogiorno ha sempre sfruttato le principali risorse lasciando sul campo pochissimo, in termini di sviluppo dell'occupazione, e di una società civile strozzata, che non è mai stata messa in condizione di sapere sviluppare al meglio tutto il proprio potenziale, ma che è stata repressa e intimidita.

Di certo non ha fatto e non sta facendo nulla, per il Mezzogiorno, il governo Berlusconi, che ha ulteriormente aggravato la situazione, disinteressandosi dello sviluppo del Sud, lasciandolo languire, evitando accuratamente di combattere con convinzione la criminalità organizzata e le varie e potentissime mafie che allignano nel Sud, e infine perseguendo e facendo approvare il federalismo fiscale, legge-obbrobrio che non farà altro che peggiorare il tessuto economico, sociale e civile del Mezzogiorno, visto che sperequa profondamente tra regioni del Nord e del Sud e smantella di fatto ogni idea e possibilità di rafforzare uno stato sociale e una società civile forte e autonoma.

Ma non va neanche dimenticato che il federalismo fiscale è stato votato, in Parlamento, non solo dalla maggioranza di destra (Lega Nord xenofoba e razzista in testa) in modo compatto, ma che ha ricevuto i voti favorevoli dell'Idv di Di Pietro e l'astensione benigna del Pd, e cioè un atteggiamento di fatto accondiscendente e accomodante da parte delle principali opposizioni parlamentari, esclusa la sola Udc.

Per risollevare le sorti del Mezzogiorno bisogna invece puntare a rafforzare e implementare stanziamenti e politiche serie ed efficaci dal punto di vista occupazionale e sociale, non certo a ridurle, e indurre il governo a rilanciare con forza non inutili e costose Grandi Opere ma invece una rinnovata e moderna politica di sviluppo economico e industriale rispettosa dell'ambiente, del territorio e delle persone.

sabato 18 luglio 2009

Quelle pale non devono girare

La bozza presentata dal ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola prevede per gli impianti solari ed eolici una tale ridda di studi e divieti da rischiare di affossare l'energia verde in Italia
Finalmente il governo ha deciso di regolare severamente le fonti di energia che, evidentemente, considera deleterie per il nostro Paese. Carbone e nucleare? No, vento e sole. Le linee guida alla legge 387 del 2003 dovevano servire, su richiesta europea, a unificare e rendere più veloce l'iter per la realizzazione di impianti a energie rinnovabili, oggi regolato a livello regionale. Ma la bozza presentata dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, prevede per gli impianti solari ed eolici, al di sopra rispettivamente di 20 e 60 kW, una tale ridda di studi, pareri e divieti, da rischiare di affossare l'energia verde in Italia. "Sono norme più rigide di quelle previste per le fonti non rinnovabili", hanno commentato gli industriali dell'eolico. Per installare turbine eoliche, per esempio, si prevedono studi finanziari, tecnici, sanitari, naturalistici, climatici, paesaggistici, idrogeologici e persino sociali e per loro sono comunque off limits ben 14 tipi diversi di territorio, comprese, chissà perché, le aree ad agricoltura biologica e Doc. "Con queste regole", spiega l'ingegnere energetico Alex Sorokin, "tempi e costi di installazione, già più alti in Italia che in Germania o Spagna, aumenterebbero ancora. Speriamo che le regioni, quando valuteranno questa bozza, la riportino
allo spirito originale: rendere cioè la vita più facile, non più difficile, a chi vuole produrre energia rinnovabile".

(17 luglio 2009)

Terremoto Irpinia, tana liberatutti per gli ex ministri

da www.spreconi.it

Dicono che quel terremoto permise di costruire il potere di una nuova classe politica, garantendo carriere e fondi grazie alle tangenti della ricostruzione. Dicono che grazie agli oltre tremila morti provocati dalla scossa che il 23 novembre 1980 devastò Campania e Basilicata aprendo ferite sociali e urbanistiche mai risanate una nuova leva di uomini di partito si arricchì. Dicono che tutto venne deciso in base a mazzette e quote di partito, perchè non ci sarà mai una sentenza. Ventinove anni dopo quel sisma terribile, politici e imprenditori sono stati tutti assolti. E questo non perchè la corte li ha riconosciuti innocenti, accogliendo la loro difesa. No, l'assoluzione è scattata per prescrizione: è passato troppo tempo per giudicarli. Un colpo di spugna che segna ancora una volta la drammatica incapacità di assicurare giustizia, garantendo assoluzioni o condanne in tempi umani. Nella lista degli imputati per corruzione c'erano tra gli altri gli ex ministri Paolo Cirino Pomicino, Franco De Lorenzo e Enzo Scotti, attuale sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi; gli imprenditori Eugenio Buontempo e Corrado Ferlaino, patron del Napoli di Maradona. Ma la Corte d'Appello ha potuto solo ribadire quanto deciso dal tribunale sette anni fa: tutti prescritti. Unica eccezione, l'ex presidente della Regione Antonio Fantini condannato a 34 mesi di reclusione. Ma anche questa sentenza non avrà effetti concreti e Fantini ha annunciato il ricorso per dimostrare la sua innocenza. La prescrizione, anche per lui, arriverà prima della giustizia.


(6 luglio 2009)

venerdì 17 luglio 2009

Aborto, con la mozione approvata alla Camera, un altro attacco fondamentalista all'autodeterminazione delle donne

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se, e di Erminia Emprin, Direzione nazionale del Prc-Se

La mozione con la quale la Camera dei deputati ha impegnato il governo a proporre all’Onu una mozione che affermi il diritto delle donne a non essere costrette ad abortire e che omette di riconoscere, nello stesso tempo, il principio di autodeterminazione e la responsabilità femminile sulla nascita, è l’ennesima espressione di un fondamentalismo patriarcale che pretende di ricondurre e mantenere le donne in uno stato di minorità morale e giuridica - ha dichiarato Erminia Emprin.

E questo vale tanto più nel contesto italiano, in cui prevenzione e contraccezione sono storicamente un tabù e domani si avvia, nel Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, la discussione sull’ immissione in commercio della Ru486, il farmaco per l’interruzione di gravidanza attualmente in uso in tutti i paesi della Comunità Europea ad eccezione del l’Irlanda, del Portogallo e dell’Italia.

L’astensione del Pd e dell’Idv è dunque un preoccupante segnale di regressione sul terreno delle relazioni tra donne e uomini nel nostro paese e di subalternità nei confronti della destra e delle gerarchie vaticane.

POVERO BENEDETTO

giovedì 16 luglio 2009

Molto partito, poco democratico

di Marco Travaglio
http://la-mosca-tze-tze-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/

Dice D’Alema che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai definito “golpisti” i pm di Mani Pulite, mai fatto bicamerali per demolire la Costituzione, mai rovesciato il governo Prodi, mai legittimato il conflitto d’interessi, mai definito Mediaset “un grande patrimonio del Paese”, mai scalato la Bnl, mai detto a Consorte “facci sognare”, mai preso tangenti da un uomo legato alla Sacra corona unita, mai definito “capitani coraggiosi” Colaninno e Gnutti, mai stato amico di Geronzi e Tronchetti Provera, mai bombardato l’ex Jugoslavia violando il diritto internazionale e poi negando di averla bombardata, ma invitato Gheddafi alla fondazione Italianieuropei.
Dice Veltroni che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai minato il governo Prodi, non ha mai auspicato di avere Gianni Letta nel suo governo, non è amico dei palazzinari, non ha mai fatto accordi con Berlusconi, non l’ha mai chiamato “il principale esponente dello schieramento a noi avverso”, promesso di “non attaccarlo mai più”, non ha mai riabilitato Craxi definendolo “grande innovatore” (anzi, pare addirittura che il comico genovese, a Craxi, preferisca Berlinguer).
Dice Anna Finocchiaro che Grillo non può entrare nel Pd: non ha mai attaccato il pool di Milano, non ha mai elogiato “il comportamento esemplare di Andreotti”, non ha mai invocato il Ponte sullo Stretto di Messina, non ha perso tutte le elezioni della sua vita, non ha mai baciato Schifani e non s’è fatto scrivere il programma da Salvo Andò.
Dice Bersani che Grillo non può entrare nel Pd: mica era amico di Tanzi, mica trafficava col governatore Fazio per sponsorizzare la fusione Bnl-Montepaschi, mica ha elogiato Fiorani (”banchiere molto dinamico, capace, attivo”), mica ha ingaggiato il figlio di Mastella come consulente al ministero delle Attività produttive, mica va a farsi osannare ogni anno al Meeting della Compagnia delle Opere a Rimini,
Dice Franceschini che Grillo non può entrare nel Pd: mica ha commentato lo scandalo Noemi e le accuse di Veronica “tra moglie e marito non mettere il dito” e mica si allea con Marini, Rutelli, Fioroni, Carra e Binetti.
Dice Follini che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai militato nell’Udc di Totò Cuffaro, non ha votato tutte le leggi vergogna di Berlusconi (anzi, le ha persino combattute), non è mai stato vicepresidente del Consiglio in un governo Berlusconi.
Dice Mirello Crisafulli che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai abbracciato né baciato il boss mafioso di Enna, Giuseppe Bevilacqua, in un hotel di Pergusa e non ha mai parlato di affari e appalti dandogli affettuosamente del tu.
Dice Nick Latorre che Grillo non può entrare nel Pd: non ha mai chiesto a Dell’Utri i voti per D’Alema al Quirinale(”Con il senatore Dell’Utri esiste un rapporto di grande cordialità e di stima reciproca. La mia impressione su di lui
è estremamente positiva: penso sia una persona pacata, sensibile e
di spessore”), mai trafficato né con Consorte né con Ricucci, non è mai stato loro complice in scalate finanziarie illegali, e non ha mai neppure passato pizzini all’onorevole Bocchino nei dibattiti televisivi.
Dice Fassino che Grillo non può entrare nel Pd: diversamente da Primo Greganti, regolarmente iscritto, il comico genovese non incassava tangenti per conto del Pci-Pds nella stessa città di Fassino; inoltre, Grillo non ha mai domandato a Consorte “allora siamo padroni di una banca?” né portato la sua signora in Parlamento per cinque legislature, e nemmeno per qualche minuto in visita guidata.
Dice Enrico Letta che Grillo non può entrare nel Pd: molto meglio “Tremonti, Letta (Gianni), Casini e Vietti”, che lui vorrebbe “nel mio futuro governo”.
Dice Rutelli che Grillo non può entrare nel Pd: non è mai stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire 25 mila euro al Comune di Roma per le spese folli in consulenti inutili; e non ha mai perso nemmeno un’elezione, mentre lui nell’ultimo decennio le ha perse tutte, dalle politiche del 2001 alle comunali di Roma nel 2008.
Dice Sergio D’Antoni che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai fatto partiti con Andreotti.
Dice la Binetti che Grillo non può entrare nel Pd: non è mica dell’Opus Dei.
Dice Enzo Carra che Grillo non può entrare nel Pd: non è mica un pregiudicato per falsa testimonianza.
Dice Pierluigi Castagnetti che Grillo non può entrare nel Pd: mica ha una prescrizione per finanziamento illecito.
Dice Bassolino che Grillo non può entrare nel Pd: non è mica imputato per truffa pluriaggravata alla regione di cui egli stesso è governatore.
Grillo si rassegni. Oppure vada a molestare una ragazza: se tutto va bene, gli fanno il Tso, gli danno la tessera del Pd e lo promuovono presidente di sezione.

(16 luglio 2009)

mercoledì 15 luglio 2009

Follia nucleare, ci risiamo

di Maria Campese, Segreteria nazionale Prc Area Ambiente, Territorio e Beni Comuni

Follia nucleare, ci risiamo. Il governo ha compiuto l'ennesima vergognosa scelta che ci fa precipitare indietro di venti anni. Con il via libera definitivo del Senato al ddl Sviluppo, con cui si sancisce il ritorno al nucleare nel nostro Paese, è stato fatto un altro spaventoso passo indietro, un segnale in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo molti altri Paesi. La scelta del nucleare pone infatti gravissimi problemi di sicurezza e contraddice gli impegni europei e il referendum popolare del 1987.



Innanzitutto va chiarito che il nucleare è molto più costoso dell'investimento su altre fonti energetiche. Le riserve di combustibile nucleare non sono illimitate: se le centrali nucleari non subissero un incremento sarebbero sufficienti al massimo per 50 anni; se invece si dovesse incrementare la domanda è chiaro che diminuirebbe significativamente il tempo di disponibilità dell'offerta, con aumenti esponenziali, già in atto, del costo di tale combustibile. Inoltre, nel computo dei costi non viene compreso l'onere dello smantellamento e stoccaggio dei materiali radioattivi rinvenuti nelle centrali nucleari una volta in disuso (va ricordato che il tempo di vita "in sicurezza" delle centrali nucleari è poco più di una decina d'anni). A tutt'oggi sono ancora presenti sul nostro territorio centrali nucleari in disuso da oltre vent'anni, che non si è stati ancora in grado di smantellare e stoccare in sicurezza. Va inoltre sottolineato che tale scelta energetica non risolve i conflitti bellici e geopolitici scatenati dall'approvvigionamento di combustibili fossili.
Quella operata è una scelta in controtendenza rispetto al resto d'Europa, dove per esempio la Spagna e la Germania, che occupa già 250 mila addetti nel settore delle rinnovabili, hanno intrapreso il percorso delle rinnovabili che li porterà ad uscire dal nucleare nel giro di pochi anni.
Il 9 luglio è stata quindi l'ennesima giornata triste per l'Italia, con un segnale ancor più grave perché avviene mentre il mondo intero aspetta risposte concrete dal G8 e non vuote enunciazioni di principio.

Ora, dopo l'approvazione da parte dell'Aula di Palazzo Madama del provvedimento che delega il governo a definire entro sei mesi i criteri di localizzazione delle nuove centrali, per l'esecutivo si pone il problema dell'individuazione dei siti. L'Italia, sembra strano che ci sia bisogno di ricordarlo, è un territorio altamente sismico e quindi per niente adatto a tale tipologia di impianti.

E sulla questione di chi ospiterà le centrali si è già sentito un coro di no da parte dei governatori delle regioni, con alcune eccezioni.
Delle aperture sono arrivate da Veneto e Sicilia, quest'ultima in particolare area che ha storicamente registrato forti scosse telluriche. Ma i no più forti arriveranno dalle popolazioni interessate e visto che la delega prevede la possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione, avverrà che, in nome e per conto di ben determinati interessi, si militarizzeranno interi territori e si cercherà di porre fine con la repressione a legittime e democratiche proteste.

Il provvedimento prevede anche procedure più semplificate per la costruzione e la messa in esercizio degli impianti ed uno sportello unico per l'autorizzazione dei rigassificatori e la velocizzazione delle procedure per l'estrazione di idrocarburi.

Si punta dunque su semplificazione e repressione su temi così importanti per la sicurezza dei cittadini.

E' in atto da tempo una grande campagna mediatica che tende a mistificare ogni notizia relativa al nucleare. Si cambiano le carte in tavola, si trasforma quello che è buono in cattivo e viceversa e così il nucleare diventa quasi una fonte di vita, invece di essere rappresentato come un pericolo, un problema serio di sicurezza, un danno per l'ambiente e la salute, un investimento gravoso.

Alle gigantesche bugie
inventate di sana pianta dal governo e dal sistema informativo compiacente, ed alle verità celate, occorre contrapporre una campagna forte, decisa, per spiegare cosa si nasconde dietro questa operazione: un regalo ad alcune lobby imprenditoriali ai danni dei cittadini e in spregio alla democrazia.

Così come nel 1987
si pose fine alla sciagurata esperienza nucleare con una grande mobilitazione popolare e di massa, anche oggi occorre ricostruire un movimento di tale portata per gridare con forza "No, grazie" in tutte le piazze e le strade d'Italia e soprattutto per passare all'offensiva proponendo un nuovo modello energetico, che si fondi sulle rinnovabili, energie pulite da cui potranno scaturire anche nuove possibilità occupazionali, e che sia anche un nuovo modello di società.

Rifondazione comunista continuerà a vigilare sul rispetto della sicurezza e si opporrà sempre alla logica dei grandi impianti energetici e chimici ad alto rischio sia sulla terraferma sia al largo delle coste italiane e soprattutto alla scellerata scelta del governo di procedere alla costruzione di centrali nucleari che sono potenziali bombe ecologiche e sanitarie che in caso di incidente genererebbero catastrofi di dimensioni inimmaginabili.

Afghanistan, cordoglio ai familiari del militare ucciso. Sempre più urgente il ritiro delle truppe

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se

L'uccisione di un soldato italiano in Afghanistan, rispetto al quale esprimiamo il nostro più sentito cordoglio alla famiglia, e il ferimento di altri tre militari del nostro contingente, ai quali auguriamo una pronta guarigione, ci rafforzano nella posizione che abbiamo sempre avuto, sulla partecipazione dell'Italia alla guerra in Afghanistan: si tratta di una scelta sbagliata e grave, che comporta solo lutti, disperazione ed errori, che allontana ogni possibilità di possibile pacificazione di quella regione.

Per questo chiediamo al governo Berlusconi di adoperarsi immediatamente per il ritiro del nostro contingente e per l'apertura di un vero processo di pace. In Afghanistan si combatte una vera guerra, fuori da ogni regola e principio del diritto internazionale. Bisogna smetterla e uscire dal pantano afghano una volta per tutte: yes we can.

lunedì 13 luglio 2009

Diamo visibilità all'Honduras per evitare carneficine!

Segui la diretta su Telesurtv.net

L'Appello contro la repressione in Honduras e i primi firmatari

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La situazione in Honduras sta precipitando. Gli squadroni della morte sono in azione. “Siamo in una situazione peggiore di quella vissuta negli anni ‘80, quando i militari, che fanno parte del Governo golpista, fecero sparire un grande numero di honduregni”, ha detto Hugo Maldonado, presidente del Comitato dei diritti umani a san Pedro Sula, denunciando che, attorno alla sua casa e a quella di altri dirigenti, girano pericolosi individui armati.

Stessa denuncia da parte di P.T., una cooperante europea che teme nel rivelare il suo nome, e che era presente alla grande manifestazione in attesa del Presidente legittimo Manuel Zelaya. L'aereo con Mel Zelaya e con il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non ha potuto atterrare perché i golpisti hanno messo camion militari sulla pista e per la minaccia di essere abbattuto. Dopo aver sorvolato l'aeroporto, ha dovuto dirigersi fuori dal Paese.

P.T., che è in clandestinità e cambia casa ogni due giorni per motivi di sicurezza, ha visto ammazzare sotto i suoi occhi il diciannovenne che manifestava con altri in un corteo allegro e pacifico. Ieri sera, attraverso la rete giungevano richieste di aiuto internazionale, come quella di Juan Ramon, che era all'aeroporto e invocava l'invio delle Forze Onu. Anche Rigoberta Menchù, Nobel per la pace, è seriamente preoccupata soprattutto per chi si occupa di diritti umani che sta raccogliendo testimonianze sulle illegalità, le minacce, le intimidazioni e le vessazioni perpetrate dai golpisti. Questi volontari “sono i più indifesi, perché non hanno un luogo dove proteggersi, neppure in Chiesa”, ha dichiarato. E' più che mai necessaria un’attenzione politica e mediatica internazionale per evitare che l'Honduras diventi quel Cile o quell’Argentina che oggi ricordiamo con orrore.

Tutte le forze progressiste dell’America Latina hanno denunciano il colpo di stato come un atto della destra reazionaria, che mira alla soppressione della libertà del popolo honduregno di potersi esprimere nelle urne elettorali per l´approvazione di una nuova Costituzione e di continuare con l´esperienza democratica iniziata con l´elezione del Presidente Zelaya.

Di fronte al vergognoso comportamento delle televisioni pubbliche che in questi giorni hanno tessuto le lodi del neodittatore Micheletti, invitiamo radio, tivù, giornali e siti internet a dare la massima visibilità a quanto accade in Honduras a causa del comportamento criminale dell'esercito golpista.

Invitiamo tutte le personalità e le forze democratiche ad aderire e diffondere il presente appello.

Per adesioni: appellohonduras@libero.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Primi firmatari


Michele Giorgio, giornalista de Il Manifesto
Dino Greco, direttore di Liberazione
Manuela Palermi, direttora de La Rinascita, già Parlamentare
Paolo Serventi Longhi, direttore di Rassegna Sindacale
Sergio Cararo, direttore di Contropiano
Fortunata Dell’Orzo, direttrice di Barilive.it
Manlio Dinucci, giornalista
Ada Donno, giornalista, presidente AWMR (Donne della Regione Mediterranea)
Fosco Giannini, direttore de l’Ernesto, già Parlamentare
Angela Lano, direttora dell'agenzia stampa Infopal.it
Maurizio Musolino, scrittore, giornalista de La Rinascita della Sinistra
Alfio Nicotra, giornalista, responsabile Dipartimento Pace e movimenti Prc
Grazia Paoletti, giornalista pubblicista, economista, docente universitaria, SPI CGIL
Marco Santopadre, direttore di Radio Città Aperta
Bruno Steri, direttore di Essere Comunisti, già Parlamentare
Jacopo Venier, direttore di Pdci Tv, segreteria nazionale PdCI, già Parlamentare
Marilisa Verti, direttora di El Moncada
Giuseppe Zambon, editore
Bianca Bracci Torsi, partigiana, responsabile Dipartimento Antifascismo Prc
Giorgio Salamanna, partigiano, presidente dell’ANPI di Bari
Maurizio Nocera, scrittore, presidente ANPI di Lecce
Dario Venegoni, giornalista, presidente dell'ANED (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) di Milano
Fabio Amato, responsabile Dipartimento Esteri Prc
Ennio Antonini, presidenza Centro Gramsci
Giuseppe Aragno, storico
Alberto Burgio, docente di Storia della Filosofia Università di Bologna, già Parlamentare
Pietro Calabrese, pittore, architetto
Gennaro Carotenuto, storico
Giuseppe Casarrubea, storico
Vittorio Delfino Pesce, antropologo, docente dell’Università di Bari
Veniero Gaggio, anticonsumista residente in El Salvador
Haidi Gaggio Giuliani, Partito della Rifondazione comunista
Mario Geymonat, latinista, docente dell’Università Ca' Foscari Venezia
Mauro Gemma, responsabile Comm. internazionale Federazione Torino del PRC
Milena Fiore, Cgil Bari
Andrea Genovali, vice responsabile esteri PdCI
Vladimiro Giacchè, economista
Diana Höbel, attrice
Alexander Höbel, storico
Guido Liguori, International Gramsci Society Italia
Domenico Losurdo, filosofo e docente dell’Università di Urbino
Enrico Maria Massucci, storico
Francesco Maringiò, Responsabile Dipartimento Solidarietà Internazionale Prc
Sergio Marinoni, presidente dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Simone Oggionni, direzione nazionale Prc, direttore www.esserecomunisti.it
Nico Perrone, storico, docente Università di Bari
Vito Francesco Polcaro, INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica)
Loredana Savino, cantante
Sergio Sozzi, architetto

Associazione Punto Critico

Per un nuovo inizio: costruiamo insieme la federazione della sinistra di alternativa

L' appuntamento è per il 18 luglio a Roma al Centro Congressi Frentani, h 10.00.

L'appello e i primi firmatari:

La crisi sta mostrando una volta di più il volto distruttivo del capitalismo e delle politiche liberiste. Parimenti mostra il fallimento delle politiche socialdemocratiche in tutta Europa e del centrosinistra in Italia.

Nella debolezza dell’opposizione e della sinistra, la crisi sociale si impasta con la crisi della politica, producendo guerre tra i poveri che si esprimono in separatezza dalla politica, in astensione, quando non in consenso alle destre razziste.

Abbiamo quindi dinnanzi un compito tanto grande quanto necessario, quello di costruire una efficace opposizione sociale, politica e culturale, in grado di proporre e rendere credibile una uscita da sinistra dalla crisi, lungo una strada contrapposta alle ricette della destra e alternativa al liberismo temperato proposto dal centrosinistra.

A tal fine è assolutamente necessario costruire un punto di riferimento politico della sinistra di alternativa, che abbia massa critica e programmi tali da risultare credibile per tutti coloro che stanno subendo e pagando la crisi e che si ponga l’obiettivo di aggregare tutte le forze politiche, sociali, culturali e morali che come noi sentono questa urgenza.

Riteniamo che gli elementi fondanti di questo processo di aggregazione siano principalmente quattro:

In primo luogo una rinnovata critica al capitalismo globalizzato e alla sua tendenza alla mercificazione di ogni cosa e relazione sociale.

In secondo luogo una forte opposizione al sistema bipolare che rappresenta la forma istituzionale con cui il pensiero unico ha cercato di sancire l’espulsione del tema dell’alternativa dalla politica.

In terzo luogo noi riteniamo che questo polo della sinistra di alternativa non possa essere costruito solo tra le forze politiche oggi esistenti ma debba coinvolgere a pieno titolo tutte le esperienze di sinistra che si muovono al di fuori dei partiti.

In quarto luogo noi pensiamo che la sinistra di alternativa sia pienamente nel solco della storia del movimento operaio, del movimento socialista e comunista, del movimento femminista, GLBTQ e dei diritti civili, delle lotte ambientaliste, per la giustizia e la solidarietà, del movimento altermondialista.

La proposta che avanziamo trova la sua collocazione politica naturale nel contesto di tutte le forze della sinistra europea che si collocano a sinistra delle socialdemocrazie e che hanno ottenuto significativi consensi nelle ultime elezioni europee, come in Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Olanda e nei paesi nordici.

Proponiamo pertanto di dar vita a una Federazione unitaria che comprenda – oltre alle forze che hanno dato vita alla lista anticapitalista e comunista – tutti i soggetti politici, i movimenti e le persone che avvertono l’urgenza di affrontare insieme i compiti che ci sono davanti e che abbiamo prima indicato nelle linee generali.

Vogliamo discutere nel modo più diffuso e aperto della nostra proposta unitaria e a tal fine proponiamo quindi di vederci il 18 luglio alle ore 10,00 a Roma al Centro Congressi di via Frentani.

Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi, Vittorio Agnoletto, Margherita Hack, Lidia Menapace,Bruno Amoroso, Elio Bonfanti, Benedetta Buccellato, Elena Canali, Omar Sheikh Esahaq, Valerio Evangelisti,Barbara Fois, Haidi Giuliani, Rita Lavaggi, Maria Rita Lodi, Maria Rosaria Marella,Ibrahima Niane, Nicola Nicolosi, Gian Paolo Patta, Tonino Perna, Rossano Rossi, Nadia Sabato, Bassam Saleh, Raffaele K. Salinari, Laura Stochino, Ermanno Testa, Vauro, Mario Vegetti, Massimo Villone

Paolo Ferrero: appello per l'unità tra partiti e movimenti


«Sinistra, una federazione che guarda al Sudamerica»
da Il Manifesto, 12 Luglio 2009

Intervista di Matteo Bartocci

Una federazione della sinistra di alternativa. E’ la proposta che Prc, Pdci, Socialismo 2000, più altri movimenti e associazioni lanciano a 360 gradi. «Una federazione, non un partito unico né un puro forum di discussione». Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, spiega così di cosa si tratta: «E’ un’idea che si ispira all’esperienza latinoamericana o all’esperienza delle donne quando dicevano che vanno rispettate le diversità senza che diventino disuguaglianze». «Una soggettività plurale - spiega Ferrero - che vuole unire la sinistra per superare quello che c’è e riuscire a intrecciare i tanti modi diversi di fare politica nei partiti, nei movimenti, nei sindacati e nelle associazioni. Il nostro appello vuole aprire un processo verso una sinistra antagonista che sia fuori e contro il bipolarismo».

Sabato prossimo fate la prima assemblea a Roma. Di che si tratta?
Sarà un primo scambio pubblico di idee a 360 gradi. In autunno spero ci siano assemblee in tutta Italia. Rifondazione rimane ma con questo appello supera una sua dicotomia storica. Penso ad Asor Rosa o al dibattito aperto sul manifesto. Il Prc in fondo ha sempre detto a parole che voleva aprire a sinistra ma poi non ha mai fatto granché. Rifondazione rimane ma non crescerà su stessa, con la federazione nessuno rinuncia a ciò che è e proverà a lavorare con altri.

Tante firme all’appello. Ma rispetto a quello per le europee manca quella di Pietro Ingrao.
Pietro a giugno ci ha dato una grande mano. Se vorrà, prenderà la parola ma certo non possiamo usarlo come un ombrello per qualsiasi cosa.

«Intrecciare partiti e movimenti» può essere un gesto generoso. Ma si può anche sospettare che i partiti vogliamo mettere il «cappello» sui movimenti. Si può evitare questo rischio?
Si può evitare soprattutto essendo chiari. E’ chiaro che ci sono soggetti diversi per peso, per storia, per organizzazione. Io non credo che i partiti siano un guaio per la democrazia. Decideremo da un lato un manifesto politico, una piattaforma di cose da fare; dall’altro ci daremo un sistema di regole.

Scrivete «interlocuzione paritaria tra tutti i soggetti». Che vuol dire?
E’ un auspicio ed è un punto di partenza. Secondo me la federazione deve decidere democraticamente, cioè secondo il principio «una testa, un voto ». E poi discuteremo le cose che sono di competenza della federazione e le cose che restano ai singoli soggetti. Le forme dello stare assieme ce le dobbiamo inventare. Per esempio il Frente Amplio che attualmente governa l’Uruguay è formato da decine di organizzazioni diverse e ha stabilito che tutti gli atti di governo devono essere decisi all’unanimità. E’ un modo di procedere che dà a ciascuno molto potere ma anche molta responsabilità. In ogni caso dovremmo valorizzare quel 95%di cose che ci vede tutti d’accordo ed evitare che quel 5% di disaccordo diventi un motivo di spaccatura. Tutta la storia della sinistra è una storia di scissioni, dobbiamo trovare un modo in cui è normale andare avanti anche se ci sono cose che non si condividono. Io condivido molte delle cose che scrivono Ferrajoli e gli altri nell’appello che avete pubblicato dopo il voto. E una federazione non è un partito. Vorrei che chiunque lì dentro sia legittimato a definirsi come ritiene. Dobbiamo evitare che le regole siano distruttive.

Lo auspichi anche per il tuo partito?
Sono sicuro che a settembre arriveremo a una gestione unitaria. Il partito va gestito da tutti. I congressi non possono essere appuntamenti per emarginare gli iscritti. La lotta in Val Susa è complicata come la lotta di un partito ma osserva modalità diverse. Dobbiamo valorizzare questi modi diversi di fare politica, rispettandoli e facendo in modo che non mortifichino i militanti. La vera scommessa è cancellare il confine tra sociale e politico.

Il vostro appello chiede «profonde innovazioni nel modo di fare politica a partire dai rapporti tra incarichi politici e incarichi istituzionali», parla di una «nuova etica pubblica» e chiede «l’effettiva partecipazione di tutti alle decisioni per ridare centralità alla pratica sociale». Quali sono le tue proposte?
Dopo la denuncia della «casta» la rappresentanza è un terreno ancora più complicato. La sinistra deve provare a stare nelle istituzioni ma deve evitare che questo diventi separatezza. E’ una scommessa tutta da fare. E spesso in giro ci sono cattivi esempi

Anche nel tuo partito?
(Lunga pausa, ndr) Al congresso sono stato attaccato molto duramente perché sarei stato dipietrista e giustizialista. Mi ha colpito molto che uno di quelli che più mi attaccava, come Maurizio Zipponi, oggi è candidato proprio con Di Pietro. Certo, ci sono anche esempi positivi ma in generale penso ad esempio che la rotazione degli incarichi sia un modo per ricostruire una comunità senza separare il ceto politico-istituzionale da tutti gli altri.

Questa federazione è il preludio a una lista elettorale per le regionali?
Per noi si parte dalla lista per le europee. Se il percorso della federazione si allarga, bene. In ogni caso non va forzato sul passaggio elettorale.

Sinistra e libertà invece ha già annunciato che si ripresenterà alle regionali. Ci sono margini per un lavoro comune?
Finora abbiamo parlato molto di metodo. Ma qual è la sostanza? C’è la necessità di un’opposizione sociale e politica in un autunno caldissimo che vedrà migliaia di licenziamenti. Noi abbiamo proposto di fare comitati contro la crisi ovunque sia possibile. Comitati aperti a tutti quelli ci stanno, dal sindacalismo di base a quello confederale, dal Pd a Ferrando. L’opposizione deve uscire dal terreno massmediatico e istituzionale per passare alle condizioni materiali della crisi. L’altro aspetto è politico. E qui le differenze con una parte dei dirigenti di Sinistra e libertà, non con i loro elettori, ci sono. La sinistra di alternativa deve forzare il bipolarismo e non rincorrere il centro.

E col Pd?
La sinistra di alternanza è fallita in maniera irreversibile con il fallimento del governo Prodi. Sul piano del governo nazionale io non vedo più nessuna possibilità di governare assieme al Pd. Mi si dirà: però c’è Berlusconi. E risponderei che Berlusconi è un frutto perverso di questo bipolarismo coatto, ha il 35% dei voti ma governa come se avesse il 60%. Se Berlusconi è un pericolo per la democrazia allora si scelga di fare una legislatura di garanzia costituzionale che vari una legge elettorale proporzionale, risolva il conflitto di interessi e ristabilisca la legalità sanando il conflitto con la magistratura. Su questo sono pronto a un accordo perfino con Casini. Chiudiamo questa seconda Repubblica bipolare e antisociale e accordiamoci sulle riforme. Per il resto ognuno si presenta col suo programma, si vota, e al governo ci va solo chi è d’accordo. Sennò torniamo al delirio di chi dice che vuole battere Berlusconi e cinque minuti dopo sta insieme a gente con cui non condivide nulla.

E sul piano amministrativo?
Sul piano locale si vedrà e sui contenuti. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio - Tabacci è diverso da Cuffaro - però con l’Udc abbiamo idee opposte.

In questo senso il «laboratorio Puglia » è interessante. Che ne pensi?
La «primavera pugliese» non c’entra nulla con un rimpasto di giunta poco chiaro e che apre all’Udc e alla Poli Bortone. Segnalo, tra l’altro, che Vendola ha aperto al centro ma ha lasciato fuori dalla giunta Rifondazione. Quelle lì sono scelte già interne alla dialettica del Pd. Ma l’idea che il bipolarismo si rafforzi al centro è una delle idee contro cui è nata Rifondazione. Non quella di Chianciano ma quella del ’91.

A proposito di crisi e di licenziamenti. Li farete anche nel Prc?
Le europee hanno peggiorato una situazione già critica. Oggi siamo fuori da tutti i livelli istituzionali centrali e abbiamo bisogno di meno della metà delle persone che abbiamo. Come finanziamento pubblico nel 2007 abbiamo ricevuto 18 milioni di euro, nel 2010 sarà mezzo milione. In più la campagna di Sansonetti ha portato il deficit di Liberazione a più di 3milioni di euro. I soldi sono finiti. Quindi lo faremo meno dolorosamente possibile ma dobbiamo tagliare anche noi. Già un anno fa avevamo tagliato tutti gli stipendi a cominciare dal mio.

sabato 11 luglio 2009

Lavoro, Simonetti (Prc): subito i concorsi

“Mentre si alza un polverone sul precariato sarebbe utile ed urgente definire gli interventi legislativi e di programmazione per affrontare le questioni nel loro complesso secondo una tempistica certa. Effettuare i concorsi, fissare le regole per la soluzione del precariato in ambito regionale, provinciale e comunale utilizzando tutti gli strumenti fissati dalle attuali normative nazionali e quelle possibili a livello regionale per garantire accesso ai concorsi a tempo indeterminato e tempo determinato, nonché a quello flessibile normativo, nonché alle soluzioni per chi possiede questo pieno diritto”. E’ quanto sostiene il capogruppo del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, per la quale “ha fatto bene il segretario regionale della Cisl ad intervenire sulle questioni relative al lavoro in Basilicata e per quanto concerne la questione dei precari”.

A parere di Simonetti “si tratta, urgentemente, di bloccare e superare in positivo lo scontro in atto su questioni che sostanzialmente debbono essere ricondotte ai livelli giusti ed in particolare alla contrattazione, alla legislazione nel quadro di una situazione nazionale sempre più scandita da modificazioni giornaliere che stanno producendo la demolizione degli assetti normativi e della stessa contrattazione per obiettivi non sempre legati agli interessi della pubblica amministrazione e dei lavoratori. La Regione Basilicata è priva da tempo di un Piano Annuale e Triennale sull’occupazione la cui bozza, l’ultima in ordine di tempo, giace nei cassetti del Dipartimento Formazione e Lavoro in relazione al bando di gara (Dgr n. 451 del 08/04/2008) quindi è priva dello strumento essenziale e principe di programmazione previsto dalla legge regionale 28/88. Cosa aspetta la Giunta Regionale a varare il Piano, più volte sollecitato dal Consiglio regionale con apposito ordine del giorno? Giace in Commissione Consiliare da circa due anni una proposta di legge sull’emersione del lavoro nero che può essere approvato così come hanno fatto la Regione Puglia ed altri territori, con alcuni risultati positivi. La pdl, già oggetto di necessarie audizioni, deve essere portata solo in Consiglio regionale. Cosa si aspetta? La Giunta regionale ha approvato il Piano triennale per l’occupazione per l’ente regione così come ha bandito i concorsi per i posti vacanti. Cosa si aspetta ad effettuarli? Abbiamo più volte avanzato la proposta così come quella attuata dalla Regione di effettuare il turn over degli enti sub regionali, nelle Provincie e nei Comuni e prepensionare parte dei lavoratori forestali e dei LSU mediante accordi a livello nazionale con gli enti previdenziali e governativi per fare spazio a giovani disoccupati e precari. Cosa aspetta la Giunta regionale a coordinare?”.

Immigrati, ricostruzione del Corriere del 9.7 su posizione Prc comune di Rovigo è operazione di discredito grottesca e offensiva di una scelta chiara

Dichiarazione del Partito della Rifondazione comunista - lettera aperta al Corriere della Sera

L'articolo uscito oggi sul Corriere della Sera a pagina 21, il cui titolo è "La sinistra di Rovigo paga gli immigrati che se ne vanno. L'assessore di Rifondazione: il patto è che non tornino", contiene profonde e documentabili inesattezze ed errori.

In termini generali, il tentativo di voler far passare l'assessore di Rifondazione Comunista al Comune di Rovigo Giovanna Pineda come una pedissequa emulatrice dei ben più famosi "sceriffi" veneti è francamente grottesco, oltre che offensivo.

I fatti dicono che una decina di immigrati si sono rivolti all'amministrazione comunale chiedendo un aiuto per ritornare al loro Paese e ottenendo un contributo di 4000 euro, ovvero più o meno i soldi del viaggio di ritorno. Un provvedimento già assunto in situazioni simili da moltissime amministrazioni locali.

Vedere dietro questo episodio una sorta di cedimento alla cultura d'ordine e xenofoba della Lega è ridicolo.

L'assessore del Prc del capoluogo polesano Giovanna Pineda è nota per la sua militanza proprio nelle reti antirazziste e il suo impegno è riconosciuto da tutte le associazioni dei migranti. Nei suoi confronti, dunque, è stata messa in atto solo un'operazione di discredito.

Il Partito della Rifondazione Comunista è da sempre impegnato nelle iniziative di lotta a fianco dei lavoratori migranti e contro la cultura d'odio seminata a piene mani dalla destra razzista nel Veneto.

Un impegno che intendiamo mantenere con coerenza, noncuranti delle provocazioni a mezzo stampa.

mercoledì 8 luglio 2009

Lettera di un'immigrata all'Italia

Questa è una lettera di sfogo che ho scritto dopo l'approvazione del decreto sicurezza.

Mi chiamo Amalia Hilda Tobar Barrionuevo e abito in Italia dall'età di sette anni, da 23 anni vivo a Solofra (AV) nella condizione di straniera col permesso di soggiorno,ma mai come oggi mi sono sentita tanto umiliata.
Cara Italia,
ti scrivo perchè ho bisogno di raccontarti come mi sento.
Tu sai che mi sento italiana anche se non lo sono, sono arrivata qui da te a sette anni, all'inizio è stata dura, gli stranieri nell'86 a Solofra erano pochi e così mi sono dovuta subire le frasi razziste dei compagni di scuola, ma un pò alla volta hanno accettato me e tutta la mia famiglia.
Alle scuole medie ho incontrato una prof di storia che odiavo, ma che mi ha trasmesso l'amore per la città e la nazione in cui vivo, così ho trascorso gran parte dei miei anni a battermi per migliorare le cose in questa società.
Però oggi mi sento triste, Italia, mai come oggi mi sento straniera e per di più indesiderata.
Tra i miei amici ben pochi capiscono cosa significhi dover andare in questura per chiedere il permesso di restare in questa terra, loro non corrono il richio di vedersi sbattere oltre frontiera perchè questa è casa loro...ed io Italia? Qual'è casa mia? Non lo so più.
L'Argentina l'ho lasciata piccola e in pratica non la conosco, io conosco solo te Italia, è qua che ho studiato, vissuto, amato e pianto; eppure tra qualche mese forse dovrò fare un test per vedere se ti conosco un abbastanza.
Italia diglielo tu ai poliziotti, Maroni e Berlusconi quanto ti conosco. Gli puoi dire tu Italia quanto ti ami e quanto mi faccia male sentirmi disprezzata da questo nuovo decreto sulla sicurezza?
Io non ho parole per descriverti il mio stato d'animo, ma di certo ora capisco come si sentivano gli ebrei a dover portare la stella sul braccio, tra quanto mi costringeranno a mettere un segno identificativo? Mi sento umiliata, privata della mia dignità di persona, sono diversa dagli amici con cui sono cresciuta solo perchè nata in un'altra nazione e per questo motivo devo essere controllata: impronte digitali, fotografia, firma, 200 euro, ipermesso di soggiorno a portata di mano.
Sempre più forte un senso di precarietà esistenziale mi invade l'anima, una salute sempre più vacillante, la mancanza di un lavoro, lo status di immigrata che sembra trasformarsi in status di ospite indesiderata.
Italia perchè mi fanno questo, perchè mi trattano così? Che cos'ho di diverso? Italia mi sai spiegare il motivo di questo odio nei miei confronti da parte degli elettori di Berlusconi?
Hanno forse dimenticato che tanti tuoi figli sono sparsi per il mondo?
Italia non è che tu riesci a spiegare loro che tutto questo non è giusto? Italia digli che il razzismo in ogni sua forma è un pericolo per la democrazia in ogni luogo esso venga applicato, curare i mali della società fomentando l'odio verso determinate categorie è un abbietto modo per evitare di risolvere davvero i problemi, in questo modo si fornisce un alibi, un capro espiatorio da perseguitare dandogli la colpa di ogni male. Digli Italia che il razzismo trova sempre nuovi capri espiatori, così ci si infila in una spirale di odio molto pericolosa per tutti, oggi tocca agli immigrati come me, domani potrebbe essere qualcun altro. Ho paura Italia, sarà perchè ho studiato troppo e ricordo che in principio furono gli ebrei poi furono i polacchi, gay, cattolici, disabili......Italia non credi anche tu in una nazione come te dove i governanti tengono in scarsa considerazione le fasce deboli della società e dove a contare è sempre e solo il profitto leggi di questo tipo siano molto pericolose?
Cerca di parlare ai cuori e alle menti dei tuoi figli Italia, insegnagli a non pensare più con la pancia......

G8, arresti ad orologeria in previsione del vertice dell'Aquila: inaccettabili


Gli arresti di stanotte, che seguono le limitazioni del diritto a manifestare attuate in varie occasioni dal governo ed un clima di intimidazione in occasione delle manifestazioni, segnalano in modo pieno la strategia del governo: cerca di trasformare il confronto politico e sociale in un problema di ordine pubblico e in questo modo di circoscrivere e ridurre al minimo le espressioni del dissenso. Il tutto mentre i provvedimenti del governo - a partire dal pacchetto sicurezza - violano palesemente la Costituzione e legittimano il formarsi di squadracce in ogni città.

E’ del tutto evidente che gli arresti di stanotte sono arresti ad orologeria, tesi a criminalizzare il movimento contro il G8: si tratta di una operazione politica inaccettabile che denunciamo con forza.
Per parte nostra siamo impegnati alla costruzione di un movimento di massa contro le politiche del governo e di Confindustria, a partire dalle iniziative contro il G8. Riteniamo infatti che solo la costruzione di un largo movimento di massa, non violento nei modi quanto radicale nei contenuti, possa sconfiggere il tentativo reazionario del governo e aprire la strada ad una uscita da sinistra e democratica dalla crisi attuale.

Giovani Comunisti: repressione in corso è segno di una democrazia fragilissima

La repressione in corso in queste ore a Roma e in diverse altre città italiane è il segno di una democrazia fragilissima.

Soltanto a Roma sono stati fermati più di trenta studenti dopo che la polizia ha caricato un corteo pacifico di centinaia di studenti e ha inseguito uno per uno gli studenti dispersi. I Giovani Comunisti esprimono solidarietà ad ognuno di loro e continuano a manifestare al fianco di quanti, in questi giorni, hanno dato vita a manifestazioni di proteste nelle Università e nelle piazze.

È una vergogna inaccettabile per uno Stato democratico, che segue le perquisizioni e gli ordini di cattura emessi dalle questure nella giornata di ieri.

Si vuole annichilire un movimento capace di riversare nelle piazze centinaia di migliaia di studenti uniti nella lotta per una istruzione libera e pubblica, che sentono il peso delle politiche neoliberiste e della crisi economica a che, per questo, chiedono che questo prezzo sia causato da chi questa crisi l'ha voluta e causata.

Le mobilitazioni del movimento di questi giorni dimostreranno che esso è maturo e che non cadrà nella trappola delle provocazioni.

sabato 4 luglio 2009

"Federazione in tempi brevi". L'autunno caldo della sinistra

di Fabio Sebastiani , Liberazione, 4 luglio 2009

Su un punto sono tutti d'accordo: trasformare in una federazione l'esperienza della lista anticapitalista alle europee. Il segretario del Prc Paolo Ferrero, insieme ad Oliviero Diliberto e Cesare Salvi, questa volta, hanno usato parole anche più esplicite del solito, fino al punto anche di indicare i tempi: a luglio l'assemblea nazionale, a settembre il "nuovo soggetto". Del resto, il titolo dell'incontro pubblico organizzato presso il centro congressi Cavour, a Roma dall'associazione 23 marzo "Lavoro-solidarietà" (coordinato da Nicola Nicolosi), era chiaro proprio su quest'ultimo aspetto: "Una nuova forza politica della sinistra può e deve nascer entro l'autunno".

"Se non ora quando?" verrebbe da dire. Se non ora, dopo le macerie della crisi, della batosta elettorale e del "bipartitismo in un paese solo", il nostro.

Se non ora, quando rappresentanza sociale e rappresentanza politica dovrebbero tornare a parlarsi, con il comune obiettivo di ricreare il circolo virtuoso utile alle lotte.

L'analisi di Gian Paolo Patta sul nodo dell'economia è impietosa. Il punto non è soltanto una crisi della finanza, che in realtà è il collasso della distribuzione capitalistica dei redditi, ma un modello di sviluppo ormai al capolinea.

"In Italia- sottolinea Patta- non solo il mercato delle automobili é ormai in saturazione, ma ci sono anche trenta milioni di appartamenti su circa ventitrè milioni di famiglie". Il pieno della crisi è previsto per settembre, quando esploderà da una parte la disoccupazione e, dall'altra, i redditi verranno piegati in due da una stretta sul salario e sul welfare. Senza contare che per fine anno è anche previsto un sensibile aumento dell'inflazione.

Il paradosso è che la sinistra, variamente intesa, non sembra essere pronta per questo appuntamento. E così mentre le illusioni vendute dal "partito di plastica" alias Pdl saranno sull'orlo del baratro, dall'altra il rischio che si scateni una "guerra tra poveri" si renderà sempre più concreto. La Cgil, con molta probabilità, si troverà ad affrontare questa emergenza sociale in completa solitudine.

E' possibile un partito unico della sinistra? "Non credo - dice Patta - perchè da una parte il Pd si sta chiudendo in una sfera politica-politica che non prevede nemmeno più le federazioni ma solo il partito dei notabili, associato alle primarie. "La fase che si apre- conclude Patta- rappresenta un'occasione vera".

Per la "federazione" il nodo rimane il regime del bipolarismo. Anzi, la "trappola del bipolarismo", come sottolinea Paolo Ferrero. Tanto che per superarlo, il segretario del Prc si dice disposto ad una "legislatura costituente con dentro anche una legge sul conflitto d'interesse".

Ma il punto della sinistra rimane quello della ripresa del conflitto sociale. E anche su questo Salvi, Diliberto e Ferrero sono tutti d'accordo. Solo così si possono evitare le secche di narrazioni politiche che ricadono su se stesse e, contemporaneamente. imboccare un percorso di ricostruzione sociale e, quindi, organizzativo. Che sia l'orizzonte delle esperienze europee di sinistra, come sottolinea Salvi, o quello di un mondo in cui i "simboli contano" come dice Diliberto, la sinistra si può rimettere in piedi solo attraverso un rapporto con i suoi referenti sociali.

Dal confronto sono uscite anche alcune indicazioni sull'identità futura della federazione. Immagini suggestive che si rifanno alle esperienze latino-americane in cui la flessibilità dell'organizzazione ha praticamente bandito la parola "scissione". "Gestire le differenze- sottolinea Ferrero- senza che portino alla rottura". Mettere in pista, insomma, un motore inclusivo e non esclusivo che apra spazi e perimetri ad altre esperienze e a soggetti che a loro volta manifestano il loro impegno senza tessere in tasca. Un motore che guadagni chilometri con la marcia in più del "fare" politica e non del "parlare" di politica. "La credibilità non si ricostruisce in quindici giorni" conclude Ferrero.

giovedì 2 luglio 2009

G8, contro il disastro globale il Prc sarà in tutte le manifestazioni

Il Partito della Rifondazione Comunista parteciperà a tutte le mobilitazioni di contestazione al summit del G8, sia quelle diffuse sul territorio nazionale come la manifestazione del 4 Luglio a Vicenza contro la base Dal Molin, sia il Forum organizzato da diverse forze e movimenti il 7 Luglio a L’Aquila, sia la manifestazione nazionale prevista per il 10 Luglio nel capoluogo abruzzese

Invita le sue strutture a mettersi a disposizione affinché sia garantita la massima partecipazione e successo delle mobilitazioni e siano superate positivamente incomprensioni e contrapposizioni tra realtà di movimento. Il Prc lavora per un movimento unitario e di massa contro il G8 e le sue politiche e ritiene per questo legittima ed importante ogni mobilitazione che si ponga questo obiettivo.

Anche alla luce della crisi economica globale provocata dalle politiche neoliberiste e di guerra, il G8 è sempre di più un organismo abusivo, a-democratico e incapace di dare risposte ai bisogni di larga parte dell’umanità. Un organismo basato sul censo, ovvero sulla “ricchezza” degli Stati che lo compongono, appare sempre di più un insulto nei confronti delle popolazioni di un pianeta consegnato al collasso ambientale, ostaggio della speculazione finanziaria e dello sfruttamento crescente delle popolazioni da parte delle multinazionali e della logica del profitto. Proprio per questo riteniamo sbagliate le campagne di chi , usando il sacrosanto tema della lotta alla povertà, rischia di coprire queste responsabilità affidando al G8 una qualsivoglia funzione umanitaria.

I responsabili della crisi non hanno infatti alcuna legittimità ad assumere decisioni sulla stessa. Gli stessi impegni presi a Genova nel 2001 sull’abbattimento del debito e sui fondi per la lotta all’Aids sono stati clamorosamente disattesi. Per questo il G8 dovrebbe essere cancellato e sostituito da una sessione straordinaria delle Nazioni Unite sulla crisi economica aperto ai rappresentanti della società civile, in particolare alle donne e alle organizzazioni dei lavoratori e dei diritti umani.

Il tentativo del governo Berlusconi di farsi scudo della tragedia del terremoto per mettere a riparo un organismo screditato nell’opinione pubblica internazionale come il G8 è destinato al fallimento.

Starà all’intelligenza dei movimenti
e alla maturità della popolazione dell’Aquila, alla quale va la nostra solidarietà piena e il nostro rispetto, dare agli 8 grandi il benvenuto che meritano visto le gravissime loro responsabilità nella crisi planetaria.

Dopo 8 anni il G8 torna a “celebrarsi”
in Italia. Sono ancora aperte le ferite di Genova, fortissimo il ricordo e il dolore per l’assassinio di Carlo Giuliani e per coloro che si videro torturati , offesi nei corpi e nella dignità, da chi costituzionalmente era preposto a tutelarne e garantirne i diritti fondamentali. Tra gli otto “grandi” uno è rimasto lo stesso: il cavalier Silvio Berlusconi. Anche per questo non pensiamo che sia giusto aderire a richieste di “tregua” nei confronti di una persona e di un governo che ogni giorno umilia la democrazia, calpesta la libertà di stampa, attua politiche economiche e sociali a favore dei forti mentre si ostina ad ignorare le richieste di chi perde il lavoro, vive nella precarietà e non riesce ad arrivare a fine mese. Berlusconi porta il G8 nel “bordello globale” e cerca con una operazione di immagine di salvare se stesso e le sue politiche reazionarie. Noi saremo con i movimenti per rovinargli la festa e per rinnovare il nostro impegno per un altro mondo possibile e necessario.


DDL Brunetta sulla Pubblica Amministrazione: penalizzati i lavoratori e tagliati i servizi

Rifondazione Comunista aderisce allo sciopero del 3 luglio delle lavoratrici e dei lavoratori del Pubblico Impiego indetto dai sindacati di base.

IL PRC ADERISCE ALLO SCIOPERO GENERALE NAZIONALE DEL 3 LUGLIO
DEI SINDACATI DI BASE


Il Decreto del ministro Brunetta sulla riforma della pubblica amministrazione è un provvedimento contro i lavoratori e contro il carattere pubblico dei servizi.

Introduce per legge la derogabilità dei contratti collettivi; usa la mobilità come arma di pressione su dipendenti; la progressione delle carriere e l’aumento dei salari diventano discrezionali; azzera i diritti fondamentali, previsti dalla Costituzione, penalizzando anche la qualità dei servizi pubblici.

Il disegno del governo Berlusconi è chiaro: la campagna contro i cosiddetti fannulloni è servita per tentare di contrapporre lavoratori del settore privato, con quelli del pubblico da un lato; dall’altro si destrutturano i servizi pubblici per favorirne la privatizzazione. Da questa cosiddetta riforma della Pubblica Amministrazione non si capisce quali siano i benefici per i cittadini utenti.

Migliaia di lavoratori precari rischiano il posto di lavoro, nonostante le mobilitazioni abbiano ottenuto il primo risultato di aver eliminato la data capestro del 30 giugno. L’aumento dell’età pensionabile delle lavoratrici rappresenta un’ulteriore spada di Damocle sulle teste delle dipendenti pubbliche.

Rifondazione Comunista si batte:
* Per la difesa della Pubblica Amministrazione come strumento fondamentale dello Stato Sociale garante di servizi per tutti i cittadini.

*Per la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari.

*Per il rilancio dei servizi pubblici.

*Per la difesa del potere contrattuale dei lavoratori.

*Contro l’innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici pubbliche.

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PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA

Dipartimento Nazionale Lavoro www.rifondazione.it

mercoledì 1 luglio 2009

Sicurezza, organizzeremo disobbedienza civile a norme anticostituzionali

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se, e di Giovanni Russo Spena, responsabile nazionale Giustizia del Prc-Se

Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" su cui il governo oggi ha posto anche la questione di fiducia è una legge incostituzionale, che si basa su veri e propri orrori giuridici. Dalle "ronde", che demoliscono lo Stato di diritto per tutti i cittadini, al reato di immigrazione clandestina che rompre il principio di eguaglianza previsto dall'articolo 3 della Costituzione.


Reagiremo con forza subito contro questo pacchetto sicurezza, e partire dai territori, organizzando la disobbedienza civile a tali norme, organizzando osservatori e nuclei di difesa legale per cittadini extracomunitari e non, denunciando l'iniquità di queste norme alla Corte costituzionale e alle corti penali internazionali, visto che tali norme ledono tutte le convenzioni internazionali firmate dall'Italia.