Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.
Al di là dei voti contrapposti che oggi si sono elisi a vicenda, dentro il Parlamento Europeo, il problema della libertà di stampa in un Paese come l'Italia resta profondo e drammatico: lo dimostrano la vergognosa e incivile persecuzione del giudice Mesiano messa in atto da una trasmissione Mediaset, reti tutte di proprietà del presidente del Consiglio, che controlla anche tutte le reti Rai, tranne il Tg3, ma come dimostrano anche le denunce di tutti gli organismi internazionali di monitoraggio della libertà di stampa, che ci vedono scendere sempre più in basso, nella classifica dei Paesi che non rispettano la libera stampa.
Ecco perché abbiamo fatto bene a scendere in piazza lo scorso 3 ottobre, al fianco della Fnsi e dell'Ordine dei giornalisti italiani, organismi sindacali e di tutela della categoria che giustamente vigilano e denunciano su tutti gli abusi e le vergogne che il governo Berlusconi e il premier mettono in campo contro la libertà di stampa e il diritto di espressione dei cittadini. Purtroppo, anche molti gruppi editoriali che fanno della libertà di stampa e della sacrosanta legittimità delle loro denunce e richieste di rispondere alle domande che la stampa fa al premier, e cioè in particolare il gruppo Repubblica-L'Espresso, nascondono tutti i giorni, ai loro lettori, le lotte sociali e politiche che non il nostro partito ma operai, agricoltori, cassintegrati, disoccupati e precari, pensionati come pure gli immigrati fanno, cercando disperatamente di far sentire la loro voce, tutti i giorni, e oramai da molti mesi per protestare contro una crisi economica devstante e un governo che non fa nulla per affrontarla. Anche sollevare questi temi e questi drammi, vorrei dire con grande serenità al direttore e ai giornalisti di Repubblica vuol dire difendere la libertà di stampa e l'articolo 21 della Costituzione. Restiamo in fervida e speranzosa attesa che anche il gruppo Repubblica se ne accorga.
Al di là dei voti contrapposti che oggi si sono elisi a vicenda, dentro il Parlamento Europeo, il problema della libertà di stampa in un Paese come l'Italia resta profondo e drammatico: lo dimostrano la vergognosa e incivile persecuzione del giudice Mesiano messa in atto da una trasmissione Mediaset, reti tutte di proprietà del presidente del Consiglio, che controlla anche tutte le reti Rai, tranne il Tg3, ma come dimostrano anche le denunce di tutti gli organismi internazionali di monitoraggio della libertà di stampa, che ci vedono scendere sempre più in basso, nella classifica dei Paesi che non rispettano la libera stampa.
Ecco perché abbiamo fatto bene a scendere in piazza lo scorso 3 ottobre, al fianco della Fnsi e dell'Ordine dei giornalisti italiani, organismi sindacali e di tutela della categoria che giustamente vigilano e denunciano su tutti gli abusi e le vergogne che il governo Berlusconi e il premier mettono in campo contro la libertà di stampa e il diritto di espressione dei cittadini. Purtroppo, anche molti gruppi editoriali che fanno della libertà di stampa e della sacrosanta legittimità delle loro denunce e richieste di rispondere alle domande che la stampa fa al premier, e cioè in particolare il gruppo Repubblica-L'Espresso, nascondono tutti i giorni, ai loro lettori, le lotte sociali e politiche che non il nostro partito ma operai, agricoltori, cassintegrati, disoccupati e precari, pensionati come pure gli immigrati fanno, cercando disperatamente di far sentire la loro voce, tutti i giorni, e oramai da molti mesi per protestare contro una crisi economica devstante e un governo che non fa nulla per affrontarla. Anche sollevare questi temi e questi drammi, vorrei dire con grande serenità al direttore e ai giornalisti di Repubblica vuol dire difendere la libertà di stampa e l'articolo 21 della Costituzione. Restiamo in fervida e speranzosa attesa che anche il gruppo Repubblica se ne accorga.
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