da Liberazione, 24 novembre 2009, pag. 1
di Claudio Grassi
L'assemblea sul partito che abbiamo tenuto a Caserta il 7 e 8 novembre scorsi è stato un momento importante di riflessione sullo stato della nostra organizzazione. Come ha detto Ferrero nelle sue conclusioni si è trattato di un primo momento di bilancio del lavoro svolto dopo il congresso di Chianciano. Il quadro che è emerso, sia dalle relazioni, sia dagli interventi di compagne e compagni giunti numerosi da tutta Italia, è quello di un partito che comincia a reagire.
Certamente il lavoro organizzativo da svolgere, dopo l'ennesima scissione, è quello di ricostruzione, del recupero di iscritti, dell'insediamento dei circoli nei territori e nei luoghi di lavoro. Come si sa, infatti, il danno delle scissioni non consiste solo nel fatto che degli iscritti si spostano da un'organizzazione ad un'altra, ma nella tentazione di farsi da parte che rischia di conquistare parecchi compagni. Proprio per questo, il lavoro di rilancio organizzativo per essere efficace deve andare pari passo con una forte proposta politica in grado di suscitare nuova passione.
Da questo punto di vista possiamo dire che qualche passo avanti positivo è stato fatto. Basta ricordare che quando tutto il gruppo dirigente di Rifondazione Comunista, nel 2007, si presentò davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori, toccò con mano un clima di forte ostilità. Oggi possiamo dire che il nostro Partito non solo è presente in tutte le vertenze contro le chiusure di fabbriche e le delocalizzazioni ma, in generale, viene accolto positivamente e gli viene chiesto di intensificare questo lavoro. Dalla Innse alla lasme, da Pomigliano a Termini Imerese, per citare solo i casi più conosciuti, non vi è stata vertenza di lotta dove Rifondazione non abbia marcato pesenza. Con la costruzione di una cassa di resistenza, partecipando direttamente ai presidi, organizzando la vendita dei prodotti a prezzi calmierati a partire dal pane, portando nei consigli comunali, provinciali o regionali, le ragioni di quella lotta.
L'altra sera ero ad Anagni, in provincia di Frosinone, ad una iniziativa promossa dal circolo di Rifondazione Comunista sulla grave situazione occupazionale che sta determinando, in quel territorio, la chiusura delle fabbriche e il ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità per migliaia di lavoratori. Un circolo appena ricostruito dopo la scissione, alla sua prima iniziativa pubblica. Ebbene, non solo la sala era piena, ma al dibattito sono intervenuti i rappresentanti di quelle fabbriche in lotta, Fiom e sindacati di base, comitati per la difesa dell'ambiente e rappresentanti politici della Federazione della Sinistra che anche lì si sta costruendo.
Il tutto in un clima nient'affatto rassegnato, anzi di volontà di reagire. Ho richiamato questo piccolo esempio per dire che non solo si possono ricostruire un intervento e una presenza del nostro Partito, ma anche su questi temi lo spazio è grande e noi dobbiamo lavorarci con impegno.
Un lavoratore nel suo intervento ha detto: "Non sappiamo che farcene di una sinistra che per mesi ci parla delle escort di Berlusconi. Chi di noi ha ancora la fortuna di lavorare non arriva a fine mese e chi è in cassa integrazione o sta perdendo il posto di lavoro, è nella disperazione più nera. Ma chi si occupa di questo? Chi ne parla? E poi non sappiamo che farcene di una sinistra che si divide continuamente!". Penso che da queste parole si possa ricavare il senso del nostro lavoro.
A Caserta abbiamo ragionato dei nostri limiti e di cosa fare per cercare di superarli. Il rischio che la situazione politica nel campo del centro sinistra si stabilizzi, con da una parte il Pd di Bersani che, pur guardando al centro, recupera un proprio insediamento popolare e dall'altra Di Pietro, che con una sorta di populismo di sinistra, occupa gran parte del nostro spazio, è reale. Sta anche in questo l'importanza, direi l'urgenza, assieme alla ricostruzione del nostro Partito, di fare avanzare rapidamente un processo unitario a sinistra che possa subito produrre una massa critica credibile per milioni di persone che oggi non trovano più una propria rappresentanza. La proposta della Federazione della Sinistra costituisce il primo positivo passo che va in questa direzione e, quindi, l'appuntamento del 5 dicembre al Brancaccio deve vedere la mobilitazione di tutto il partito.
Ma a Caserta abbiamo messo in cantiere anche parecchie proposte di lavoro, sulle quali i vari dipartimenti stanno lavorando. Qui mi preme richiamarne una poichè ha una valenza generalizzata e nazionale. Si tratta di una settimana di mobilitazione, dal 7 al 13 dicembre, nel corso della quale faremo un ultimo sforzo per il tesseramento al partito. In particolare, dopo che nei prossimi giorni verrà inviata una lettera del segretario nazionale a tutti i vecchi iscritti a Rifondazione, proponiamo che tutti i circoli si mobilitino per contattarli singolarmente e per chiedere loro l'adesione al partito. In questa settimana in tutti i circoli vorremmo che venisse messa in calendario una assemblea pubblica per illustrare la nostra proposta politica. In particolare nelle grandi città il 12 e 13 dicembre si organizzeranno iniziative con la presenza del gruppo dirigente nazionale.
Da Caserta parte quindi un messaggio di speranza che non è solo "Su la testa! Si riparte!", ma "Ce la possiamo fare la ripartenza è già iniziata!".
di Claudio Grassi
L'assemblea sul partito che abbiamo tenuto a Caserta il 7 e 8 novembre scorsi è stato un momento importante di riflessione sullo stato della nostra organizzazione. Come ha detto Ferrero nelle sue conclusioni si è trattato di un primo momento di bilancio del lavoro svolto dopo il congresso di Chianciano. Il quadro che è emerso, sia dalle relazioni, sia dagli interventi di compagne e compagni giunti numerosi da tutta Italia, è quello di un partito che comincia a reagire.
Certamente il lavoro organizzativo da svolgere, dopo l'ennesima scissione, è quello di ricostruzione, del recupero di iscritti, dell'insediamento dei circoli nei territori e nei luoghi di lavoro. Come si sa, infatti, il danno delle scissioni non consiste solo nel fatto che degli iscritti si spostano da un'organizzazione ad un'altra, ma nella tentazione di farsi da parte che rischia di conquistare parecchi compagni. Proprio per questo, il lavoro di rilancio organizzativo per essere efficace deve andare pari passo con una forte proposta politica in grado di suscitare nuova passione.
Da questo punto di vista possiamo dire che qualche passo avanti positivo è stato fatto. Basta ricordare che quando tutto il gruppo dirigente di Rifondazione Comunista, nel 2007, si presentò davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori, toccò con mano un clima di forte ostilità. Oggi possiamo dire che il nostro Partito non solo è presente in tutte le vertenze contro le chiusure di fabbriche e le delocalizzazioni ma, in generale, viene accolto positivamente e gli viene chiesto di intensificare questo lavoro. Dalla Innse alla lasme, da Pomigliano a Termini Imerese, per citare solo i casi più conosciuti, non vi è stata vertenza di lotta dove Rifondazione non abbia marcato pesenza. Con la costruzione di una cassa di resistenza, partecipando direttamente ai presidi, organizzando la vendita dei prodotti a prezzi calmierati a partire dal pane, portando nei consigli comunali, provinciali o regionali, le ragioni di quella lotta.
L'altra sera ero ad Anagni, in provincia di Frosinone, ad una iniziativa promossa dal circolo di Rifondazione Comunista sulla grave situazione occupazionale che sta determinando, in quel territorio, la chiusura delle fabbriche e il ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità per migliaia di lavoratori. Un circolo appena ricostruito dopo la scissione, alla sua prima iniziativa pubblica. Ebbene, non solo la sala era piena, ma al dibattito sono intervenuti i rappresentanti di quelle fabbriche in lotta, Fiom e sindacati di base, comitati per la difesa dell'ambiente e rappresentanti politici della Federazione della Sinistra che anche lì si sta costruendo.
Il tutto in un clima nient'affatto rassegnato, anzi di volontà di reagire. Ho richiamato questo piccolo esempio per dire che non solo si possono ricostruire un intervento e una presenza del nostro Partito, ma anche su questi temi lo spazio è grande e noi dobbiamo lavorarci con impegno.
Un lavoratore nel suo intervento ha detto: "Non sappiamo che farcene di una sinistra che per mesi ci parla delle escort di Berlusconi. Chi di noi ha ancora la fortuna di lavorare non arriva a fine mese e chi è in cassa integrazione o sta perdendo il posto di lavoro, è nella disperazione più nera. Ma chi si occupa di questo? Chi ne parla? E poi non sappiamo che farcene di una sinistra che si divide continuamente!". Penso che da queste parole si possa ricavare il senso del nostro lavoro.
A Caserta abbiamo ragionato dei nostri limiti e di cosa fare per cercare di superarli. Il rischio che la situazione politica nel campo del centro sinistra si stabilizzi, con da una parte il Pd di Bersani che, pur guardando al centro, recupera un proprio insediamento popolare e dall'altra Di Pietro, che con una sorta di populismo di sinistra, occupa gran parte del nostro spazio, è reale. Sta anche in questo l'importanza, direi l'urgenza, assieme alla ricostruzione del nostro Partito, di fare avanzare rapidamente un processo unitario a sinistra che possa subito produrre una massa critica credibile per milioni di persone che oggi non trovano più una propria rappresentanza. La proposta della Federazione della Sinistra costituisce il primo positivo passo che va in questa direzione e, quindi, l'appuntamento del 5 dicembre al Brancaccio deve vedere la mobilitazione di tutto il partito.
Ma a Caserta abbiamo messo in cantiere anche parecchie proposte di lavoro, sulle quali i vari dipartimenti stanno lavorando. Qui mi preme richiamarne una poichè ha una valenza generalizzata e nazionale. Si tratta di una settimana di mobilitazione, dal 7 al 13 dicembre, nel corso della quale faremo un ultimo sforzo per il tesseramento al partito. In particolare, dopo che nei prossimi giorni verrà inviata una lettera del segretario nazionale a tutti i vecchi iscritti a Rifondazione, proponiamo che tutti i circoli si mobilitino per contattarli singolarmente e per chiedere loro l'adesione al partito. In questa settimana in tutti i circoli vorremmo che venisse messa in calendario una assemblea pubblica per illustrare la nostra proposta politica. In particolare nelle grandi città il 12 e 13 dicembre si organizzeranno iniziative con la presenza del gruppo dirigente nazionale.
Da Caserta parte quindi un messaggio di speranza che non è solo "Su la testa! Si riparte!", ma "Ce la possiamo fare la ripartenza è già iniziata!".
Nessun commento:
Posta un commento