“Disapprovo il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale perché le previsioni energetiche in esso contenute sono sovradimensionate rispetto all’effettivo fabbisogno energetico regionale ed insostenibili dal punto di vista ambientale”. E’ quanto dichiarato dalla presidente del gruppo regionale del Prc in Consiglio regionale, Emilia Simonetti.
“Dal Piano si evincono scenari energetici ed ambientali improntati su una programmazione schizofrenica perché quando parliamo di sviluppo economico della nostra regione – continua Simonetti - parliamo anche di tutela della salute, dell’ambiente, e del turismo. Ebbene, se vogliamo che gli investimenti per il turismo e per le attività produttive possano fruttare in termini di occupazione e di reddito, detto piano energetico, a mio parere, va ad intaccare pesantemente il nostro territorio. Una programmazione che ipotizza un forte incremento della produzione di energia, sia per quanto riguarda le fonti convenzionali che le fonti alternative, avrebbe impatti negativi ambientali e, dunque, sulla salute dei cittadini. La programmazione appare non supportata da dati reali ove si analizzino i trend demografici e quelli produttivi regionali. C’è una popolazione in forte decremento, mediamente 500-700 abitanti all’anno vanno via, su un totale di 590 mila residenti circa. La Basilicata presenta una struttura della popolazione concentrata sulle fasce anziane, con un sistema produttivo industriale in forte crisi strutturale ed occupazionale. A fronte di una conclamata decrescita – aggiunge Simonetti - confermata dalle statistiche elaborate dal Gestore Servizi Elettrici, riferiti ai bilanci di energia 2004 e 2005, è in calo, sia in termini di gigawatt ore che in termini di H TEP con un trend negativo di consumi energetici rispetto a quello italiano, in diversi settori: civili, industriali ed agricoli. Il Piear non entra nel merito dei veri motivi della ipotizzata crescita della domanda energetica regionale. Secondo altre analisi più verosimili di quella regionale, la crescita della domanda è dovuta ad un allineamento strutturale energetico della Basilicata alla media italiana, e non invece alla crescita del sistema produttivo locale, così come il Piear vuole far intendere. Esiste, infatti, una sproporzione tra il numero dei megawatt previsti dal Piano ed i fabbisogni energetici reali regionali. Infatti il piano ipotizza centrali di produzione energetica convenzionale, dalle fonti alternative al petrolio, pari a circa 3900 megawatt, ai quali andrebbero aggiunti gli oltre 200 megawatt già installati”.
“Dall’analisi del fabbisogno ipotizzato dal Piano - afferma Simonetti - esiste la tendenza ad assecondare una domanda di crescita di produzione energetica finalizzata in gran parte solo a rispondere al profitto delle società multinazionali e di quelle energetiche, basti considerare l’eolico con i suoi 1161 megawatt di potenza installabile, previste nel piano. Questa fonte coprirebbe il 60 per cento del totale previsto dal Piano per le fonti energetiche alternative. Ancor più sconcertante – a giudizio dell’esponente del Prc - è il fatto che il Piano preveda per l’eolico una potenza addirittura superiore al Position Paper del Governo che individuava 760 megawatt istallabili in Basilicata. Considerata già la potenza installata, verrebbe da chiedersi, come mai le previsioni della Regione Basilicata raddoppino i megawatt previsti per l’eolico dal Governo. Un piano che, come già detto, effettivamente non ci soddisfa. Così, tra le altre cose, spuntano fuori le mega centrali in Val Basento, Salandra, Pisticci, Irsina, Viggiano e San Nicola di Melfi, nonché i megawatt per l’energia alternativa che dovrebbero essere compensati dalle royalties che sono le briciole di una torta le cui fette verranno divorate dalle società produttrici di energia, sull’esempio di ciò che accade per il petrolio e per il gas estratto in Basilicata che la Sel non può gestire. Su un quotidiano – dice Simonetti - leggevo che a Viggiano una società di impianti fotovoltaici, non dico che ha truffato, ma ha fatto in modo di avere cinque permessi diversi di un megawatt ciascuno, che richiede solo il DIA, per poi fare in realtà un unico impianto di 5 MW sottraendosi così alla VIA. Si aggira sempre la legge, lo sappiamo, però si dovrebbe evitare e questo dovrebbe essere uno dei nostri compiti. Con una semplice DIA (dichiarazione inizio attività) sarà possibile realizzare impianti di un megawatt, quando la finanziaria dell’ex governo Prodi limitava ad impianti con soglie di 20 chilowatt ore per il solare, 60 chilowatt ore per l’eolico, 100 chilowatt ore per l’idroelettrico e 200 chilowatt ore per il biomasse”.
“Esiste, inoltre – rileva la consigliera - la questione sulla installazione di una centrale a biomasse sul territorio di Tricarico, un progetto che va a situarsi all’interno di un terreno oggi dedicato all’agricoltura, con l’insediamento di famiglie che vivono da decenni sul posto. A settembre c’è stata una bellissima manifestazione dove ho avuto modo di sentire i cittadini parlare con semplicità, ma con fermezza, per difendere i loro diritti calpestati. Ho avuto modo, anche, di ascoltare alcuni membri del Comitato dal nome poetico, “Uno si distrae al bivio”, che dimostrano una forte determinazione affinché non venga fatto quell’impianto. In Giunta giace una proposta di delibera per l’autorizzazione all’esercizio di una centrale a biomasse a Ferrandina. Ho seguito negli anni scorsi due - tre volte la conferenza di servizio per quanto riguarda questa centrale, ma sapete che i consiglieri possono solo ascoltare e non intervenire, comunque ho notato che ai desideri delle società raramente vi sono opposizioni. Bisogna riflettere su questo progetto della centrale di Ferrandina, ma non perché siamo in periodo preelettorale: questa è una battaglia che ho sempre fatto. Il problema oggi è quale sviluppo vogliamo per il nostro territorio, che ci siano delle lobbies che premono è sicuro, anche se a me nessuno si è mai rivolto. Naturalmente – conclude - sul Piear il mio voto non potrà che essere contrario”.
“Dal Piano si evincono scenari energetici ed ambientali improntati su una programmazione schizofrenica perché quando parliamo di sviluppo economico della nostra regione – continua Simonetti - parliamo anche di tutela della salute, dell’ambiente, e del turismo. Ebbene, se vogliamo che gli investimenti per il turismo e per le attività produttive possano fruttare in termini di occupazione e di reddito, detto piano energetico, a mio parere, va ad intaccare pesantemente il nostro territorio. Una programmazione che ipotizza un forte incremento della produzione di energia, sia per quanto riguarda le fonti convenzionali che le fonti alternative, avrebbe impatti negativi ambientali e, dunque, sulla salute dei cittadini. La programmazione appare non supportata da dati reali ove si analizzino i trend demografici e quelli produttivi regionali. C’è una popolazione in forte decremento, mediamente 500-700 abitanti all’anno vanno via, su un totale di 590 mila residenti circa. La Basilicata presenta una struttura della popolazione concentrata sulle fasce anziane, con un sistema produttivo industriale in forte crisi strutturale ed occupazionale. A fronte di una conclamata decrescita – aggiunge Simonetti - confermata dalle statistiche elaborate dal Gestore Servizi Elettrici, riferiti ai bilanci di energia 2004 e 2005, è in calo, sia in termini di gigawatt ore che in termini di H TEP con un trend negativo di consumi energetici rispetto a quello italiano, in diversi settori: civili, industriali ed agricoli. Il Piear non entra nel merito dei veri motivi della ipotizzata crescita della domanda energetica regionale. Secondo altre analisi più verosimili di quella regionale, la crescita della domanda è dovuta ad un allineamento strutturale energetico della Basilicata alla media italiana, e non invece alla crescita del sistema produttivo locale, così come il Piear vuole far intendere. Esiste, infatti, una sproporzione tra il numero dei megawatt previsti dal Piano ed i fabbisogni energetici reali regionali. Infatti il piano ipotizza centrali di produzione energetica convenzionale, dalle fonti alternative al petrolio, pari a circa 3900 megawatt, ai quali andrebbero aggiunti gli oltre 200 megawatt già installati”.
“Dall’analisi del fabbisogno ipotizzato dal Piano - afferma Simonetti - esiste la tendenza ad assecondare una domanda di crescita di produzione energetica finalizzata in gran parte solo a rispondere al profitto delle società multinazionali e di quelle energetiche, basti considerare l’eolico con i suoi 1161 megawatt di potenza installabile, previste nel piano. Questa fonte coprirebbe il 60 per cento del totale previsto dal Piano per le fonti energetiche alternative. Ancor più sconcertante – a giudizio dell’esponente del Prc - è il fatto che il Piano preveda per l’eolico una potenza addirittura superiore al Position Paper del Governo che individuava 760 megawatt istallabili in Basilicata. Considerata già la potenza installata, verrebbe da chiedersi, come mai le previsioni della Regione Basilicata raddoppino i megawatt previsti per l’eolico dal Governo. Un piano che, come già detto, effettivamente non ci soddisfa. Così, tra le altre cose, spuntano fuori le mega centrali in Val Basento, Salandra, Pisticci, Irsina, Viggiano e San Nicola di Melfi, nonché i megawatt per l’energia alternativa che dovrebbero essere compensati dalle royalties che sono le briciole di una torta le cui fette verranno divorate dalle società produttrici di energia, sull’esempio di ciò che accade per il petrolio e per il gas estratto in Basilicata che la Sel non può gestire. Su un quotidiano – dice Simonetti - leggevo che a Viggiano una società di impianti fotovoltaici, non dico che ha truffato, ma ha fatto in modo di avere cinque permessi diversi di un megawatt ciascuno, che richiede solo il DIA, per poi fare in realtà un unico impianto di 5 MW sottraendosi così alla VIA. Si aggira sempre la legge, lo sappiamo, però si dovrebbe evitare e questo dovrebbe essere uno dei nostri compiti. Con una semplice DIA (dichiarazione inizio attività) sarà possibile realizzare impianti di un megawatt, quando la finanziaria dell’ex governo Prodi limitava ad impianti con soglie di 20 chilowatt ore per il solare, 60 chilowatt ore per l’eolico, 100 chilowatt ore per l’idroelettrico e 200 chilowatt ore per il biomasse”.
“Esiste, inoltre – rileva la consigliera - la questione sulla installazione di una centrale a biomasse sul territorio di Tricarico, un progetto che va a situarsi all’interno di un terreno oggi dedicato all’agricoltura, con l’insediamento di famiglie che vivono da decenni sul posto. A settembre c’è stata una bellissima manifestazione dove ho avuto modo di sentire i cittadini parlare con semplicità, ma con fermezza, per difendere i loro diritti calpestati. Ho avuto modo, anche, di ascoltare alcuni membri del Comitato dal nome poetico, “Uno si distrae al bivio”, che dimostrano una forte determinazione affinché non venga fatto quell’impianto. In Giunta giace una proposta di delibera per l’autorizzazione all’esercizio di una centrale a biomasse a Ferrandina. Ho seguito negli anni scorsi due - tre volte la conferenza di servizio per quanto riguarda questa centrale, ma sapete che i consiglieri possono solo ascoltare e non intervenire, comunque ho notato che ai desideri delle società raramente vi sono opposizioni. Bisogna riflettere su questo progetto della centrale di Ferrandina, ma non perché siamo in periodo preelettorale: questa è una battaglia che ho sempre fatto. Il problema oggi è quale sviluppo vogliamo per il nostro territorio, che ci siano delle lobbies che premono è sicuro, anche se a me nessuno si è mai rivolto. Naturalmente – conclude - sul Piear il mio voto non potrà che essere contrario”.
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