lunedì 25 ottobre 2010

"Il grande errore è pensare che bruciarli sia la soluzione"

Intervista a Massimo Scalia - Professore di fisica ambientale Università "La Sapienza" di Roma

di Roberto Farneti

Professor Scalia, la Campania è di nuovo alle prese con l'emergenza rifiuti. A Napoli cresce la quantità d'immondizia nelle strade. I cittadini di Terzigno sono in rivolta contro l'apertura, nel parco del Vesuvio, della discarica più grande d'Europa. Scelta condannata anche dall'Ue. Il premier Silvio Berlusconi scarica la responsabilità sugli amministratori locali campani, parla di "cattiva gestione" e ribadisce che le soluzioni adottate dal governo in questi due anni e mezzo sono "assolutamente valide". Di diverso avviso è il commissario europeo all'Ambiente, Janez Potocnik, secondo cui quanto sta accadendo in questi giorni in Campania dimostra invece che le misure adottate dal 2008 "sono insufficienti". Chi ha ragione?


Sono quindici anni che Berlusconi racconta favole con grande successo. Il guaio è che l'Italia è un paese di scarsa memoria su quasi tutto. L'emergenza rifiuti in Campania negli ultimi anni è un fenomeno ricorrente e ha radici lontane, che possiamo far risalire alla decisione della giunta Rastrelli, in carica fino al duemila, di affidare tutto il ciclo dei rifiuti - dalla costruzione dell'inceneritore agli impianti di trattamento e stoccaggio - in mani private tramite appalto. Purtroppo la gara fu vinta dall'Impregilo di Cesare Romiti, che in Campania assunse il nome Fibe.

L'errore più grave è stato quello di ritenere che l'inceneritore di Acerra fosse la soluzione di tutti i problemi. Così non è (soprattutto se l'inceneritore è figlio di Romiti...) dal momento che quello dei rifiuti è un ciclo molto complesso. Bassolino commise l'errore di proseguire sulla strada disegnata dalla giunta Rastrelli. In questo modo i problemi si sono andati aggravando. Nel 2008 Berlusconi ha fatto un'operazione puramente di facciata, perchè quando dai pieni poteri alla Protezione Civile a ripulire le strade ci si riesce, ma poi i rifiuti continuano ad ammassarsi e, come si è visto, arriva il momento in cui non si sa più dove metterli.

Bertolaso minimizza. Dice che entro novembre il termovalorizzatore di Acerra "funzionerà a pieno regime" dopodichè, con la messa in funzione dei termovalorizzatori di Napoli e Salerno "si risolverà tutto".

Acerra sarebbe dovuto entrare a regime già nel 2008, perchè questo ritardo? Nel frattempo milioni di tonnellate di rifiuti ammassate sotto forma di ecoballe sono in attesa di essere smaltiti. Ogni giorno in Campania ci sono oltre 7mila tonnellate di rifiuti da gestire. Facendo due conti, non è difficile capire che ci vorrà almeno una dozzina d'anni per bruciare l'accumulato. Non capisco poi perchè insistono con l'apertura di una seconda discarica nel parco del Vesuvio. Ricordo che, all'epoca del governo Prodi, Bertolaso si dimise perchè aveva proposto come soluzione la famosa discarica di Serre, in provincia di Salerno, dotata di una capacità di un milione e mezzo di metri cubi e distesa su un letto di argilla spesso più di venti metri. Il luogo ideale per ospitare rifiuti perchè l'argilla, essendo impermeabile, impedisce infiltrazioni nel terreno sottostante. Il ministro Pecoraro Scanio si oppose perchè la discarica sarebbe sorta a cinquecento metri da non so quale oasi del Wwf. Incredibilmente Prodi diede ragione al suo ministro e Bertolaso se ne andò. Sui rifiuti anche la sinistra ha commesso degli errori colossali. Errori su cui Berlusconi ha costruito le sue bugie.

Le discariche, però, sono gestite a livello provinciale e Serre non è in provincia di Napoli.

Quella sui rifiuti è una competenza regionale che può essere poi compartimentata per province. Non esiste il piano provinciale per i rifiuti, esiste il piano regionale.

Cos'altro si dovrebbe fare per uscire dall'emergenza rifiuti in Campania?

Il guaio è che in Campania, per varie ragioni, si producono più rifiuti che nel resto d'Italia. Ad esempio, siccome c'è molta agricoltura, qui hanno il 20% di organico in più. Bisognerebbe far funzionare meglio tutti gli impianti di trattamento che, se non ricordo male, sette erano e sette sono rimasti, quasi tutti in provincia di Napoli. Per esempio gli impianti di Caivano sono niente più che nastri che fanno il vaglio della immondizia, non sono mai riusciti a produrre compost e anche la separazione la fanno male.

E la raccolta differenziata? Lo sa che c'è un comune del Vesuviano dove è al 53%? Si chiama Cercola, 21mila abitanti, è attaccato a Napoli. Però là le strade sono pulite...

Se è per questo ci sono piccoli centri, con sindaci bravi, dove la differenziata è all'80%. Oggi Napoli è al 19% ma non si può paragonare un paesino a una grande città, dove tutto è più difficile. E poi penso anche che se da un lato è giusto stigmatizzare amministrazioni incapaci e persino corrotte, dall'altro va sottolineato che pure i corpi intermedi - livelli amministrativi, operatori - non hanno brillato. Ricordate quando i camion per la raccolta della spazzatura a Napoli non potevano uscire dai depositi perchè avevano le gomme bucate? Bisognerebbe che anche i cittadini campani facessero la loro parte, partecipando di più alla raccolta differenziata e modificando certi stili di vita, visto che producono in media più rifiuti che nel resto d'Italia. Certamente bisogna evitare di ricommettere l'errore di pensare - come sta facendo il governo - che il problema dei rifiuti si risolve con l'incenerimento. C'è invece bisogno di un sistema di tipo industriale efficente in cui tutte le fasi dello smaltimento agiscano in modo coordinato: la raccolta differenziata, il recupero, il riciclaggio, il ritrattamento di quello che avanza.

su Liberazione (24/10/2010)

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