lunedì 7 dicembre 2009

Nasce la Federazione e va subito al NoBday e ad altre lotte

da Liberazione, 6 dicembre 2009, pag.4

di Stefano Galieni

Millecinquecento posti, pochi per chi era venuto ad assistere al primo momento pubblico della nascente Federazione della Sinistra. C'erano i volti di anni di scissioni, di sconfitte e di errori, ma anche della voglia di ripartire. Al microfono si sono alternate esperienze politiche e di lotta. Cesare Salvi, di "Socialismo 2000" ha iniziato citando Enrico Berlinguer e la "questione morale". Un tema ripreso da molti per parlare non tanto delle inchieste della magistratura quanto della moralità e della passione politica che devono contraddistinguere la sinistra. «La centralità del lavoro è fondamentale per noi», ha sottolineato annunciando un referendum per l'abrogazione della legge 30.
Non solo lotta alla precarietà ma anche campagne contro il nucleare, la privatizzazione dell'acqua, la guerra: questi i punti su cui i promotori della federazione hanno unanimemente insistito. Tra le testimonianze dirette, drammatica quella di Barbara Della Vedova, da Novara, rappresentante della Rsu di Phonomedia del gruppo Omega. Un call center incluso in un sistema di scatole cinesi che ha permesso ai padroni di godere di incentivi e contributi statali e in cui i lavoratori non percepiscono il salario da mesi. Una storia pesante che ha portato alcuni a scelte disperate. «Omega è acronimo di Organo Mirato Eliminazione Grandi Aziende - ha amaramente ironizzato la giovane lavoratrice. Una truffa ai danni dello Stato e dei lavoratori in cui gli unici a starci vicini siete stati voi». Corde emotive forti ha toccato Massimo Rendina, presidente Anpi Lazio, richiamando al valore fondante dell'antifascismo e della resistenza. Andos Kyprianos, di Akel, formazione cipriota, ha insistito sulla necessità della lotta antimperialista: nel suo Paese un partito rivoluzionario è al governo. Lothar Bisky, presidente del Gue Ngl al Parlamento europeo e copresidente della Linke tedesca ha valorizzato la similitudine del processo in atto in Italia con quanto avvenuto nel 2003 in Germania. Ha utilizzato la metafora di un treno, per questo viaggio iniziato, con le porte sempre aperte e la disponibilità a rallentare per far salire chi vuole, ma chiuso per chi vuole fermarlo o riportarlo al punto di partenza. E ha parlato di un processo plurale e diffuso, sapendo bene che per ricostruire in Europa un blocco sociale di gramsciana memoria ci vorranno anni e anni di impegno. Anita Sonego, esponente del movimento Lgbtq, ha apprezzato che nel manifesto politico fondante della federazione, lavoro e patriarcato siano stati posti sullo stesso piano: «Eguaglianza e difesa delle differenze, capacità di accettare come i punti di vista possano essere diversi anche a partire dal fatto che si è uomo o donna, importanza di costruire luoghi in cui le persone si sentano a proprio agio, nella consapevolezza che il personale è politico, debbono essere le nostre coordinate», ha affermato. Gianni Fabbris, per "Altra agricoltura", ha raccontato con passione le lotte che stanno conducendo in questi giorni i contadini, la marcia dei trattori dalla Sicilia a Roma, e ha ricordato che per costruire la sinistra bisogna anche tornare nella merda delle stalle, accanto a chi sta vivendo lo strapotere della trasformazione del capitalismo agroalimentare. Dal Forum Ambientalista è giunto un allarme: l'urgenza di porre sotto critica radicale l'intero sistema di sviluppo, la necessità di guardare al mondo intero per cambiare il corso delle cose. «A Torino, pochi giorni fa c'è stata una manifestazione dei familiari delle vittime dell'amianto», ha ricordato Vittorio Agnoletto, «i media non ne hanno parlato. Nessuno li ha ricevuti, il governo li ignora e non vuole neanche dare risarcimenti». Agnoletto ha evocato i giorni di Genova in cui si sapeva parlare alle persone e i giorni delle battaglie pacifiste in cui si intercettava il sentimento popolare. Il diritto al sapere è stato rivendicato da Federica Fusillo, del movimento degli studenti, che ha posto l'accento sul nesso strutturale tra democrazia e formazione.
Hanno concluso gli altri tre leader politici della federazione: Gianpaolo Patta, di "Lavoro e Solidarietà" ha posto l'accento sulle scelte sbagliate del Pd, in equilibrio fra capitale e lavoro, mentre la stessa democrazia degli stati è condizionata dalle oligarchie finanziarie, ha parlato della classe operaia esclusa di fatto dalle istituzioni e dalla democrazia, ha delineato ancora il profilo anticapitalista e ambientalista che la sinistra deve assumere. «Bisogna realizzare un programma alto, rilanciando il ruolo pubblico nell'economia e la necessità di rendere pubbliche le banche», ha sintetizzato. «Ai lavoratori che votano Lega bisogna far capire che i loro soldi finiscono ai padroni e non agli immigrati». Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto, in un intervento irrituale, ha insistito sulla necessità che la federazione sia solo una tappa verso il partito unico, ha invitato a rompere con prudenze, tatticismi e lentezze arcaiche e a fare invece ricerca, per capire bene come affrontare il capitalismo del nuovo millennio. «Tradizione e innovazione debbono coesistere e aiutarsi», ha insistito, «guardando avanti, rinnovando in maniera radicale i gruppi dirigenti». A chiudere l'assemblea, il segretario del Prc Paolo Ferrero è partito da una notizia: la morte di un lavoratore senegalese, ucciso a Biella dal padrone che non voleva pagarlo. «Oggi è questa l'Italia, anni fa sarebbe stata impensabile». E nel riconoscere il valore del simbolo della federazione, come retaggio della libertà conquistata nel '45, ha parlato del comunismo come di una continua e quotidiana capacità di reinventarsi. Ha risposto a Diliberto dicendo che la federazione è una ambizione più grande, quella di costruire uno spazio pubblico della sinistra in cui ci si possa confrontare e riconoscersi senza per questo ricominciare con le scissioni al primo incidente. Fronti ampi come in America Latina capaci di valorizzare ciò che si condivide e garantendo a tutti autonomia. Poi elementi di autocritica: «Abbiamo sbagliato a mediare su questioni come la guerra quando eravamo al governo», ha detto. «Su temi come questo non debbono più essere possibili cedimenti. E' una delle ragioni per cui siamo percepiti come coloro che dicono una cosa e ne fanno un'altra». Ferrero ha citato il regolamento provvisorio come elemento di democrazia reale, ha parlato di un percorso di necessario allargamento continuo, di questione morale e di democrazia dimezzata dal bipolarismo. Un bipolarismo che decide ciò che entra o meno nell'informazione. Ha definito la federazione come un processo che non offra solo rappresentanza ma permetta alle persone in carne ed ossa di essere protagoniste reali, soggetti e non oggetti. Protagonisti che non siano obbligati, come diceva Di Vittorio, a togliersi il cappello davanti ai padroni, o ai deputati della sinistra. E ha pronunciato i nomi dei tre grandi avversari a cui il bipolarismo italiano non sa opporsi: padroni, capitale e Vaticano. L'assemblea si è sciolta per permettere ai presenti di partecipare al NoBDay, ma c'è già una lista d appuntamenti che vedranno presente la federazione: il 12 dicembre a Milano contro il razzismo e il fascismo a 40anni dalla strage di Piazza Fontana e il sabato successivo a Villa San Giovanni per dire no al Ponte, agli affari loschi e ai danni ambientali che un'opera irrealizzabile rischia di procurare.

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