sabato 31 ottobre 2009

Pd-Fds: no a prospettive di Governo, si a battaglie comuni

Pier Luigi Bersani ha incontrato nella sede del Pd la delegazione della Federazione di Sinistra, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Cesare Salvi. Al termine del colloquio, durato circa un'ora da entrambi le parti è stato sottolineato che, seppure non c'è interesse al momento a ragionare su un'alleanza per il governo, comunque è necessario riprendere il dialogo sui temi della questione economica e sociale.

Il segretario del PD ha dichiarato che "abbiamo prospettive diverse per quanto riguarda le alleanze di governo. Ci sono cose che ci distinguono ma pensiamo sia necessario ed interesse delle nostre forze politiche continuare ad avere rapporti e contatti su temi come le riforme e la legge elettorale", e quindi sulle elezioni regionali ha detto :"è possibile trovare convergenze luogo per luogo".

Il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero ha invece sottolineato che "abbiamo ricominciato a parlare, fino a poco tempo fa sembrava che l'attitudine del Pd fosse solo quella di far scomparire le forze alla sua sinistra". Oggi PD e Federazione della Sinistra hanno verificato la comune preoccupazione " per la pericolosità sia sul piano democratico che que quello sociale delle politiche del governo Berlusconi."

Il segretario dei Comunisti Italiani Diliberto ha poi sottolineato come nell'incontro con Bersani si sia riscontrato "un clima diverso" rispetto ai precedenti leader del Pd e che "nonostante ci siano differenze programmatiche, abbiamo due terreni comuni su cui lavorare: la questione economica e sociale e la questione democratica".

GIOVANI COMUNISTI PRC: CUCCHI, LETTERA AL PRESIDENTE NAPOLITANO VERITA' E GIUSTIZIA SUL CASO DI UN RAGAZZO UCCISO SENZA MOTIVO

Illustrissimo Signor Presidente Giorgio Napolitano, le fotografie diffuse ieri con estremo coraggio dalla famiglia di Stefano Cucchi impongono una reazione delle coscienze. Come Lei con la Sua biografia ci ha più volte insegnato, impongono in primo luogo una reazione della coscienza del nostro Paese, Repubblica democratica e antifascista per la cui nascita migliaia di martiri hanno offerto il sacrificio delle loro vite e migliaia di eroi hanno conosciuto la reclusione e l’internamento nelle carceri del regime. Anche in virtù di quel sacrificio, oggi possiamo dire che il tasso di democrazia di un Paese civile si misura dalle condizioni delle sue carceri, dal rispetto che lo Stato assicura a ciascun detenuto. Se leggessimo con questo metro di giudizio la vicenda di Stefano Cucchi, dovremmo ritenere l’Italia un Paese schiavo, servo della barbarie e dell’arbitrio. Le Istituzioni che Lei rappresenta devono reclamare, insieme alla famiglia e insieme ad ogni cittadino democratico, verità e giustizia. Ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, affinché sia fatta piena luce su questo episodio drammatico. Affinché noi giovani si possa cancellare questa assurda vergogna di sentirsi italiani. Le porgiamo, ringraziandoLa, i nostri più sentiti saluti antifascisti, Flavio Arzarello Simone Oggionni Stefano Perri

Le agenzie dell'incontro della Federazione della Sinistra con Bersani neo segretario del Pd

PD. BERSANI VEDE COMUNISTI: UNIONE NON TORNA, MA DIALOGO RIPRENDE
(DIRE) Roma, 30 ott. - "L'Unione non c'e' piu'. Ma questo non significa che non riprenda il dialogo su temi centrali
come la legge elettorale, la democrazia, e soprattutto la crisi economica e sociale". Pier Luigi Bersani, dopo aver
incontrato Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero sintetizza i termini di un nuovo percorso di confronto con i leader
dei due partiti comunisti.
L'Unione non tornera' perche' "il sistema politico e' cambiato- dice Bersani- ma il tema di oggi e' costruire
un'alternativa al centrodestra. Non vediamo possibilita' di alleanze di governo" con Prc e Pdci "ma e' possibile
invece un accordo sui temi della democrazia, la legge elettorale, e la crisi. Su questi temi sono disponibile a
parlare con tutti". (Rai/ Dire) 16:20 30-10-09


PD: BERSANI-FED.SINISTRA, NON PIU'UNIONE,SI'BATTAGLIE COMUNI
COLLABORAZIONE SU EMERGENZA SOCIALE E QUESTIONE DEMOCRATICA
(ANSA) - ROMA, 30 OTT - Il Pd e i partiti della sinistra radicale non mirano a far rinascere una alleanza di governo
come e' stata l'Unione, ma sono interessati a tenere vivo un 'confronto' e a condurre insieme alcune 'battaglie
comuni', per esempio sulla emergenza sociale o sulla questione democratica. Lo hanno detto Pier Luigi Bersani, Paolo
Ferrero e Oliviero Diliberto al termine del loro incontro avvenuto nella sede del Pd, al quale era presente anche
Cesare Salvi. IA 30-OTT-09 16:22


PD:BERSANI-FED.SINISTRA,NON PIU' UNIONE,SI' BATTAGLIE COMUNI(2)
(ANSA) - ROMA, 30 OTT - Bersani, al termine dell'incontro, ha spiegato che tra il Pd, da una parte, e Prc-Pdc
dall'altra, c'e' 'una diversita' sull'esigenza di concepire una prospettiva di alleanza di governo'. Tuttavia i
Democratici e la Sinistra radicale concordano nel vedere 'un nesso tra l'emergenza sociale e quella democratica'.
Questi due punti, ha detto ancora Bersani, possono essere al centro di iniziative comuni: 'percio' - ha osservato -
e' interesse di tutti che i nostri partiti continuino a parlarsi, anche senza la prospettiva di dar vita a una
coalizione'.
Pur 'non prevedendo un'alleanza di governo in senso classico', ha spiegato ancora Bersani, Pd e sinistra radicale
hanno concordato sulla possibilita' di 'convergenze da trovare in sede locale e nelle diverse regioni'.
'Abbiamo ricominciato a parlarci - ha detto Ferrero - dopo il periodo in cui, con le leggi che introducevano soglie
di sbarramento, c'era l'attitudine a far scomparire la sinistra'.
Su questo punto ha concordato Oliviero Diliberto: 'c'e' stato un clima davvero buono'.
Ferrero ha confermato che tra le due parti c'e' una 'differenza' che impedisce di pensare 'ad una alleanza di
governo', ma e' pur vero che 'l'istanza di battere Berlusconi riguarda tutti'. Il segretario del Prc ha concordato
sul fatto che 'l'emergenza sociale e la questione democratica possono essere terreni di battaglie comuni'. Concetti
questi ribaditi anche da Diliberto.
Insomma, ha sintetizzato Bersani, 'l'unione non c'e' piu', e la questione ora e' costruire un'alternativa. Per fare
questo - ha domandato infine - il tema della democrazia e di una nuova legge elettorale e' interessante o no? Il
tema della crisi economica e sociale e' un tema rilevante o no?'. (ANSA).16:36


PD: BERSANI, UNIONE NON C'E' PIU' MA CON COMUNISTI SI PUO' DIALOGARE =
LEADER DEM VEDE FERRERO E DILIBERTO, NO PROSPETTIVA GOVERNO
Roma, 30 ott. - (Adnkronos) - "Il tema oggi e' costruire l'alternativa. Non vediamo possibilita' di alleanze di
governo, ma questo non significa che non dobbiamo avere un dialogo su temi come le riforme, la democrazia, la crisi
sociale". Pierluigi Bersani non intende tornare al passato ("l'Unione non c'e' piu', il sistema e' andato evolvendo,
e' cambiato"), ma non vuole nemmeno chiudere completamente la porta ai potenziali interlocutori del Pd. Il
segretario dei democratici ne ha parlato oggi con Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero.
"Abbiamo registrato il fatto che abbiamo prospettive che non rendono possibile una alleanza di governo, perche' ci
sono cose che ci distinguono. Ma il problema del Paese, il nesso tra problematiche democratiche e sociali, questa
emergerza ci indica di ragionare assieme", ha spiegato Bersani. "C'e' un clima diverso, davvero buono.
Ci sono delle differenze programmatiche, ma anche due terreni di battaglia comuni: l'emergenza economico-sociale e
la questione democratica", ha detto Oliviero Diliberto. 16:43


PD: BERSANI, UNIONE NON C'E' PIU' MA CON COMUNISTI SI PUO' DIALOGARE (2) =
(Adnkronos) - "Abbiamo ricominciato a parlare, dopo un periodo in cui l'attitudine sembrava quella di far sparire la
sinistra -gli ha fatto eco Paolo Ferrero-. Ci sono delle differenze tra le nostre politiche che non ci permettono di
ragionare su alleanze di governo, ma battere Berlusconi e' una istanza che ci riguarda tutti". Un tema concreto su
cui il Pd intende misurarsi con Prc e Pdci sono le regionali.
"Vedremo luogo per luogo se sara' possibile, sul profilo programmatico, fare delle convergenze", ha detto Bersani.
"Noi abbiamo posto la pregiudiziale della questione morale, come anche quella dell'intervento per i piu' deboli. Su
queste basi vedremo dove trovare un accordo", ha chiarito Ferrero. 16:45


PD: INCONTRO BERSANI CON FERRERO, DILIBERTO E SALVI. PROVE DI INTESA =
(ASCA) - Roma, 30 ott - In musica si userebbe la formula di 'andante moderato' per definire il dialogo che e' stato
aperto oggi tra il Pd e i partiti della cosiddetta sinistra radicale: Prc, Pdci e Socialismo 2000.
Incontro che ha visto come partecipanti da una parte il segretario democratico Pier Luigi Bersani e dall'altra parte
del tavolo Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Cesare Salvi.
Il risultato e' stato una riapertura del dialogo (o 'confronto' come preferisce dire Bersani) che si era interrotto
alle elezioni con la 'vocazione maggioritaria' di Veltroni e Franceschini che aveva chiuso all'esperienza
dell'Unione e del tutti assieme.
Oggi, come ha spiegato al termine Bersani, non e' stata stabilita un'alleanza, ma si e' convenuto di aprire un
'confronto' su 'battaglie comuni' come 'la questione sociale e la questione democratica'.
In tempi piu' brevi il confronto riguarda le elezioni regionali della prossima primavera per le quali c'e' una
intenzione condivisa di arrivare ad alleanze programmatiche.
E' significativo, in proposito, che Bersani abbia parlato di 'convergenze da trovare in sede locale e nelle diverse
regioni'.
Insomma, come ha sintetizzato lo stesso Bersani 'l'Unione non c'e' piu', il sistema e' cambiato,e la questione ora
e' costruire un'alternativa'.
In quesata prospettiva e' stato molto gradito dalle controparti che Bersani abbia indicato come primi terreni di
confronto (oltre all'alternativa nelle regionali) 'il tema della democrazia e di una nuova legge elettorale' da una
lato e dall'altro 'la crisi economica e sociale'.
Giudizi positivi sono stati espressi dai leader della sinistra radicale. 'Abbiamo ricominciato a parlarci dopo il
periodo in cuicon le leggi elettorali che introducevano soglie di sbarramento, si intendeva far sparire la
sinistra'. 'C'e' stato un clima davvero buono' ha commentato Diliberto che ha indicato 'emergenza sociale e
democratica' come terreni per 'battaglie comuni'. E tutti hanno concordato che 'che l'istanza di battere Berlusconi
riguarda tutti'. 17:49

PD: BERSANI ARCHIVIA UNIONE, MA 'CANALETTE' CON SINISTRA/ANSA
NO INCONTRO CON RUTELLI, SI' CON CASINI; SUCCESSO UE SU D'ALEMA (di Giovanni Innamorati)
(ANSA) - ROMA, 30 OTT - Pier Luigi Bersani archivia ufficialmente l'Unione, che i suoi critici affermavano volesse
resuscitare; il neo-segretario del Pd ha pero' riaperto quelle 'canalette' con la sinistra radicale che ha spesso
evocato, incontrando Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Cesare Salvi. E mentre chiude la porta a Francesco Rutelli,
la apre all'Udc, che incontrera' la prossima settimana. In piu' si gode il primo successo internazionale con la
candidatura di Massimo D'Alema da parte del Pse alla carica di 'ministro degli Esteri' della nuova Unione europea,
nomina che per concretizzarsi avra' bisogno del sostegno del governo Berlusconi.
Bersani ha incontrato i tre esponenti della sinistra radicale nella sede del Pd, e con essi ha constatato
l'inesistenza delle condizioni per dar vita a 'un alleanza politica di governo'.
Questo non toglie che tra Pd da un lato e Prc-Pdci dall'altro possa esserci 'un terreno per battaglie comuni,
sull'emergenza sociale e sulla questione democratica', e in particolare sulla legge elettorale.
Insomma, 'un clima davvero diverso', ha detto Diliberto.
'Il Pd ha superato la voglia di annientare cio' che c'era alla sua sinistra attraverso leggi con soglie di
sbarramento', ha aggiunto Ferrero. Quindi, ha osservato Bersani, se 'l'Unione non c'e' piu', e' 'interesse di tutti
continuare il confronto'. Anche perche' si correra' probabilmente insieme in tutte le Regioni alle elezioni del
prossimo marzo.
Sulla legge elettorale, Ferrero ha riferito di aver rilanciato la proposta del ritorno al proporzionale: 'Bersani -
ha raccontato - non e' entrato nella tecnicalita', ma ragiona nell'ottica di un modello non bipartitico, ma che
permetta la rappresentanza anche a forze diverse'. Insomma, come ha osservato lo stesso segretario del Pd, 'sono
state riaperte quelle 'canalette' con le forze della sinistra radicale come egli aveva spesso auspicato che
avvenisse.
Il passo successivo sara' l'incontro con il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, la prossima settimana. Lo
sforzo e' sempre lo stesso: rimettere al centro il Pd di una rete di rapporti con tutte le forze di opposizione per
costruire, con pazienza e tenacia, una alternativa politica al governo di centrodestra.
Bersani ha invece chiuso la porta a Rutelli, che ieri aveva incontrato D'Alema, provocando un po' di malumore nello
staff del neosegretario. A una richiesta dei cronisti su quando ci sarebbe stato l'incontro con l'ex segretario
della Margherita, Bersani ha risposto sibillino: 'Io parlo al partito il 7 novembre' all'Assemblea nazionale.
Rutelli domani riunira' nuovamente gli 11 firmatari del Manifesto presentato mercoledi'. Nel pranzo di lavoro
potrebbero scaturire le prime decisioni sull'organizzazione del Movimento, forse anche con la scelta del suo
'speaker' (Rutelli ha detto di non voler essere lui il leader), con il nome di Massimo Cacciari ad essere il piu'
gettonato. Inoltre potrebbe uscire una 'agenda' con due-tre punti di programma che concretizzano il Manifesto.
Intanto e' stato aperto un sito internet, ancora povero, sul cui blog pero' sono intervenuti gia' 240 cittadini, la
maggior parte dei quali ha aderito al Manifesto.
A fianco dei dispiaceri arrivano per Bersani le prime soddisfazioni. Il Pse ha ufficializzato la candidatura di
Massimo D'Alema a Rappresentante per la politica Estera dell'Ue.
Il premier Berlusconi ha annunciato che 'valutera' con serieta' e responsabilita' la candidatura'. 'Quella di
D'Alema e' la candidatura piu' autorevole', ha detto Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo che ha
subito chiarito: 'Sarebbe inaccettabile qualsiasi forma di patteggiamento' per avere il sostegno del governo. Ma una
dichiarazione dei radicali Maurizio Turco e Matteo Mecacci, che ironizzano sull'appoggio 'scontato' di Berlusconi a
D'Alema visto il loro 'asse', fa presagire polemiche.(ANSA). 19:48

venerdì 30 ottobre 2009

Il coraggio di Obama davanti alle bare che Bush ha sempre voluto nascondere

di Stefano Zucconi

C'era il velo affettuoso della notte, non velette nere di madri e di vedove, per il ritorno a casa del sergente dell'Indiana Dale Griffin dentro la bara bianca d'ordinanza. C'era a riceverlo il primo Presidente degli Stati Uniti che finalmente avesse trovato il coraggio vedere con i propri occhi i risultati delle guerre dove lui stesso manda i figli degli altri a morire.

Per 18 anni, da quel 1991 che aveva terrorizzato le autorità americane e il governo di George Bush il Vecchio al pensiero della possibile processione di caduti dal Golfo, la base aerea di Dover, nelle piane alluvionali del fiume Delaware sull'Atlantico, dove tutti i morti d'oltremare sono riportati, era rimasta chiusa ai non addetti allo scarico delle bare. Vietata ai fotografi, alle telecamere e anche ai parenti. Per rispetto, per risparmiare a quei morti e alle loro famiglie, il "media circus", era stato spiegato, ma in realtà per evitare alla nazione di vedere che cosa c'è sempre all'altro capo della retorica e delle marcette, delle guerre giuste o ingiuste, combattute per necessità o per scelta che siano. Bare.

Obama ha avuto il coraggio di spezzare questa ipocrisia del pudore propagandistico. In queste ore sta decidendo se mandare altri come il sergente Dale Griffin dell'Indiana, campione di lotta libera nel liceo di Terre Haute saltato su una mina in Afghanistan, a contendersi l'onore di tornare a casa coperto dalle bandiere sudario e ha voluto fare almeno il gesto di uscire dalla bolla del potere washingtoniano, dei consiglieri, della strategia, per vedere di persona. Per provare che cosa significhi vedere un enorme aereo militare da trasporto C5 scaricare dai suoi rulli 18 bare che quattro giorni prima erano uomini.

Era molto diverso il Barack Obama che le telecamere hanno ripreso sull'attenti, accanto agli ufficiali e ai soldati in tuta mimetica da fatica, che lo affiancavano ai piedi dello scivolo del C5 carico di casse da morto atterrato sulla pista di Dover. Nella crudezza dei faretti portatili, senza filtri "soft" da studio e senza cerone, contro il fondale della notte, era più pallido lui, l'afro, delle facce bianche che lo circondavano, le rughe del volto scavate dal troppo contrasto fra i flash e il buio, la giacca e i calzoni sbattacchiati dal vento del maltempo che agitava tutta la costa Atlantica. Anche il suo saluto militare, fatto da un presidente che non ha mai indossato un'uniforme e che, come i suoi ultimi predecessori Bush il Giovane e Clinton, non ha mai visto una guerra da vicino, era persino troppo perfetto e tagliente, come di chi abbia timore di sbagliarlo. Sembrava, lui che pure è alto e atletico, minuto tra quei militari irrobustiti dalle tute mimetiche, rimpicciolito dalle dimensioni dell'enorme aereo e dal fisico dei sei portatori della pesantissima bara di acciaio saldato e laccato bianco a chiusura ermetica e guarnizioni di gomma, costo all'ingrosso per il Pentagono dollari 949.

Era stato proprio Obama ad annullare il black-out, l'oscuramento imposto da George Bush Primo nel 1991 nel timore di scuotere l'opinione pubblica e di incrinare il fronte interno di fronte alla processione di bare dal Golfo. Lo avevano mantenuto Clinton, che i suoi morti, soprattutto in Somalia, aveva prodotto e George il Piccolo, che temeva di alimentare l'ostilità crescente alle guerra in Iraq e Afghanistan. Ma nessuno di loro, neppure Bush padre che pure la guerra aveva visto e combattuto come pilota di marina nel Pacifico, era mai salito da Washington sceso a quella base di Dover, mezz'ora di volo per l'Air Force One, che ha l'esclusivo e tristissimo onore di essere il primo approdo dei caduti. Il luogo dove avviene, secondo la formula ufficiale, "la dignitosa cerimonia" del trasferimento dei morti ai furgoni e poi ad altri aerei commerciali che li trasporteranno dove le famiglie li vogliono seppellire.

Il sergente dell'Esercito Griffin era stato salutato alla partenza per l'Afghanistan da un'edizione speciale del giornale della sua cittadina, il Terre Haute Daily Journal, perché era un piccolo eroe locale, campione di lotta libera nello stato dell'Indiana a 16 anni, figlio di una coppia religiosissima di Avventisti del Settimo Giorno, bel ragazzo che aveva preferito l'uniforme alle aule di un'università che non poteva permettersi. Sono stati i genitori a concedere il permesso a che la sua bara fosse quella scelta dai comandi e dal Presidente per la cerimonia che finalmente ha squarciato il buio di quell'ipocrisia e che Obama ha preteso per capire, e per far vedere, di essere costretto anche lui a essere un presidente che ha ereditato due guerre. Ma almeno con il rimpianto di doverlo essere. Quella di Griffin è stata la cinque millesima bara scaricata dai C5 Galaxy della Lockheed a Dover. Ne sono state necessarie 4.999 perché un presidente andasse a onorarne una.


fonte: http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/esteri/obama-presidenza-11/omaggio-vittime/omaggio-vittime.html

giovedì 29 ottobre 2009

Le lotte raccontate da chi le fa

Care Compagne e cari Compagni,
parte un'importante iniziativa di Liberazione: "Le lotte raccontate da chi le fa", un inserto speciale con cadenza quindicinale, che uscirà in edicola il giovedì.
Vogliamo dare, insieme a Liberazione, visibilità alle mobilitazioni e alle pratiche sociali diffuse nel Paese, che si oppongono allo stato di cose esistenti, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei territori; mobilitazioni e lotte diffuse che riguardano: il lavoro, l'ambiente, la solidarietà, la casa… insomma le questioni sociali.
Esperienze e storie più diffuse di quanto si sia in grado di sapere, quasi sempre oscurate dai media.
Lo vogliamo raccontare dando direttamente la parola ai protagonisti e le protagoniste, saranno, appunto, le lotte e i loro protagonisti che si racconteranno.
Quale migliore occasione perchè le Federazioni, i circoli, intercettino e offrano uno strumento come questo ai protagonisti delle lotte? Quale migliore occasione per organizzare una diffusione straordinaria del nostro giornale nelle realtà che saranno raccontate, e in altri ancora? Quale migliore occasione, anche per il Partito, per provare a costruire una mappa dei conflitti praticata e raccontata? Quale migliore occasione perchè in tutto il Paese vi sia uno scambio "utile" di socializzazione delle esperienze che costruiscono un auto-narrazione sui temi e le modalità di lotta, per tutte quelle realtà, che purtroppo la crisi economica sta espandendo a dismisura, in cui il conflitto e la lotta ha preso avvio o può prendere avvio con più efficacia perchè narrata e conosciuta?
Siamo certi che la tua federazione e il tuo circolo non farà mancare l'impegno per far conoscere questa importante iniziativa.
Cosa c'è da fare:
1) far conoscere l'iniziativa di Liberazione;
2) raccogliere le esperienze di lotta e farle raccontare dai protagonisti;
3) prenotare le copie di Liberazione per una diffusione straordinaria verso le realtà in lotta che si sono raccontate e quelle che conosciamo;
A chi rivolgersi:
1) per prenotare le copie di Liberazione: 06/44183228-226 email: diffusione@liberazione.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
2) per far conoscere le lotte del tuo territorio inviare una mail a: lotte@liberazione.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
Grazie per l'attenzione e per l'impegno, che siamo certi non farai mancare.
Buon lavoro
per la Segreteria
Rosa Rinaldi
resp. Dipartimento Comunicazione

DE NARDIS (PRC): La riforma Gelmini è un vero pastrocchio e avrà un difficile iter parlamentare.

Dichiarazione di Fabio de Nardis, responsabile nazionale università e ricerca Prc-Se

Nel Consiglio dei ministri di oggi 28 ottobre la ministra Gelmini ha presenteto il suo disegno di Legge che dovrebbe rivoluzionare il sistema universitario pubblico ma che si configura in realtà come un vero pastrocchio che non avrà vita facile nel suo iter parlamentare. Il sistema di governo degli atenei verrà asservito agli interessi dei privati attraverso una riforma dei consigli di amministrazione, il ruolo degli studenti verrà ulteriormente ridimensionato e un colpo di accetta verrà sferrato sulla testa dei ricercatori precari. La scelta di mettere ad esaurimento il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato sarebbe infatti ipotizzabile se ci fosse se non altro la volontà politica di investire risorse sui nuovi reclutamenti, ma questo non sembra rientrare nei disegni del governo Berlusconi. I concorsi universitari sono bloccati da anni e i tagli criminali alle università italiane impedirà loro di bandire nuovi posti ancora per molto tempo. Scarse saranno le opportunità di accesso dei giovani ricercatori e nessuna risposta seria si dà ai ricercatori precari di lunga data che da anni vengono sfruttati e ricattati da un sistema universitario che contribuiscono materialmente e tenere in piedi.
Rifondazione Comunista non starà a guardare e metterà da subito le proprie strutture al servizio del movimento unitario che lotta dallo scorso anno contro lo scempio portato avanti dalla ministra e per una università pubblica, di massa e di qualità.

mercoledì 28 ottobre 2009

Leoni(Prc), sciopero comparto sicurezza: più risorse per i lavoratori della sicurezza

Dichiarazione di Alessandro Leoni, responsabile Problemi dello Stato del Prc-Se.

Il Governo garantisca più risorse ai lavoratori del comparto sicurezza (polizia, guardie forestali, polizia penitenziaria ) in lotta per il rinnovo contrattuale e per il riordino delle carriere, che domani 28 ottobre, manifesteranno a Roma.

Il Governo ha ridotto i finanziamenti alle forze sicurezza, ha previsto il taglio degli organici di migliaia di posti, nei prossimi anni e allo stesso tempo ha varato le ronde, con una logica di mera propaganda.

Rifondazione Comunista esprime piena solidarietà ai lavoratori ed ai sindacati del comparto sicurezza. Il PRC si batte per misure che prevedano, da un lato, la piena inclusione sociale per rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini e dall’altro per provvedimenti che sostengano il più netto contrasto alla criminalità, valorizzando le professionalità delle forze di polizia del comparto sicurezza.

martedì 27 ottobre 2009

APPELLO PER MANIFESTAZIONE UNITARIA CONTRO POLITICHE DEL GOVERNO BERLUSCONI

La crisi economica sta determinando una sofferenza sociale sempre maggiore. L’aumento della precarietà, la perdita di posti di lavoro, salari e pensioni con cui si fatica ad arrivare a fine mese sono il panorama comune a tutto il Paese. Il Governo invece di intervenire per risolvere questa situazione la aggrava con tagli alla spesa sociale e all’istruzione, con la compressione di salari e pensioni di cui l’attacco al contratto nazionale di lavoro è solo l’ultimo atto. Inoltre, questo Esecutivo si adopera a fomentare la guerra tra i poveri con provvedimenti razzisti e xenofobi sull’immigrazione.
Come se non bastasse, il Governo ha varato provvedimenti come lo scudo fiscale che legalizzano l’evasione fiscale e il malaffare, ha stanziato una quantità enorme di denaro per le banche, per l’acquisto di cacciabombardieri e per grandi opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina.
Il Governo contribuisce, quindi, ad aggravare la crisi, difende i poteri forti e parallelamente si adopera per demolire la democrazia italiana portando a compimento la realizzazione del piano della P2 di Licio Gelli. Le proposte di manomissione della Carta Costituzionale si accompagnano ad una quotidiana azione di scardinamento della Costituzione materiale, al tentativo di mettere il bavaglio alla libera informazione, di limitare l’autonomia della Magistratura, di snaturare il ruolo del sindacato e di ridurre al silenzio i lavoratori.
Per contrastare quest’operazione che è allo stesso tempo antidemocratica, fascistoide e socialmente iniqua, riteniamo necessario costruire una risposta politica generale, forte e unitaria. Siamo impegnati a costruire un’opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel paese e nei luoghi di lavoro e che obblighi il Governo a cambiare la politica economica e sociale. Ecco perché chiediamo le dimissioni di Berlusconi anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio.
E proponiamo a tutte le forze di opposizione di convocare per il prossimo 5 dicembre una manifestazione unitaria contro la politica del Governo e per le chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Antonio Di Pietro
Paolo Ferrero


Di Pietro e Ferrero: proviamo tutti insieme a costruire un'opposizione

Idv e Prc: in piazza il 5 dicembre
In piazza, tutti insieme, il 5 dicembre prossimo contro la politica del Governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. È la richiesta che Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero rivolgono alle forze dell’opposizione. Una richiesta annunciata all’indomani delle primarie che hanno portato alla guida del Pd Pierluigi Bersani a cui, sottolinea il leader dell’Italia dei Valori, in una conferenza stampa, «rivolgiamo una domanda a cuore aperto: partecipa anche tu perchè come per le primarie del Pd possa succedere il 5 dicembre, in una nuova ritrovata resistenza che dia una spallata» ad un governo che, sottolinea Di Pietro, continua ad esserci e ad avere una maggioranza in Parlamento «grazie ad una grande truffa politico mediatica», cioè «illudere i cittadini con promesse e propositi che non c’è intenzione di portare avanti».

«La crisi economica sta determinando una sofferenza sociale sempre maggiore» sottolinea l’appello sottoscritto dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, e da Paolo Ferrero, come esponente del coordinamento della Federazione della sinistra alternativa. «L’aumento della precarietà, la perdita di posti di lavoro, salari e pensioni con cui si fatica ad arrivare a fine mese sono il panorama comune a tutto il Paese» si legge ancora nel documento dove si chiedono le dimissioni di Berlusconi «anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio». La crisi «ha picchiato duro - ha sottolineato Ferrero - il Governo Berlusconi non ha fatto nulla per uscirne. Si è occupato dei suoi fatti e delle banche. Per noi fondamentali sono i bilanci delle famiglie , i lavoratori licenziati».
E ancora: questo appello a manifestare insieme è «l’appello di chi pensa che l’opposizione non possa andare avanti così. Noi diciamo svegliatevi e proponiamo a tutti una sola iniziativa» peraltro «emersa sui blog, dal basso» e che «penso vada raccolta», ha aggiunto. L’Italia dei Valori «vuole promuovere questa iniziativa comune, oggi, dell’opposizione e mi auguro , domani, dell’alternativa» all’attuale maggioranza, ha anche detto Di Pietro. «Siamo impegnati a costruire un’opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel Paese - scrivono Di Pietro e Ferrero nel loro appello - e nei luoghi di lavoro e che obblighi il Governo a cambiare la politica economica e sociale».

Appello dei leader dell'Idv e del Prc. Con una richiesta a Bersani:
"Vieni anche tu. Svegliamoci e ripartiamo con una fase nuova"

Di Pietro e Ferrero il 5 dicembre
al 'No Berlusconi Day' di Facebook

La manifestazione è stata indetta dal gruppo omonimo il 9 ottobre

Di Pietro e Ferrero il 5 dicembre al 'No Berlusconi Day' di Facebook

ROMA - In piazza, tutti insieme, il 5 dicembre prossimo contro la politica del governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. E' l'appello di Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero, che chiedono a tutte le forze dell'opposizione di partecipare al 'No Berlusconi Day', indetto da un gruppo omonimo, che il 9 ottobre ha aperto un sito su Facebook.

L'adesione di Di Pietro e Ferrero viene annunciata all'indomani delle primarie che hanno portato alla guida del Pd Pierluigi Bersani al quale, sottolinea il leader dell'Italia dei Valori, in una conferenza stampa, "rivolgiamo una domanda a cuore aperto: partecipa anche tu".

"Non chiediamo a nessuno di accodarsi e non abbiamo aspettato le primarie - precisa Ferrero - crediamo che questa sia un'opportunità per le opposizioni di ritrovarsi insieme, il nostro quindi è un invito al Pd a cogliere questa occasione. Non credo che i tre milioni di elettori abbiano votato alle primarie solo per scegliere il segretario, c'è voglia di partecipazione, perciò proviamo insieme a costruire un'opposizione. Svegliamoci e ripartiamo con una fase nuova".

Di Pietro attacca duramente il premier: "E' al governo solo grazie a una truffa mediatica" e il suo governo sta attuando azioni "tipiche di un regime, il solo modo democratico per fermarlo è informare i cittadini. Condivido il compagno Ferrero: serve più opposizione". Questa manifestazione, spiega ancora il leader dell'Idv, "non è nè di destra nè di sinistra, è un'iniziativa di persone per bene che hanno a cuore le sorti del paese".

"Chiediamo le dimissioni di Berlusconi - conclude l'appello sottoscritto dai due leader - anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l'incarico di presidente del Consiglio

lunedì 26 ottobre 2009

Ferrero, Prc: auguri di buon lavoro a Bersani

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

Innanzitutto i miei auguri di buon lavoro al nuovo segretario del Pd. Auspico che con Bersani il centro sinistra possa uscire dalla logica bipartitica e bipolare che tanti danni ha fatto alla democrazia, ha consegnato il paese a Berlusconi e contribuito alla completa perdita di credibilità del sistema politico.
Su questa base mi auguro che col Pd di Bersani si riesca a costruire insieme una efficace opposizione al governo Berlusconi e alle politiche di Confindustria che stanno scaricando i costi della crisi sui lavoratori e i soggetti più deboli.

Veleni in Calabria: il governo non occulti

di Paolo Ferrero e Ciro Pesacane

In un recente testo dell'antropologo calabrese Mauro Minervino, significativamente intitolato “La Calabria Brucia”, viene rappresentata con crudezza ed in modo spietato la drammaticità delle tante emergenze che opprimono una regione simbolo del nostro meridione. Nel volgere di poche settimane, dopo un lungo periodo di oblio, la Calabria si risveglia oggi con una sovraesposizione sulla stampa e sui media nazionali ed internazionali per i tanti casi di avvelenamento che la stanno devastando e “bruciando”.

Questi danni, nel frattempo, prodotti dalla società globalizzata e senza limiti ma non solo, stanno progressivamente risvegliando una serie di iniziative di ripresa delle trame dei movimenti sociali che dal basso, con le sole armi del libero esprimersi, della contestazione del potere e dell’opinione dominante, pretendono che sia ristabilita una verità ampiamente e silenziosamente conosciuta sul territorio ma pubblicamente segnalata da pochi. Per questo facciamo nostro l'appello “Riprendiamoci la vita, vogliamo una Calabria pulita!“ che è anche il filo conduttore di un rinnovato attivismo messo in piedi da associazioni e comitati per ribadire la necessità non “di rassicurazioni ma di verità provate e dimostrate”.

Ed è un elenco impressionante quello denunciato fatto di nefandezze e di ferite inferte alla terra, al mare ed alla gente di Calabria: dall'inquinamento dovuto all'interramento di rifiuti radioattivi, alle navi affondate con tutto il loro carico di veleni (quasi certamente scorie tossiche e nucleari); dall'utilizzo di materiale tossico nella costruzione di edifici pubblici e privati, alle fabbriche dei veleni e di morte per centinaia di lavoratori. Amantea, Cetraro, Crotone e Praia a Mare sono i primi nomi di località “bruciate” e indelebilmente segnate che potranno essere riabilitate solo se, di fronte a questi disastri ecologici accertati, il governo nazionale, che finora non si è mosso per come avrebbe dovuto fare con atti straordinari ed urgenti, stanzierà i fondi necessari ed avvierà tutte le azioni utili per avviare le bonifiche.

Ma, su questo, occorre sottolineare un fatto. Il governo sta chiaramente ostacolando la possibilità di fare piena luce sull’affondamento delle navi cariche di veleni nel Tirreno perché dal carico di queste navi emergerebbe una sola verità: che la malavita organizzata ha operato per conto delle grandi industrie del nord e dello stato uno “smaltimento irregolare” di residui di lavorazione e forse di scorie nucleari. Nell’utilizzo del territorio e del mare calabrese come se fosse una discarica si evince quell’intreccio tra borghesia, mafia e stato che caratterizza il blocco dominante di questo paese.

D'altronde, nella dissoluzione delle comunità meridionali, è cresciuta ed è emersa con forza una classe politica non solo indifferente ed insipiente ma protagonista ed artefice della dissoluzione del sud: quella che alcuni hanno giustamente definito la cricca, una forma di casta meridionale, un ceto politico che scientemente, pur di perseguire i suo scopi negletti, ha concorso e concorre, in collusione con industriali, speculatori di ogni risma e con mafiosi (come le indagini della magistratura dicono sia successo sul Tirreno cosentino), alla devastazione dei territori ed alla distruzione ed avvelenamento delle coste e dell'ambiente, uccidendo persino la speranza delle nuove generazioni. Una vera e propria forma di sciacallaggio. Non si può pensare in altro modo a quanti, nella crisi che attanaglia il sud colpito da una forte ripresa del fenomeno migratorio, pur di mantenere il potere e raccattare voti e consensi, hanno utilizzato ed utilizzano di tutto e di più: promesse ed estorsioni per il lavoro, intrallazzi vari, clientele secondo la logica del “ne sistemi uno per ricattarne mille”, e fondi, soldi, tanti soldi pubblici per gli amici e compari “prenditori” e sostenitori.

Contro questi sciacalli, contro il perverso intreccio tra politica e tra economia “legale” e illegale, vogliamo insistere nel rimettere in moto un circuito di partecipazione diretta alla vita sociale e politica delle popolazioni delle regioni meridionali: per questo partecipiamo ed aderiamo convinti alla manifestazione nazionale del 24 ottobre ad Amantea.


sabato 24 ottobre 2009

Nave dei veleni: Simonetti su manifestazione ad Amantea

“A differenza della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza, la Regione Basilicata e la Provincia di Potenza, non aderendo alla manifestazione popolare di oggi di Amantea per chiedere la massima attenzione politico-istituzionale sulla vicenda della ‘nave dei veleni’ e soprattutto un maggiore intervento del governo, hanno perso un’occasione per testimoniare un impegno che sinora è limitato a quello personale dell’assessore regionale all’Ambiente Santochirico”.

E’ quanto sostiene la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale Emilia Simonetti, che esprime “piena condivisione degli obiettivi della manifestazione Amantea e – aggiunge – il rispetto dovuto all’autonomia di iniziativa del Comitato civico che l’ha promosso come delle iniziative di tutti i comitati, associazioni, movimenti calabresi e lucani da settimane mobilitati”.

Pur riconoscendo a Santochirico “intereventi sulla questione e una disponibilità di cooperazione con la Regione Calabria, in più occasioni espressa verbalmente, sino a manifestare la possibilità (anch’essa verbale) di contribuire finanziariamente alle spese delle ricerche”, Simonetti parla di una “sottovalutazione da parte delle due massime istituzioni locali, specie della Provincia di Potenza che si è limitata ad un paio di generici comunicati. E’ indispensabile invece saldare le iniziative istituzionali da assumere come Regioni ed enti locali di Calabria e Basilicata a sostegno del movimento popolare che è diventato un importante soggetto politico e di impegno civile delle popolazioni locali a testimonia di quanto stia a cuore alla gente la salvaguardia dell’ambiente e del territorio”.

“Non è un caso – evidenzia l’esponente del Prc – che proprio ieri ho sollevato la ‘questione Arpab’ perché l’Agenzia di protezione ambientale, come sta facendo quella calabrese, dovrebbe essere mobilitata nell’attività di ricerca e studio sui veleni nel Tirreno invece di essere incapace persino a instaurare corrette relazioni sindacali. Sono certa – conclude Simonetti – che gli echi della grande manifestazione di Amantea arriveranno anche nei palazzi di Regione e Provincia per scuoterle dal torpore”.

venerdì 23 ottobre 2009

Ferrero, Prc: dati Caritas sulle famiglie italiane agghiaccianti

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

I dati sulla povertà diffusi oggi dalla Caritas italiana confermano che siamo in una fase di crisi economica e sociale senza precedenti, dal dopoguerra ad oggi. Una fase in cui aumentano drammaticamente le persone e le famiglie povere e quelle a rischio povertà. Una fase in cui un Governo irresponsabile non fa nulla per invertire tale tendenza allarmante, limitandosi al contrario ad elargire elemosina con la social card e a rimpinguare le casse delle banche.

Per noi le famiglie non sono "in salita", come recita il titolo del rapporto presentato oggi dalla Caritas insieme alla Fondazione Zancan, ma in un vero e proprio precipizio, causato da salari e pensioni bassi, mancanza di servizi sociali adeguati, soprattutto al Sud, ulteriormente smantellati dai tagli pesanti dello stesso Governo alle Politiche sociali. Per combattere la povertà, sia assoluta che relativa, è necessario avviare una reale ridistribuzione del reddito e del benessere attraverso l’istituzione del salario sociale, il blocco dei licenziamenti, l’aumento di salari e pensioni, il superamento della precarietà, il rafforzamento del sistema dei servizi sociali finalizzato a ridare centralità alla persona e a favorirne l’inclusione sociale.

giovedì 22 ottobre 2009

Prc Matera: no al Pdci in Ageforma

La scelta del Pdci di nominare un componente nel consiglio di amministrazione dell’Ageforma di Matera, non è condivisa dal Prc della provincia. “Questo – afferma il segretario del Prc, Frammartino Ottavio - anche in coerenza con la richiesta avanzata dal Prc di una riduzione dei componenti del consigli di amministrazione perchè riteniamo che in tempi di crisi bisogna dare un segnale forte di un taglio dei costi della politica per dare senso anche alla scelta politica di questa maggioranza della riduzione a 6 componenti della Giunta provinciale. Non possiamo comunque non rilevare con soddisfazione della nomina di una donna al vertice di un ente, anche se ancora insufficiente. Questo è stato possibile anche per la battaglia sulla parità di genere sostenuta da Rifondazione ed alcune associazione”.

mercoledì 21 ottobre 2009

Ferrero, Prc: battaglia contro censura sacrosanta ma perchè il gruppo Repubblica-L'Espresso non racconta le lotte sociali?

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

Al di là dei voti contrapposti che oggi si sono elisi a vicenda, dentro il Parlamento Europeo, il problema della libertà di stampa in un Paese come l'Italia resta profondo e drammatico: lo dimostrano la vergognosa e incivile persecuzione del giudice Mesiano messa in atto da una trasmissione Mediaset, reti tutte di proprietà del presidente del Consiglio, che controlla anche tutte le reti Rai, tranne il Tg3, ma come dimostrano anche le denunce di tutti gli organismi internazionali di monitoraggio della libertà di stampa, che ci vedono scendere sempre più in basso, nella classifica dei Paesi che non rispettano la libera stampa.

Ecco perché abbiamo fatto bene a scendere in piazza lo scorso 3 ottobre, al fianco della Fnsi e dell'Ordine dei giornalisti italiani, organismi sindacali e di tutela della categoria che giustamente vigilano e denunciano su tutti gli abusi e le vergogne che il governo Berlusconi e il premier mettono in campo contro la libertà di stampa e il diritto di espressione dei cittadini. Purtroppo, anche molti gruppi editoriali che fanno della libertà di stampa e della sacrosanta legittimità delle loro denunce e richieste di rispondere alle domande che la stampa fa al premier, e cioè in particolare il gruppo Repubblica-L'Espresso, nascondono tutti i giorni, ai loro lettori, le lotte sociali e politiche che non il nostro partito ma operai, agricoltori, cassintegrati, disoccupati e precari, pensionati come pure gli immigrati fanno, cercando disperatamente di far sentire la loro voce, tutti i giorni, e oramai da molti mesi per protestare contro una crisi economica devstante e un governo che non fa nulla per affrontarla. Anche sollevare questi temi e questi drammi, vorrei dire con grande serenità al direttore e ai giornalisti di Repubblica vuol dire difendere la libertà di stampa e l'articolo 21 della Costituzione. Restiamo in fervida e speranzosa attesa che anche il gruppo Repubblica se ne accorga.

Sciopero generale del sindacalismo di base


Adesione alla manifestazione nazionale del sindacalismo di base del 23 ottobre 2009.

Care compagne, cari compagni,
Lo sciopero generale del sindacalismo di base del 23 ottobre è un passaggio importante nella costruzione dell’opposizione al governo Berlusconi, che con la controriforma della contrattazione, con i tagli a scuola, sanità, enti locali, sta portando avanti un attacco senza precedenti al lavoro, allo stato sociale, alla democrazia. Un disegno tanto regressivo sul piano sociale, quanto autoritario sul terreno della democrazia.

Blocco dei licenziamenti e generalizzazione delle tutele per tutti i lavoratori, contrasto alla precarietà e riduzione dell’orario di lavoro, aumento di salari e pensioni, intervento pubblico in economia per salvaguardare le produzioni e avviarne la riconversione nel segno della sostenibilità ecologica, sono gli obiettivi che condividiamo della giornata di mobilitazione del 23.
Il Partito della Rifondazione Comunista aderisce perciò allo sciopero del 23 ottobre e invita i propri iscritti e simpatizzanti a partecipare alla piena riuscita dello sciopero e della manifestazione.
Fraterni saluti,

Paolo Ferrero

lunedì 19 ottobre 2009

Di Sabato, Prc: "Solidarietà a Leporace"

“Il senatore dell'Italia dei Valori Felice Bellisario ha annunciato di aver presentato una denuncia contro Paride Leporace direttore del "Il Quotidiano della Basilicata". La via disciplinare al giornalismo sta diventando purtroppo un'abitudine. Voglio esprimere a nome mio e del Prc della Basilicata la mia più sincera vicinanza e solidarietà, personale e politica, per l'attacco al quale il direttore e tutti i suoi collaboratori sono sottoposti”.
Ad affermarlo è il segretario regionale del Prc di Basilicata, Italo Di Sabato.

“Si tratta – aggiunge Di Sabato - di una vera e propria intimidazione. Con la denuncia a Leporace si vuole attaccare tutta la stampa libera e l'idea stessa che possa esistere un giornalismo indipendente, critico e informato. Non si viene chiesto conto di un articolo o di un'opinione, ma si attacca tutto il lavoro e il diritto a svolgerlo. Si vuole negare – conclude - al giornalismo la libertà di analizzare, criticare, decodificare e spiegare ai lettori il significato degli atti e delle parole della politica”.

Ferrero: Fare come in Germania. Seguire l'esempio della Linke.

"Fare come in Gemrania", sostiene Paolo Ferrero, e cioè emulare il percorrso intrapreso dalla Linke tedescas, cui arridono straordinari successi politici ed elettorali: "questa la ricetta migliore per uscire dalla crisi in cui è, da anni, la sinistra italiana. Noi, lanciando la Federazione della Sinistra d'alternativa tra chi già ci sta (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro e solidarietà) e tutti coloro che vorranno stare con noi, in questo percorso che prevede, a partire da novembre, una road map precisa, e cioè una grande assemblea nazionale, proprio questo percorso vogliamo segure, in Italia, quello fortunato ma soprattutto politcamente alto, durevole e fortemente ancorato a sinistra promosso dalla Linke", spiega sempre Ferrero. Il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero sarà, oggi pomeriggio, uno dei principali protagonisti, assieme alla capogruppo della Linke al Parlamento Ue Sabin Wils del dibattito chhe si terrà a partire dalle ore 17.30, presso l'aula magna della Facoltà di Teologia Valdese (via Pietro Cossa n. 40, vicino a piazza Cavour). All'incontro-dibattito, aperto a tutti, daghli organi di stampa ai cittadini, "Unire la sinistra. Per l'alternativa in Italia e in Europa" parteciperanno, oltre a Ferrero, Sabine Wils, capogruppo del partito della Linke - partito che ha registrato un formidabile exploit di consensi alle ultime, recenti elezioni che si sono tenute per il Bundestag federale tedesco . presso il Parlamento Europeo, Gianpaolo Patta, leader della formazione politico-sindacale "Lavoro e solidarietà", Cesare Salvi, presidente dell'Associazione "Socialismo 200", Francesco Francescaglia, responsabile Esteri del Pdci.

mercoledì 14 ottobre 2009

Il Paese reale raccontato da Eurispes

Eurispes Rapporto Italia 2009 smentisce Berlusconi crolla consenso del Governo. Il 70% degli italiani non crede nel Governo in carica.


Oggi a Roma l’Eurispes istituto privato di studi politici, economici e sociali, senza fini di lucro, ha presentato il “Rapporto Italia 2009” che da ventun’anni fotografa la società italiana. Con gli stipendi più bassi d’Europa per gli impiegati e da capogiro per troppi manager il rapporto rileva che più del 70% degli italiani non crede nel Governo in carica. Dunque un dato importantissimo che smentisce categoricamente i dati sul consenso a questo Governo che Berlusconi sbandiera ai quattro venti ogni giorno.
Dal rapporto emerge una una realtà nazionale caratterizzata da stipendi bassi, precariato e assenza di lavoro. Mentre le retribuzioni in Italia risultano le più basse d’Europa, gli stipendi dei livelli dirigenziali risultano quasi quattro volte superiori a quelli degli impiegati che operano nello stesso comparto. Un divario che cresce ulteriormente se si guarda ai top manager con compensi 243 volte maggiori delle retribuzioni medie.

Solo il 12,4% ritiene che la flessibilità nel lavoro sia uno strumento per eliminare la disoccupazione. Per la maggioranza questa peggiora le possibilità occupazionali dei giovani e rende il lavoro più incerto.

Quasi la meta’ degli italiani boccia l’uso dell’energia nucleare. Con motivazioni differenti, affermano di essere contrari alla attivazione di centrali sul nostro territorio il 45,7% dei cittadini, a fronte del 38,3% dei favorevoli. In particolare, le motivazioni di quanti si oppongono al nucleare sono il non ritenere questa una soluzione rapida per risolvere i problemi connessi all’energia (18,4%) e il timore dei rischi che una tale scelta comporterebbe (27,3%).

Inoltre dal Rapporto Italia 2009 emerge che il 58,9% degli italiani si dice favorevole al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. Un dato importante che rileva come gli italiani siano molto più avanti di coloro che siedono in Parlamento. La maggioranza degli italiani afferma – dice l’Eurispes – di considerare l’omosessualità una forma di amore come l’eterosessualità”, e meno di un italiano su 10 (9,3%) la considera immorale.

La Chiesa di Papa Benedetto XVI, invece, registra un forte calo da un anno all’altro, passando dal 49,7% del 2008 al 38,8% di quest’anno. Le “aree deboli” del consenso, per il Vaticano, sono soprattutto il Nord – Ovest (fiducia al 25,9%) e coloro che si dicono di sinistra (fiducia al 23,1%). Al contrario, il sostegno è più forte tra gli over 65enni (51,7%), nel Sud Italia (60,7%) e tra quanti si dicono politicamente di centro (56,3%).

La notizia sul rapporto Eurispes di oggi è stata già censurata dai principali media on line, Corriere.it e Repubblica.it infatti, sono tra le prime testate on line a non dare la notizia nella loro homepage.

Il Ministro Maroni ha, infatti, rubato la scena dell’attenzione della stampa con il “traffico di organi di bambini” – notizia gravissima – ma che in queste ore sta eclissando tutte le notizie drammatiche che arrivano sulla recessione negli Usa e sicuramente occuperà le prime pagine dei quotidiani di domani e le aperture di tutti i tg di prima sera. E’ una notizia che cerca ovviamente di distrarre gli italiani da tutto il resto.

Forenza - Prc: Un caso di omofobia alla Camera dei deputati: gravissima la bocciatura della legge sull'omofobia.

Dichiarazione di Eleonora Forenza, responsabile naz del Prc dell'Area Conoscenza, Laicità e Diritti, esponente Segreteria naz. Prc

Giudichiamo gravissima la “bocciatura”, avvenuta oggi alla Camera dei deputati, della legge sull’omofobia da parte della maggioranza e dell’Udc. Si tratta, purtroppo, di una conferma ulteriore della sostanziale allergia ai principi costituzionali di Berlusconi e del centrodestra. Una conferma ulteriore, purtroppo,anche del clima di diffusa omofobia in questo Paese: quanto è avvenuto alla Camera è infatti un altro episodio di violenza omofoba, che si aggiunge ai numerosissimi episodi di questi mesi avvenuti a Roma e in tutt'Italia.

Inaccettabili anche le ragioni con cui si è sostenuta l’incostituzionalità delle aggravanti “per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato”. Nelle motivazioni della bocciatura, infatti, si è giunti a porre sullo stesso piano la discriminazione inerente l’orientamento sessuale con “l’incesto, la zoofilia, il sadismo, la necrofilia”, e ad affermare che chi “subisce una violenza, presumibilmente per ragioni di orientamento sessuale, riceverebbe una protezione privilegiata rispetto a chi subisce violenza tout court”.

Si tratta della cancellazione di fatto di anni di lotte del movimento LGTBQ, delle battaglie di femministe e lesbiche contro la violenza maschile. Si legittima, in questo modo nella sostanza la violenza sui corpi liberi: siamo alla cancellazione dei corpi dalla legge e dalla politica! Un “frutto naturale” della cultura sessista ,machista e omofoba del premier e della sua maggioranza. Davvero una pessima risposta alle manifestazioni di questi ultimi mesi.

Rifondazione comunista continuerà a lottare , come da ultimo ha fatto sabato scorso scendendo in piazza a Roma con l'Arcigay, al fianco dei movimenti omosessuali, per i diritti di tutte e tutti.

martedì 13 ottobre 2009

Ferrero: età pensionabile, ricette di Draghi sbagliate ed insensate.

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

Le dichiarazioni rese oggi dal governatore di BankItalia Mario Draghi in merito all'aumento dell'età pensionabile sono sbagliate e inaccettabili. Ove si aumentasse per davvero l'età pensionabile, aumenterebbe subito la disoccupazione giovanile, peggiorerebbe l'occupazione e la disastrosa crisi economica e sociale che stiamo vivendo si aggraverebbe di molto. Draghi vuole solamente difendere i peggiori poteri forti e tutti gli interessi costituiti del nostro Paese, dalla rendita all'impresa fino agli evasori fiscali, cercando di scaricare per l'ennesima volta i costi della crisi sulle spalle dei lavoratori. Non glielo permetteremo. Le "ricette" del governatore Draghi sono dunque insensate e da respingere nel modo più fermo possibile, ecco perchè chiediamo a tutti i sindacati italiani, confederali ed extraconfederali, di mobilitarsi e battersi assieme a noi contro questo disegno reazionario e antipopolare.

Vertenza Lasme, Fiom Cgil: proposta inadeguata

Al termine dell’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico tenutosi ieri i dirigenti del Ministero hanno proposto una “ipotesi conclusiva” della vertenza Lasme chiedendo che nelle prossime 72 ore il Sindacato dia la risposta pena il ritiro del Ministero dalla possibilità di esercitare la mediazione tra le parti.
La Proposta si articola in 3 punti: Ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria per “cessazione attività”; Nuova società con 70-75 dipendenti per produrre fuori dal sito Lasme; Apertura tavolo Reindustrializzazione del sito.
E’ quanto comunica la Fiom Cgil.

La delegazione Fiom Cgil (nazionale, regionale e Rsu) ha risposto al Ministero che valuta tale richiesta “Inadeguata in quanto si tratta del licenziamento di oltre 100 lavoratori; Tasferisce le commesse Fiat da Melfi a Chiavari; La reindustrializzazione senza il coinvolgimento della Fiat di fatto è improponibile.

La Fiom – prosegue il sindacato - illustrerà ai lavoratori, nell’assemblea che si terrà domani alle 10,00 la posizione espressa al Ministero su tutti i risvolti che tale proposta include al fine di poter definire, con il mandato dei lavoratori, i necessari interventi di miglioramento per rendere la proposta adeguata alla salvaguardia del diritto al lavoro per i 174 lavoratori della Lasme di Melfi”.

lunedì 12 ottobre 2009

Latina e Messina: ancora morti sul lavoro e operai feriti

Proprio ieri Si è celebrata a Verona la 59ma giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro organizzata dall'Associazione nazionale mutilati ed invalidi di guerra. E oggi il tema delle morti bianche ritorna prepotentemente nella cronaca del nostro paese. L'Ansa ha pubblicato la notizia di tre morti sul posto di lavoro; due sono giovani operai folgorati da un cavo dell'alta tensione ad Aprilia, vicino a Latina e l'altro è un uomo di 63 anni caduto mentre stava montando un ponteggio in un'abitazione a Messina.

Ci sono stati altri feriti: un infermiere e' caduto mentre effettuava lavori di ristrutturazione all'appartamento del genero; a Vasto un operaio di 44 anni è rimasto ustionato in un incidente avvenuto presso lo stabilimento della 'Sabina Esplodenti' a Casalbordino; l'uomo, ustionato sull'85% del corpo, si trova ora al Centro Ustioni dell'ospedale di Pisa. E ancora un altro operaio ad Albiano, in Trentino, e' rimasto ferito ad una mano in una cava di porfido ed è stata necessaria l'amputazione di tre dita.

Il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha fatto sapere oggi durante un convegno a Milano che dal 2001 al 2008 gli incidenti sul lavoro "si sono ridotti del 15%, a fronte di un incremento dell'occupazione del 9%".

E questo può bastare? Bisognerebbe fare di più, più informazione, più educazione. più sinergia tra gli istituzioni per evitare che ogni giorno delle persone siano a rischio mentre svolgono il proprio dovere.


Fonte: http://www.italia-news.it/index.php?idcnt=24772&lang=it

Maroni e la tessera contro i tifosi... per bene

Occuparsi di sport, di calcio in particolare, ha i suoi lati positivi. Per esempio, potrei rivolgermi al ministro Maroni a proposito della sua direttiva sulle trasferte dei tifosi ignorando altre e più drammatiche trasferte sul Canale di Sicilia. Potrei ma non posso. Solo due considerazioni. E' ben strano l'atteggiamento di molti leghisti. Si propongono come i più accaniti difensori dei valori dell'Occidente cristiano e appena qualche vescovo o qualche prete dice qualcosa che non gli torna lo mandano brutalmente a scopare il mare (è un modo dire milanese, va inteso come ramazzare l'oceano e, in greco, farebbe parte degli adùnata). Poi (prima regola: negare comunque, o almeno mettere in dubbio) è piuttosto atroce il loro far di conto. I 5 vivi dicono che erano in 73, morti recuperati 14 (vado a memoria). E fanno 19, dove sono gli altri 54? Come se il mare fosse un bancomat, una cassetta di sicurezza, ancora un po' e gli si chiede la ricevuta. Ma si sa che i conti devono tornare (a casa loro anche loro, così imparano).Ma qui si parla di calcio, di altre trasferte. Mi ha stupito il favore con cui le decisioni di Maroni sono state accolte, a parte il mondo degli ultrà (già avvelenato dalla sentenza-Spaccarotella) e Zamparini, che al solito è andato giù piatto parlando di fascismo e Maroni ovviamente ha avuto buon gioco nel rispondergli di leggere qualche libro. Secondo me anche a Maroni non farebbe male leggere qualche libro, non fosse che poi bisognerebbe trovare chi gli spiega quello che ha letto (vedi ´94, decreto Biondi) e si farebbe tardi. In parole povere, per andare allo stadio in trasferta dall'inizio del 2010 sarà indispensabile la "carta del tifoso". Indispensabile in Italia, perché all'estero non sanno cosa sia e già questo potrebbe far sorgere qualche dubbio. Non ci aveva pensato nemmeno la Thatcher, tanto per dire.Il ministro, e gli si può credere, ha sbandierato dati interessanti sulla violenza in calo: meno feriti tra i tifosi, tra le forze dell'ordine, meno incidenti. Ma è normale, visti i limiti che già ci sono alle trasferte. Vietandole del tutto, le cifre calerebbero ancora, ma questo paradosso evoca Tacito ("hanno fatto un deserto e l'hanno chiamato pace") e non va bene. Ancora, al ministro (e a chi l'ha preceduto) va riconosciuta l'attenuante di società calcistiche piuttosto inerti (poche le eccezioni) davanti al problema del tifo violento, oppure poco collaborative, spesso propense a scaricare tutto sulle spalle dello Stato. A volte mi succede di sognare un messaggio congiunto alla Nazione (Maroni-Galliani) il cui succo è: statevene a casa, abbonatevi alla pay-tv che vi pare e amen.Starsene a casa può essere una scelta o un obbligo. Qualche caso spicciolo. A: sono un turista cinese ( o messicano) in visita a Roma. Posso acquistare un biglietto per il derby? No. B: sono un sardo residente a Milano. Posso acquistare un biglietto per Juve-Cagliari? No, molto spesso la vendita è riservata a chi vive nella provincia in cui si gioca. C: sono un onesto padre di famiglia, parlo il milanese meglio di Bossi e di suo figlio, io di figli ne ho due, posso portarli al derby? No, perché spesso non si può acquistare più di un biglietto a persona. E poi continuano a dire che bisogna riportare le famiglie allo stadio. Ecco, nei tre casi mi sembra di vedere una limitazione alla libertà individuale. Detto in altri termini, e per puro comodo, immaginiamo di dividere i tifosi in bravi e cattivi. I cattivi identificati, in teoria, sono già soggetti a Daspo, quindi schedati e controllati. Ma che bisogno c'è di schedare quelli bravi? Questo è il punto. Mentre i bagarini continuano a fare buoni affari e se ne fanno un baffo del biglietto individuale, mentre i non cattivi, fino a prova contraria, ma un po' agitati si muovono comunque, poi si vedrà, vorrei che qualcuno mi spiegasse perché un cittadino incensurato, senza precedenti specifici, non è libero di muoversi nel suo paese e di andare allo stadio pagando un biglietto e basta, come si fa nel resto del mondo. Se poi delinque, ci pensi la polizia.Trattare i bravi da cattivi, tanto sappiamo che sono bravi, non è fascismo, è piuttosto una gestione abbastanza ottusa del potere. Si seppellisce così, senza un fiore, la domenica della brava gente che i coltelli li usa solo in trattoria, prima o dopo la partita. Si colpiscono i diritti di una stragrande maggioranza per limitare gli eventuali danni di un'esigua minoranza. Se questo è normale, ditelo voi. A me non pare. Se la libertà di movimento passa per una schedatura (questo è, né più né meno), a me pare condizionamento di libertà. C'è per caso un costituzionalista che ha qualcosa da dire?

17 ottobre 2009, manifestazione nazionale antirazzista


Il 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in piazza a Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il 24 agosto dello stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta, era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo.
A 20 anni di distanza, il razzismo non è stato sconfitto, continua a provocare vittime e viene alimentato dalle politiche del governo Berlusconi. Il pacchetto sicurezza approvato dalla maggioranza di centro destra risponde ad un intento persecutorio, introducendo il reato di “immigrazione clandestina” e un complesso di norme che peggiorano le condizioni di vita dei migranti, ne ledono la dignità umana e i diritti fondamentali.
Questa drammatica situazione sta pericolosamente incoraggiando e legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti di ogni diversità.
Intanto, nel canale di Sicilia, ormai diventato un vero e proprio cimitero marino, continuano a morire centinaia di esseri umani che cercano di raggiungere le nostre coste.
E’ il momento di reagire e costruire insieme una grande risposta di lotta e solidarietà per difendere i diritti di tutte e tutti rifiutando ogni forma di discriminazione e per fermare il dilagare del razzismo.
Pertanto facciamo appello a tutte le associazioni laiche e religiose, alle organizzazioni sindacali, sociali e politiche, a tutti i movimenti a ogni persona a scendere in piazza il 17 ottobre per dare vita ad una grande manifestazione popolare in grado di dare voce e visibilità ai migranti e all’Italia che non accetta il razzismo sulla base di queste parole d’ordine׃

• No al razzismo
• Regolarizzazione generalizzata per tutti
• Abrogazione del pacchetto sicurezza
• Accoglienza e diritti per tutti
• No ai respingimenti e agli accordi bilaterali che li prevedono
• Rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
• Diritto di asilo per rifugiati e profughi
• Chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE)
• No alla contrapposizione fra italiani e stranieri nell’accesso ai diritti
• Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutte e tutti
• Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
• Contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone gay, lesbiche, transgender.
• A fianco di tutti i lavoratori e le lavoratrici in lotta per la difesa del posto di lavoro

Ferrero, Prc: attentato a Milano, massima solidarietà a forze armate

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.



Esprimiamo, a nome di tutta Rifondazione comunista, il massimo sdegno per il vile attentato messo in atto stamane a Milano ai danni della caserma di Artiglieria "Santa Barbara" ed esprimiamo il massimo grado di solidarietà alle forze e agli uomini dell'Esercito possibili vittime del vigliacco gesto.

domenica 11 ottobre 2009

Frammartino(Prc): Provincia MT, includere donne in Giunta

“Nei giorni scorsi, Cittadinanzattiva ha invitato il presidente della provincia di Matera a rispettare la legge e lo statuto includendo una donna tra gli assessori. Il presidente Stella si è detto daccordo, ma ha preso tempo fino a dicembre”. E’ quanto afferma, in un comunicato stampa, il segretario provinciale del Prc di Matera, Ottavio Frammartino.
“Rifondazione comunista a suo tempo ha denunciato all’opinione pubblica la violazione dello statuto. Altri, ora, stanno organizzando per proporre ricorso al Tar. Noi aderiremo a questo ricorso. All'illegittima composizione della giunta, illegittima sul piano politico e su quello giuridico, bisogna rimediare subito. Chiediamo coerenza a tutti in particolar modo a Sinistra per la Basilicata e Idv. L’atto di nomina della giunta - ribadisce Frammartino - può comportare la caducazione delle delibere adottate dalla giunta. Invitiamo il presidente Stella a provvedere entro il 30 ottobre. Invitiamo l’assessore Montemurro dell’Idv (delega alla pari opportunità) e l'assessore Rondinone a disertare le riunioni di giunta fino a quando la sua composizione non sarà conforme allo statuto e alla legge”.

sabato 10 ottobre 2009

Berlusconi-Federazione della Sinistra: "Chiediamo a tutte le opposizioni iniziativa comune per dimissioni"

Dichiarazione unitaria della Federazione: Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi, Gianpaolo Patta.

Roma, 9 ott. 2009 – “Ci rivolgiamo a tutte le forze dell’opposizione per un’iniziativa comune a sostegno della richiesta delle dimissioni del Presidente del Consiglio.

La grave questione democratica aperta nel paese consiste nella pretesa del Presidente del Consiglio di far valere la propria volontà al di sopra e contro le istituzioni e le regole della democrazia. Questa pretesa ha acquistato inauditi caratteri di sopraffazione nell’intimidazioni e nelle offese rivolte in questi giorni alla Corte Costituzionale e allo stesso capo dello Stato.

E’ intollerabile che si pretenda di mettere a tacere le istituzioni di garanzia (dalla presidenza della Repubblica alla magistratura costituzionale e ordinaria, la libera stampa), che sono previste dalla carta fondamentale e da tutti i sistemi democratici proprio per controllare e se nel caso criticare chi detiene il potere politico di governo.

La richiesta delle dimissioni e un’iniziativa comune delle opposizioni sono altresì necessarie per porre all’attenzione del paese la gravità della questione sociale e della democrazia anche nei luoghi di lavoro.

Proponiamo pertanto la convocazione di una manifestazione nazionale che ponga al suo centro la questione democratica e la giustizia sociale”.

venerdì 9 ottobre 2009

Un patto insalubre per la sanità

E’ entrato in una fase di acceso confronto, tra Regioni e Governo, il cosiddetto “patto per la salute”, in cui dovrebbero essere scritte regole e modalità per l’erogazione dei servizi sanitari dentro un quadro di finanziamenti certi. Le Regioni, con un durissimo documento, hanno già bocciato il patto proposto dal Governo e non solo perché mancano 7 miliardi di euro sul biennio 2010-2011 ma perché i contenuti regressivi sono pesantissimi.

La proposta del patto contiene finanziamenti nel biennio di 104 e 106 miliardi a fronte di una necessità stimata dalle Regioni di 108 e 110. Il governo vuole ridurre i posti letto per acuti dal 3,8 al 3,3 per mille (7-10 mila posti letto in meno), arrivando ad ipotizzare persino accordi interregionali sulla mobilità per cui ad ogni cura eseguita in un’altra regione dovrà corrispondere analoga riduzione di posti letto nella regione di appartenenza.

Pesante intervento anche sul personale attraverso ipotesi di organico standard con ridimensionamento dei fondi per i contratti integrativi e conseguente riduzione degli organici nelle strutture semplici e complesse.

Introduzione di ticket: in caso di squilibrio già definito nel secondo trimestre dell’anno in corso, scatto obbligatorio di ticket sulla farmaceutica e sulle cure specialistiche con superamento e cancellazione di ogni tutela sociale attraverso l’annullamento di tutte le esenzioni.

Obbligo di introdurre il ticket sulla parte alberghiera per le prestazioni medico-chirurgiche in day hospital o in ricovero ospedaliero, introduzione di un incremento della tariffa a carico dei cittadini per le prestazioni in intramoenia. Per la riabilitazione nelle strutture accreditate, scatto della totale o parziale compartecipazione a partire dal 45° giorno anziché dal 60° come attualmente in vigore.

Piani di rientro: scatteranno inderogabilmente con massimo della tassazione per i cittadini a partire da uno scostamento del 7% rispetto alla spesa per il finanziamento ordinario, il cui calcolo sarà prodotto dal meccanismo dei costi standard, probabilmente della regione migliore in termini di bilancio.

Tutte queste misure contenute nella proposta del patto sono inaccettabili nella sostanza e nel metodo. Nella sostanza perché piegate ad una logica di esasperato economicismo in cui si comprimono i servizi e si cancellano i diritti, anziché colpire privilegi, sprechi e connessioni malavitose insite nel sistema, con appalti e gestioni esternalizzate a vantaggio di amici degli amici. Nel metodo perché il sistema amministrativo nonché la programmazione e la progettazione del funzionamento dei sistemi sanitari regionali sono costituzionalmente affidati alla competenza delle Regioni, le quali – in virtù di accordi di questo tipo – non potranno più operare per garantire qualità e quantità delle prestazioni sanitarie ai propri cittadini, e dovranno anche cancellare ogni ipotesi di prevenzione. E’ di decisiva importanza dunque che le Regioni mantengano la posizione di netta contrarietà al “patto per la salute”. E’ altrettanto necessario che su questi temi si riattivi iniziativa, riflessione, mobilitazione. Il dibattito pubblico, anche a sinistra, coglie giustamente tutta la centralità del diritto alla salute quando si parla di quanto avviene oltreoceano, nell’America di Obama. Ci pare necessario che il livello di attenzione su quanto sta avvenendo da noi si alzi significativamente, provando a rompere meccanismi di delega, specialismi, a cui troppo spesso viene consegnata la riflessione e l’iniziativa su questi temi. Il governo non sta solo compiendo l’ennesimo intervento pro-crisi, riducendo l’occupazione e peggiorando la condizione delle fasce sociali più deboli. Sta attaccando pesantissimamente la sanità pubblica con un progetto preciso e dichiarato. Sviluppare il “terzo pilastro” cioè consegnare al sistema a capitalizzazione e ai privati la sanità. Sanità che dovrebbe diventare uno dei perni di sviluppo della “bilateralità”, l’affidamento di intere parti di stato sociale alla gestione congiunta di imprese e sindacati secondo un modello esplicito tanto nella riforma della contrattazione quanto nei vari Libri Verdi e Bianchi sul futuro del modello sociale. Ce n’è abbastanza per provare a rimettere in piedi iniziativa e mobilitazione con tutti coloro che ritengono che l’universalità del diritto alla salute sia decisiva per i livelli di civiltà di un paese.

giovedì 8 ottobre 2009

Ferrero: lodo Alfano, bene la consulta. Bossi lasci perdere. Non ci faremo intimidire da ciarlatani come lui


Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

Plaudo alla decisione della Corte costituzionale che ha bocciato totalmente e senza possibilità d'appello il cosiddetto "lodo Alfano", in quanto vìola il principio di uguglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Alla Corte va il plauso di tutti i sinceri democratici del nostro Paese che hanno bocciato senz'appello una legge vergognosa e illegittima che voleva cercare di salvare la faccia e le fortune, costruite sul malaffare, del nostro Premier e di tutti gli altri potenti che pensano di poter essere e comportarsi impunemente da corruttori e mafiosi come fa Berlusconi.

A Bossi, che minaccia il ricorso al popolo, ci limitiamo a dire di lasciar perdere e di non svegliare il cane che dorme. Troppi partigiani, uomini e donne, sono morti per costruire una Repubblica libera e democratica come quella italiana, che si basa e si regge sulla sua Costituzione, per potersi fare spaventare - loro e i loro discedenti, cioè tutti noi - da quattro ciarlatani alla cui testa si vogliono mettere eversori e corruttori.

mercoledì 7 ottobre 2009

Al conflitto di interessi ci pensa la Ue


Domani i deputati dell'Europarlamento pronti a discutere della situazione italiana


di Alessandro Cisilin


Conflitto di interessi, monopolio mediatico, ingerenze nella Rai, e ora le crescenti intimidazioni contro quella frazione di informazione estranea al controllo del premier. Il Parlamento Europeo ha deciso di investirsi del caso Berlusconi con un apposito dibattito nella seduta plenaria di domani, prevedendo inoltre un'intera sessione di voto su una risoluzione lunedì 21 ottobre.
E' nei compiti dell'assemblea di Bruxelles monitorare la situazione dei diritti umani, inclusa la libertà di informazione nei singoli paesi. E' però un'anomalia che una questione interna a uno Stato membro venga elevata a capitolo specifico dell'ordine del giorno. L'anomalia viene dunque riconosciuta nel "problema italiano", e non è la prima volta. Già cinque anni fa l'Europarlamento se n'era occupato, votando praticamente all'unanimità un testo che condannava il nostro paese con le medesime motivazioni odierne. I deputati forzisti di allora accusarono, come oggi, i connazionali del centrosinistra di "cercare una rivalsa europea dopo la sconfitta elettorale" e di "portare menzogne all'Italia e al suo premier", ma si trattava ai fatti di accuse del tutto immeritate.
L'iniziativa partì da due europarlamentari italiani della sinistra, il giornalista Lucio Manisca e l'ex magistrato antimafia Giuseppe Di Lello, producendo tra l'altro un documentato e incontestato dossier sulla presa di Berlusconi sui media. Ma a sostenere la loro richiesta di un dibattito in aula furono praticamente solo gli stranieri, di ogni latitudine e colore politico. I membri dell'allora Ds e Margherita, incluso il deputato Napolitano, si rifiutarono invece di firmarla. Dopo mesi di inerzia, solo quando fu chiaro che la risoluzione elaborata incontrava il favore di larga parte dell'assemblea, la votarono e aggiunsero il proprio cappello con emendamenti dell'ultim'ora e conferenze stampa a voto concluso.
La risoluzione fu comunque durissima, denunciando tra l'altro la "combinazione unica di poteri economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo" e chiedendo all'Italia una legge sul conflitto di interessi, una riforma dell'audiovisivo di segno opposto alla legge Gasparri, ritenuta "incompatibile col diritto comunitario", nonchè misure per assicurare l'indipendenza della Rai dal governo. Simultaneamente, si chiedeva alla Commissione di monitorare la situazione italiana e di legiferare a tutela del pluralismo mediatico, ipotizzando addirittura il ricorso al famigerato, e mai applicato, articolo 7 dei Trattati, che prevede la sospensione di un paese dalle riunioni interministeriali.
Le raccomandazioni delle due assemblee sono però rimaste carta straccia. L'Italia non ha fatto nulla, nonostante un governo di centrosinistra, e nemmeno l'esecutivo europeo, del resto nominato dai governi. E agli eurodeputati, anche tra i più moderati, non piace che le loro deliberazioni vengano ignorate.




da Il Fatto Quotidiano

Scuola, sentenza del giudice del lavoro:"Indennità di carriera anche ai precari"

Accolta la causa presentata da 300 persone contro «l'abuso di contratto a tempo determinato»
TREVISO - I precari della scuola - insegnanti, ma anche personale amministrativo, tecnico ed ausiliario assunti per un lungo periodo con contratti a tempo determinato all'inizio di ogni anno scolastico - hanno diritto all'indennità di carriera: in caso contrario lo Stato deve risarcirli della parte non ricevuta con i dovuti interessi. A stabilirlo è stato il giudice del lavoro di Treviso, che ha così reputato pertinente la causa presentata al ministero dell'Istruzione dai legali della Uil Scuola locale per tutelare i diritti di 300 lavoratori scolastici a seguito di quello che hanno definito un «abuso di contratto a tempo determinato» perpetrato nei loro confronti. La sentenza del giudice non lascia spazio ad interpretazioni ambigue e «condanna il Ministero - si legge nella sentenza - a risarcire in favore della parte ricorrente il danno da individuarsi nella differenza fra quanto è effettivamente percepito e quanto avrebbe dovuto percepire se i periodi di lavoro effettivamente prestati fossero stati da subito regolati secondo la disciplina del contratto a tempo indeterminato».

ADEGUAMENTO - Si tratta di personale scolastico che lavora nella scuola da diverso tempo: molti da 5, 10 e addirittura 20 anni. Non avendo potuto presentare domanda di "ricostruzione di carriera", possibilità riservata per legge solo a chi ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato, si sono rivolti così al giudice del lavoro chiedendo un adeguamento dello stipendio con le stesse modalità. Adeguamento che a questo punto dovrebbe essere riconosciuto, salvo improbabili sorprese, anche agli altri 270 docenti ed Ata. Altri 200 precari, stavolta solo collaboratori scolastici, hanno preferito ricorrere per chiedere di essere risarciti per i mesi di luglio ed agosto indebitamente sottratti, sostengono, poiché i posti su cui sono stati nominati erano privi di titolare. La sentenza del giudice del lavoro dovrebbe essere emessa nei prossimi giorni.

PRECEDENTE - Qualora la sentenza dal giudice del lavoro veneto dovesse essere confermate (è probabile che il Miur ricorra) potrebbe creare un precedente importante: sarebbe infatti potenzialmente "allargabile" ad un quantità di precari molto più corposa: ogni anno oltre 100.000 docenti e 60.000 Ata firmano un contratto a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche o alla fine dell’anno scolastico.


06 ottobre 2009

Caro Nichi, è l'ora della politica

di Claudio Grassi e Bruno Steri

Caro Nichi,

ma avremmo potuto dire: caro Franco, caro Gennaro. Infatti intendiamo rivolgerci a quella parte di Sinistra e Libertà che più conosciamo, avendo condiviso una lunga (ancorché assai contrastata) militanza nel medesimo partito. Il fatto è che quest’ultima tornata di elezioni in alcuni importanti Paesi europei ci fa riflettere. E ci induce a non indugiare e a muovere passi che sappiamo arrischiati: come questa lettera-invito, che certamente può urtare in rancori, veti incrociati, resistenze politiche. Ma tant’è: come tutte le storie, anche le storie passate avranno pur avuto un senso.
Queste elezioni hanno confermato due fatti politici che – benché minimizzati, se non addirittura oscurati nei vari salotti televisivi – a noi paiono di solare evidenza: il fallimento delle politiche di centro-sinistra (con il connesso pesantissimo declino elettorale dei partiti che tali politiche hanno promosso) e, contestualmente, l’avanzata delle sinistre (comuniste, antagoniste, radicali), ossia di quelle formazioni che si collocano alla sinistra dei partiti socialisti e che, in vario modo, articolano una critica di sistema. Questo avviene nel quadro di una preoccupante conferma delle forze politiche di centro-destra. Sta avvenendo cioè quello che molti di noi hanno paventato e che, a nostro parere, sta purtroppo nella logica delle cose: nell’afasia, nel vuoto di rappresentanza sociale creato dal centro-sinistra, si rafforza la svolta moderata e proliferano le pulsioni reazionarie. La crisi sociale, economica, ambientale va maturando dunque un suo esito di destra; ma, per altro verso, è importante che si faccia strada, estenda la propria influenza politica una proposta anticapitalista.

Si può arzigogolare in politichese quanto si vuole: a noi – come detto – tutto ciò appare di solare evidenza. E, per contrasto, balza in assoluto risalto la nostra insufficienza: la difficoltà di offrire una sponda politica consistente e credibile ai soggetti sociali aspramente colpiti dalla crisi ed esposti agli ulteriori sussulti delle politiche di classe che già si annunciano sotto il titolo di “exit strategy” (leggi: perdurante contenimento delle retribuzioni, reali e differite, e taglio ulteriore della spesa sociale). Di qui l’urgenza di riflettere in fretta, assumere responsabilità e produrre decisioni, capaci di dare il più ampio respiro possibile all’organizzazione di una necessaria, dura opposizione. Noi diciamo a noi stessi e vi diciamo: non è l’ora del risentimento, è l’ora della politica. E lanciamo a Sinistra e Libertà la proposta di un’alleanza, di un patto per far nascere anche nel nostro Paese le condizioni di una risposta efficace alla crisi capitalistica, per la ripresa del conflitto sociale, per una tutela delle classi popolari.

Non vogliamo “fingere ipotesi”: siamo perfettamente consapevoli delle nostre diversità. E consideriamo questa una partita di fatto conclusa. Ma vediamo anche che lo scenario europeo offre tutta una gamma di possibili soluzioni di co-esistenza a sinistra. Non necessariamente un unico partito, ma la compresenza di formazioni distinte e, ciononostante, in parallela crescita di consensi. Occorre tuttavia esser chiari e netti rispetto alla cesura con la cultura e le politiche neoliberiste: è qui che non vediamo ravvedimenti sostanziali nel Partito democratico. Apprezziamo, nel suo dibattito interno, alcuni elementi della ritematizzazione politica di Bersani; ma, più in generale, non vediamo emergere in nessuno dei partecipanti a tale dibattito quella radicale discontinuità (di cultura e scelte politiche) che dovrebbe per l’immediato futuro garantire dai devastanti orientamenti assunti dal gruppo dirigente di questo partito nel recente passato. Oltre a ciò, anche dall’interno del Pd continuano a venire avanti proposte di modifica della legge elettorale che tendono a stringere ulteriormente la camicia di forza bipolare: non crediamo si possa dire che siamo paranoici se coltiviamo il sospetto che tali interventi a gamba tesa servano soprattutto a far fuori noi (noi della Federazione anticapitalista e della sinistra di alternativa, ma anche voi di Sinistra e Libertà: se non attraverso un colpo direttamente inferto, quanto meno per assorbimento coatto).

Un’alleanza, dunque; questa è l’esigenza che percepiamo distintamente. Certo, non è semplice: non vogliamo nascondere le difficoltà. Come convivere con chi ritiene (Nencini) che la sinistra abbia perso inutilmente vent’anni e che è ora di tornare a Craxi, è affar vostro. Così come riterremmo fuori tempo massimo polemizzare con chi (Mussi) pensa che la falce e martello debba essere derubricato dalla storia. Ovviamente, vediamo in tali giudizi un problema non lieve. Non per questo, consideriamo preclusa ogni interlocuzione. Riconosciamo il diritto all’esistenza della vostra opzione politica. Che non è la nostra. Crediamo giusto pretendere per noi – per i nostri simboli, il nostro nome, il progetto politico della Federazione che siamo impegnati a varare – altrettanto rispetto. Crediamo in una sinistra plurale, non ci siamo mai appassionati ad alcuna “reductio ad unum”. Non poniamo veti; e non accettiamo di subirne.

Ma, al dunque, ci chiediamo: è possibile metterci attorno a un tavolo – noi della Federazione, voi di Sinistra e Libertà e quanti a sinistra (associazioni, comitati, sindacati, strutture di movimento) non rinunciano a contestare in radice un sistema sociale iniquo e inefficiente – e provare a discutere quattro/cinque punti programmatici discriminanti, così da contrastare l’offensiva di un establishment che ha fragorosamente fallito e che vorrebbe continuare a dettar legge?

In questa sede non sapremmo essere più precisi di così. Poniamo un’esigenza politica, nella convinzione che essa sia condivisa da una grande parte della nostra gente. Non possiamo continuare a delegare ad altri quell’opposizione incisiva, “senza se e senza ma” - ma anche efficace - che dovrebbe spettare a noi, alla sinistra (comunista, antagonista, radicale). Le centinaia di migliaia di bandiere rosse che solo due anni fa invasero le vie di Roma non sono distrutte; sono solo state ammainate a seguito di una cocente delusione. Proviamo a rialzarle.