La vicenda dei lavoratori della Lasme 2 di Melfi ha assunto in queste ore, con la firma della proposta aziendale, un carattere inquietante per i lavoratori e per il futuro produttivo della Basilicata e più in generale per il Mezzogiorno”.
E’ quanto riferisce una nota della Fiom Cgil di Basilicata.
“Come è noto – si legeg - la proposta aziendale, respinta inizialmente da tutti i sindacati e dal voto libero delle assemblee dei lavoratori prevede lo spostamento delle produzioni da Melfi a Chiavari con lo smontaggio delle linee automatizzate “DEA” su cui venivano assemblati gli alzacristalli anteriori della Grande Punto (il grosso della produzione), l’impegno teorico su 82 assunzioni graduali a regime non è supportato dal livello di produzioni rimaste a Melfi, e senza alcun criterio oggettivo, nessun impegno della Fiat Sata sul probabile piano di reindustrializzazione e liberazione immediata del sito Lasme 2 con trasferimento delle poche attività in un nuovo sito da ricercare; Programma di gestione degli esuberi, di tutti i 173 lavoratori, con l’utilizzo della mobilità.
La delegazione Fiom e Cgil, insieme ai delegati Fiom della Lasme 2 di Melfi evidenzia – conclude il sindacato - come la vicenda si sia chiusa nel modo peggiore a danno della comunità lucana per chiare responsabilità della Direzione Lasme2 e della disattenzione del Ministero dello Sviluppo Economico e della Regione Basilicata che hanno fatto mancare il ruolo che gli è proprio di favorire la mediazione sociale tra i diversi interessi in campo, in questo caso sono prevalsi gli interessi imprenditoriali e delle speculazioni finanziarie”.
E’ quanto riferisce una nota della Fiom Cgil di Basilicata.
“Come è noto – si legeg - la proposta aziendale, respinta inizialmente da tutti i sindacati e dal voto libero delle assemblee dei lavoratori prevede lo spostamento delle produzioni da Melfi a Chiavari con lo smontaggio delle linee automatizzate “DEA” su cui venivano assemblati gli alzacristalli anteriori della Grande Punto (il grosso della produzione), l’impegno teorico su 82 assunzioni graduali a regime non è supportato dal livello di produzioni rimaste a Melfi, e senza alcun criterio oggettivo, nessun impegno della Fiat Sata sul probabile piano di reindustrializzazione e liberazione immediata del sito Lasme 2 con trasferimento delle poche attività in un nuovo sito da ricercare; Programma di gestione degli esuberi, di tutti i 173 lavoratori, con l’utilizzo della mobilità.
La delegazione Fiom e Cgil, insieme ai delegati Fiom della Lasme 2 di Melfi evidenzia – conclude il sindacato - come la vicenda si sia chiusa nel modo peggiore a danno della comunità lucana per chiare responsabilità della Direzione Lasme2 e della disattenzione del Ministero dello Sviluppo Economico e della Regione Basilicata che hanno fatto mancare il ruolo che gli è proprio di favorire la mediazione sociale tra i diversi interessi in campo, in questo caso sono prevalsi gli interessi imprenditoriali e delle speculazioni finanziarie”.
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