martedì 30 giugno 2009

Ferrero: Fiat, lavoratori Termini Imerese hanno pienamente ragione, Estendere le lotte a tutti gli stabilimenti Fiat

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se

I lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che stanno mettendo in atto tutte le forme di protesta possibili (dal volantinaggio in autostrada ai picchetti in fabbrica) contro la decisione della Fiat che punta ad eliminare la produzione di automobili nella fabbrica palermitana a partire dal 2012 hanno il nostro pieno e incondizionato appoggio nella loro protesta. Che non solo non si deve fermare fino a quando la Fiat non recederà dai suoi intenti ma deve allargarsi e diventare la lotta dei lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani della Fiat.

La proposta avanzata dalla Fiat su Termini Imerese è infatti semplicemente inaccettabile. A Termini Imerese non deve essere tagliato nemmeno un posto di lavoro. Il governo e la regione Sicilia devono dire parole chiare e inequivocabili, su questo. Non possono essere di certo i lavoratori a pagare le conseguenze dell'incapacità del governo, che non ha una politica industriale all'altezza della situazione e che abbandona i lavoratori a un futuro d'incertezza e di disoccupazione, ma anche la Fiat deve prendersi le sue responsabilità. Marchionne non puo' pensare di fare quello che vuole all'estero e poi dismettere una parte preziosa e decisiva degli stabilimenti italiani della Fiat, a Termini Imerese come altrove.

lunedì 29 giugno 2009

Golpe in Honduras: il Presidente Zelaya è arrivato in Nicaragua

Il presidente dell'Honduras Manuel Zelaya, deposto con un golpe nel suo paese, è arrivato in serata (ora locale) in Nicaragua dove ha ottenuto la solidarietà dei paesi dell'Alternativa bolivariana delle Americhe (Alba). Ad attenderlo all'aeroporto di Managua vi erano i suoi colleghi del Nicaragua, Daniel Ortega, del Venezuela, Hugo Chavez, l'Ecuador, Rafael Correa, e il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez. Nella giornata di oggi è previsto l'arrivo del presidente messicano Felipe Calderon.

Zelaya si è poi riunito in un albergo di Mangua per esaminare gli sviluppi della situazione nel suo paese assieme ai colleghi dell'Alba, che hanno dichiarato di non voler riconoscere nessun governo frutto del golpe in Honduras. A Tegugicalpa in parlamento hionduregno ha intanto nominato nuovo presidente del paese Roberto Micheletti, presidente dell'assemblea legislativa. La costituzione prescrive che se il presidente è impossibilitato ad esercitare le sue funzioni, subentra il vice. Ma questi ha rifiutato.

Con un atto che è stato condannato da tutti i paesi del Sudamerica, e dagli Stati Uniti, Zelaya è stato arrestato ieri da un commando militare che lo ha costretto a salire su un aereo diretto in Costarica. E' stato poi un aereo del governo del Venezuela a condurlo a Managua. In un intervista rilasciata a Telesur Zelaya ha raccontato i drammatici momenti del golpe: ''Le forze armate mi hanno tradito. Sono stato vittima di un sequestro da parte di un gruppo di militari: Non credo che tutto l'esercito stia appoggiando questa azione''. ''All'alba hanno invaso la mia casa e mi hanno minacciato con le armi -continua - hanno detto che mi avrebbero sparato se non li seguivo. Mi hanno messo dentro un'auto e mi hanno portato alla base dell'aviazione dove c'era un aereo pronto a trasportarmi in Costa Rica''.

Zelaya afferma di non capire quello che è accaduto, ma sicuramente è un ''complotto di una èlite vorace che desidera conservare il paese isolato e nella povertà estrema. E' un piccolo gruppo di persone che però ha il controllo del parlamento, della politica, dell'economia, quelli che hanno in mano l'Hounduras sono sei o sette persone che creano un danno terribile''.

Il presidente dell'Honduras, che aveva deciso di indire un referendum per permettere la sua rielezione ad un secondo mandato vietata dalla Costituzione, ora ora afferma di voler chiedere ''a tutti i presidenti dei paesi del Continente americano, compreso il presidente degli Stati uniti, di condannare quello che è accaduto e di non riconoscere nessun governo de facto, perchè un governo usurpatore, un potere che si instaura con la forza, non puo' essere riconosciuto da nessuno''

Il circolo PRC di Salandra esprime piena solidarietà al Presidente Zalaya e al popolo honduregno in questo drammatico momento di attacco antidemocratico.

domenica 28 giugno 2009

Fiat, Simonetti: servono azioni adeguate

“Lo sciopero dei lavoratori di Melfi della Fiat oggi rappresenta una nuova tappa della mobilitazione più complessiva e generale per contrastare le manovre del gruppo automobilistico torinese che con le dichiarazioni di ieri dell’amministratore delegato Marchionne sul futuro di Termini Imerese e l”avvio della cig nella fabbrica siciliana ha gettato la maschera e punta, attraverso il nuovo piano di ristrutturazione, come ha denunciato la Fiom, a tagliare in Italia tra gli 8 e i 10 mila posti di lavoro”.

Ad affermarlo è la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale Emilia Simonetti, evidenziando che “la politica e le istituzioni sono chiamati a una più forte iniziativa che non può fermarsi a lettere all’ad Marchionne o richieste di incontro al Governo. La lotta degli operai della Fiat è dunque la stessa dei lavoratori di Termini Imerese e di Imola con oltre 2.000 posti di lavoro cancellati, senza considerare l'indotto. Nello stesso tempo, a Melfi, la Fiat si è rimangiata l'accordo per non licenziare i precari, e vuole lasciare a casa decine e decine di lavoratori in contratto a termine, che si aggiungono alle migliaia che ha cancellato in tutta Italia. Tutto ciò accade mentre la Fiat è sempre più proiettata ad una presenza nel Mondo e guarderà nei prossimi giorni l'ipotesi di accordo con la cinese Guangzhou Automobile Industry Group, sacrificando siti produttivi e lavoratori italiani”.

sabato 27 giugno 2009

Ferrero: decreto anti-crisi, siamo alle solite. Pochissimo per i lavoratori, molto per le aziende

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se
Esaminando punto per punto il decreto anticrisi varato oggi dal governo è evidente come alle parole non corrispondano i fatti.
All'aumento del 20% degli assegni legati ai contratti di solidarietà e al prolungamento per due anni dei progetti di formazione e riqualificazione per i lavoratori in cassa integrazione, fatti positivi che però non rappresentano più che una minima parte di una manovrina che prevede misure per 2 miliardi. Infatti, nel decreto anticrisi non c'è nemmeno un euro per tutti gli altri cassinitegrati, non c'è nulla per chi non ha la cassa integrazione, né tantomeno c'è nulla per tutti i disoccupati. la gran parte della manovrina, e dunque dei due miliardi investiti, va nelle tasche degli imprenditori e servirà solo e soltanto alle aziende, a partire dalla detassazione, sempre per le aziende, degli utili reinvestiti. Insomma, siamo alle solite: soldi ai ricchi, ai banchieri e agli imprenditori, poco o nulla per lavoratori e pensionati. Il problema è invece quello di redistribuire il reddito, dal basso verso l'alto, aumentare stipendi e pensioni, estendere la cassa integrazione per tutti, introdurre il salario sociale per i disoccupati.

Amato e Consolo: pieno sostegno del Prc-Se al presidente Zelaya, contro i tentativi di colpo di Stato

Dichiarazione di Fabio Amato, Responsabile dip. International Prc-Se e Marco Consolo Responsabile dip. America-Latina Prc-Se Il Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprime la sua ferma condanna al tentativo di colpo di Stato contro il governo ed il Presidente costituzionale dell’ Honduras. Un tentativo fomentato dai poteri forti del Paese, e messo in atto da parte delle Forze Armate.

Con l’uso della forza si cerca di impedire il referendum elettorale convocato per domenica 28/6 dal Presidente Manuel Zelaya, per dare vita ad una Assemblea costituente, democratizzare il sistema politico e consentire alle organizzazioni di base, comunitarie e sindacali una maggiore partecipazione nel processo di trasformazione dello Stato e dell’economia.

Una trasformazione profonda anche nelle relazioni internazionali, che si è manifestata, tra gli altri, nell’adesione dell’Honduras all’Alleanza Bolivariana delle Americhe (Alba), che ha riscosso il consenso della maggioranza dei cittadini.

L’ obiettivo dei militari e delle destre è quello di impedire la trasformazione politica e sociale a favore degli ultimi, l’integrazione politica ed economica dei paesi del continente latinoamericano e salvaguardare gli interessi dell’oligarchia locale, delle multinazionali statunitensi ed europee.

IL PRC-SE, esprime piena solidarietà al Presidente e al popolo honduregno, nella sua battaglia per la sovranità e l’ indipendenza.

venerdì 26 giugno 2009

PRC Miglionico: Mariangela Bertugno entra nella nuova giunta comunale

Il primo consiglio comunale di Miglionico, dopo la schiacciante vittoria del centrosinistra, ha ufficializzato la nuova giunta che collaborerà con il neo eletto Sindaco, ing. Angelo Buono. Entra nella squadra anche la giovane 22enne Mariangela Bertugno, esponente di Rifondazione Comunista, che assumerà la carica di assessore alle Politiche giovanili, Pubblica Istruzione e Partecipazione democratica. Un grande riconoscimento al circolo PRC di Miglionico, che nell'ultima consulatzione elettorale ha ottenuto un ottimo risultato anche alle europee con l'8,3%(terzo partito) e alle provinciali con il 9,2% (candidato Antonio Centonze).

Il circolo PRC di Salandra esprime viva soddisfazione per la carica assegnata alla nostra giovane compagna , augurandole un proficuo e gratificante lavoro.

Ferrero: droghe, Obama e l'Onu parlano di politiche alternative sulle droghe, solo Giovanardi sulla via della repressione

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se

Quando ero ministro della solidarietà sociale, ogni volta che dicevo qualcosa di buon senso sulle droghe venivo descritto come un ministro che voleva arrivare alla droga libera dall'opposizione come da molti media nazionali. Oggi leggo le dichiarazioni di Antonio Maria Costa, presidente dell'Unodoc, che aprono la strada ad una diversa strategia d'intervento alternativa sulle droghe dopo un secolo di politiche di persecuzione contro i consumatori. Dichiarazioni queste che arrivano quasi in concomitanza con quelle del presidente degli Stati Uniti Obama che, per quanto riguarda l'Afghanistan, parla apertamente di una strategia alternativa sulle coltivazioni di oppio distinguendo tra piccoli coltivatori e narcotrafficanti. Mi pare di capire che solo in Italia si continui a difendere, sulle droghe, un'impostazione ideologica repressiva, proibizionista e punitiva verso i consumatori, politica che non trova più spazio nel dibattito politico e scentifico internazionale. Spero solo che ora qualcuno abbia la cortesia di comunicarlo al ministro Giovanardi.

mercoledì 24 giugno 2009

Solidarietà e sostegno alla lotta del popolo iraniano. Il testo dell'appello e i primi firmatari

Come esponenti di forze e movimenti democratici, di organizzazioni dei Lavoratori, degli studenti e della società civile, guardiamo con estrema preoccupazione a quello che sta avvenendo in Iran. In questi giorni a Teheran si sta svolgendo uno scontro fra i vertici della Repubblica Iraniana, che vede contrapposti i poteri religiosi rappresentati da Khameney e da Rasfanjani: uno scontro giocato tutto sulla pelle del popolo iraniano.
Uomini e donne che stanno protestando per avere maggiore libertà e democrazia. Lo scontro elettorale tra il capo del governo uscente Amadinejahd e il principale candidato dell’opposizione Mousavi ha innescato una reazione popolare e fatto emergere tensioni sociali che già da tempo si stavano manifestando con una forte crescita dell’opposizione.
Per questo, di fronte alla violenza scatenatasi in questi giorni è necessaria un’ampia mobilitazione a sostegno degli studenti, dei lavoratori e delle donne, del popolo iraniano. Chiediamo che cessino la repressione e gli arresti, che vengano liberati i prigionieri politici del regime e che il popolo iraniano possa scegliere liberamente il proprio futuro, in un nuovo quadro di garanzie democratiche per tutte le espressioni politiche presenti in Iran.


Primi firmatari
: (in ordine alfabetico) Fabio Amato, Giorgio Cremaschi, Nicoletta Dosio , Gianni Ferrara, Paolo Ferrero, Don Andrea Gallo, Andrea Genovali, Alì Ghaderi, Haidi Giuliani, Ugo Gregoretti, Wilma Labate, Citto Maselli , Lidia Menapace , Mario Monicelli, Nicola Nicolosi, , Carla Ravaioli , Giovanni Russo Spena, Emilio Quadrelli ,Cesare Salvi, Leopoldo Tartaglia, Marco Verruggio, Luigi Vinci

Per firmare invia una mail a esteri.prc@rifondazione.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Roma , 24 Giugno, ore 17.30, presidio davanti all’ambasciata iraniana , Via Nomentana 361

Ferraro: droghe, no a linee guida governo, smantellano 20 anni di politiche di riduzione del danno

Dichiarazione di Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali del Prc-Se
Le linee guida sulle droghe, illustrate oggi dal Governo a Perugia, sferrano un ulteriore e duro attacco alla riduzione del danno, facendo un salto indietro nel tempo del tutto ideologico e senza alcuna base scientifica. L’intervento farmacologico è nuovamente combinato alle politiche di riduzione del danno e, cosa ancor più grave, si nega ogni possibilità di sperimentare anche in Italia, come avviene nei maggiori Paesi europei, servizi di comprovata efficacia sia scientifica che sociale.
Rifondazione dice no a questo ennesimo tentativo da parte del Governo di smantellare 20 anni di riduzione del danno e si batterà con tutte le sue forze perché si proceda ad un nuovo percorso virtuoso, che veda insieme associazioni, movimenti, persone, consumatori e la politica per fare un fronte comune nel riportare le pratiche d’intervento sulle dipendenze a livelli europei.
Sono necessarie risorse e politiche vere, partendo dalla definizione di un piano organico che affronti con cognizione di causa tutte le varie complesse sfaccettature degli interventi sociali e che risponda con efficacia ai mille bisogni della società.

martedì 23 giugno 2009

Referendum, Associazione del "No": l'imposizione del bipartitismo è stata respinta

Dichiarazione dell'associazione "No al referendum elettorale" (presidente il costituzionalista Gianni Ferrara)

L’Associazione “No al referendum elettorale” esprime viva soddisfazione per la massiccia astensione che ha fatto fallire, con il mancato raggiungimento del quorum, il disegno volto ad imporre una torsione antidemocratica al sistema politico italiano.


L’imposizione del bipartitismo è stata respinta anche dagli elettori e dalle elettrici dei due partiti di maggioranza, PDL e PD, i cui leader avevano invitato a votare sì. Ogni qualvolta i cittadini vengono chiamati a decidere su questioni di democrazia, essi sostengono con molta determinazione e a grande maggioranza la Costituzione repubblicana: è accaduto nel 2006 quando venne bocciata la controriforma costituzionale di Berlusconi; oggi con il fallimento del referendum viene sancita l’inaccettabilità di stabilire le regole elettorali a colpi di maggioranza. E’ ora di riaprire un dibattito nella società per conquistare il sistema elettorale proporzionale per garantire il pluralismo democratico.

lunedì 22 giugno 2009

Ferrero: ISTAT, dati drammatici. Estendere cassa integrazione e introdurre salario sociale

Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

I dati diffusi oggi dall'Istat sono drammatici e preoccupanti, oltre che in linea con tutte le stime fornite da tutti i principali osservatori italiani e internazionali: un tasso di disoccupazione pari a quasi l'8%, il più alto dal 2005, e quasi due milioni i disoccupati, tra i quali subiscono le conseguenze più gravi della perdita del lavoro i lavoratori a tempo determinato e i collaboratori, per lo più giovani.

Il governo non fa niente, se non continuare a foraggiare solo banche e banchieri, perciò torniamo a chiedere come Rifondazione comunista che vengano prese misure immediate ed efficaci attraverso unn forte intervento pubblico in economia al fine di garantire tutti i posti di lavoro, a partire dall'estensione della cassa integrazione a tutti coloro che perdono il posto di lavoro, siano lavoratori di grandi aziende come di piccole e piccolissime, fino al blocco dei licenziamenti. Inoltre, chiediamo l'introduzione del salario sociale per tutti i disoccupati. Nessun lavoratore deve rimanere solo e senza reddito, questo è l'unico modo possibile per uscire dalla crisi economica.

mercoledì 17 giugno 2009

Referendum beffa, 50 buoni motivi per astenersi

a cura di Domenico Gallo

Le ragioni per per astenersi e far fallire il referendum elettorale in 50 punti; e tutti i punti si riassumono in uno solo: salvare la democrazia.
"Per questo diciamo no al referendum elettorale, non andando a votare dove si vota solo per il referendum, o rifiutando le schede del referendum se chiamati alle urne per il ballottaggio che si terrà in diversi comuni e province" (punto n. 50)

Prima parte: considerazioni sulla vigente legge elettorale

1. Siamo tutti scontenti della vigente legge elettorale, unanimemente denominata “porcellum” con la quale si è votato nelle ultime due tornate elettorali (2006 e 2008).

2. Due sono i principali aspetti negativi di questa legge: le liste bloccate ed il premio di maggioranza.

3. Questa legge, attraverso le liste bloccate, ha espropriato gli elettori di ogni residua possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, conferendo a una ristrettissima oligarchia di persone (i capi dei partiti politici) il potere di determinare al 100% la composizione delle Assemblee legislative.

4. Con questo sistema elettorale i nomi dei candidati sono persino scomparsi dalla scheda elettorale, con la conseguenza che le scelte dei candidati operate dai capi dei partiti non possono in alcun modo essere censurate, sconfessate o corrette dal corpo elettorale.

5. Di conseguenza tutti i “rappresentanti del popolo” sono stati nominati da oligarchie di partito svincolate da ogni controllo popolare.

6. In questo modo gli eletti, più che rappresentanti del popolo, sono – anche in senso tecnico – dei delegati di partito, anzi del capo politico che li ha nominati, al quale sono legati da un vincolo di fedeltà estremo, restando così fortemente pregiudicato il principio sancito dall’art. 67 della Costituzione che prevede che “ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

7. Il premio di maggioranza è un meccanismo truffaldino che interviene a manipolare la volontà espressa dagli elettori, trasformando – per legge – una minoranza in maggioranza.

8. Un sistema così fortemente distorsivo della volontà popolare non esisteva neppure nella c.d. “legge truffa” del 1953, che prevedeva che, per ottenere il premio di maggioranza, occorresse ottenere almeno la maggioranza dei voti popolari.

9. Con la legge truffa per conseguire il premio di maggioranza, che mirava a rendere più stabile il governo, occorreva godere del consenso della maggioranza degli elettori; la legge vigente, invece, trasforma una minoranza in maggioranza (attribuendole per legge il 54% dei seggi alla Camera) e sancisce il principio che per governare non occorre il consenso della maggioranza degli elettori.

10. La vigente legge elettorale ha introdotto delle soglie di sbarramento per l’accesso alla Camera ed al Senato che, se appaiono ragionevoli per i partiti che si riuniscono in coalizione (2% alla Camera e 4% al Senato), sono del tutto irragionevoli per i partiti esclusi dalle coalizioni (4% alla Camera e 8% al Senato). In questo modo milioni di elettori vengono esclusi dalla possibilità di essere rappresentati in Parlamento.
11. Infine la vigente legge elettorale, con l’indicazione sulla scheda del candidato alla presidenza del Consiglio, introduce una sorta di investitura popolare del Capo politico, mortificando il ruolo del Presidente della Repubblica a cui la Costituzione assegna il compito di nominare il Presidente del Consiglio.

Seconda Parte: quali modifiche introduce il referendum, con quali conseguenze

12. Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del “porcellum” ma, al contrario, li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.

13. Il referendum non restituisce agli elettori il potere di scelta dei propri rappresentanti politici, che la legge vigente ha sequestrato per conferirlo nella mani dei partiti, conservando le liste bloccate.

14. Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito ad una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati)

15. Le conseguenze che verrebbero fuori dalla legge elettorale modificata dal referendum sarebbero nefaste per la democrazia e ne sovvertirebbero il metodo basilare per il quale le decisioni si prendono a maggioranza.

16. La nuova disciplina elettorale sancirebbe il principio che il potere di governo spetta ad una minoranza e deve essere consegnato nelle mani di un solo partito, a prescindere dal livello del consenso popolare ricevuto

17. Infatti, attribuire il premio di maggioranza ad una sola lista determina un incremento esponenziale del premio stesso, sovvertendo il rapporto fra i voti espressi ed i seggi ottenuti.

18. Nelle elezioni del 2006, a fronte di una ampia coalizione di forze politiche, che ottenne alla Camera il 49,8 %, il premio di maggioranza è stato del 4 %. Nelle elezioni del 2008, a fronte di una coalizione meno ampia, che ottenne il 46,8%, il premio di maggioranza è stato del 7%. Se si fosse votato nel 2008 con il sistema elettorale proposto dai referendari, la lista più votata (il PdL) con il 37,4% dei voti, avrebbe ottenuto il 54% dei seggi, cioè si sarebbe giovata di un premio di maggioranza del 16,6%. Vale a dire a un solo partito sarebbe stata attribuita dalla legge elettorale quasi il 50% in più della rappresentanza che gli sarebbe spettata in base ai voti ricevuti dagli elettori (cioè gli sarebbero spettati oltre 100 seggi in più rispetto ai voti ricevuti) .

19. Con questo sistema viene attribuito ad una singola lista un premio di maggioranza di proporzioni inusitate, che può consentire ad un singolo partito di ottenere in Parlamento una rappresentanza doppia rispetto al consenso ricevuto, a danno di tutti gli altri partiti e di tutti gli altri elettori.

20. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 15/2008, pur dichiarando ammissibile il referendum elettorale, ha adombrato un pesante sospetto di incostituzionalità segnalando al Parlamento: “l’esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi.”

21. Attraverso questo spropositato premio di maggioranza resta pregiudicato il principio costituzionale che il voto è uguale per tutti. Non tutti i cittadini saranno uguali nel voto perché il voto di taluni varrà il doppio rispetto al voto degli altri, tanto da consentire a una minoranza di diventare ex lege maggioranza e di fondare il governo non più sul consenso della maggioranza, ma su quello di una minoranza del corpo elettorale.

22. L’ulteriore effetto negativo è quello della riduzione forzata del pluralismo politico dovuta all’effetto combinato dell’incremento del premio di maggioranza e delle soglie di sbarramento.

23. Il corpo elettorale, proprio per la presenza di un così grave e destabilizzante premio di maggioranza, sarà costretto ad orientare le sue scelte sulle due principali liste in competizione. Ciò indebolirà tutti gli altri partiti, rendendo ancora più difficile superare lo sbarramento delle soglie raddoppiate dalla disciplina risultante dal referendum.

24. In questo modo dal bipolarismo forzato si passerà a un bipartitismo forzato, non determinato da scelte genuine del corpo elettorale, ma imposto dalle costrizioni del sistema elettorale

25. Questa situazione mortificherà ulteriormente la rappresentanza, riducendo la possibilità che il corpo elettorale possa ottenere che nel sistema politico siano rappresentati i bisogni, le esigenze, le culture ed i valori presenti nel popolo italiano.

26. In questo modo verrà introdotta, di fatto, una sorta di democrazia dell’investitura al posto della democrazia fondata sulla rappresentanza e la partecipazione dei cittadini come prevista dalla Costituzione.

27. La riduzione del pluralismo politico nelle assemblee legislative e la posizione di rendita assicurata a un solo partito politico, metterà a rischio la Costituzione, consegnandone il destino nelle mani di una sola parte politica.

28. L’attuale maggioranza politica, infatti, non può modificare a suo piacimento la Costituzione perché non dispone della maggioranza dei due terzi richiesta per escludere il referendum sulle leggi di modifica della Costituzione.

29. Se si fosse applicata alle elezioni del 2008 la legge elettorale con le modifiche proposte dai referendari, con lo stesso numero di voti, le forze politiche della attuale maggioranza (PDL + Lega) disporrebbero di circa il 62% dei seggi alla Camera. Con un piccolo sforzo potrebbero ottenere la maggioranza di due terzi necessaria per cambiare la Costituzione senza dover affrontare il giudizio del popolo italiano attraverso il referendum.

30. In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica, mentre una sola parte politica (cioè il partito beneficiato dal premio di maggioranza più i suoi alleati) avrebbe la possibilità di nominare i giudici della Corte Costituzionale e di modificare a suo piacimento la Costituzione.

31. Gli effetti che il referendum produrrebbe sul sistema politico sono stati già parzialmente sperimentati nelle elezioni politiche del 2008, quando i capi dei due principali partiti in competizione hanno deciso di restringere le coalizioni, limitandole ad una alleanza fra due soli partiti. In questo modo i partiti esclusi dalla possibilità di competere per il premio di maggioranza hanno perso una parte del loro genuino consenso elettorale e sono stati stroncati dal raddoppio delle soglie di sbarramento alla Camera ed al Senato.

32. In conseguenza di questa interpretazione delle legge elettorale sulla scia del modello proposto dal referendum, circa tre milioni di persone hanno perso ogni forma di rappresentanza in Parlamento, sono stati, pertanto, esclusi dal circuito della democrazia, mentre il tasso di astensionismo è cresciuto, essendo diminuita la partecipazione al voto dall’83,6% (2006) all’80,5% (2008).

33. Questa situazione di espulsione dal circuito democratico di milioni di persone, che abbiamo già sperimentato nelle elezioni del 2008, non sarebbe corretta dalle conseguenze del referendum, al contrario essa sarebbe ulteriormente aggravata perché le soglie di sbarramento raddoppiate varrebbero in ogni caso e per tutti i partiti.

34. Il sistema elettorale prefigurato dal referendum non esiste in nessun ordinamento di democrazia occidentale ma non rappresenta una novità assoluta nel nostro paese. Esso infatti si ispira alla legge “Acerbo” voluta da Mussolini, ed è stato già sperimentato nella storia d’Italia con le elezioni del 1924 che, schiacciando l’opposizione e le minoranze, aprirono la strada alla dittatura fascista.

35. Tuttavia la legge Acerbo era più democratica della disciplina che viene fuori dal referendum. Essa, infatti prevedeva che per accedere al premio di maggioranza, la lista più votata dovesse comunque superare la soglia del 25% dei voti e non imponeva soglie di sbarramento.

36. Per questo nel Parlamento del 1924 ebbero accesso – sia pure a ranghi ridotti - tutte le forze d’opposizione, mentre nel Parlamento repubblicano eletto nel 2008 con il metodo referendario, le opposizioni sono state drasticamente falcidiate.

37. Una situazione simile a quella del 1924 si produrrebbe di nuovo in Italia se venisse approvato il referendum.

38. Il principio democratico della rappresentanza verrebbe colpito a morte perché non vi è rappresentanza senza pluralismo e senza la libertà del corpo elettorale di scegliere le persone e le forze politiche da cui farsi rappresentare. Di conseguenza verrebbe meno il carattere democratico della forma di Governo.

39. Si produrrebbe quindi, attraverso la riforma elettorale, una riforma di fatto della Costituzione.

40. Il modello di democrazia, concepito dai padri costituenti, fondato sul pluralismo, sulla centralità del Parlamento e sulla partecipazione popolare dei cittadini associati in partiti, verrebbe definitivamente stravolto e sostituito da un ordinamento oligarchico.

Terza parte: come opporsi al referendum beffa

41. Per non tornare al 1924 bisogna respingere il referendum, utilizzando gli strumenti che la Costituzione ha messo a disposizione del corpo elettorale.

42. I Costituenti hanno previsto che i proponenti del referendum abrogativo devono superare una doppia soglia di consenso per poter raggiungere lo scopo dell’abrogazione delle norme prese di mira. Per questo la Costituzione prevede che la proposta è approvata soltanto se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

43. A differenza che nelle elezioni politiche, che mirano al rinnovo di assemblee politiche le quali devono necessariamente essere rinnovate, nel referendum il voto non è un dovere civico, in quanto la proposta di abrogazione non deve necessariamente essere approvata o respinta. Nel referendum gli elettori scelgono liberamente se andare o non andare a votare, a seconda dei risultati che vogliono conseguire.

44. Questa volta la chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il porcellum) per spingerci ad un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il porcellum.

45. Infatti, se prevalessero i no, l’effetto sarebbe quello paradossale di offrire ai fautori dell’attuale legge elettorale imposta dalle oligarchie il destro di dire che la legge avrebbe avuto l’avallo di un voto popolare.

46. Se prevalessero i si, l’effetto sarebbe quello di blindare l’attuale legge elettorale, nella versione peggiorata proposta dai referendari. Il parlamento difficilmente potrebbe metterci mano per effettuare delle modifiche, sia perché gli si potrebbe obiettare di essere vincolato dalla volontà popolare espressa attraverso il voto referendario, sia perché la legge così modificata piacerebbe ancora di più alla maggioranza che vuole restringere gli spazi e le opportunità della democrazia.

47. Per questo si tratta di un referendum beffa: chiama alle urne dicendo di voler ammazzare il porcellum, ma in realtà lo ingrassa e lo rende intoccabile, qualunque sia la risposta al quesito referendario.

48. L’unico modo per non essere beffati, per dire NO alla proposta referendaria, è quello di disubbidire alla chiamata alle urne che i proponenti vogliono imporre al popolo italiano.

49. E’ questa l’unica strada per lasciare aperta la possibilità di una riforma elettorale che restituisca agli elettori i poteri che sono stati loro confiscati con il porcellum.

50. Per questo diciamo No al referendum elettorale, non andando a votare, dove si vota solo per il referendum, e rifiutando le schede del referendum, se chiamati alle urne per il ballottaggio che si terrà in diversi comuni e province.

(16 giugno 2009)

da Micromega
http://temi.repubblica.it/micromega-online/referendum-beffa-50-buoni-motivi-per-astenersi/

No al referendum beffa. Asteniamoci dal voto.

Il 21 giugno saremo chiamati a votare, ancora una volta, su referendum elettorali. Certo, condividiamo il diffuso giudizio negativo sulle leggi vigenti per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Queste leggi espropriano le elettrici e gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti. Oggi non sono gli elettori e le elettrici a scegliere i parlamentari, questi sono nominati dai capi-partito.
L’attuale sistema elettorale andrebbe trasformato radicalmente, per assicurare alle Assemblee elettive il pluralismo delle forze politiche e la massima rappresentatività del popolo italiano.
A tutt’altro, invece, mirano i quesiti del referendum del 21 giugno, che non riguardano il sistema delle liste bloccate e dunque le confermano. Il vero risultato giuridico del referendum sarebbe quello di consegnare il Paese al solo partito che avesse un voto in più di ciascun altro, attribuendogli più della maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento: con appena il 30 % o il 20% dei voti avrebbe il 54% dei seggi alla Camera. Inoltre dal Senato sarebbero escluse tutte le liste che non raggiungessero l’8%.
Con la vittoria dei sì, si avrebbero un premio di maggioranza e una soglia di sbarramento enormi, senza precedenti nella storia istituzionale italiana e in quella di ogni paese civile. Con tre quesiti, che modificano ben 67 punti delle due leggi elettorali, oscuri nella formulazione ma chiari nella finalità di manipolare il sistema di voto, si vuole imporre il bipartitismo coatto, al di là dell’effettiva volontà dei cittadini.
Con la vittoria dei sì, si impedirebbe qualsiasi ulteriore riforma elettorale.
Con la vittoria dei sì, sarebbe confermato un sistema che trasforma una minoranza elettorale in stragrande maggioranza parlamentare (tale da poter agevolmente cambiare la Costituzione a suo piacimento), e che ingigantisce il potere del capo di tale arbitraria maggioranza.
Un siffatto sistema elettorale viola la Costituzione, e deve essere rifiutato: il referendum deve fallire, attraverso la non partecipazione al voto o il rifiuto della scheda, per impedire la cancellazione della democrazia parlamentare e per rendere possibile una riforma elettorale che restituisca la parola ai/alle cittadini/e.


martedì 16 giugno 2009

Ferrero: terremoto, decreto governo inganna abruzzesi


Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.

I fondi che sono stati stanziati fino ad oggi nel decreto legge per gli aiuti alle popolazione terremotate dell'Abruzzo rappresentano davvero ben poca cosa: infatti, i soldi certi sono pochi, il resto sono solo tante promesse. L'onorevole Tortoli, relatore di maggioranza per il decreto sull’Abruzzo che domani comincerà il suo percorso alla Camera, ha il dovere di dire le cose come stanno e di smetterla di prendere in giro le popolazioni abruzzesi. Ed è davvero una vergogna che, a pochi giorni dal sisma, senza la minima opposizione da parte dei partiti dell'opposizione parlamentare, il Parlamento abbia approvato senza battere ciglio la spesa di 14 miliardi per i cacciabiombardieri F 35. Ecco dunque che se per gli interessi delle industrie belliche i soldi pubblici si trovano subito, per finanziare la ricostruzione delle zone e degli averi delle popolazioni terremotate bisogna affidarsi alle lotterie e alle risorse provenienti dalla lotta all'evasione fiscale, evasione fiscale che lo stesso presidente del Consiglio ha più volte giustificato.

Rocchi, Prc: sinistra, noi vogliamo costruire stati generali.

Dichiarazione di Augusto Rocchi, membro Direzione Prc e coordinatore dell'area Rifondazione per la Sinistra nel Prc.

Rifondazione comunista ha deciso, alla fine del Cpn che si è tenuto ieri a Roma, di lavorare per la costruzione di una grande assemblea pubblica promossa da tutti i soggetti politici, culturali e sociali presenti a sinistra del Pd che si terrà a luglio e che deve poter coinvolgere non solo partiti ma personalità indipendenti, intellettuali, giornali come il manifesto, mondo dell'associazionismo, reti e movimenti disponibili a lavorare per un progetto alternativo di società rispetto a un capitalismo e a un liberismo che stanno alla base dell'attuale crisi economica.

Rifondazione, dunque, anche grazie all'impegno dei compagni e delle compagne dell'area Rifondazione per la Sinistra, ha fatto questa scelta, lavorare per costruire gli Stati generali della Sinistra italiana. Cosa ha da dire, su questo, Sinistra e Libertà che non siano le parole del socialista Nencini, il quale non fa altro che mettere avanti le sue pregiudiziali anticomuniste vecchie di un secolo? Cosa hanno da dire, in proposito, Vendola e Giordano, Migliore e Fava, Cento e Francescato? Vogliono impegnarsi davvero per costruire una grande assemblea unitaria e plurale della sinistra autonoma dal Pd e portatrice di un progetto di società alternativo senza settarismi o egemonismi di parte? Attendiamo fiduciosi risposte, consapevoli che è giunto il momento di rompere gli steccati e parlare chiaramente se si vuole davvero ridare fiato e speranza al popolo della sinistra, nel pieno rispetto delle scelte e dell'attuale collocazione di ognuno.

lunedì 15 giugno 2009

Cpn: Ferrero resta alla guida del PRC

Il Comitato politico nazionale di Rifondazione vota quasi all'unanimità un ordine del giorno che riconferma la segreteria con un mandato per un piano di riorganizzazione della struttura centrale del partito per migliorare il lavoro e ridurre i costi. Il segretario Paolo Ferrero aveva messo sul tavolo le proprie dimissioni all'indomani del risultato delle europee che non hanno consentito alla lista Prc- Pdci di entrare a Strasburgo.

Delle quattro mozioni presentate al "parlamentino" del partito, quella di maggioranza ha ottenuto 88 voti; quella "bertinottiana" 36; quella trotzkista 10; quella della quinta mozione 3; 10 gli astenuti. E' stato approvato a larga maggioranza (133 favorevoli, 1 contrario e 3 astenuti) un documento che propone un piano di lavoro e punta ad un salto di qualità sul tema dell'economia con la creazione di comitati unitari contro la crisi, aperti anche a soggetti sindacali e della società civile. Il consiglio nazionale ha poi ringraziato Pietro Ingrao per il suo sostegno e, a partire dalla lista presentatasi alle europee, ha impegnato il partito ad avviare un percorso di costruzione di un "polo della sinistra di alternativa autonomo dal Pd".

Per questo entro il mese di luglio verrà organizzata un'assemblea con tutti coloro che fossero disponibili a costruire un nuovo polo della sinistra con personalità indipendenti, gruppi del mondo dell'associazionismo, sindacali e della rete dei movimenti.

giovedì 11 giugno 2009

Dalla lista anticapitalista e comunista al progetto politico di aggregazione della sinistra di alternativa


INCONTRO TRA RIFONDAZIONE COMUNISTA – PDCI – SOCIALISMO 2000

Nota stampa dell'ufficio stampa del Prc-Pdci-Socialismo 2000

Oggi si è costituito il Coordinamento della lista anticapitalista e comunista formato da Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Cesare Salvi.

Nella riunione si è deciso di rendere stabile il coordinamento, confermando la volontà di proseguire il lavoro comune che ha dato vita alla lista: l’obiettivo è la costruzione di un polo politico dei comunisti e della sinistra, rivolto a tutte le culture critiche, autonomo dal Partito Democratico, che abbia al centro l’estensione dei diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente, la pace, la democrazia e quindi l’opposizione intransigente alle politiche del governo Berlusconi e della Confindustria. Nei prossimi giorni si terranno incontri con esponenti di forze politiche, culturali e sociali per verificare la possibilità di allargare l’esperienza della lista anticapitalista e comunista al fine di dar vita ad un processo di aggregazione della sinistra di alternativa.

mercoledì 10 giugno 2009

Dalla sconfitta rilanciare il conflitto sociale e l’unità della sinistra di alternativa

di Paolo Ferrero
Le elezioni ci consegnano un panorama decisamente spostato a destra. A Livello europeo assistiamo alla vittoria delle forze conservatrici, ad una pericolosa crescita delle forze razziste e al crollo delle socialdemocrazie. Le forze della sinistra europea tengono con alcuni elementi di crescita ma certo non sfondano. Per adesso la crisi quindi lavora a destra, il disagio sociale si esprime principalmente fuori dalla politica – attraverso il non voto – o dentro una logica di guerra tra i poveri egemonizzata dalla destra .

In Italia assistiamo ad una sconfitta del tentativo berlusconiano di sfondamento costituzionale che ha voluto trasformare le elezioni in referendum sulla sua persona. Il plebiscito non c’è stato. La sconfitta dell’estremismo berlusconiano non si traduce però nella sconfitta delle destre che complessivamente non perdono voti. La tenuta delle destre con la vittoria della sua ala razzista e populista si accompagna ad una redistribuzione di voti nell’ambito delle opposizioni: sconfitta secca del PD, raddoppio dell’Italia dei Valori, raddoppio dell’area di sinistra che però non elegge in quanto divisa in tre. Come la Lega capitalizza a destra, Di Pietro capitalizza a sinistra sulla base di un antiberlusconismo tanto urlato quanto inconsistente sui contenuti economici e sociali.

In questo contesto due sono le urgenze su cui lavorare.
In primo luogo la costruzione di una forte opposizione sociale, politica e culturale non solo a Berlusconi ma alla politica del governo, di confindustria, delle banche e – quando serve – al Vaticano. Occorre rompere la pace sociale che si traduce in disperazione individuale ed in impotenza di fronte alla crisi. Di fronte alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro vi è una drammatica assenza di iniziativa politica e sindacale che noi dobbiamo provare a forzare. Occorre ricostruire un sano conflitto sociale per evitare che la crisi continui a produrre unicamente guerre tra i poveri e che la destra estrema continui a rafforzarsi proprio a partire dalla crisi. Su questo è necessario un salto di qualità fortissimo nel lavoro politico del partito che deve essere riorganizzato dalla testa ai piedi nella direzione del lavoro sociale, della costruzione e della generalizzazione del conflitto. Occorre passare decisamente dall’opposizione urlata ma parolaia all’opposizione sociale nel paese, alla mobilitazione contro i contenuti concreti delle politiche governative.

In secondo luogo occorre avviare una iniziativa specificatamente politica sul terreno dell’unità della sinistra. L’unità della sinistra anticapitalista che abbiamo proposto e realizzato solo parzialmente nella consultazione elettorale deve essere rilanciato. Non abbiamo potuto realizzare questo obiettivo nelle elezioni europee perché vi è chi ha preferito il rapporto con gli epigoni di Craxi all’unità della sinistra di alternativa ma non ci dobbiamo dare per vinti. Proponiamo perciò di costruire un polo della sinistra di alternativa, che a partire dal coordinamento delle forze che hanno dato vita alla lista anticapitalista e comunista si ponga l’obiettivo di costruire una rete di relazioni stabili tra tutte le forze politiche, culturali e sociali disponibili a lavorare per l’alternativa. Confronto e lavoro comune tra le forze comuniste e processo di aggregazione della sinistra di alternativa non sono processi alternativi ma due facce della stessa medaglia. Dobbiamo agire con forza questa prospettiva partendo dall’aggregazione a cui abbiamo dato vita alle europee per allargarla. Per costruire un processo di aggregazione della sinistra italiana non subalterna al PD così come abbiamo costruito una sinistra europea non subalterna alle socialdemocrazie.

Non abbiamo raggiunto il risultato che ci prefiggevamo alle europee ma abbiamo rimesso in moto il partito e lo abbiamo ridislocato nell’iniziativa politica. Si tratta ora di valorizzare il lavoro fatto producendo un salto di qualità sia nella costruzione dell’opposizione sociale che nell’iniziativa unitaria a sinistra. Dentro una crisi che stà cambiando tutto è possibile operare per un suo sbocco a sinistra. Questo è il compito dei comunisti oggi.

martedì 9 giugno 2009

Provinciali 2009: risultati nel Comune di Salandra

Comune di SALANDRA



Elettori 2.790
Votanti 2.071 74,22 %


Schede bianche 50 2,41 %
Schede nulle 122 5,89 %
Schede contestate e non assegnate - -


Candidati presidente e gruppi Voti %
STELLA FRANCESCO 1.135 59,76
PARTITO DEMOCRATICO PARTITO DEMOCRATICO 694 37,35
POPOLARI UNITI POPOLARI UNITI 255 13,72
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI DI PIETRO ITALIA DEI VALORI 62 3,33
FED.DEI VERDI FED.DEI VERDI 36 1,93
PARTITO SOCIALISTA PARTITO SOCIALISTA 32 1,72
LISTA LOCALE - STELLA PRESIDENTE LISTA LOCALE - STELLA PRESIDENTE 13 0,69
RIFOND.COM. - SIN.EUROPEA - COM.ITALIANI RIFOND.COM. - SIN.EUROPEA - COM.ITALIANI 11 0,59
SINISTRA - PER LA BASILICATA SINISTRA - PER LA BASILICATA 11 0,59
Totale 1.114 59,95
LABRIOLA GIUSEPPE DOMENICO 414 21,80
IL POPOLO DELLA LIBERTA' IL POPOLO DELLA LIBERTA' 375 20,18
LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE 11 0,59
POPOLARI LIBERALI POPOLARI LIBERALI 7 0,37
MOVIMENTO PER L'ITALIA MOVIMENTO PER L'ITALIA 4 0,21
U.D.EUR POPOLARI U.D.EUR POPOLARI 3 0,16
Totale 400 21,52
RUGGIERO VINCENZO 177 9,32
UNIONE DI CENTRO UNIONE DI CENTRO 177 9,52
MASTROSIMONE ROSA 137 7,21
ALLEANZA DEMOCRATICI DI CENTRO ALLEANZA DEMOCRATICI DI CENTRO 133 7,15
D'AMELIO SAVERIO 22 1,15
MPA MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE MPA MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE 21 1,13
PINTO LEONARDO 8 0,42
LISTA LOCALE - LA GRANDE LUCANIA LISTA LOCALE - LA GRANDE LUCANIA 7 0,37
MARTINO DOMENICO 6 0,31
UNIONE CATT.ITALIANA UNIONE CATT.ITALIANA 6 0,32
Totale voti ai candidati presidente 1.899
Totale voti ai gruppi 1.858


Provinciali 2009: risultati collegio 19 Salandra


Elettori 6.637
Votanti 4.603 69,35 %


Schede bianche 241 5,23 %
Schede nulle 283 6,14 %
Schede contestate e non assegnate - -


Sezioni scrutinate Presidente 9 su 9
Consiglio provinciale 9 su 9


Candidati presidente e gruppi
Voti %

STELLA FRANCESCO 2.563 62,83

PARTITO DEMOCRATICO
PARTITO DEMOCRATICO
SORANNO GIUSEPPE
eletto 965 24,02

PARTITO SOCIALISTA
PARTITO SOCIALISTA
AULETTA SALVATORE

502 12,50

SINISTRA - PER LA BASILICATA
SINISTRA - PER LA BASILICATA
SANTOCHIRICO ANTONIO
eletto 482 12,00

POPOLARI UNITI
POPOLARI UNITI
IULA BERARDINO

314 7,81

DI PIETRO ITALIA DEI VALORI
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI
GRASSI VINCENZO

96 2,39

FED.DEI VERDI
FED.DEI VERDI
SAVINO ROCCO

68 1,69

RIFOND.COM. - SIN.EUROPEA - COM.ITALIANI
RIFOND.COM. - SIN.EUROPEA - COM.ITALIANI
MANGIERI DOMENICO

52 1,29

LISTA LOCALE - STELLA PRESIDENTE
LISTA LOCALE - STELLA PRESIDENTE
CALCIANO MARIO

48 1,19


Totale 2.527 62,92

LABRIOLA GIUSEPPE DOMENICO 924 22,65

IL POPOLO DELLA LIBERTA'
IL POPOLO DELLA LIBERTA'
SOLDO FRANCESCO

850 21,16

LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE
LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE
GROSSO VITO NICOLA

31 0,77

POPOLARI LIBERALI
POPOLARI LIBERALI
PANZETTA NUNZIA MARIA

9 0,22

MOVIMENTO PER L'ITALIA
MOVIMENTO PER L'ITALIA
DABRAIO ROCCO

8 0,19

U.D.EUR POPOLARI
U.D.EUR POPOLARI
BARBARO SAVERIO

6 0,14


Totale 904 22,50

RUGGIERO VINCENZO 270 6,61

UNIONE DI CENTRO
UNIONE DI CENTRO
TANTONE FRANCESCO

270 6,72

MASTROSIMONE ROSA 203 4,97

ALLEANZA DEMOCRATICI DI CENTRO
ALLEANZA DEMOCRATICI DI CENTRO
PEPE GIUSEPPE

199 4,95

D'AMELIO SAVERIO 87 2,13

MPA MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE
MPA MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE
CONTE STEFANO

86 2,14

PINTO LEONARDO 18 0,44

LISTA LOCALE - LA GRANDE LUCANIA
LISTA LOCALE - LA GRANDE LUCANIA
TUBAZIO MATTEO

16 0,39

MARTINO DOMENICO 14 0,34

UNIONE CATT.ITALIANA
UNIONE CATT.ITALIANA
DICANIO ROSARIA

14 0,34

Totale voti ai candidati presidente 4.079
Totale voti ai gruppi 4.016