Mentre il riflettori del circuito politico-mediatico sono accesi solo sulle quotidiane giravolte dei vari esponenti di una maggioranza in pezzi, rischia di essere approvata dal Senato l’ulteriore gravissima lesione alla democrazia di questo paese. Stiamo parlando del cosiddetto “collegato lavoro”, che il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere per gli evidenti profili di incostituzionalità nel marzo scorso, e che torna ora al Senato per l’approvazione definitiva senza che quelle sollecitazioni siano state recepite.
Il collegato lavoro rappresenta un tassello decisivo dell’offensiva in atto contro i diritti del lavoro, ad opera di Berlusconi e Confindustria.
Con esso si vuole fare in modo che le lavoratrici e i lavoratori siano gli unici cittadini a cui è impedito, di fatto, di ricorrere alla magistratura per far valere i propri diritti, in esplicito contrasto con l’articolo 24 della nostra Costituzione. Si vuole infatti che sotto il ricatto del posto di lavoro (Pomigliano docet), lavoratrici e lavoratori rinuncino al tutela del giudice ed accettino che su ogni controversia del rapporto di lavoro, decidano arbitri privati, non tenuti al rispetto dei contratti e delle leggi.
Mentre, per quanti rifiuteranno di sottostare al ricatto, vengono comunque drasticamente limitate le prerogative del giudice del lavoro, anche in questo caso in contrasto con l’articolo 101 della Costituzione. Con l’aberrazione per cui il giudice dovrebbe tener conto di quanto stabilito in sede di certificazione, anche se peggiorativo della legge e dei contratti collettivi, persino per le nozioni di giusta causa e giustificato motivo nei casi di licenziamento.
Il collegato lavoro rappresenta un tassello decisivo dell’offensiva in atto contro i diritti del lavoro, ad opera di Berlusconi e Confindustria.
Con esso si vuole fare in modo che le lavoratrici e i lavoratori siano gli unici cittadini a cui è impedito, di fatto, di ricorrere alla magistratura per far valere i propri diritti, in esplicito contrasto con l’articolo 24 della nostra Costituzione. Si vuole infatti che sotto il ricatto del posto di lavoro (Pomigliano docet), lavoratrici e lavoratori rinuncino al tutela del giudice ed accettino che su ogni controversia del rapporto di lavoro, decidano arbitri privati, non tenuti al rispetto dei contratti e delle leggi.
Mentre, per quanti rifiuteranno di sottostare al ricatto, vengono comunque drasticamente limitate le prerogative del giudice del lavoro, anche in questo caso in contrasto con l’articolo 101 della Costituzione. Con l’aberrazione per cui il giudice dovrebbe tener conto di quanto stabilito in sede di certificazione, anche se peggiorativo della legge e dei contratti collettivi, persino per le nozioni di giusta causa e giustificato motivo nei casi di licenziamento.
Si vuole anche, sempre attraverso il rafforzamento dell’ istituto della certificazione introdotto dalla legge 30 e finora sostanzialmente non applicato, far proliferare i contratti individuali, per privare i lavoratori delle garanzie della contrattazione collettiva, frammentare e precarizzare ulteriormente il mondo del lavoro.
La drastica limitazione dei termini per l’impugnazione dei licenziamenti, dei contratti di collaborazione e dei contratti a termine, infine, mira a rendere sostanzialmente impossibile far valere i propri diritti soprattutto ai lavoratori precari, che alla cessazione del rapporto di lavoro sperano prima di tutto in una riconferma e fanno causa solo se questa non c’è.
Il collegato lavoro insieme all’attacco al contratto collettivo, e alla volontà esplicita del governo di far fuori lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, vogliono ridurre il lavoro a pura merce usa e getta, senza diritti. Quella che è in atto è un’organica controriforma, eversiva della Costituzione. Se venisse sciaguratamente approvato, è chiaro che ogni strumento andrà messo in campo per farlo saltare. Intanto chiediamo alle forze dell’opposizione parlamentare di usare ogni strumento possibile in Aula e invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio che come Federazione della Sinistra promuoviamo a partire da Mercoledì 15.
Roberta Fantozzi
Segreteria nazionale PRC- Federazione della Sinistra
La drastica limitazione dei termini per l’impugnazione dei licenziamenti, dei contratti di collaborazione e dei contratti a termine, infine, mira a rendere sostanzialmente impossibile far valere i propri diritti soprattutto ai lavoratori precari, che alla cessazione del rapporto di lavoro sperano prima di tutto in una riconferma e fanno causa solo se questa non c’è.
Il collegato lavoro insieme all’attacco al contratto collettivo, e alla volontà esplicita del governo di far fuori lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, vogliono ridurre il lavoro a pura merce usa e getta, senza diritti. Quella che è in atto è un’organica controriforma, eversiva della Costituzione. Se venisse sciaguratamente approvato, è chiaro che ogni strumento andrà messo in campo per farlo saltare. Intanto chiediamo alle forze dell’opposizione parlamentare di usare ogni strumento possibile in Aula e invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio che come Federazione della Sinistra promuoviamo a partire da Mercoledì 15.
Roberta Fantozzi
Segreteria nazionale PRC- Federazione della Sinistra
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