venerdì 20 novembre 2009

Sinistra democratica se ne va? Forse verso il Pd.

da Gli Altri(quotidiano diretto da Pietro Sansonetti), 20 novembre 2009, pag.4

di Nicola Del Duce

Cercare la giusta strada per la sinistra italiana non è mai stato facile. Men che meno, nella tormentata storia di questa parte politica, è stato costruire un soggetto politico nuovo e strutturato. Ed è proprio su questo punto che Sinistra Democratica è in difficoltà. Il movimento di ex Ds guidato da Fabio Mussi e Claudio Fava si trova di fronte ad un bivio. Se finora infatti Sd era stata tra le forze più determinate a costruire un soggetto politico nuovo della sinistra, ragion per cui aveva sin da subito aderito a Sinistra l'Arcobaleno prima e Sinistra e Libertà poi, adesso comincia a sorgere qualche dubbio. Ma andiamo con ordine.

La giornata di ieri si apre con un articolo del Corriere del Mezzogiorno che dà gli ex diessini di SeL già fuori dal progetto con tanto di associazione già pronta."Una bufala colossale" dicono dall'entourage di Fabio Mussi, descrivendo l'ex leader come "furibondo" per quell'articolo. E sia dunque. Ma dire che il dibattito sul "Che fare?" in Sd non ci sia, quello proprio non è possibile. E infatti, nelle ultime settimane si è aperta una fase di riflessione tra i componenti dell'ex correntone. Si tratta di uno di quei momenti in cui sorgono domande fondamentali come "chi siamo?" e soprattutto "dove vogliamo andare?". Si, perchè con la vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie e con la presunta socialdemocratizzazione del Pd, su cui infatti sono piombate subito richieste di garanzia sul "rispetto del progetto originario" dell'ala moderata di ex ppi, la musica dentro Sinistra e Libertà è cambiata. I Verdi prima e i socialisti poi hanno abbandonato il progetto, lasciando all'area vendoliana e alla componente di Sinistra Democratica la responsabilità di decidere se proseguire o meno sulla strada della costruizione del soggetto unico della sinistra.

Sul tappeto dei dirigenti di Sinista Democratica ci sono dunque due alternative: la prima è quella di dare subito vita al nuovo soggetto della sinistra, opzione ormai considerata dai più come sempre meno praticabile; la seconda, restare Sinistra Democratica per tenersi le mani libere e poter pensare anche ad altre strade, magari subito dopo le regionali. Ed è proprio quest'ultima scelta che potrebbe prevalere tra gli ex Ds di Mussi e Fava. Si parla di un dibattito serio e delicato, a tratti drammatici, dicono, ma aperto con nessuna delle due ipotesi del tutto esclusa dal novero delle possibilità. Certo non si tratta di tempi brevi ma di processi politici che, come è noto, sono spesso molto lunghi. Ma non lunghissimi visto che le regionali sono comunque alle porte.

Il ragionamento parte innanzi tuto dalla presa d'atto che il processo di ricostruzione e riorganizzazione della sinistra sia in questo momento molto più complesso e difficile di quanto si pensasse qualche tempo fa. Arturo Scotto, responsabile Mezzogiorno di Sinistra Democratica già deputato Ds ai tempi dell'Unione, parla chiaro: "Non possiamo non guardare in faccia alla realtà. Prima c'è stata la sconfitta di Sinistra l'Arcobaleno, adesso, con la fuoriuscita di Verdi e Socialisti, naufraga anche Sinistra e Libertà. Si dovrebbero fare inoltre i conti su quanto avviene nel centro sinistra adesso: dal nuovo Pd di Bersani che abbandona la vocazione maggioritaria alla nuova Idv di Di Pietro e de Magistris, e dal nuovo asse che quest'ultima sta costruendo con il Prc di Ferrero". Insomma di carne al fuoco ce ne é ed oggi(ieri) si deciderà, sia nella direzione di Sd, sia nel coordinamento di SeL, di partecipare con convinzione alla manifestazione anti Berlusconi del 5 dicembre.

Ancora più chiaro sul futuro di Sinistra e Libertà è l'ex senatore Nuccio Iovene, "inutile che continuiamo a dire che facciamo il partito unico della sinistra, perchè questa opzione ha già subìto due sconfitte significative, Siamo di fronte a qualcosa di più di una semplice battuta d'arresto. Quello che possiamo fare è cercare di arrivare alle elezioni regionali coinvolgendo più forze possibili e verificando regione per regione, visto che vigono sistemi elettorali differenti e anche alleanze politiche diverse, per poi fare una verifica politica dopo il voto". Sarebbe importante dicono alcuni che il 19 e 20 si decidessero tre cose: proseguire sulla strada dell'unificazione della sinistra, autonomia dal Pd ma con determinazione a volere costruire la coalizione e presentazione delle liste alle regionali.

Insomma l'ipotesi di voler costruire al più presto il nuovo soggetto unico della sinistra sembra perdere quotazioni tra gli ex diessini di Sinistra Democratica mentre sul resto vige ancora molta incertezza a parte il fatto di voler partecipare alla manifestazione promossa da Di Pietro il 5 dicembre prossimo. Siamo forse di fronte alla definitiva dimostrazione che oggi più di ieri non può esistere fuori dal Pd una sinistra con l'ambizione di governo ma che da questo può anche prescindere?

Soltanto i dirigenti della ormai fu Sinistra e Libertà potranno rispondere nei prossimi mesi a questa domanda. Temiamo di conoscere già la risposta.

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