lunedì 7 dicembre 2009

L'onda viola in piazza: "Berlusconi dimettiti"

da Liberazione, 6 dicembre 2009, pag. 2

di Laura Eduati

Emiliano ha soltanto quattordici anni ma le idee chiarissime: " Berlusconi non mi piace perchè tratta le donne come degli oggetti". Discorsi che magari avrà sentito a casa, dalla bocca della madre o della zia. "Macchè, io mi informo. Leggo Repubblica on-line". Nella bolgia festante sono migliaia i giovani e giovanissimi scesi in piazza per chiedere le dimissioni di Berlusconi. "Non è un buon esempio etico per l'Italia", sintetizza Mattia, 22 anni, studente di scienze politiche a Lecce che spera di non dover emigrare per trovare lavoro. Sanno che non basta una manifestazione per eliminare il Cavaliere dalla scena politica: " Ci vorrebbe una informazione meno controllata da Mediaset", ripete come tanti Nicolò da Matera, appena diciotto anni e nessuna idea su quale partito voterà. E come lui un sacco di ragazzi politicamente indecisi e spaesati, tranne sulla rivendicazione della piazza: la legge è uguale per tutti. E per ribadirlo sono arrivati da tutta Italia.

Indossano quasi tutti indumenti viola: calze, scarpe, borse, kefiah, persino un palloncino legato ai capelli. Viola pure quello. L'onda viola marcia urlando slogan che non vanno molto per il sottile: "Berlusconi mafioso", "Silvio vattene stronzo", "Hai rotto il c...". Sono arrabbiati, sdegnati. I casertani usano un megafono: "Cosentino non lo vogliamo". La piazza virtuale si è fatta carne, ed è carne pulsante. L'opinione pubblica 2.0, come la chiamano gli organizzatori eredi dei girotondini, da Facebook è passata alla vita reale.

Oltre un milione di partecipanti alla prima piazza organizzata sul web, dicono dal palco allestito a Piazza San Giovanni sul quale saliranno blogger, intellettuali e artisti ma nessun politico perché il No Berlusconi Day voleva essere la mobilitazione della gente e non dei partiti. Ed il corteo è davvero lungo, denso, percorso da una unica martellante richiesta di legalità. Per il popolo viola l'unico modo per ripristinarla è cacciare Berlusconi. D'altronde messaggi e cartelli fai-da-te insistono sul coagulo di anomalie berlusconiane lievitate dopo le dichiarazioni di Spatuzza: il conflitto d'interessi, il presunto legame tra premier e mafia, le leggi ad personam, l'attacco alla Costituzione.

Pochissimi i riferimenti alla "mignottocrazia" , all'affare Noemi, alla D'Addario. Berlusconi se ne deve andare perché è Berlusconi, le politiche su immigrazione, lavoro, fisco, famiglia, non vengono prese in considerazione. Un gruppo di ragazzi di Milano ha confezionato delle manette giganti che accompagnano lettere gialle dell'alfabeto per formare la parola "Dimettiti" . Anche questa idea bricolage, dicono, è nata su Facebook.

Serpeggia l'insoddisfazione per il tatticismo del Pd, che non ha aderito alla manifestazione come invece hanno fatto Rifondazione Comunista, Pdci, Italia dei Valori, Sinistra e Libertà, Verdi- Sinistra ecologista, i comunisti di Marco Rizzo. Andrea è uno dei pochissimi a sventolare la bandiera del partito di Bersani. E' del circolo Varlungo di Firenze: "Chi continua a criticare il Pd farebbe bene a prendere la tessera e provare a cambiarlo".

Le bandiere rosse del Prc, concentrate verso la fine del corteo, sono numerosissime e si accalcano vicino al camioncino aperto delle Brigate di Solidarietà Attiva dal quale alcuni lavoratori Eutelia vendono arance "metalmeccaniche"a cinque euro per finanziare la propria lotta. "Scrivi che da quattro mesi non prendiamo lo stipendio" dice Gloria.

Poco dopo un'altra licenziata dell'Eutelia parlerà dal palco, dove il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, lancia accuse pesantissime nel nome delle centinaia di persone che hanno marciato mostrando al cielo un fac-simile dell'agenda rossa del giudice ammazzato dalla mafia, agenda sparita e mai ritrovata, e urlando a squarciagola: "Fuori la mafia dallo Stato". Salvatore scandisce: "Schifani si trincera dietro il suo incarico per non rispondere dei suoi trascorsi societari con i mafiosi". La folla applaude, mentre dai gazebo copie del quotidiano travagliano-dipietrista Il Fatto vanno via come il pane. Si alternano al microfono Ascanio Celestini, Giorgio Bocca in diretta telefonica contro le querele alla stampa promosse da Berlusconi e che "uccidono la libertà di stampa", e poi una terremotata aquilana, Enza Blundo, che dice: "L'Aquila è stata un'operazione di immagine". Dario Fo e Franca Rame sono emozionati: "Quello che vediamo qui ci fa dire che arriverà il momento della festa".

Un successone, per gli organizzatori Franca Corradini, Massimo Malerba, Gianfranco Mascia e Sara de Santis. Hanno già chairito che da No Berlusconi Day non nascerà un partito. Ma nemmeno sono disposti a tornare nelle piazze virtuali dei social network. La mobilitazione ha mischiato moltissima gente comune ma anche partiti e associazioni come Arci, Libera, Articolo 21, Coordinamento dei precari della scuola. Piccole ma viola manifestazioni anche a Sidney, Madrid, Londra e Berlino.

Per Riccardo, operaio veniseienne di Terni, questa è la prima manifestazione nazionale: "Sono qui perchè Berlusconi ci prende in giro" . Non sarà una dichairaziona dal sapore politico, ma il No B Day lascia libero sfogo alle emozioni, all'indignazione e soprattutto alla consapevolezza che l'unica via per sbarazzarsi del premier passi per la magistratura. "Silvio, fatti processare" scandiscono i cartelli. O anche: "Berlusconi wanted" . Oppure un grido ripetuto goliardicamente: "Un unico sogno nel cuore, Berlusconi a San Vittore". Questo urlano i ragazzi del popolo viola, delusi dalla sinistra tiepida o lontana dalla realtà, e delusi dalla generazione dei loro genitori. "Si sono accontentati di poco" riassume Corrado, ventenne veronese che comincia a saltare come allo stadio: "Chi non salta Berlusconi é!".

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