Ieri abbiamo dato grande e giustificato rilievo all’accordo stipulato dal sindacato tedesco, l’Ig Metal, con uno dei maggiori gruppi industriali al mondo, la Siemens AG, azienda che opera principalmente nei settori dell’automazione industriale, del trasporto ferroviario, dell’illuminazione, dell’energia, dell’informatica e dell’elettronica medicale. Un gruppo che vanta stabilimenti in 190 paesi del mondo, per oltre 400mila dipendenti e con un fatturato di quasi 80 miliardi di euro. L’accordo - come abbiamo spiegato sul giornale di ieri - prevede l’impossibilità di ricorrere a licenziamenti per riduzione di personale, in presenza di situazioni di crisi, senza che il sindacato conceda il suo nulla osta. Ecco dunque il primo punto di capitale importanza: la sovranità sull’occupazione, in Siemens, diventa materia condivisa, non più soggetta ad atti unilaterali dell’azienda, come quelli che nel 2008 la portarono a licenziare di botto 17mila lavoratori, più di 5mila in Germania.
venerdì 24 settembre 2010
Siemens: un accordo si aggira per l’Europa
Ieri abbiamo dato grande e giustificato rilievo all’accordo stipulato dal sindacato tedesco, l’Ig Metal, con uno dei maggiori gruppi industriali al mondo, la Siemens AG, azienda che opera principalmente nei settori dell’automazione industriale, del trasporto ferroviario, dell’illuminazione, dell’energia, dell’informatica e dell’elettronica medicale. Un gruppo che vanta stabilimenti in 190 paesi del mondo, per oltre 400mila dipendenti e con un fatturato di quasi 80 miliardi di euro. L’accordo - come abbiamo spiegato sul giornale di ieri - prevede l’impossibilità di ricorrere a licenziamenti per riduzione di personale, in presenza di situazioni di crisi, senza che il sindacato conceda il suo nulla osta. Ecco dunque il primo punto di capitale importanza: la sovranità sull’occupazione, in Siemens, diventa materia condivisa, non più soggetta ad atti unilaterali dell’azienda, come quelli che nel 2008 la portarono a licenziare di botto 17mila lavoratori, più di 5mila in Germania.
Voto di scambio, quel reato è da cambiare
Il voto parlamentare su Nicola Cosentino ha scritto una pessima pagina per le istituzioni ma anche per l’etica pubblica. Il governo si fa più “casalese”. E, in nome di un presunto garantismo che in questo caso non c’entra nulla (ma che si chiama impunità e arroganza del potere, coperto dal voto segreto, richiesto non a caso dalla maggioranza), un pugno di parlamentari vota con la maggioranza stessa. L’uso distorto del voto segreto è evidente: da strumento di garanzia per le minoranze esso diventa luogo di scambio e di mercimonio per salvataggi corporativi di un potere distante, oscuro, torbido, indicibile.
su Liberazione (23/09/2010)
sabato 18 settembre 2010
In che scuola torniamo?
I Giovani Comunisti di Salandra hanno distribuito i volantini di denuncia davanti il plesso scolastico di Ferrandina il giorno 13 settembre 2010.
venerdì 17 settembre 2010
FIAT - MELFI; FERRERO: "MARCHIONNE SE NE FREGA DELLE SENTENZE TALE E QUALE A BERLUSCONI"
Melfi, 15 set. 2010 - "Marchionne è peggio anche di Berlusconi, in quanto se ne frega della legge, straccia le sentenze della magistratura, si disinteressa totalmente delle raccomandazioni del capo dello stato e pure degli inviti dei vescovi italiani". E' quanto afferma il segretario nazionale del Prc/Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero, che questa mattina ha svolto un comizio davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat Sata di Melfi. "A Melfi si vede di che pasta è fatto per davvero il volto della Fiat - denuncia Ferrero - I tre lavoratori ingiustamente licenziati non sono ancora stati reintegrati al loro posto, come invece imposto dalla legge. La Fiat utilizza la prepotenza, la minaccia e il ricatto di carattere mafioso sul posto di lavoro per porsi al di sopra della legge, per rifiutare i diritti ai lavoratori e venir meno ai propri doveri civici e sociali, fino a ignorare le sentenze. Ed è segno di profonda ingiustizia e subalternità che il ministro degli Interni non imponga il rispetto della legge alla Fiat solo per il nome e il potere che detiene".
"La Fiat è uno stato fuorilegge nello stato, che intende consolidare questo suo ruolo improprio e illecito - conclude il leader di Rifondazione - Come se non bastasse, infatti, vuol distruggere il contratto nazionale di lavoro, così da poter ricattare e sfruttare ulteriormente i lavoratori. Domani alle 12 saremo davanti al ministero di grazia e giustizia di via Arenula a Roma, insieme ai lavoratori e alla Fiom che non chiedono nulla di più che la corretta e repentina applicazione della sentenza e il reintegro di tre persone ingiustamente licenziate: saremo davanti al ministero della giustizia per chiedere che la legge valga per tutti e che si mantenga perciò il contratto nazionale".
martedì 14 settembre 2010
Torna al Senato il “Collegato Lavoro” che non recepisce i contenuti del messaggio di Napolitano. Mercoledì presidio della Fds
Il collegato lavoro rappresenta un tassello decisivo dell’offensiva in atto contro i diritti del lavoro, ad opera di Berlusconi e Confindustria.
Con esso si vuole fare in modo che le lavoratrici e i lavoratori siano gli unici cittadini a cui è impedito, di fatto, di ricorrere alla magistratura per far valere i propri diritti, in esplicito contrasto con l’articolo 24 della nostra Costituzione. Si vuole infatti che sotto il ricatto del posto di lavoro (Pomigliano docet), lavoratrici e lavoratori rinuncino al tutela del giudice ed accettino che su ogni controversia del rapporto di lavoro, decidano arbitri privati, non tenuti al rispetto dei contratti e delle leggi.
Mentre, per quanti rifiuteranno di sottostare al ricatto, vengono comunque drasticamente limitate le prerogative del giudice del lavoro, anche in questo caso in contrasto con l’articolo 101 della Costituzione. Con l’aberrazione per cui il giudice dovrebbe tener conto di quanto stabilito in sede di certificazione, anche se peggiorativo della legge e dei contratti collettivi, persino per le nozioni di giusta causa e giustificato motivo nei casi di licenziamento.
La drastica limitazione dei termini per l’impugnazione dei licenziamenti, dei contratti di collaborazione e dei contratti a termine, infine, mira a rendere sostanzialmente impossibile far valere i propri diritti soprattutto ai lavoratori precari, che alla cessazione del rapporto di lavoro sperano prima di tutto in una riconferma e fanno causa solo se questa non c’è.
Il collegato lavoro insieme all’attacco al contratto collettivo, e alla volontà esplicita del governo di far fuori lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, vogliono ridurre il lavoro a pura merce usa e getta, senza diritti. Quella che è in atto è un’organica controriforma, eversiva della Costituzione. Se venisse sciaguratamente approvato, è chiaro che ogni strumento andrà messo in campo per farlo saltare. Intanto chiediamo alle forze dell’opposizione parlamentare di usare ogni strumento possibile in Aula e invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio che come Federazione della Sinistra promuoviamo a partire da Mercoledì 15.
Roberta Fantozzi
Segreteria nazionale PRC- Federazione della Sinistra
lunedì 13 settembre 2010
DISDETTA FEDERMECCANICA : GIÙ LE MANI DAI DIRITTI DEI LAVORATORI !
Preoccupano ancor più le reazioni a caldo di Farina leader della Fim CISL che si dichiara "indifferente alla scelta compiuta" l’altro giorno dimenticandosi che il contratto del 2008 è stato l'ultimo sottoscritto da tutti i sindacati confederali e votato da lavoratori e lavoratrici, insomma una bizzarra idea di democrazia e di relazioni sindacali quella della Fim CISL ! Oggi ci sarebbe bisogno di indirizzi strategici completamente diversi, scelte che mirino al sostegno dei redditi di lavoratori e delle lavoratrici e che avvii, dopo tanto tempo, una seria riflessione sul tema del precariato giovanile. Le imprese chiedono prepensionamenti, un giovane su quattro non ha lavoro e il governo che fa innalza l'età pensionabile determinando a tutti gli effetti un blocco del turn over anche nel settore privato.
E' anche per queste ragioni che crediamo che la resistenza messa in campo dalla Fiom è il fatto socialmente e politicamente più rilevante di questa fase. La manifestazione del 16 ottobre, convocata dai metalmeccanici della CGIL, assume quindi un significato ancor più rilevante perchè parla di lavoro, di democrazia e di futuro. Non va quindi vissuta come una cosa tra le altre, ma il fatto più significativo dell'autunno. Per quanto ci riguarda come coordinamento della collina materana del PRC organizzeremo in questa provincia con tutte le forze politiche e sociali che ne condividono i contenuti, iniziative comuni che favoriscano il massimo della partecipazione. Lanciamo un appello affinchè vengano costituiti da subito comitati unitari per il 16 ottobre chiedendo coerenza anche a quelle forze che si sono giustamente mobilitate in difesa della Costituzione attaccata dal governo. Coerenza vuole che la Carta Costituzionale si difenda sempre, quando la attacca Berlusconi, ma anche quando la attacca Marchionne.
Partito della Rifondazione Comunista
Coordinamento della Collina Materana
sabato 11 settembre 2010
Costituzione del Coordinamento della Collina Materana del Partito della Rifondazione Comunista
Ferrandina, Irsina, Tricarico, Grassano e Oliveto Lucano per avviare la costituzione di un Coordinamento della Collina Materana del Partito della Rifondazione Comunista e per stabilire azioni comuni di lotta alla crisi.
Il Coordinamento si pone come obiettivo l’organizzazione di iniziative politiche sul territorio, sia in forma visibile nei confronti dei cittadini elettori, sia in forma di interlocuzione diretta con le forze politiche, sociali e culturali della collina materana.
Il Coordinamento è così formato: Nicola Sardone per il circolo di Tricarico, Vincenzo Ritunnano per Grassano, Anna Onorati per Oliveto Lucano, Nicola Saponara per Salandra, Antonio Centonze per Miglionico, Giovanni Rivecca per Pomarico, Donato Petrillo per Irsina, Giuseppe Dubla per Ferrandina e Giuseppe Paterino per Matera.
Il segretario del Prc: «Notizie false per distruggere gli avversari»
Siamo ormai all’assurdo se un giornale, e non uno qualsiasi ma il primo quotidiano nazionale, pubblica una notizia palesemente falsa. Stiamo parlando della pagina 13 del Corriere della Sera di ieri intitolata “Ferrero e Diliberto nelle liste pd, l’ira di Veltroni”. Secondo il quotidiano di via Solferino Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria, sarebbe stato incaricato da Pier Luigi Bersani non di stringere un’alleanza elettorale, ma addirittura di presentare dentro le proprie liste candidati del Prc e del Pdci con il fine di eleggere una ventina di deputati tra Camera e Senato. Un’operazione grave quella del quotidiano milanese prima ancora che dal punto di vista politico da quello deontologico, visto che a quanto pare i diretti interessati non sono stati neanche ascoltati. Naturalmente la reazione degli esponenti della Federazione della sinistra non si è fatta attendere.
Ferrero: smentisco nel modo più categorico le affermazioni del Corriere della sera
di ogni fondamento. Non ce lo ha mai proposto il PD e non lo abbiamo mai proposto noi. E’ così assurda che nonostante la fantasia non difetti non è mai venuta in testa a nessuno. La Federazione della Sinistra - di cui PRC e PdCI fanno parte - ha proposto da mesi la costruzione di una alleanza democratica finalizzata a sconfiggere
Berlusconi, a difendere la democrazia e a cambiare la legge elettorale in senso proporzionale. L’ho fatto personalmente nel mio intervento alla Manifestazione unitaria delle opposizioni in difesa della democrazia che si è tenuta in Piazza del Popolo il 13 marzo scorso, lo ha riproposto Bersani qualche giorno fa. Questo è l’oggetto di
pubblico confronto tra noi e il PD: la costruzione di un fronte democratico per battere Berlusconi e superare l’emergenza democratica, non la partecipazione all’Ulivo, al governo ne tantomeno la partecipazione nelle liste del PD.
In secondo luogo non ci è mai stato proposto nessun scambio sulle primarie e forse è bene ricordare che Rifondazione Comunista è l’unico partito oltre a SEL che ha appoggiato Vendola nelle primarie in Puglia.
Per quanto riguarda Francesco Piccioni, dopo aver pagato il suo pesante debito con la giustizia, è oggi giornalista del Manifesto che conosco da anni. Non è dipendente di Rifondazione Comunista ne è in procinto di diventarlo. Non è il mio portavoce ne è in procinto di diventarlo, così come non ha alcun incarico a Rifondazione Comunista.
Mi dispiace che dopo i casi Boffo e Fini continui l’uso delle relazioni tra le persone a fini di distruzione politica.
giovedì 9 settembre 2010
Altro che mafia vinta, gli onesti lasciati soli
La brutale uccisione di Angelo Vassallo, con cui sono intercorse relazioni di stima ed affetto, è un brutto e tragico richiamo alla realtà. E’ un grande omicidio politico-camorristico. Avevamo detto ripetutamente, nelle ultime settimane, con Saviano, Don Ciotti, Agnoletto, De Magistris, che erano frutto di banalità propagandistiche le frottole del ministro dell’Interno il quale asseriva che entro tre mesi il governo avrebbe sconfitto la mafia. Frottole ignoranti e, per giunta, pericolose. Perché nascondono l’intreccio crescente tra economia legale e illegale, vogliono nascondere i processi di accumulazione economica che sono il fondamento primo della nuova borghesia mafiosa. Né si dimentichi che il governo ha fatto approvare leggi che hanno favorito la valorizzazione del capitale mafioso e avallato comportamenti che hanno permesso una pervasività istituzionale di illegalità amministrative di stampo piduista. Penso a leggi come i condoni, lo scudo fiscale, la vendita all’asta di beni confiscati alle mafie... Quello di Vassallo, dunque, è un omicidio politico. Ed è un omicidio politico “annunziato”.
su Liberazione (08/09/2010)
lunedì 6 settembre 2010
Intervista a Paolo Ferrero – Attenti al berlusconismo: moribondo quello “politico” resta sempre quello “sociale”
Da una cosa, Paolo Ferrero, mette in guardia anche per non ripetere gli errori del passato (leggi Unione 2006): pensare che la crisi del berlusconismo politico coincida con la crisi del progetto sociale della destra. «L’offensiva in atto contro i diritti dei lavoratori, di cui Marchionne è il capofila, è pienamente operante» avverte. E siccome nel Pd rimane ben radicata l’ideologia liberista, non ci sono le condizioni per governare insieme, mentre vi è l’occasione di sconfiggere Berlusconi nelle elezioni e costruire una sinistra d’alternativa attraverso «lotte e mobilitazioni nel Paese».
Si dice che siamo in una condizione mai verificatasi prima: non c’è una maggioranza e non c’è un’opposizione. Sei d’accordo?
E’ la crisi molto acuta del berlusconismo politico che determina questo fenomeno e che coinvolge il terreno istituzionale determinando la crisi del bipolarismo. Si tratta di una crisi non dentro ma del sistema politico, che sta trascinando la seconda Repubblica in una palude e sta causando l’esplosione delle destre nel momento in cui, grazie all’attuale legge elettorale, godono di una grande maggioranza parlamentare.
Se è sotto gli occhi di tutti la crisi del berlusconismo come dire “politico” il berlusconismo sociale (come quello ideologico), invece, non è per nulla in difficoltà. Anzi, marcia dritto sparato verso la demolizione dei diritti dei lavoratori, lo smontaggio del contratto nazionale, la distruzione del quadro costituzionale. Le classi dirigenti non hanno alcuna strategia per uscire dalla crisi economica, manca una qualsiasi politica industriale (non per caso il governo Berlusconi lascia per mesi il ministero dello sviluppo economico senza un titolare). L’unica idea è tagliare diritti e salari per farli diventare omogenei a quelli dei paesi emergenti, scaricando così tutta la concorrenza sui lavoratori. In questa situazione, l’ideologia liberista caratterizza buona parte del centrosinistra (basta vedere Veltroni su Pomigliano) ed è purtroppo diventata senso comune nel paese. Ci troviamo quindi di fronte ad una opposizione minoritaria incapace di prospettare una alternativa.
La vicenda Fiat in questo senso, appare emblematica.
Marchionne non fa l’imprenditore, fa il padrone. Senza idee, senza innovazione, è il volto sociale del berlusconismo. Mentre la Germania, dove gli stipendi sono il doppio dei nostri, produce cinque milioni di vetture, l’Italia appena seicentomila. Marchionne dice che ne vuole arrivare a produrre un milione e quattrocentomila: per venderle a chi se il suo unico progetto è quello di contrarre i salari? La sua non è altro che un’operazione di classe, che non porta ad un rilancio del sistema Italia: fanno pagare la crisi ai lavoratori per mantenere intatti i propri privilegi. E intanto tagliano sulla scuola e sulla cultura. Ma in questo modo sfondano il paese, con conseguenze che graveranno per gli anni a venire. Non interessa innovare, che so migliorare l’efficienza energetica puntando sul solare; no, quello che conta è fare affari con il nucleare o con il ponte sullo Stretto. Per non parlare dell’arraffa arraffa sulle privatizzazioni.
Stai dipingendo un quadro assai losco. Come si può invertire la rotta?
Intanto, si può capitalizzare la crisi del berlusconismo sul piano politico, sapendo, come ho detto, che non risolverà tutti i problemi. Bisogna lavorare per le dimissioni del governo Berlusconi, perché non è per nulla automatico che ci si arrivi. Per quanto ci riguarda, ciò significa organizzare l’opposizione nel paese con la parola d’ordine di cacciare Berlusconi, mettendo in risalto i suoi disastri sociali e il suo profilo sovversivo. Per questo proponiamo a tutte le forze di opposizione di sostenere e partecipare alla manifestazione Fiom del 16 ottobre: dovrebbe essere la mobilitazione di tutti, perché lì si tengono insieme questione democratica e questione sociale.
E in caso di dimissioni di Berlusconi?
Noi siamo per elezioni subito. Per almeno due motivi. Il primo è che Dio solo sa che politica sociale ed economica farebbe un governo di transizione. Penso al governo Dini, nato dopo che Berlusconi cadde sulle pensioni nel 1994: la riforma Dini delle pensioni non è che si discostasse granché da quella della destra. Il rischio è che un simile governo faccia dei disastri tali da permettere a Berlusconi di recuperare consenso in un anno.
Il secondo motivo?
E’ legato alla legge elettorale. Ci sono troppe proposte in campo, compreso il doppio turno alla francese che peggiorerebbe la situazione. Quale riforma elettorale farebbe questo governo? No, un governo di transizione non è per nulla auspicabile.
Ma anche andare a votare con il porcellum…
Votare subito con il porcellum e relativo premio di maggioranza dovrebbe avere, secondo noi, lo scopo di cacciare Berlusconi e di modificare la legge elettorale in senso proporzionale, oltre che, ovviamente, introdurre elementi di giustizia sociale. Nel momento in cui è matura la possibilità di sconfiggere il Cavaliere occorre cogliere questa occasione. Il nostro sì alla proposta del fronte democratico (che per altro la Federazione della Sinistra avanza da circa un anno) contiene la proposta di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, sulla scia del modello tedesco. Questo accordo per sconfiggere Berlusconi e cambiare la legge elettorale non è un programma di governo: come ho detto, non ce ne sono assolutamente le condizioni. Insomma, dei due cerchi di Bersani (fronte democratico e nuovo Ulivo), noi siamo interessati a quello più largo al fronte democratico, non certo ad un Ulivo che ha grandi superfici di contatto con i poteri forti del paese. Il fronte democratico può essere il punto di incontro tra due progetti politici radicalmente distinti: l’Ulivo e la sinistra di alternativa.
In mezzo c’è il Pd: quale linea prevarrà secondo te?
Veltroni ripropone la logica del bipolarismo secco, che espunge ogni elemento di classe e di sinistra (e che regala a Berlusconi l’Italia per i prossimi 150 anni). Bersani ha invece un’idea pluralista della politica efficace per battere Berlusconi. La sua proposta è utile per uscire dal bipolarismo: un nuovo assetto istituzionale, basato su un sistema elettorale proporzionale, ridarebbe autonomia alla sinistra, non più costretta ogni volta a scegliere alleanze coatte (il successo della Linke dipende anche da questo). Ed è utile anche perché tutte le posizioni di sinistra oggi ambigue sarebbero obbligate a decidere con chi stare: con l’Ulivo o con la Sinistra? Insomma, è una proposta di dialogo, è un passo avanti. Prima la discussione era tutta su come accentuare il bipolarismo, ora si discute di proporzionale. Si è aperta una partita, in un terreno di gioco a noi più favorevole: giochiamola.
Più facile a dirsi che a farsi per una Federazione delta Sinistra che non ha voti da far pesare…
Noi siamo utili e vogliamo fare la nostra parte per sconfiggere Berlusconi. Dopo di che, Bersani propone un nuovo Ulivo, noi la costruzione e l’unità della sinistra d’alternativa. In primo luogo attraverso lotte e mobilitazioni nel paese a partire dalla mobilitazione del 16 di ottobre. In secondo luogo avanzando un progetto alternativo di società che parta dalla messa in discussione della globalizzazione neoliberista: ripresa dell’intervento pubblico in economia; allargamento dei beni pubblici; tassazione delle rendite; riconversione ambientale del modello produttivo. Il terreno di costruzione di questa alternativa è l’Europa e su questo lavoriamo con la Sinistra Europea. Rilanciare la sinistra e la Rifondazione Comunista vuol anche dire operare per capovolgere il senso comune ormai imperante, retaggio della Milano da bere: quello secondo cui se sei povero è colpa tua e i ricchi hanno sempre ragione; e secondo cui per uscire dalla condizione di proletario o devi vincere al totocalcio oppure fare la velina. Dobbiamo riuscire a ridare alle persone un senso di sé, una soggettività, una dignità che si sono smarriti nell’epoca della videocrazy, nella quale conta chi vince e guai a chi perde. Per costruire una sinistra e battere, con Berlusconi, il presidenzialismo populista e a-democratico, occorre ricostruire un protagonismo sociale in cui gli sfruttati non attendano passivamente il santo di turno a cui chiedere il miracolo ma piuttosto ridiventino protagonisti della costruzione del loro futuro.
su Liberazione (05/09/2010)
Nardiello (Pdci-Fds): Idv dica se vuole restare in Giunta
domenica 5 settembre 2010
Al via il percorso unitario del nuovo soggetto giovanile della sinistra
Le compagne e i compagni che hanno partecipato al campeggio “Alternativa Rebelde 2010″ valutano positivamente il dibattito che si è sviluppato in questa settimana, che ha registrato notevoli e significative convergenze tra i soggetti promotori, pressoché in tutti i dibattiti e i workshop tematici.
In particolare consideriamo positivi i due documenti politici votati dalle organizzazioni giovanili che definiscono percorsi analoghi e convergenti. Riteniamo infatti inderogabile avviare un percorso che porti entro la fine dell’anno alla costruzione di un momento costitutivo nazionale. L’urgenza di un’aggregazione politica comunista e della sinistra che, con una prospettiva di autonomia dalle forze moderate, fronteggi gli attacchi violentissimi contro la nostra generazione è sotto gli occhi di tutti e motiva il nostro impegno unitario.
Ci impegniamo affinché questo percorso sia realmente aperto e partecipato, viva a partire dai teritori e non sia ridotto alla somatoria dell’esistente. Un percorso che alluda alla necessità di unire i comunisti, le diverse esperienze della sinistra d’alternativa e le diverse soggettività critiche e anticapitaliste a partire dalle lotte degli studenti e dei lavoratori e dal conflitto sociale.
Lavoriamo affinché le due organizzazioni giovanili trovino da subito, sui territori e a livello nazionale, momenti di coordinamento tra loro e con i nuovi soggetti che si diranno disponibilli, anche allo scopo di elaborare nome, logo, progetto e priorità di intervento del nuovo soggetto politico generazionale.
Un soggetto generazionale unitario della sinistra anticapitalista
Il capitalismo ha portato a termine la sua rivoluzione passiva, imponendo parallelamente un’ideologia che ha progressivamente scardinato le “grandi narrazioni” popolari e democratiche del Novecento e imposto una cultura dell’individualismo e dell’egoismo che ha accompagnato i processi di parcellizzazione del ciclo produttivo e di frantumazione della classe operaia.
Ma la sua opera più riuscita è stata la capacità di fare assumere sempre più alla sinistra e alle forze progressiste il proprio punto di vista, cioè il punto di vista dell’avversario di classe.
In questo scenario drammatico la nostra generazione deve battere un colpo. E all’interno di essa le forze più dinamiche che guardano ad uno scenario di trasformazione devono lavorare con l’unico obiettivo di accumulare forze allo scopo di invertire i rapporti sociali.
Non siamo soli: abbiamo attraversato l’Onda e lottato insieme ai giovani operai di Pomigliano che non si sono voluti piegare al ricatto della Fiat, abbiamo occupato scuole e Università contro i processi di privatizzazione e i tagli e abbiamo reclamato, assieme alle migliaia di giovani migranti che popolano le città italiane, diritti di cittadinanza e diritti sociali per tutti. Abbiamo fatto dell’antifascismo militante la cifra fondante della nostra identità insieme ad una nuova generazione di resistenti che ha contrastato quartiere per quartiere i rigurgiti di neofascismo, xenofobia, razzismo, antisemitismo. Abbiamo dato vita attivamente a tutti i Pride e agli appuntamenti del movimento GLBTQI consapevoli che il diritto ad un amore e ad una sessualità libere e autodeterminate sono condizioni determinanti per una società democratica. Questi sono, insieme, il nostro soggetto della trasformazione, i corpi vivi del conflitto sociale e di classe attraverso le cui lotte vogliamo costruire un’alternativa al sistema capitalistico.
Soggetti vivi, soggetti di movimento, sinistra sociale, non ceti politici, sigle, burocrazie di partito.
Il tema oggi in campo è dare uno sbocco politico autorevole e permanente a queste lotte e a questa conflittualità sociale potenzialmente rivoluzionaria. Il tema, classicamente, è quello del soggetto politico e, per questa via, quello della ricostruzione di un nesso permanente tra le due categorie (il politico e il sociale) che in questo inizio di secolo si sono in misura sempre più drammatica separate e disgiunte.
È indubbio che le/i Giovani Comuniste/i siano, a livello giovanile, l’organizzazione politica di sinistra più radicata e più riconosciuta. Lo siamo ancora, nonostante la scissione subita, gli errori compiuti, gli attuali limiti e le attuali debolezze.
Tuttavia sappiamo di essere ampiamente insufficienti per lo scopo che abbiamo indicato. Per questo dobbiamo metterci a disposizione di un percorso di aggregazione di tutte le forze, sociali e politiche, interessate a costituire, collettivamente, il punto di riferimento delle lotte e del conflitto sociale della nostra generazione. Consapevoli che non esiste oggi in Italia alcun progetto politico alternativo al nostro (all’interno del quale la persistenza e il rilancio della nostra struttura organizzata non sono in discussione) in grado di prendere il nostro posto e consapevoli che è finito il tempo della competizione sterile tra soggetti politici e organizzazioni giovanili tra loro difficilmente distinguibili.
È oggi più che mai importante dare vita a un processo di aggregazione generazionale capace di intrecciare le battaglie e le esigenze dei giovani del nostro Paese: giovani lavoratori, precari, studenti, giovani donne, migranti. Un processo che porti alla nascita di un nuovo soggetto politico giovanile comunista e della sinistra anticapitalista che, rispettando le differenze di cultura e di pratica politica di chi ne farà parte, sappia vivere come corpo collettivo.
Proponiamo, come primo terreno di aggregazione, la realizzazione di tre campagne, assieme a tutti i singoli, le associazioni, i movimenti, le organizzazioni, i centri sociali, i centri di studio, i collettivi che saranno disponibili, a partire dalla Fgci che ha già manifestato la sua disponibilità: sulla precarietà (per un salario minimo garantito e per l’abrogazione della legge 30), per i diritti civili (contro il sessismo e l’omofobia) e per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Accanto a questo occorre da subito avviare percorsi di formazione e di autoformazione, definire l’orizzonte strategico e l’immaginario con i quali competere con le forze moderate, l’avversario di classe e l’anti-politica diffusa.
L’ambizione è la costruzione di un soggetto unitario che, superando gli steccati identitari, getti le basi per la costruzione di un’ampia sinistra anticapitalista a livello generazionale. Un progetto di lungo respiro, che serva non soltanto a noi oggi ma anche a chi sarà giovane e rivoluzionario tra anni e decenni.
Proponiamo di aprire un percorso che, da oggi sino a metà novembre, veda impegnati il livello nazionale e le nostre strutture territoriali nel coinvolgimento dei singoli e dei soggetti interessati al processo unitario.
In particolare, invitiamo i territori a promuovere momenti di iniziativa e coordinamento tra tutti i soggetti interessati a costruire e ad abitare questo luogo, poiché riteniamo che il percorso debba partire dal basso e dai territori prima di giungere al momento della sintesi.
A fine anno, a completamento di questo percorso inclusivo e partecipato, terremo una grande assemblea nazionale che, raccogliendo le esperienze e le istanze dei territori, darà forma compiuta al processo individuato con la costituzione di un approdo unitario.
Il coordinamento nazionale assegna all’esecutivo nazionale il compito di raccogliere le proposte in merito al logo e al nome del nuovo soggetto elaborate con la collaborazione dei territori.
2 Settembre 2010
giovedì 2 settembre 2010
COMUNICATO STAMPA: GEOGASTOCK E RILANCIO DELLA VALBASENTO
La crisi economica della Regione Basilicata, il cui tessuto produttivo peraltro è sempre stato farraginoso e anacronistico, ha raggiunto l’apice della sua gravità e sta seriamente minando la possibilità stessa di sviluppo e riscatto della nostra terra.
Negli ultimi anni abbiamo assistito allo smantellamento del polo chimico della Valbasento, nella totale inerzia delle istituzioni locali e al conseguente crescere di disoccupazione, povertà e spopolamento dell’area. Nonostante la crisi in atto sia globalizzata, di sistema e diretta verso una vera e propria operazione di macelleria sociale, un barlume di speranza per il nostro territorio è rappresentato da alcuni importanti progetti di investimento nel settore energetico che da anni giacciono nelle oscure stanze della burocrazia regionale. Nello specifico, la società Geogastock spa, ha depositato da tempo un progetto di stoccaggio di gas utilizzando pozzi naturali dismessi ubicati nei comuni di Salandra, Ferrandina e Pisticci. Tale operazione, oltre a garantire un intervento di messa in sicurezza delle vecchie cavità e delle vecchie condutture, potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per le grosse ricadute occupazionali che si avrebbero nell’immediato: si parla di circa 200 unità lavorative per 28 mesi e di circa 20 unità per il prosieguo dell’attività. In una situazione drammatica dal punto di vista economico-sociale, con famiglie disperate e giovani senza prospettive, considerando il fatto che non si intravedono rischi per la salute e il territorio (si tratta infatti di ripristinare condizioni naturali), non si riesce a capire il perché si metta in stato di quiescenza un tale investimento. Il circolo di Rifondazione Comunista di Salandra, pur sostenendo con forza lo sviluppo delle energie rinnovabili, ha espresso parere favorevole su tale progetto ed intende sostenere l’iniziativa nel tentativo di dare risposte al territorio. In questo particolare momento storico, non possiamo permettere che si perdano occasioni fondamentali per la sopravvivenza stessa delle nostre piccole comunità.
Salandra, lì 1 settembre 2010
Nicola SAPONARA
(Consigliere comunale Prc)