Follia nucleare, ci risiamo. Il governo ha compiuto l'ennesima vergognosa scelta che ci fa precipitare indietro di venti anni. Con il via libera definitivo del Senato al ddl Sviluppo, con cui si sancisce il ritorno al nucleare nel nostro Paese, è stato fatto un altro spaventoso passo indietro, un segnale in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo molti altri Paesi. La scelta del nucleare pone infatti gravissimi problemi di sicurezza e contraddice gli impegni europei e il referendum popolare del 1987.
Innanzitutto va chiarito che il nucleare è molto più costoso dell'investimento su altre fonti energetiche. Le riserve di combustibile nucleare non sono illimitate: se le centrali nucleari non subissero un incremento sarebbero sufficienti al massimo per 50 anni; se invece si dovesse incrementare la domanda è chiaro che diminuirebbe significativamente il tempo di disponibilità dell'offerta, con aumenti esponenziali, già in atto, del costo di tale combustibile. Inoltre, nel computo dei costi non viene compreso l'onere dello smantellamento e stoccaggio dei materiali radioattivi rinvenuti nelle centrali nucleari una volta in disuso (va ricordato che il tempo di vita "in sicurezza" delle centrali nucleari è poco più di una decina d'anni). A tutt'oggi sono ancora presenti sul nostro territorio centrali nucleari in disuso da oltre vent'anni, che non si è stati ancora in grado di smantellare e stoccare in sicurezza. Va inoltre sottolineato che tale scelta energetica non risolve i conflitti bellici e geopolitici scatenati dall'approvvigionamento di combustibili fossili.
Quella operata è una scelta in controtendenza rispetto al resto d'Europa, dove per esempio la Spagna e la Germania, che occupa già 250 mila addetti nel settore delle rinnovabili, hanno intrapreso il percorso delle rinnovabili che li porterà ad uscire dal nucleare nel giro di pochi anni.
Il 9 luglio è stata quindi l'ennesima giornata triste per l'Italia, con un segnale ancor più grave perché avviene mentre il mondo intero aspetta risposte concrete dal G8 e non vuote enunciazioni di principio.
Ora, dopo l'approvazione da parte dell'Aula di Palazzo Madama del provvedimento che delega il governo a definire entro sei mesi i criteri di localizzazione delle nuove centrali, per l'esecutivo si pone il problema dell'individuazione dei siti. L'Italia, sembra strano che ci sia bisogno di ricordarlo, è un territorio altamente sismico e quindi per niente adatto a tale tipologia di impianti.
E sulla questione di chi ospiterà le centrali si è già sentito un coro di no da parte dei governatori delle regioni, con alcune eccezioni.
Delle aperture sono arrivate da Veneto e Sicilia, quest'ultima in particolare area che ha storicamente registrato forti scosse telluriche. Ma i no più forti arriveranno dalle popolazioni interessate e visto che la delega prevede la possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione, avverrà che, in nome e per conto di ben determinati interessi, si militarizzeranno interi territori e si cercherà di porre fine con la repressione a legittime e democratiche proteste.
Il provvedimento prevede anche procedure più semplificate per la costruzione e la messa in esercizio degli impianti ed uno sportello unico per l'autorizzazione dei rigassificatori e la velocizzazione delle procedure per l'estrazione di idrocarburi.
Si punta dunque su semplificazione e repressione su temi così importanti per la sicurezza dei cittadini.
E' in atto da tempo una grande campagna mediatica che tende a mistificare ogni notizia relativa al nucleare. Si cambiano le carte in tavola, si trasforma quello che è buono in cattivo e viceversa e così il nucleare diventa quasi una fonte di vita, invece di essere rappresentato come un pericolo, un problema serio di sicurezza, un danno per l'ambiente e la salute, un investimento gravoso.
Alle gigantesche bugie inventate di sana pianta dal governo e dal sistema informativo compiacente, ed alle verità celate, occorre contrapporre una campagna forte, decisa, per spiegare cosa si nasconde dietro questa operazione: un regalo ad alcune lobby imprenditoriali ai danni dei cittadini e in spregio alla democrazia.
Così come nel 1987 si pose fine alla sciagurata esperienza nucleare con una grande mobilitazione popolare e di massa, anche oggi occorre ricostruire un movimento di tale portata per gridare con forza "No, grazie" in tutte le piazze e le strade d'Italia e soprattutto per passare all'offensiva proponendo un nuovo modello energetico, che si fondi sulle rinnovabili, energie pulite da cui potranno scaturire anche nuove possibilità occupazionali, e che sia anche un nuovo modello di società.
Rifondazione comunista continuerà a vigilare sul rispetto della sicurezza e si opporrà sempre alla logica dei grandi impianti energetici e chimici ad alto rischio sia sulla terraferma sia al largo delle coste italiane e soprattutto alla scellerata scelta del governo di procedere alla costruzione di centrali nucleari che sono potenziali bombe ecologiche e sanitarie che in caso di incidente genererebbero catastrofi di dimensioni inimmaginabili.
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