mercoledì 27 gennaio 2010

Lettera aperta a Nichi Vendola

(da il manifetso del 26 gennaio 2010)

Caro Nichi, colgo l’occasione di questo comune giorno di festa per porti una domanda: perché la positiva dinamica che abbiamo messo in moto in Puglia non può essere ripetuta anche nelle altre parti d’Italia?

Nella tua regione, di fronte all’arroganza del gruppo dirigente del PD abbiamo fatto fronte comune. Prima rifiutando la proposta che tu non venissi candidato e poi con il comune sostegno alla tua candidatura nelle primarie. Questo fronte comune ha vinto e il tuo splendido risultato ne è la testimonianza.

In Puglia ha cioè funzionato nei fatti una coalizione di sinistra di alternativa, in grado di tenere un profilo politico autonomo dal PD, che è riuscito, come riuscimmo nel 2005, a vincere le primarie. Una coalizione di sinistra di alternativa che ha aperto contraddizioni nel PD proprio in quanto ha saputo agire con una soggettività propria, non subalterna o manovriera. Si è fatta una battaglia limpida, senza sotterfugi, sia sul piano politico che su quello dei contenuti e la chiarezza ha pagato.

Del resto quando ci siamo visti e sentiti nelle settimane scorse proprio questo punto avevamo messo al centro. Di fronte ad un PD che è caratterizzato da una deriva centrista, con tratti di vera e propria subalternità all’UdC, abbiamo convenuto sulla necessità di coordinare le forze della sinistra al fine di incidere positivamente nella discussione in tutte le regioni. Nella reciproca autonomia avevamo individuato la necessità di unire gli sforzi, di fare una battaglia comune, di evitare che il PD potesse metterci gli uni contro gli altri nella ridefinizione moderata del suo asse politico.

In tutta franchezza , proprio questa battaglia comune a me pare sia venuta meno. Mentre in Puglia abbiamo agito concordemente, questo non avviene nelle altre regioni d’Italia.

Non ho lo spazio per fare una disanima complessiva per cui mi soffermerò solo sul caso della Lombardia, che a me pare emblematico. In questa regione Sinistra e Libertà ha deciso di sostenere Penati a candidato a Presidente proprio mentre questo ha posto un veto sulla presenza della Federazione della Sinistra nella sua coalizione. Qui ci troviamo in una situazione incredibile: il candidato del PD decide di porre una discriminante anticomunista per far parte della sua coalizione e si caratterizza su contenuti che sono grosso modo l’opposto dei contenuti che tu hai sostenuto nelle primarie pugliesi. Sinistra e Libertà, invece di fare battaglia politica e di rompere con Penati, decide di partecipare alla sua coalizione. Mentre in Puglia la sinistra, insieme, ha ottenuto un risultato straordinario, in Lombardia Sinistra e Libertà si fa strumento del tentativo di distruzione della sinistra da parte di Penati.

Caro Nichi ti chiedo quindi di battere un colpo. Se i ricatti non si possono accettare in Puglia, non debbono essere accettati nemmeno in Lombardia. Se è possibile lavorare per l’alternativa in Puglia, deve essere possibile farlo anche altrove. La primavera non la si costruisce in una regione sola.

Paolo Ferrero

sabato 23 gennaio 2010

Petrolio, Simonetti (Prc): non rinunciare a tutela ambiente

“Adesso che la banca d’affari americana Goldman Sachs ha classificato il giacimento di petrolio e gas di Tempa Rossa uno dei 280 progetti energetici più importanti del mondo, di cui solo 15 localizzati in Europa (14 nel Mare del Nord e quindi solo Tempa Rossa sulla terra ferma), sono destinate a crescere la consapevolezza di Regione e Comuni dell’area Sauro sul valore di una sempre più rilevante risorsa strategica e le aspettative delle comunità locali”. E quanto sostiene la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale Emilia Simonetti.

“Per quanto mi riguarda però – precisa – le cifre del business preventivate per la Total (50% del Programma Tempa Rossa), Shell (25%) ed Exxon Mobil (25%) non cambia il mio atteggiamento che è rivolto, da una parte, a garantire benefici reali e diretti alle popolazioni residenti nel comprensorio petrolifero da allargare, con modalità e strumenti in via di adeguamento al resto delle popolazioni della regione, e dall’altra a non concedere nulla alle società petrolifere sul piano dell’impatto ambientale e di salvaguardia del territorio. Gli scenari mondiali dell’energia derivante da petrolio e gas, sostengono gli economisti americani, risentiranno nel futuro anche della produzione di Tempa Rossa, quasi a voler accreditare una tesi, non nuova e particolarmente cara ai petrolieri, che è meglio dare mano libera all’attività di estrazione e ricerca di idrocarburi da estendere ad ogni angolo di territorio lucano e, come del resto sta accadendo, persino al litorale ionico – meta pontino”.

“E’ invece il momento – dice Simonetti – di smontare il ‘ricatto’ per far valere il punto di vista delle popolazioni interessate che, proprio come quelle dell’Uganda che in questi giorni hanno detto no all’ingresso di multinazionali del petrolio senza garanzie, vogliono convivere con i pozzi del Sauro, il Centro Oli di Corleto che sarà realizzato, proprio come in Val d’Agri con il Centro Oli di Viggiano, anteponendo i diritti alla salute e alla salvaguardia delle risorse del territorio ad ogni nuovo programma estrattivo. Il modello di eco-sviluppo che immaginiamo per la Basilicata dei prossimi anni e che ci vede presente da sempre alle iniziative a fianco della mobilitazione di comitati e organismi popolari – conclude l’esponente del Prc – non può prescindere da come si affronteranno questi temi”.

Per un'alternativa di società, una giustizia uguale per tutti

da Liberazione, 23 gennaio 2010, pag. 10

di Giovanni Russo Spena e Gennaro Santoro

Quella approvata al Senato non è una legge sul processo breve ma una legge sull'estinzione dei processi. Viviamo in un attacco senza precedenti alla Costituzione e al pieno rispetto delle pre-regole di una democrazia compiuta.

Con una classe politica dimentica del recente attacco alla procura di Reggio Calabria, e dedita per la diciannovesima volta ad approvare una legge ad Berlusconi.

E non è solo l'Anm a lanciare l'allarme o il Csm ad aprire un fascicolo sulle dichiarazioni sediziose del presidente del Consiglio per le sue frasi offensive rivolte alla magistratura. Non sono soli i magistrati. Ci sono i lavoratori, gli operatori del diritto, le vittime di reato e le vittime di Stato a reclamare giustizia. Quasi ad una voce.

Lo stato di agitazione indetto dalle camere penali che diserteranno l'anno giudiziario riunendosi a L'Aquila in controplenaria, il personale amministrativo dei tribunali in sciopero per il declassamento e la dequalificazione contrattuale inferta nell'ultimo accordo integrativo siglato lo scorso dicembre.

Le mamme di Livorno che sabato scorso hanno gridato contro le morti di Stato, il popolo viola che grida sotto il Parlamento contro la truffa del processo breve.

I giuristi e i giornalisti che si stringono attorno all'appello di Antignone e de Il Manifesto sulla insostenibile emergenza umana che vivono i detenuti ammassati come galline da uova in serie; una emergenza governata "like a business" e col concreto rischio di un'ulteriore opacità delle già buie istituzioni totali.

Mentre i vari pacchetti sicurezza e le conferenze stampa dei vari Brunetta e Gelmini continuano ad essere sfornati per gettare fumo negli occhi sulla precarietà dei diritti di tutti. Per mettere gli ultimi contro i penultimi.

Lavoratori extracomunitari regolari licenziati e poi assunti in nero, immersi nel limbo del ricatto, dell'eterno pendolo del soggiorno e dell'espulsione. O nei gironi infernali dei centri di identificazione ed espulsione.

Lavoratori extracomunitari utilizzati per legittimare il peggioramento delle condizioni contrattuali di tutti i lavoratori, abbattendo i costi di produzione(e sociali), creando la figura del capro espiatorio responsabile dell'impoverimento salariale e sociale dell'autoctono.

Così, la colpa è tutta dei clandestini di Rosarno, secondo il ministro Maroni, per nascondere il fallimento della promessa dello Stato di non permettere che esista ancora la schiavitù e il degrado di masse umane ammassate in bidonville stagionali.

Così, in fin dei conti Stefano Cucchi se l'è cercata, come ha avuto modo di dire salvo poi scusarsi, il ministro Giovanardi.

Così, i quattro pilasti(per i signori del calcestruzzo) del piano carceri del governo prendono i (quattro) soldi che in precedenza venivano destinati alle già misere attività trattamentali e di reinserimento dei detenuti.

Con la controriforma in atto della giustizia si vuol far morire la giustizia, accorciando i tempi senza interventi strutturali, senza cassa, senza riformare i codici, senza depenalizzare, senza modernizzare e informatizzare gli uffici giudiziari, senza investire sulla riqualificazione degli operatori del diritto.

Una controriforma che manderà, ove approvata, al macero 100mila processi, con relativo dispendio di risorse. Una amnistia mascherata votata girando le garanzie costituzionali(a partire dalla maggioranza qualificata per l'approvazione), per favorire una sola persona, e forse castigare 100(mila) vittime di reato.

Forse è proprio dalla difesa del rispetto dei diritti fondamentali, a partire dalla pre-regola del rispetto della dignità umana sempre e comunque, dalla difesa di una giustizia uguale per tutti e non forte con i deboli e debole con i forti che la sinistra e tutte le forze dell'opposizione devono ripartire per resistere e creare un'alternativa di società. O, almeno, il sogno di una cosa.

martedì 19 gennaio 2010

Ferrero - Brai (Fed. Sinistra - Prc): Spettacolo, a fianco sciopero lavoratori contro decreto Romani

La Federazione della Sinistra e Il Partito della Rifondazione comunista sono al fianco dei lavoratori del cinema e dell’audiovisivo oggi in sciopero contro il decreto Romani e la politica del governo Berlusconi nei confronti della cultura del nostro paese.
Per poter esercitare un pieno controllo della nostra produzione culturale ed eliminare qualunque forma di pluralismo espressivo e produttivo, il governo italiano ha deciso di “chiudere i rubinetti”, così come richiesto dal ministro Brunetta.
Dopo aver tagliato drasticamente il Fondo unico dello spettacolo mettendo in ginocchio il teatro, la musica, la danza, il cinema e tutto lo spettacolo, con il decreto Romani adesso si vogliono eliminare tutte le misure di sostegno per il cinema e l’audiovisivo previste dalla legge 122 e poi dalla stessa legge “Gasparri”.
In questo modo si tenta di uccidere la libertà di espressione, di colpire a morte un’industria come quella dell’audiovisivo strategica per il futuro del paese e per la cultura; in questo modo si mettono a rischio migliaia di posti di lavoro.
Federazione della Sinistra e Rifondazione comunista daranno tutto il loro sostegno politico a tutte le lotte e le mobilitazioni che i lavoratori della cultura metteranno in atto contro le politiche del governo Berlusconi.

lunedì 18 gennaio 2010

Nardiello (Pdci): riequilibrare alleanza centrosinistra

“Se è vero che il Movimento-Partito di Rutelli in Basilicata ha sciolto definitivamente il nodo delle alleanze, schierandosi dalla parte del centrosinistra, la Federazione della sinistra ha una missione ancora più importante da svolgere: costruire l’unità del popolo della sinistra sulla base della chiarezza programmatica e conservando la piena autonomia politica e culturale dal Pd e dal centrosinistra”. E’ l’affermazione del capogruppo del Pdci in Consiglio regionale, Giacomo Nardiello.

“E’ innegabile che con l’ingresso dell’Api e, a quanto pare sinora anche dell’Udc, nella coalizione che sosterrà la ricandidatura di De Filippo – aggiunge Nardiello – si impone un riequilibrio a sinistra per evitare un eccessivo sbilanciamento verso il centro. Un primo banco di prova sarà, a breve, la scrittura del nuovo programma di governo regionale che, in continuità con quanto di buono ha fatto sinora il centrosinistra nella legislatura che sta per finire, introduca una serie di adeguamenti e novità innanzitutto nelle politiche sociali, per l’occupazione e per le più piccole comunità locali. Per la sinistra – dice ancora il capogruppo del Pdci – sono queste le priorità e il ‘discrimine’ di alleanze, comunque tutte da verificare al tavolo politico-programmatico”.

“Quanto al nuovo organigramma della Giunta regionale, il Pdci come sono certo il Prc, in attesa della Federazione e, quindi, di parlare una sola lingua, mette in guardia – dice Nardiello – da trattative sotto banco per garantire un posto ai neocentristi con assessore esterno o interno. Ogni trattativa con i neocentristi, che per noi deve avvenire solo al tavolo programmatico dei partiti di coalizione e, quindi, alla luce del sole, deve limitarsi ai soli aspetti amministrativi, chiedendo a ciascun partito di produrre il massimo sforzo per elaborare proposte credibili e che trovino condivisione nella rispettiva rappresentanza sociale. Solo in fase successiva si potrà procedere ad un confronto sulla composizione della giunta e garantire pari dignità di rappresentanza a partire dalle componenti storiche del centrosinistra e quindi della sinistra sinora tenuta fuori dall’esecutivo”.

Per Nardiello “la Federazione della sinistra è una scommessa politica che vale la pena vivere e sui cui vale la pena contare, dal momento che senza una vera sinistra e senza i comunisti non c’è prospettiva alcuna di progresso per i lavoratori e i ceti sociali più deboli. Perciò la scadenza elettorale ravvicinata ci carica di una nuova responsabilità perché senza una sinistra unita e forte la maggioranza risentirà solo dell’influenza centrista e moderata e i bisogni popolari e quelli sociali avranno più difficoltà ad affermarsi nel governo della Regione”.

venerdì 15 gennaio 2010

Piear, Simonetti(Prc): la battaglia non è finita

“Non ho condiviso in generale le scelte del Piano di Indirizzo Energetico Ambientale (PIEAR) e, pertanto, ho espresso in Consiglio regionale il mio voto contrario”. E’ quanto afferma il presidente del gruppo di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Emilia Simonetti che puntualizza: “per quanto riguarda le previsioni per le biomasse e l’eolico, anche se vi è stata qualche modifica, rimangono inquietanti dubbi che meritano una ulteriore riflessione anche perché a richiederlo sono i comitati popolari e le associazioni ambientaliste. E per questo ritengo che la battaglia popolare sia tutt’altro che finita.
Nello specifico, sulla centrale a biomasse di Tricarico è senza dubbio positiva l’approvazione della mozione (Mastrosimone-Simonetti) che impegna il Presidente e l’Assessore alle Attività Produttive ‘Perchè si adoperino celermente a revocare la delibera di autorizzazione per consentire un maggior approfondimento della situazione alla luce del nuovo piano di indirizzo energetico ambientale regionale (PIEAR)’”.
“La cntrale di cogenerazione – sottolinea Simonetti - andrebbe ad insediarsi su di un territorio oggi dedicato all’agricoltura e che progettualmente sarà alimentato da biomassa solida vegetale di provenienza locale. Voglio ricordare la forte volontà dei cittadini e degli agricoltori, che risiedono in località Acquafrisciana di Tricarico e che svolgono attività produttive nei territori sia di Tricarico che di Grassano, espressa con la manifestazione di settembre scorso e con la loro presenza ai lavori del Consiglio regionale dalla mattina del 13 Gennaio 2010 fino alle ore 3 del mattino del giorno 14, per difendere i loro diritti calpestati”. “Dalla partecipazione all’iniziativa di settembre a Tricarico – continua l’esponente del Prc - ho avuto modo di ascoltare, più volte, esponenti del Comitato, dal nome poetico, che si richiama ad un’opera di Rocco Scotellaro, “Uno si distrae al bivio”, che con forte determinazione chiedono la revoca della delibera di autorizzazione di quell’impianto. Sono sempre più convinta che la partita sia ancora aperta, ma non bisogna abbassare la guardia anche per quanto riguarda il progetto di centrale a biomasse che si vuole realizzare a Ferrandina la cui delibera di autorizzazione è attualmente in discussione in Giunta regionale”.
“Anche per l’eolico – sostiene la consigliera - bisogna mantenere un atteggiamento di massima attenzione, perché l’emendamento che ho presentato, come prima firmataria, relativo alle distanze di sicurezza e che è stato approvato dal Consiglio regionale, è solo un piccolo passo per contrastare i continui tentativi di aggressione al nostro territorio, ci sono tanti altri pericoli”.
“Il mio voto contrario come già detto – conclude Simonetti - è scaturito dalle osservazioni innanzi riportate nonché dalle previsioni energetiche contenute nel PIEAR che sono sovradimensionate rispetto all’effettivo fabbisogno energetico regionale ed insostenibili dal punto di vista ambientale e dai riflessi negativi per numerose comunità locali anche in relazione ad un reale sviluppo economico”.

Simonetti (Prc) su piano di indirizzo energetico ambientale regionale

“Disapprovo il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale perché le previsioni energetiche in esso contenute sono sovradimensionate rispetto all’effettivo fabbisogno energetico regionale ed insostenibili dal punto di vista ambientale”. E’ quanto dichiarato dalla presidente del gruppo regionale del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti.

“Dal Piano si evincono scenari energetici ed ambientali improntati su una programmazione schizofrenica perché quando parliamo di sviluppo economico della nostra regione – continua Simonetti - parliamo anche di tutela della salute, dell’ambiente, e del turismo. Ebbene, se vogliamo che gli investimenti per il turismo e per le attività produttive possano fruttare in termini di occupazione e di reddito, detto piano energetico, a mio parere, va ad intaccare pesantemente il nostro territorio. Una programmazione che ipotizza un forte incremento della produzione di energia, sia per quanto riguarda le fonti convenzionali che le fonti alternative, avrebbe impatti negativi ambientali e, dunque, sulla salute dei cittadini. La programmazione appare non supportata da dati reali ove si analizzino i trend demografici e quelli produttivi regionali. C’è una popolazione in forte decremento, mediamente 500-700 abitanti all’anno vanno via, su un totale di 590 mila residenti circa. La Basilicata presenta una struttura della popolazione concentrata sulle fasce anziane, con un sistema produttivo industriale in forte crisi strutturale ed occupazionale. A fronte di una conclamata decrescita – aggiunge Simonetti - confermata dalle statistiche elaborate dal Gestore Servizi Elettrici, riferiti ai bilanci di energia 2004 e 2005, è in calo, sia in termini di gigawatt ore che in termini di H TEP con un trend negativo di consumi energetici rispetto a quello italiano, in diversi settori: civili, industriali ed agricoli. Il Piear non entra nel merito dei veri motivi della ipotizzata crescita della domanda energetica regionale. Secondo altre analisi più verosimili di quella regionale, la crescita della domanda è dovuta ad un allineamento strutturale energetico della Basilicata alla media italiana, e non invece alla crescita del sistema produttivo locale, così come il Piear vuole far intendere. Esiste, infatti, una sproporzione tra il numero dei megawatt previsti dal Piano ed i fabbisogni energetici reali regionali. Infatti il piano ipotizza centrali di produzione energetica convenzionale, dalle fonti alternative al petrolio, pari a circa 3900 megawatt, ai quali andrebbero aggiunti gli oltre 200 megawatt già installati”.

“Dall’analisi del fabbisogno ipotizzato dal Piano - afferma Simonetti - esiste la tendenza ad assecondare una domanda di crescita di produzione energetica finalizzata in gran parte solo a rispondere al profitto delle società multinazionali e di quelle energetiche, basti considerare l’eolico con i suoi 1161 megawatt di potenza installabile, previste nel piano. Questa fonte coprirebbe il 60 per cento del totale previsto dal Piano per le fonti energetiche alternative. Ancor più sconcertante – a giudizio dell’esponente del Prc - è il fatto che il Piano preveda per l’eolico una potenza addirittura superiore al Position Paper del Governo che individuava 760 megawatt istallabili in Basilicata. Considerata già la potenza installata, verrebbe da chiedersi, come mai le previsioni della Regione Basilicata raddoppino i megawatt previsti per l’eolico dal Governo. Un piano che, come già detto, effettivamente non ci soddisfa. Così, tra le altre cose, spuntano fuori le mega centrali in Val Basento, Salandra, Pisticci, Irsina, Viggiano e San Nicola di Melfi, nonché i megawatt per l’energia alternativa che dovrebbero essere compensati dalle royalties che sono le briciole di una torta le cui fette verranno divorate dalle società produttrici di energia, sull’esempio di ciò che accade per il petrolio e per il gas estratto in Basilicata che la Sel non può gestire. Su un quotidiano – dice Simonetti - leggevo che a Viggiano una società di impianti fotovoltaici, non dico che ha truffato, ma ha fatto in modo di avere cinque permessi diversi di un megawatt ciascuno, che richiede solo il DIA, per poi fare in realtà un unico impianto di 5 MW sottraendosi così alla VIA. Si aggira sempre la legge, lo sappiamo, però si dovrebbe evitare e questo dovrebbe essere uno dei nostri compiti. Con una semplice DIA (dichiarazione inizio attività) sarà possibile realizzare impianti di un megawatt, quando la finanziaria dell’ex governo Prodi limitava ad impianti con soglie di 20 chilowatt ore per il solare, 60 chilowatt ore per l’eolico, 100 chilowatt ore per l’idroelettrico e 200 chilowatt ore per il biomasse”.

“Esiste, inoltre – rileva la consigliera - la questione sulla installazione di una centrale a biomasse sul territorio di Tricarico, un progetto che va a situarsi all’interno di un terreno oggi dedicato all’agricoltura, con l’insediamento di famiglie che vivono da decenni sul posto. A settembre c’è stata una bellissima manifestazione dove ho avuto modo di sentire i cittadini parlare con semplicità, ma con fermezza, per difendere i loro diritti calpestati. Ho avuto modo, anche, di ascoltare alcuni membri del Comitato dal nome poetico, “Uno si distrae al bivio”, che dimostrano una forte determinazione affinché non venga fatto quell’impianto. In Giunta giace una proposta di delibera per l’autorizzazione all’esercizio di una centrale a biomasse a Ferrandina. Ho seguito negli anni scorsi due - tre volte la conferenza di servizio per quanto riguarda questa centrale, ma sapete che i consiglieri possono solo ascoltare e non intervenire, comunque ho notato che ai desideri delle società raramente vi sono opposizioni. Bisogna riflettere su questo progetto della centrale di Ferrandina, ma non perché siamo in periodo preelettorale: questa è una battaglia che ho sempre fatto. Il problema oggi è quale sviluppo vogliamo per il nostro territorio, che ci siano delle lobbies che premono è sicuro, anche se a me nessuno si è mai rivolto. Naturalmente – conclude - sul Piear il mio voto non potrà che essere contrario”.

giovedì 14 gennaio 2010

Seminari sulle tematiche dell'acqua



Faccia a faccia Ferrero-Bersani. E ora il confronto con Bonino

da Liberazione, 14 gennaio 2010, pag. 4

di Stefano Galieni

Oltre un'ora di colloquio ieri, nella sede del Pd, fra il segretario Per Luigi Bersani e una delegazione della Federazione della Sinistra con il suo portavoce temporaneo Paolo Ferrero.

Un momento di interlocuzione sulle regionali, non risolutivo data anche la grande confusione che sembra regnare soprattutto nel Partito Democratico. Ferrero ha definito il colloquio cordiale e ha rappresentato le istanze principali della Federazione: " Nelle regioni in cui gli accordi non sono ancora stati definiti si tratta- ha spiegato- di orientare in maniera chiara il profilo programmatico per verificare la possibilità di stringere alleanze in grado di battere le destre. Per noi il contrasto alla crisi attraverso un intervento pubblico, il rifiuto delle privatizzazioni a cominciare da acqua e sanità, la salvaguardia del lavoro e dell'ambiente contrastando le scelte nucleari del governo nazionale costituiscono una pregiudiziale". La questione delle candidature si intreccia secondo il segretario del Prc con i nodi programmatici, evidenziando come non vi siano preclusioni su un partito piuttosto che un altro quanto paletti su quello che una eventuale coalizione intende realizzare. Ferrero ha poi detto la sua sulle regioni più "calde": " In Puglia, stante questa situazione, appoggeremo il governatore uscente Nichi Vendola, in Campania chiediamo una netta discontinuità con la passata amministrazione che ha gravi responsabilità. Aspettiamo comunque risposte più chiare dal Pd in tali contesti".

Nel Lazio l'intenzione del Pd è quella di favorire la candidatura di Emma Bonino, Luigi Neri (Sinistra Ecologia e Libertà) sembra orientato a fare un passo indietro rispetto alla propria candidatura per convergere sull'esponente radicale, anche se lo strumento delle primarie viene ancora considerato il più idoneo. Richieste nette di confronto programmatico sulle questioni sociali, che più dividono la sinistra dai radicali, sono giunte tanto dall'assessora Alessandra Tibaldi(Sel), quanto da Stefano Pedica, segretario regionale dell'Idv. Proprio per capire se esistono o meno possibilità di coinvolgimento della Federazione della Sinistra in tale processo, Emma Bonino ha chiamato ieri Paolo Ferrero per definire rapidamente un incontro che potrebbe avvenire già oggi o comunque in settimana. Ferrero ha chiaramente già enunciato quelli che sono gli elementi problematici verso la candidatura Bonino, soprattutto per quanto riguarda l'intero pacchetto delle questioni sociali di competenza regionale. L'incontro dovrebbe portare al chiarimento auspicato. Sel, per bocca del consigliere provinciale di Roma Gianluca Peciola, chiede che l'intera sinistra appoggi la candidata e anche dal Pdci Emanuela Palermi ha espresso apprezzamenti per la candidatura di "una donna coraggiosa e pulita". Solo nei prossimi giorni, dopo che si saranno tenuti i vari incontri e dopo le assemblee regionali del Pd, il quadro potrebbe essere più definito e, per quanto riguarda la Regione Lazio, molto dipenderà dalla volontà del Pd e di Emma Bonino di accettare un programma compatibile con le proposte avanzate dalla Federazione. Intanto, come primo segnale negativo delle intenzioni del Partito democratico è da segnalare la scelta operata dal proprio candidato Penati di chiudere rispetto ad ogni ipotesi di alleanza con la Federazione della Sinistra in Lombardia. "E' il primo regalo fatto dal Pd a Berlusconi- denuncia Ferrero- Con questa scelta è infatti evidente che l'attuale governatore Formigoni vincerà, con distacco, le elezioni. Una scelta grave che contraddice radicalmente la necessità di cambiare la politica in Lombardia". Secondo il portavoce della Federazione, a questo punto gli elettori di sinistra in quella regione potranno solo scegliere se votare la lista a cui darà vita la Federazione o chi ha sancito la vittoria di Formigoni. Ragion per cui la Federazione rivolge una domanda all'Italia dei valori ma soprattutto a Sinistra Ecologia e Libertà. Si condividono le scelte di Penati o si intende lavorare per costruire un'alternativa a queste destre?

Un quadro chiuso in Lombardia e in altre regioni ma ancora in movimento in altre. Forse anche per questo il segretario del Pd, all'uscita dell'incontro con la delegazione della Federazione- erano presenti anche Cesare Salvi(Socialismo 2000), Rosa Rinaldi (Prc), Orazio Licandro e Alessandro Pignatiello(Pdci)- non ha voluto rilasciare dichiarazioni e se ne è andato via, scuro in volto.

mercoledì 13 gennaio 2010

Dove lo Stato non esiste più

Duemila persone in strada per dire “non siamo razzisti” In un paese dominato dalla criminalità organizzata.

Rosarno. La Calabria è una bomba pronta ad esplodere e la miccia è a Rosarno. Bisogna venire qui per toccare con mano le piaghe provocate dall’abbandono: disperazione, bisogni veri, impotenza, rabbia antica. Una miscela pericolosissima che qualcuno sta maneggiando con estrema raffinatezza. Bastava vedere la manifestazione di ieri. Duemila persone. I negozi del paese sbarrati. Un corteo silenzioso e rabbioso. Contro “lo Stato che ci ha abbandonato”, “i mass media che ci criminalizzano”. Noi che “non siamo razzisti”. Questo diceva l’unico striscione che gli organizzatori del “comitato spontaneo” hanno consentito di esporre. Severamente vietati gli altri. Lo si è capito a metà corteo quando tre ragazze-tre del locale liceo srotolano il loro. “Speriamo di poter dire c’era una volta la mafia”. Un oltraggio nel paese dei Pesce e dei Bellocco, capi di quella ’Ndrangheta che qui è padrona di tutto. Della vita dei rosarnesi e del loro futuro, delle arance che marciscono sugli alberi e del destino dei “negri”. “Chiudetelo”, impone uno degli organizzatori, “abbiamo dato direttive precise”. Le ragazze capiscono e lo arrotolano mestamente. Non c’è libertà nel paese dei signori della ‘Ndrangheta, dove il ricordo di Peppino Valarioti, consigliere comunale del Pci, ucciso la sera dell’11 giugno 1980 dalla mafia delle arance a trent’anni, è ormai sbiadito.

Scoloriscono i murales che raffigurano un “Quarto stato” calabrese. Il monumento alle vittime della mafia arruginisce offeso dall’incuria e dalle deiezioni dei cani. Tante facce nel corteo. Di onesti e mala-carne. Tanti interessi, tantissimi bisogni. “Il lavoro nero colpisce anche noi giovani calabresi”, dice una ragazza ai cronisti. Bersaglio degli insulti quando finisce la manifestazione. In prima fila nel corteo ci sono anche uomini e donne di colore, sono gli integrati, quelli che qui vivono da anni nelle case disastrate del centro storico. Gli altri, le braccia a poco prezzo, sono tutti andati via dall’inferno della “Rognetta” e della “Ex Opera Si-la”. Spontaneamente cacciati. Non servivano più e quei lager erano monumenti alla vergogna. Sulla protesta una regia accorta. Opera di Mimmo Ventre, ex assessore della giunta comunale sciolta per infiltrazioni mafiose. Trascina in prima fila un uomo di colore. “Vieni Mustafà”. Un ragazzo lo rimprovera: “Si chiama Hussein, chiamiamoli almeno con il loro nome”. L’ex assessore fa spallucce e se ne fotte. “Ma questi si chiamano tutti Mustafà”.

Già gli organizzatori, le menti politiche che hanno cavalcato la protesta e che fanno a gara per conquistare microfoni e telecamere. Soprattutto per dire che “a Rosarno lo Stato non c’è, qui c’è un commissario della Prefettura”. Nominato dall’Antimafia perché i Pesce e i Bellocco erano ormai diventati i padroni del comune. “Nel sistema politico e dell’informazione, il subdolo esercito degli strumentalizza-tori asserviti è il cancro della nostra società”. Tre cartelle, linguaggio da Ventennio. Firmate Sante Pisani, che ha mobilitato il suo “Partito dell’Alleanza”, per difendere i rosarnesi . Pisani di arance se ne intende. Troppo, per i magistrati della Procura di Palmi che hanno scoperto una truffa di 45 milioni di euro ai danni dell’Unione europea proprio sui contributi alla coltivazione degli agrumi. Per l’accusa lo sdegnato rosarnese onesto sarebbe stato una delle menti che gestirono il business.

Ma dietro la protesta dei cittadini di Rosarno non c’è solo questo. Dietro la violenza esplosa nei giorni scorsi non c’è solo la ‘Ndrangheta, con i rampolli delle “famiglie” mandati a fare le barricate e il ti-rassegno contro i neri. “Lo Stato non c’è”. Ed è vero, ma quando lo Stato si presenta con il volto umile e la determinazione di un suo funzionario donna scoppia la rivolta. Maria Giovanna Cassiano, di professione funzionaria dell’Inps, vive sotto scorta. Un anno fa denunciò lo scandalo dei falsi braccianti (mille solo a Rosarno) e delle cooperative fasulle che assumevano mogli, figli e fratelli di mafiosi. Una sola cooperativa arrivò a produrre un monte salari di 1 milione e 800 mila euro senza lo straccio di un documento contabile. C’era posto per tutti, per i “braccianti da bar” e per qualche “lavoratore” in galera che percepiva regolarmente tutte le indennità (disoccupazione, malattia, pensione) previste dall’Inps. Uno scandalo da 15 milioni di euro. Quando l’inchiesta passò nella mani del procuratore Leonardo Leone de Castris, e dall’Inps arrivò l’ordine perentorio di sospendere i pagamenti sospetti, scoppiò la rivolta. “Così si è messa in ginocchio l’economia della zona” , tuonò un assessore del comune. Antonio Caravetta, politico di spicco dell’Udc, denunciò “l’arroganza e l’insensibilità nei confronti di tanti lavoratori agricoli”. E furono scontri, blocchi della Statale Jonica. Proteste. Maria Giovanna Cassiano, volto gentile dello Stato onesto, finì sotto scorta.

Esplode Rosarno, esplode la Calabria. La terra che brucia, come racconta in un suo bel libro l’antropologo Francesco Minervino. Bruciano i suoi boschi d’estate e le speranze dei calabresi onesti divorate da “famelici stomaci” politici. Già la politica. Assente a Rosarno. Nei lager di “Rognetta” e dell’Opera Sila, c’erano tre cessi chimici per centinaia di disperati. Dei soldi promessi per l’accoglienza degli schiavi neppure un euro. Convegni e consulenze sull’immigrazione, alla regione e alla provincia , tanti. La politica pensa alle elezioni regionali. Nel Pd è ormai regolamento di conti tra il governatore uscente, Agazio Loiero, e gli altri pezzi da novanta del partito. Da una parte Peppe Bova, politico eterno, dall’altra Doris Lo Moro, ex assessore alla disastrata sanità. Stravinsero nel 2005, ma il blocco di potere che li portò al governo col 65% dei voti ha cambiato cavallo. Scelgono il centrodestra, soprattutto i consiglieri regionali uscenti gravati da pesanti accuse per mafia. Arricchiranno le liste a sostegno del sindaco di Reggio Peppe Scopelliti. E guai a chi nel centrodestra si azzarda a chiedere pulizia. “Attento o farai la fine di Fortugno”. Francesco il vicepresidente della regione ucciso nel 2005. Inizia così la lettera anonima arrivata sul tavolo di Luciano Marranghello, un sindaco dirigente del Pdl di Cosenza.


da Il Fatto Quotidiano del 12 gennaio 2009

martedì 12 gennaio 2010

Ambiente, Frammartino(Prc): Preoccupati per denuncia radicali

"Desta preoccupazione la denuncia di Bolognetti, segretario regionale dei Radicali Lucani a riguardo l’inquinamento dell’acqua in Basilicata". E' quanto afferma, in un comunicato stampa, il segretario provinciale materano di Rifondazione comunista, Ottavio Frammartino. "Il segretario dei Radicali arriva a tale conclusione - sostiene Frammartino - dopo essere venuto a conoscenza delle analisi chimiche effettuate dall’Ufficio risorse idriche dell’Arpab, da cui emergerebbe una contaminazione da sostanze chimiche tossiche e un’abnorme presenza di coliformi fecali, in parole povere queste analisi evidenzierebbero un inquinamento di origine biologica e di inquinamento chimico di origine industriale. La stessa presenza del Bario al di sopra dei limiti consentiti dalla legge, è plausibile se teniamo conto - continua l'epsonente del Prc - che tale composto è utilizzato per fare fango perforante dalle industrie di gas e petrolio che certamente da noi non mancano, e tale sostanza può causare in una persona difficoltà di respirazione, aumento della pressione sanguigna, variazione del ritmo cardiaco, tutte patologie secondo alcune ricerche che sono in Basilicata al di sopra della media nazionale. Né tantomeno ci sentiamo tranquillizzati dal direttore dell’ Arpab, secondo noi inaffidabile a tale punto che ne abbia chiesto le dimissioni. Consigliamo comunque all’assessore Santochirico, di procedere a denunciare Bolognetti per procurato allarme, in modo che la magistratura accerti se tale denuncie siano veritiere, altrimenti - conclude Frammartino - l’assessore e il suo dipartimento si attivino in altro modo per tranquillizzarci, visto l’ormai motivata e totale sfiducia che abbiamo in alcuni enti sub regionali"

lunedì 11 gennaio 2010

Università, Simonetti (Prc) chiede seduta Consiglio Regionale

La consigliera regionale, Emilia Simonetti, ha chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio regionale per dare seguito e sostegno all’iniziativa avviata dal Rettore dell’Università degli Studi della Basilicata, Mauro Fiorentino. “L’obiettivo è quello, attraverso un largo contributo, di creare le migliori condizioni per mantenere intatte le prospettive di crescita e salvaguardare, al tempo stesso, gli standard di qualità della formazione dei giovani universitari”.

Secondo Emilia Simonetti, che ha partecipato all’incontro promosso nei giorni scorsi dal Rettore presso l’Ateneo, “in vista dell’Accordo di Programma che Regione, Ministero e Università sono chiamati a siglare, entro il mese di aprile prossimo, diventa necessario portare a termine il percorso individuato nell’incontro, evitando che la fase elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale possa determinare qualche battuta d’arresto. In pratica – evidenzia l’esponente del Prc – come ha giustamente sottolineato il Rettore, il finanziamento straordinario contenuto nella Finanziaria regionale 2010 (8,5 milioni di euro) in aggiunta all’incremento del finanziamento ordinario, rappresenta una risposta positiva della Regione ai tagli del Governo. Tagli sostenuti dai ministri Gelmini e Tremonti, che non possono lasciarci tranquilli per il futuro del nostro Ateneo; sono a rischio le facoltà di nuova istituzione, i corsi di lingue e alcuni corsi di specializzazione. Gli ulteriori tagli già annunciati dal Ministero alla Pubblica Istruzione e all’Università entro il 2012 avranno ripercussioni pesanti sugli organici dei professori, degli assistenti, dei ricercatori, dei tecnici e del personale amministrativo con conseguenze inevitabili sull’attività didattica”.

“Alla luce di questo – dice Simonetti – si rende necessario un adeguamento della strategia della Regione con il più ampio sostegno possibile. Si tratta di ‘salvare’ dalla scure di Gelmini le facoltà di recente istituzione e, contestualmente, di programmare azioni per rilanciare la ‘missione’ dell’Ateneo lucano con entrambe le sedi di Potenza e di Matera. Va sostenuta la migliore qualità possibile dell’offerta formativa affinchè nel panorama delle Università italiane, fortemente segnato da un’accentuata concorrenzialità, l’Ateneo della Basilicata abbia una sua specificità con un buon potere attrattivo verso i giovani. La ‘competizione’ con altre sedi universitarie si vince – a parere della presidente del gruppo regionale Prc – rafforzando anche la rete dei servizi, a partire da quello che oggi rappresenta l’anello più debole, l’inadeguatezza delle risposte alla domanda di residenzialità degli studenti. Spetta, inoltre, al Consiglio e alla Giunta individuare le forme di cooperazione scientifica tra Università e Centri di Ricerca che operano in regione (Centro Geodesia Spaziale di Matera, Cnr, Agrobios, Campus della Fiat), contando sulle risorse del PO FSE 2007-2013, per offrire ai giovani nuove e maggiori opportunità nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica”.

Simonetti - Di Sabato (Prc) su pozzi gas a Policoro

“La Giunta regionale deve prendere atto della forte volontà popolare dei cittadini di Policoro e di categorie produttive importanti, prima fra tutte gli agricoltori, di netta contrarietà alla perforazione del pozzo esplorativo denominato ‘Masseria Morano 1’ e di altri su tutto il territorio del Metapontino”. E’ quanto sostengono la presidente del gruppo Prc alla Regione, Emilia Simonetti, e il segretario regionale del Prc, Italo Di Sabato.

“La manifestazione di protesta di Policoro – sottolineano gli esponenti del Prc – ha posto innanzitutto un problema di democrazia: non si possono consentire scelte che riguardano un territorio senza il consenso di chi vive e lavora nello stesso territorio; i cittadini hanno diritto di essere informati su tutti gli aspetti dell’attività di ricerca del gas. Da parte della Giunta Regionale e in primo luogo dell’Assessore all’Ambiente Santochirico – continuano Simonetti e Di Sabato – non è sufficiente trincerarsi dietro atti che richiamano responsabilità nazionali ed altri soggetti istituzionali e privati, perché è necessario difendere le opzioni di strategia di sviluppo decise da sempre per Policoro e il Metapontino, attraverso consistenti programmi di spesa riferiti allo sviluppo agricolo, ambientale e turistico in primo luogo, incompatibili con ogni attività di estrazione di gas”.

“Specie dopo la manifestazione – dicono i dirigenti del Prc – è indispensabile fare chiarezza su ogni passo compiuto dalla Giunta e dall’Assessore Santochirico in merito all’iter delle autorizzazioni regionali che il Comitato Popolare di Policoro e associazioni ambientaliste lucane attribuiscono direttamente a provvedimenti del Governo Regionale, chiedendo ulteriori e rigorosi accertamenti per le possibili conseguenze sulla salute e sull'ambiente delle estrazioni, tenuto conto che sinora gli unici pronunciamenti sono di “parte” diffusi dalla società interessata. Da parte nostra, sia chiaro – precisano Simonetti e Di Sabato – non c’è alcun interesse a fare dell’allarmismo o a “cavalcare” proteste. Con la tutela di legittime richieste di cittadini intendiamo piuttosto sostenere principi democratici e di partecipazione popolare e le aspettative di sviluppo di comunità del Metapontino”.

sabato 9 gennaio 2010

Ferrero – Fed Sinistra: Regionali, per fermare la deriva centrista del Pd la Fed della Sinistra ha incontrato Idv e Sel

Nei giorni scorsi avevamo denunciato la confusione e lo slittamento del PD verso un ambito puramente centrista. Su questa base abbiamo promosso incontri con l’Italia dei Valori e con Sinistra Libertà ed ecologia. Ieri sera si è tenuto l’incontro tra Ferrero e Di Pietro mentre stamattina si è tenuto un incontro tra il coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra guidato da Paolo Ferrero e una delegazione di Sinistra Libertà ed ecologia guidata da Nichi Vendola.
Nel corso dell’incontro di stamane con Sinistra Libertà ed ecologia – realizzato in un clima molto positivo - abbiamo concordato sulla necessità di un maggior coordinamento tra le forze di opposizione che considerano gravemente sbagliato lo slittamento centrista determinato dal PD in queste settimane e che ha già avuto pesanti effetti negativi sia sul piano programmatico che sul piano dei candidati a presidenti nelle elezioni regionali.
A partire da questa prima positiva interlocuzione ci faremo promotori nei prossimi giorni di ulteriori incontri che superino il carattere della bilateralità.

venerdì 8 gennaio 2010

No alle trivellazioni si alla salute

Il 9 gennaio 2010 dalle ore 9.00 ti aspettiamo nella piazza Eraclea di Policoro per dire

NO ALLE TRIVELLAZIONI SI ALLA SALUTE ,
ALL’AGRICOLTURA E AL TURISMO


Nel nostro territorio ci vengono imposte, contro ogni regola di democrazia, con la forza e senza coinvolgere le popolazioni locali, le trivellazioni di gas e idrocarburi.A Policoro e nel Metapontino sono previste numerose perforazioni oltre a quella di Via Adua.

Il petrolio e il gas sono risorse a termine e non sono rinnovabili, finiscono e lasciano i segni indelebili dell’inquinamento nell’acqua, nell’ambiente, nell’aria e causano effetti deleteri sulla salute pregiudicando la qualità di vita delle popolazioni.

Le trivellazioni sono incompatibili con le economie locali come agricoltura e turismo, l’inquinamento distrugge l’ambiente in cui si sviluppano queste economie.

Le trivellazioni arricchiscono soltanto le compagnie petrolifere e coloro che ruotano attorno ad esse, i risultati dopo 10 anni di estrazioni petrolifere in Basilicata sono evidenti: spopolamento ed emigrazione soprattutto delle nuove generazioni.
La storia insegna che le lobby del petrolio non hanno mai arricchito il popolo.

In mancanza di seri programmi di sviluppo nel territorio Metapontino dobbiamo tutelare le nostre fonti di reddito come l’agricoltura, le attività turistiche, commerciali e di servizio che costituiscono l’indotto dell’economia locale, ma soprattutto dobbiamo salvaguardare la salute dei cittadini e il loro futuro (in dieci anni i tumori in Basilicata sono raddoppiati e dopo il 2010 superiamo la media nazionale nonostante la Basilicata non sia una regione industriale).
Difendiamo la nostra terra dagli interessi delle multinazionali e da chi vuole riempirla di discariche di rifiuti petroliferi e rifiuti di ogni genere ,compresi quelli nucleari.

PARTECIPA PER DECIDERE IL TUO FUTURO

COMITATO BOSCO SOPRANO

NO ALLE TRIVELLE NELLE CASE COLONICHE

bosco soprano@gmail.com

Sinistra, cosa aspettiamo ad unire le forze?

da Liberazione, 8 gennaio 2009, pag. 1

di Claudio Grassi

Ho già avuto modo di scrivere e di dire che tutte le scissioni che ha subito Rifondazione hanno dato un unico risultato: indebolire Rifondazione stessa e, con essa, l'unico soggetto politico che avrebbe potuto costruire in questi anni - a sinistra- una forza politica di massa, non residuale, che coprisse lo spazio prodotto dalla deriva moderata del Pds e dei Ds prima e del Pd oggi. Il fallimento è totale, in tutte le sue varianti: sia di chi si è separato in nome dell'unità e del moderatismo ( Comunisti Unitari, Pdci, Sinistra e Libertà), sia di chi si è separato in nome della radicalità ( Pdac, Pcl, Sinistra Critica). Chi ha praticato queste scissioni ha commesso un grave errore. Non solo non ha realizzato il progetto che avrebbe voluto realizzare, ma ha ottenuto il contrario. Quello stesso progetto poteva praticarlo dentro Rifondazione e nella dialettica interna cercare di farlo avanzare, senza indebolire Rifondazione, e ottenendo, probabilmente, maggiori risultati. Così un grave errore lo hanno commesso quei compagni e quelle compagne che, quando Occhetto sciolse il Pci, decisero di stare nel "gorgo". Salvo poi accorgersi, dopo qualche anno, quando ormai era troppo tardi, che in quel "gorgo" mancava l'acqua. La storia della Sinistra in Italia sarebbe stata diversa se non fossero stati commessi questi errori. La nostra credibilità, oggi, é minata soprattutto da questi fatti: gruppi dirigenti che si sono divisi praticando scelte individuali che spesso sono state in contrasto con quanto loro stessi avevano detto e scritto fino a poco tempo prima. La Federazione della Sinistra, seppur in modo ancora insufficiente, vuole invertire questa tendenza alla scissione e alla separazione.

Ma ciò di cui voglio parlare più approfonditamente concerne Sinistra Ecologia e Libertà. Vendola e gli altri compagni/e sono usciti da Rifondazione ritenendo che essa avesse imboccato, a Chianciano, una strada settaria, identitaria e minoritaria. Se anche ciò fosse stato vero- per le ragioni indicate prima- avrei ritenuto ugualmente sbagliata la scelta della scissione. Si doveva restare nel partito e lì si doveva cercare di far prevalere le proprie ragioni. In ogni caso il punto che oggi appare evidente, a distanza di un anno dalla scissione, è il clamoroso fallimento del progetto politico che era stato posto alla base della costruzione di Sinistra e Libertà. Vediamo, seppur schematicamente, cosa dicevano i compagni di Sinistra e Libertà:

1) c'è uno spazio tra Rifondazione e il Pd che noi, assieme ad altri soggetti, possiamo occupare per rilanciare una Sinistra unitaria e rinnovata. Risultato: metà dei soggetti coinvolti si sono defilati. I Verdi sono andati per conto loro e una parte di Sinistra Democratica ha ripreso contatti col Pd.

2) Nel Pd c'è un dibattito interessante e, a seconda di come andrà il congresso, si potranno aprire scenari nuovi. In particolare, se vince l'asse D'Alema- Bersani cambieranno le cose a sinistra. Risultato: ha vinto Bersani ed è saltata la ricandidatura di Vendola in Puglia. Giordano, in una intervista al Manifesto, ha proposto che Sinistra e Libertà si schieri ovunque contro questo Pd dominato da D'Alema!

3) Rifondazione Comunista che fino a qualche settimana fa veniva associata a definizioni tipo: "mummie, catacombe, torcicollo, stalinisti,..." oggi viene definita dal compagno Vendola in una recente intervista "una forza importante della sinistra" con la quale occorre fare "unità"! Risultato: è un fatto positivo, ma ci si poteva risparmiare un anno di insulti che sicuramente non hanno incrementato la credibilità della Sinistra tra il nostro popolo.

Per concludere. Il progetto di Sinistra e Libertà è fallito. Un'altra scissione inutile poteva essere evitata. Cosa aspettiamo ad imparare la lezione? Cosa aspettiamo, in un Paese dove le destre hanno conquistato non soltanto il Governo(magari fosse solo quello!) ma soprattutto l'egemonia culturale tra gli strati popolari, ad unire le forze? Cosa aspettiamo, in un Paese dove l"opposizione" - proprio perchè noi siamo spariti- è rappresentata da un Pd che rincorre Casini e da un Di Pietro che in Europa sostiene i liberali e in Italia fa l'estremista, a parlarci, a concordare iniziative comuni? Possibile che sia impossibile? Noi crediamo nel nostro progetto che è quello della Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra come tappa concreta verso un'unità basata sui contenuti. Possono esserci altri progetti a sinistra del Pd e di Idv diverso dal nostro, ma ciò non lo ritengo - e per quanto mi riguarda non deve essere- un ostacolo alla costruzione di una unità tra di noi. Possibile che Berlusconi riesca a mettere assieme Storace e Pisanu e noi non riusciamo a costruire una piattaforma comune tra compagni e compagne che per tanti anni hanno lavorato fianco a fianco nello stesso partito? Se vogliamo riacquistare una credibilità tra i lavoratori lo dobbiamo fare subito!

giovedì 7 gennaio 2010

Nardiello (Pdci): Accelerare percorso Federazione Sinistra

“Lo spostamento dell’asse del centrosinistra verso il centro, come sembrerebbe profilarsi in vista delle elezioni regionali della primavera prossima, in attesa di chiarimenti sulle alleanze e sul programma, impone alla sinistra di accelerare il processo politico della federazione”. E’ quanto sostiene il capogruppo del Pdci in Consiglio regionale, Giacomo Nardiello sottolineando “il messaggio che il Pdci ha voluto lanciare in occasione della conferenza stampa di fine anno, da una parte al popolo della sinistra perché sostenga ed incoraggi il progetto della federazione e dall’altra al Pd perché prima di sottoscrivere accordi e patti con nuovi alleati di centro ne discuta con la sinistra evitando di farci trovare di fronte a fatti compiuti”.

“La federazione della sinistra – dice Nardiello - non è un semplice cartello elettorale, ma non è nemmeno il partito unico. La federazione della sinistra, però, potrà essere il luogo, se ne saremo capaci, in cui praticare e lavorare alla realizzazione dell’unità dei comunisti. Nella consapevolezza che la stessa scelta del simbolo, con il suo inequivocabile significato, agevolerà questo processo. La federazione della sinistra rappresenta perciò l’apripista per nuovi ed interessanti orizzonti che, con tempi e modalità adeguati, segnerà il cammino della sinistra italiana, dei comunisti in primo luogo, per i prossimi decenni. La federazione della sinistra è una scommessa politica che vale la pena vivere e sui cui vale la pena contare, dal momento che senza una vera sinistra e senza i comunisti non c’è prospettiva alcuna di progresso per i lavoratori e i ceti sociali più deboli”.

“Siamo perciò fortemente impegnati – conclude Nardiello - in un percorso importante, colmo di speranze, ma sicuramente non breve e nemmeno agevole. Un processo unitario, che a mio giudizio, va perseguito con forza e determinazione. Perché necessario, perché utile e perché ce lo chiede la nostra gente, il popolo rosso. Un popolo che ha una propria identità, una propria storia ed anche un progetto per il futuro. La scadenza elettorale ravvicinata ci carica di una nuova responsabilità perché senza una sinistra unita e forte la maggioranza risentirà solo dell’influenza centrista e moderata e i bisogni popolari e quelli sociali avranno più difficoltà ad affermarsi nel governo della Regione”.

Incidente Centro Oli, Simonetti (Prc) chiede documentazione

“Le attività delle società petrolifere che si svolgono nella nostra regione devono avvenire rispettando puntualmente tutte le norme di sicurezza previste. Spetta alle istituzioni competenti la funzione di controllo per verificare costantemente la situazione, dando una corretta informazione a tutti. Questo sia per la salvaguardia dell’ambiente circostante ma soprattutto per le popolazioni che vivono nelle zone interessate”. E’ quanto dichiarato dalla presidente del gruppo regionale del Prc, Emilia Simonetti.

“Mercoledì scorso, purtroppo – continua Simonetti - al Centro Oli di Viggiano si è verificato ancora un episodio di cattivo funzionamento delle cosiddette ‘misure di sicurezza’ che dovrebbero rilevare per tempo rischi d’inquinamento. I danni all’ambiente ed ai cittadini che abitano nelle zone d’inquinamento sono ormai note. Da quanto si è appreso sull’episodio il blocco di una turbina avrebbe causato l’immissione nell’ambiente circostante il Centro Oli di Viggiano di gas ed altre sostanze non specificate. La conferma è venuta anche da uno dei responsabili del Distretto Meridionale dell’Eni. La tossicità delle sostanze immesse nell’ambiente è stata subito avvertita dagli abitanti che hanno lamentato una serie di disturbi. Ad oggi l’informazione sull’accaduto è carente; non è dato, infatti, conoscere, quali tipi di gas e sostanze sono state immesse ‘accidentalmente’ nell’atmosfera. Gli episodi – sostiene Simonetti - confermano i dubbi, sollevati da più parti, circa il funzionamento certo delle misure di sicurezza. L’informazione deve essere corretta e la più ampia possibile su tutti i dati che riguardano le potenzialità di incidenti, possibili inquinamenti ambientali comprese le falde acquifere. I cittadini hanno il diritto di conoscere tutti gli aspetti delle problematiche legate a queste attività che appaiono spesso sottovalutate da parte degli organi regionali”.

“La notizia, inoltre, sulla discordanza dei dati tra l’Arpab e l’Agrobios – afferma Emilia Simonetti -non può che far aumentare le preoccupazioni e l’allarme per cui occorre un intervento urgente e chiarificatore da parte della Regione. In questa materia si dimostra sempre più importante la collaborazione con le associazioni impegnate a lottare contro danni ambientali che a volte diventano irreparabili. Il silenzio da una parte e le notizie contraddittorie e reticenti dall’altra, mi hanno fatto sentire in dovere come consigliera regionale e come cittadina di questa regione – conclude l’esponente del Prc - di richiedere tutta la documentazione attinente le attività del Centro Oli di Viggiano, le possibilità di incidenti, i controlli svolti su tutti i tipi di inquinanti che sono stati rilevati intorno al Centro stesso, soprattutto nei periodi in cui si sono verificati gli incidenti”.

martedì 5 gennaio 2010

Simonetti, Prc: introdurre in Basilicata reddito sociale

“L'Inps che chiude i conti 2009 con un attivo di 6 - 7 miliardi di euro, a causa dei lavoratori che vanno in pensione sempre più tardi, offre una buona ragione e un motivo in più, per l'introduzione di un reddito sociale anche in Basilicata, come è già accaduto in altre regioni di Italia''. A sostenerlo è la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti, sottolineando che “la Basilicata si conferma ai primi posti nella classifica delle Regioni per “disagio sociale” attraverso i risultati di differenti studi nazionali sulla base del parametro della forza lavoro potenzialmente soggetta alla crisi (persone in cerca di occupazione e lavoratori in cig) in rapporto alla popolazione residente”.

“I numeri dell’Inps che dal primo gennaio intensifica i controlli sulle pensioni di invalidità civile – aggiunge - parlano chiaro: nei primi undici mesi dell'anno sono crollate del 53% le pensioni di anzianità, perché solo 52.132 lavoratori, a fronte dei 120.626 del 2008, hanno presentato domanda per la rendita di anzianità. Anche se sono aumentate le pensioni di vecchiaia, ma in numero inferiore rispetto alle previsioni il quadro complessivo – afferma Simonetti - testimonia che al di là delle valutazioni sugli interventi degli ultimi anni sul sistema pensionistico, c'e' oggi la possibilità concreta di investire risorse per un radicale rinnovamento degli ammortizzatori sociali nel nostro Paese. Tra le normative regionali da prendere a modello – continua l’esponente del Prc - la legge sul reddito minimo garantito varata dalla Regione Lazio, la prima del genere in Italia e avente carattere sperimentale, che prevede l'erogazione di 583 euro mensili, oltre all'eventuale fornitura di prestazioni indirette gratuite e agevolazioni tariffarie da parte dei comuni, ad esempio nei settori del trasporto pubblico, delle attività culturali, ricreative e sportive, dei pubblici servizi e dei libri di testo scolastico.

A parere di Simonetti “con il nuovo Programma di Cittadinanza Solidale si possono integrare e migliorare in efficacia gli interventi da attuare per il welfare. Questo significherà accedere a un percorso che partendo dalla valutazione delle competenze, si snoderà attraverso momenti formativi, e speriamo si concluda con un inserimento lavorativo che soddisfi le aspettative del lavoratore. Ma quello che serve veramente -conclude- è una riforma profonda del sistema degli ammortizzatori sociali sia per i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro che per i disoccupati".