Tratto da l’Unità di sabato 6 agosto 2011 - Susanna Turco Intervista Paolo Ferrero
«Un’epoca si chiude – serve un’alternativa vera al berlusconismo»
Il leader di rifondazione «costruire un fronte democratico che rappresenti un’uscita a sinistra al modello proposto da governo e Marcegaglia»
Contro Berlusconi e contro la Marcegaglia, ma anche contro le proposte avanzate dalle parti sociali così come contro la linea scelta dalle opposizioni in Parlamento. Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, non vede luci nella situazione attuale. Confida nel futuro: «Dobbiamo costruire come centrosinistra un’alternativa vera non solo a Berlusconi, ma anche al berlusconismo. Un fronte democratico che rappresenti un’ uscita da sinistra, rispetto a questa epoca che si sta chiudendo. È possibile, ma c’è ancora molto da fare», dice.
Generali applausi si sono levati, di fronte alla posizione presa dalle parti sociali per fare pressione sul governo. Cosa è che non la convince?
«Quella del governo, e quella delle parti sociali, sono due ricette simili ed entrambe sbagliate. Come se due medici, di fronte a un tumore al colon, discutessero se è più opportuno amputare la gamba destra o la gamba sinistra. Fuor di metafora: nessuna delle due ricette affronta davvero il nodo della speculazione. Anzi, entrambe la favoriscono. Per combatterla, servirebbe regolare i mercati finanziari: nell’immediato avrebbe efficacia che la Banca centrale europea acquistasse direttamente i titoli di stato e, per quanto riguarda l’Italia, si bloccasse la possibilità delle vendite allo scoperto. Dire, invece, che si può fronteggiare questa situazione privatizzando, o toccando le pensioni, non incide sulla speculazione, incide sulla gente. Per questo l’appello delle parti sociali è ridicolo. È un attacco da destra al governo».
Berlusconi ha annunciato che introdurrà nella Carta l’obbligo del pareggio di bilancio.
«Una richiesta che in America fanno solo quelli dei Tea Party. Qui da noi, invece, l’ha chiesto Marcegaglia, anche a nome della Camusso».
Tutti bocciati, insomma?
«Nemmeno l’opposizione parlamentare mi pare in grado di fare con il ragionamento che serve per superare la crisi. C’è una grande insufficienza nel cogliere il punto di fondo. Non è che basta sbattere fuori Berlusconi e applicare politiche europee: no, è l’Europa che va a carte quarantotto. C’è Berlusconi da cacciare, certo, poi bisogna cambiare tutto il resto».
Partendo da dove?
«Noi proponiamo di costituire un’opposizione su contenuti diversi da quelli che propone la Marcegaglia. Anche perché l’opzione in campo mi pare evidente: far fuori il Cavaliere, ma svoltando a destra sulle politiche economiche. Io penso invece che vada proposto altro: la patrimoniale, regole sul mercato del lavoro, per cominciare. Un fronte democratico all’interno del quale ci sono delle differenze, ma che costruisce a partire da quel che c’è di comune. Con primarie di programma che coinvolgano la società civile sui punti sui quali non c’è accordo».
L’Udc la escluderebbe, par di capire.
«L’Udc è una destra non berlusconiana in sintonia con la Marcegaglia. Ma se alle elezioni si presentassero Berlusconi e un centrosinistra benedetto dalla Confindustria io non ci starei. Sarebbe un aggregato senza sbocco: serve invece uno schieramento che dia il senso di una alternativa vera, e non solo di persone».
Condivide l’apertura di Bersani a un nuovo governo, o anche al tentare un dialogo con Berlusconi?
«Penso che una qualche forma di dialogo, o anche di governo istituzionale, siano delle iatture. E questo perché considero le manovre sin qui fatte negative».
Andare oltre questo governo sarebbe una iattura?
«Se sostituisci Berlusconi con una qualche forma di “union sacree” in nome del famoso fatto che siamo tutti nella stessa barca, ti metti nelle condizioni per avere una situazione ancora peggiore. Insomma, o si costruisce uno sbocco in positivo, oppure, se al posto del Cavaliere ti ritrovi Maroni, o Tremonti, resti a livelli di basso impero. E se invece dai il timone a Monti, con un governo che fa stangate pazzesche, rischi di ritrovarti con la gente che pensa: ma allora era meglio Berlusconi».
Quindi come Casini lei predica di fare attenzione a come si esce dal berlusconismo, ma va nella direzione opposta.
«Esatto. Abbiamo posizioni più radicali, altri nel centrosinistra posizioni più moderate: ma il nodo è se c’è uno congiunzione possibile che non metta la Marcegaglia al centro».
E c’è?
«È possibile. Vedo una certa paura di fare i conti col fatto che il centro ha posizioni molto diverse. Lo vedo sia da parte del Pd, ma anche di Vendola. Io penso invece che proposte dell’Udc siano chiare: finisce Berlusconi e si ricostruisce un’altra destra. Legittimo, ma non c’entra niente con noi e spero che non c’entri niente con il Pd».
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