venerdì 29 maggio 2009

Paolo Rossi e Mario Monicelli votano comunista.

"Sto dalla parte dei miei cugini comunisti": con queste parole l'attore Paolo Rossi, impegnato in questi giorni a Milano con lo spettacolo "Le guerre per il frutto del peccato", motiva la sua adesione all'appello "Se sei di sinistra, dillo forte" che vede per primo firmatario Pietro Ingrao e poi oltre 200 esponenti del mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo, della società civile e del mondo del lavoro che alle prossime elezioni europee voteranno per la Lista comunista e anticapitalista formata da Prc, Pdci, Socialismo 2000 e Consumatori uniti.

Anche il maestro, regista di tanti film che hanno fatto la storia del cinema italiano, Mario Monicelli ha dichiarato il suo voto alla Lista comunista e anticapitalista.
Tra le altre, tantissime, adesioni all'appello "Se sei di sinistra dillo forte" che stanno arrivando in queste ore si segnalano quelle del pittore Franco Mulas, di Marino Severini della rock band I gang, del designer e cartonista Enzo Apicella.

Tutti nomi che vanno ad aggiungersi, oltre che a quello del primo firmatario dell'appello, Pietro Ingrao, a quelli di molti altri, tra i quali il fisico Carlo Bernardini, lo psichiatra Luigi Cancrini, lo scrittore Massimo Carlotto, i preti don Franzoni e don Gallo, il costituzionalista Gianni Ferrara, il cantante e attore Massimo Ranieri, il poeta Edoardo Sanguineti, il disegnatore Vauro e altri 200 nomi.

mercoledì 27 maggio 2009

APPELLO AL VOTO

Nulla è sicuro, ma scrivi (F. Fortini)
Viviamo il tempo buio di una crisi inedita e strutturale del capitalismo, una crisi economica, sociale, ambientale e alimentare determinata da decenni di politiche neoliberiste: si apre la strada ad una vera e propria crisi di civiltà il cui emblema è la guerra tra i poveri.

Il rischio è l'uscita da destra dalla crisi: la progressiva frantumazione del mondo del lavoro, il passaggio dal welfare alla carità, lo svuotamento della democrazia, resa sempre più impermeabile ai conflitti e ai soggetti sociali, e la ripresa di ideologie nazionaliste, razziste, fondamentaliste, sessiste e omofobe. È un processo che in Italia assume il volto di un nuovo autoritarismo - quello plebiscitario e populista del berlusconismo - che potrebbe essere rafforzato da una ulteriore deriva maggioritaria e dalla cancellazione definitiva di ogni possibile rappresentanza dell'opposizione sociale.

Noi ci battiamo per una uscita da sinistra dalla crisi e per questo motivo sosteniamo la lista anticapitalista e comunista a cui hanno dato vita esponenti dei movimenti altermondialista, femminista, pacifista, ambientalista, antirazzista, LGBTQ assieme a Rifondazione comunista - Sinistra Europea, Comunisti italiani, Socialismo 2000 e Consumatori Uniti. Un progetto di critica radicale e profonda alle politiche neoliberiste che in Europa hanno accomunato popolari, liberali e socialisti, cioè tutti i partiti attualmente presenti nel parlamento italiano.

Sosteniamo la lista anticapitalista e comunista per mantenere aperta la strada dell'alternativa, in Italia e in Europa. Un voto utile per proporre un'uscita da sinistra dalla crisi, per rafforzare un'ipotesi di ricostruzione della sinistra basata sulla connessione fra diversi soggetti del conflitto e culture critiche, fra vertenze territoriali e movimenti globali, fra ambiente e lavoro, fra uguaglianza e libertà: una sinistra che non abbia rinunciato ad elaborare un pensiero forte dalla parte dei deboli, alla sfida per l'egemonia e la costruzione di un nuovo senso comune.

Pensiamo in primo luogo ad un voto d'ascolto di questa giovane generazione di invisibili, o meglio di invisibili alla politica, che sembrava condannata, dalla precarietà del lavoro, dei saperi, delle vite a non poter immaginare il futuro, a non poter lottare per il futuro, e che ha invece trasformato la propria atipicità nell'anomalia di un'onda che ha invaso, con gioia e rabbia, scuole, università, città; che ha reclamato diritto alla conoscenza, cittadinanza, reddito sociale; che ha nominato la contraddizione tra il capitale e le vite con parole - noi la crisi non la paghiamo- che hanno connesso le tante lotte e vertenze di questi mesi.

Un voto che tenga aperta la speranza, che apra la strada all'aggregazione della sinistra anticapitalista, comunista e della sinistra socialista.

Perché il futuro si può ancora scrivere.


Primi firmatari:


Pietro Ingrao,

Vincenzo Accattatis (giurista), Gianni Alasia (ex partigiano), Mario Alcaro (università della Calabria), Piergiovanni Alleva (giuslavorista), Lucio Allocca (attore-regista teatrale), Bruno Amoroso, Pierpaolo Andriani (sceneggiatore), Cesare Antetomaso (avvocato), Franco Argada, Giorgio Arlorio (sceneggiatore), Ferdinando Arzarello (università di Torino), Franco Bacchelli (università di Bologna), Paola Baiocchi (redattrice "Valori"), Bruno Bartolozzi (giornalista), Riccardo Bellofiore (economista, università di Bergamo), Gioia Benelli (regista), Mauro Berardi (produttore cinematografico), Carlo Bernardini (fisico), Nicola Bernardini (compositore), Giovanni Bisogni (avvocato), Mimmo Borrelli (autore teatrale e attore), Nori Brambilla Pesce (segreteria Anpi Milano), Emiliano Brancaccio (economista, università del Sannio), Marco Brazzoduro (università La Sapienza, Roma), Sergio Brenna (Politecnico di Milano), Ferruccio Brugnaro (poeta operaio), Mario Brunetti (meridionalista, presidente MUSA), Benedetta Buccellato (attrice - segr. Associazione Per il teatro italiano), Fortunato Calvino (autore e regista teatrale), Luigi Cancrini (psichiatra), Antonio Caprai (vulcanologo), Berardo Carboni (regista), Antonio Carena (pittore), Massimo Carlotto (scrittore), Francesco Caruso, Raniero Casini (segreteria nazionale Sdl), Andrea Cavalletti (docente precario IUAV), Carlo Cerciello (regista teatrale), Valerio Cerretano (università di Glasgow), Paolo Ciofi, Elena Coccia (avvocata - Giuristi democratici Napoli), Paolo Coletta (attore-musicista), Vera Costantini (università Cà Foscari, Venezia), Silvano Cotti (fisioterapista nazionale italiana di calcio), Gastone Cottino (giurista, professore emerito università di Torino), Lorenzo D'Andrea (pittore), Dante De Angelis (macchinista- delegato alla sicurezza, licenziato), Walter De Cesaris (segretario Unione inquilini), Elena De Filippo (cooperatrice sociale), Roberto Del Gaudio (fondatore Virtuosi di S. Martino), Ivan Della Mea (cantautore e scrittore), Josè Luiz Del Roio (Forum mondiale delle alternative), Paolo de Nardis (università La Sapienza, Roma), Marco Dentici (scenografo), Massimo De Santi (fisico), Eugenio De Signoribus (poeta), Pippo Di Marca (regista teatrale), Don Andrea Gallo, Cristina Donadio (attrice), Eugenio Donise (già segretario regionale Pci Campania), Ada Donno (giornalista, Presidente AWMR), Angelo d'Orsi (storico, università di Torino), Lalla Esposito (attrice-cantante), Raffaele Esposito (attore), Angelo Ferracuti (scrittore), Nino Ferraiuolo (ex consigliere comunale Napoli, insegnante), Gianni Ferrara (costituzionalista), Luigi Ficarra (avvocato), Roberto Finelli (università Roma Tre), Milena Fiore (Cgil Bari), Iaia Forte (attrice), Giovanni Franzoni, Andrea Frezza (regista e scrittore), Galapagos (giornalista de "il manifesto"), Clara Gallini (università La Sapienza, Roma - Pres. Ass. Ernesto De Martino), Maria Luisa Gallo, Ezio Gallori (fondatore Comu), Ferruccio Gambino (università di Padova), Mario Geymonat (università Ca' Foscari, Venezia), Mario Gelardi (regista-autore teatrale), Ruggero Giacomini (storico), Enrico Giardino (Forum Dac, Roma), Antonella Guarnieri (storica), Diana Hobel (attrice), Domenico Jervolino (università Federico II, Napoli), Giorgio Inglese (università La sapienza, Roma), Davide Iodice (regista teatrale), Selly Kane (segreteria Cgil, Ancona), Roberto Lamacchia (avvocato), Beniamino Lami (segreteria nazionale Flc-Cgil), Peppe Lanzetta (autore-regista teatrale-attore), Fabio Licari (giornalista), Guido Liguori (università della Calabria), Giovanna Lombardi (avvocata), Sergio Longobardi (attore-regista teatrale), Domenico Losurdo (università di Urbino), Fabio Massimo Lozzi (regista), Domenico Lucano (sindaco di Riace), Mario Lunetta (scrittore-poeta), Fabio Marcelli (vice segretario Ass. internazionale Giuristi democratici), Giovanni Marini (università di Perugia), Citto Maselli (regista), Massimo Massussi (archeologo), Gerardo Mastrodomenico (attore), Daniele Mattera (attore), Giuseppe Mattina (avvocato), Eugenio Melandri (Associazione Chiama l'Africa), Lodovigo Meneghetti (architetto), Maria Grazia Meriggi (università di Bergamo), Davide Messinetti (università di Firenze), Peppe Miale (attore), Giuseppe Miale Di Mauro (autore-regista teatrale-attore), Emilio Molinari (ex parlamentare europeo), Raul Mordenti (università di Tor Vergata, Roma), Corrado Morgia (Fondazione Musica per Roma), Enzo Moscato (autore-regista teatrale-attore), Giuseppe Mosconi (sociologo del diritto, università di Padova), Luigi Negretti Lanner (compositore), Ibraima Niane (Fillea Cgil), Nicola Nicolosi (responsabile segretariato per l'Europa Cgil nazionale), Gian Paolo Patta (direttivo Nazionale Cgil), Tonino Perna, Ciro Pesacane (presidente Forum ambientalista), Barbara Pettine (sindacalista e femminista), Francesco Piccioni (giornalista de "il manifesto"), Guido Piccoli (giornalista), Agostino Pirella (presidente onorario Psichiatria democratica), Clio Pizzingrilli (scrittore), Massimo Pizzingrilli (università di Osnabruck e Munster), Chiara Platania (scrittrice e femminista), Francesco Polcaro (ricercatore IASF), Giuseppe Prestipino (filosofo), Michele Prospero (università La Sapienza, Roma), Massimo Ranieri (attore-cantante), Carla Ravaioli (saggista e ambientalista), Fausto Razzi (compositore), Andrea Ricci (economista, università di Urbino), Annamaria Rivera (attivista antirazzista, antropologa, università di Bari), Basilio Rizzo (consigliere comunale di Milano), Mimmo Rizzuti, Roberto Romano (ricercatore), Salvatore Romano (avvocato), Alessandro Rossetti (sceneggiatore), Nino Russo (regista), Giancarlo Saccoman (segreteria nazionale Spi Cgil), Antonio Salvatore (violinista), Edoardo Sanguineti (poeta), Massimo Sani (regista), Manlio Santanelli (autore teatrale), Mario Santella (autore-regista teatrale-attore), Paolo Scarsi (tecnologo), Gianni Serra (regista), Luisa Severi (Rialto occupato, Roma), Vincenzo Siniscalchi (coordinamento nazionale Sdl intercategoriale), Paolo Solier (ex calciatore), Anita Sonego (Libera Università delle Donne, Milano), Vincenzo Sparagna (giornalista-disegnatore), Gabriella Stramaccioni (dirigente associazionismo), Leopoldo Tartaglia (dipartimento internazionale Cgil), Stefano Tassinari (scrittore), Mario Torelli (università di Perugia), Patrizio Trampetti (attore-cantante), Delfina Tromboni (storica), Luciana Tufani (editrice), Fulvio Vassallo Paleologo (università di Palermo), Vauro (giornalista-disegnatore), Manlio Vendittelli, Giovanna Vertova (università di Bergamo), Pasquale Vilardo (avvocato), Imma Villa (attrice), Pasquale Voza (università di Bari), Virginia Zambrano (università di Salerno), Piero Zucaro (drammaturgo), Massimo Zucchetti (scienziati contro la guerra)


Danno il loro sostegno:

Lothar Bisky (Presidente Partito della Sinistra europea), Frei Betto (scrittore, Brasile), Emir Sader (sociologo, Segretario CLACSO, Brasile), Joao Pedro Stedile (dirigente Movimento Sem Terra, Brasile), Marcos Del Roio (docente universitario, membro International Gramsci Soc., Brasile), Carlos Nelson Coutinho (docente universitario, responsabile Gramsci Society Brazil), Victoria Donda (Deputata nazionale Argentina), Cecilia Merchan (Deputata nazionale Argentina), Ana Maria Ramb (scrittrice, Argentina), Iris Sicilia (giornalista, Argentina), Carlos M. Zamorano (avvocato diritti umani, Argentina), Nora Podesta (Lega Argentina diritti umani) Carlos Fonseca Teran (Nicaragua), Liliana Garcia Soza (attrice, Chile e Uruguay), Beda Sanchez (economista, ambientalista, Venezuela), Evelia Ochoa (operatrice sociale del Movimento delle organizzazioni di base Caracas), Mario Neri (fondatore del Circolo Antonio Gramsci del Venezuela), Giordano Bruno Venier (urbanista, architetto, Venezuela).

Per sottoscrivere l’appello al voto vai su: www.unaltraeuropa.eu

Perché il futuro si può ancora scrivere.
ELEZIONI
EUROPEE 2009
IL VOTO UTILE
w w w . u n a l t r a e u r o p a . e u

martedì 26 maggio 2009

Omicidi bianchi, tragedia in Sardegna. Tre operai muoiono intossicati

L’incidente, avvenuto nella raffineria di Sarroch, ha coinvolto anche il quarto componente della ditta di appalto per la manutenzione. Domani 8 ore di sciopero nell’intera zona industriale. La Cgil sarda: “nessuno parli di fatalità”. Paolo Ferrero: “lo smantellamento del Testo unico permette di ritenere che la vita dei lavoratori sia un fattore secondario"

di Anna Maria Bruni

Daniele Melis, 26 anni, Luigi Solinas, 27 anni, Bruno Muntoni, 52 anni. Sono i tre operai morti oggi mentre lavoravano nell’impianto di desolforazione di Sarroch, in Sardegna. Nell’incidente avvenuto intorno alle 14, è rimasto coinvolto anche un quarto operaio. Rimasto intossicato, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Cagliari. Sono il totale di quattro componenti della squadra di manutenzione dell’impianto. L’ennesima, l’ennesimo lavoro in appalto. L’impianto consiste in una enorme cisterna, capace di contenere fino a 100mila litri di gasolio in lavorazione. Secondo le norme di sicurezza, due operai devono restare all'esterno mentre gli altri procedono materialmente con l'intervento, mentre stando una prima ricostruzione fornita dai colleghi di lavoro delle vittime, un primo operaio si è sentito male, il secondo avrebbe chiesto aiuto e a quel punto sarebbero entrati tutti nella cisterna, ma solo uno ne è uscito vivo. Gli altri tre sono stati stroncati dalle esalazioni tossiche sprigionatesi dai residui delle lavorazioni. Solo a quel punto è scattato l’allarme in tutta la raffineria, e i circa 300 operai hanno abbandonato lo stabilimento sulla notizia della morte dei colleghi. Fra le vittime, tutte di Villa San Pietro, Bruno Montoni lascia una moglie e due figli.

Domani l'intera zona industriale di Sarroch si fermerà per otto ore di sciopero. Lo annuncia il segretario generale della Cgil sarda, Enzo Costa. “Non ridanno la vita a nessuno - ha spiegato - ma devono almeno servire ad aprire una riflessione, perché in manutenzione tutto è preventivabile”. In un'intervista al quotidiano online rassegna.it. l'esponente della Cgil sottolinea che la raffineria è un luogo ad alto rischio: “non è la prima volta che succedono incidenti mortali, ma mai erano stati di questa gravità. È un incidente gravissimo, ma nessuno parli di fatalità, la pericolosità del sito era ampiamente nota. Ancora non conosciamo la dinamica precisa dell'accaduto - conclude - ma sicuramente sarà possibile rintracciare le responsabilità. Ancora una volta la morte tocca i lavoratori dell'appalto”.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dalla prefettura di Firenze dove si trovava, si è messo immediatamente in contatto con il prefetto di Cagliari per conoscere la dinamica dei fatti. Il capo dello Stato ha pregato il prefetto di esprimere ai familiari delle vittime la sua vicinanza è il suo cordoglio a nome di tutto il Paese.

“Non si possono piangere i morti e allo stesso tempo continuare ad aiutare le aziende che non tutelano la sicurezza dei lavoratori”, dichiara l’eurodeputato del Prc Vittorio Agnoletto. “Esprimo tutte le mie più sentite condoglianze ai famigliari dei tre operai morti oggi alla raffineria Saras di Cagliari”. “Quanto accaduto non può essere considerato come un singolo, tragico episodio, ma è l'ennesima conseguenza di una logica produttiva e padronale che per massimizzare il profitto è disposta a rischiare vite umane. Il governo - conclude - è responsabile di tutte queste situazioni per aver bloccato, modificato e sabotato il Testo unico sulla sicurezza”.

Paolo Ferrero, esprimendo il cordoglio per le vittime, è tornato a sottolineare quanto le modifiche al Testo unico sulla sicurezza vadano “nella direzione delle depenalizzazioni dei datori di lavoro”. Scelte che “evidentemente incentivano a continuare a ritenere che la vita dei lavoratori sia un fattore secondario dentro i bilanci delle aziende e non il primo bene da tutelare, nei luoghi di lavoro”.

sabato 23 maggio 2009

Rinunciamo alla campagna elettorale

Stiamo entrando nel vivo di una campagna elettorale che sinceramente i militanti del circolo PRC di Salandra non vivono con particolare interesse. Ciò nonostante crediamo sia opportuno porre all’attenzione degli elettori alcune questioni.

Nei giorni scorsi è apparso un volantino a firma di Raffaele Tantone, rappresentante del Partito Socialista di Salandra, che si proponeva come unico oppositore della “casta” al potere. Vorremmo capire innanzi tutto la natura di questo partito, di cui non si conoscono né la sede né militanti attivi. Non vorremmo certo proporci come garanti dell’Amministrazione comunale cui il nostro circolo è estraneo, ma prima di lanciare strali moralistici sull’operato altrui, crediamo sia doveroso da parte di chi ha avuto l’onere di rappresentare il nostro paese nelle istituzioni provinciali, far presente alla cittadinanza quanto prodotto in questi cinque anni di mandato dal proprio consigliere. Su questo il Partito Socialista tace.

Per quanto riguarda la centrale a turbogas, la cui realizzazione ha ricevuto l’autorizzazione del Ministero dell’ Ambiente, non vediamo come si possa urlare allo scandalo quando sia per la sua realizzazione, sia per la messa in produzione, potrebbe garantire numerosi posti di lavoro. I “compagni socialisti”, vadano a spiegare a chi da qualche anno vive il disagio della cassa integrazione, della mobilità o della disoccupazione in genere, con mutui sulle spalle e figli da mantenere, che debbono rinunciare ad un’opportunità di lavoro perché l’attuale amministrazione non ha informato sufficientemente alcuni cittadini sulla realizzazione dell’impianto. Chi scrive è ben conscio di quanto sta accadendo, in quanto la dirigenza locale del PRC si è sempre posta il problema di informarsi ed informare la cittadinanza sia sull’operato amministrativo, sia sulle questioni ambientali. È facile proporsi come ambientalista d’avanguardia quando la propria posizione economica è al sicuro!

Intendiamo precisare inoltre, che l’orientamento del circolo in merito alla campagna elettorale in corso è di un totale disimpegno. In disaccordo con la nostra dirigenza provinciale, non intendiamo sostenere alcun candidato alla provincia, né alle europee. Il nostro impegno politico non si scioglie come neve al sole, in quanto rimaniamo fortemente convinti della necessità di un rinnovamento mirato ad uno sviluppo sano della nostra comunità ma la nostra dignità non è in vendita!!!

Per esprimere un voto consapevole, rivolgiamo un appello a tutti i movimenti politici affinchè si eviti di gettare fumo negli occhi agli elettori, esprimendo con chiarezza la propria collocazione nello scenario comunale. A buon intenditore …

I militanti del circolo PRC di Salandra

sabato 16 maggio 2009

Simonetti: isolare tentativi di intimidazione

“Occorre isolare ogni atto di intimidazione perché non appartiene alla cultura democratica delle nostre popolazioni e può essere una spia pericolosa di tentativi di inquinamento della vita politica regionale”: è quanto sostiene la presidente del gruppo Prc in Consiglio regionale Emilia Simonetti che ha espresso calorosa solidarietà al presidente della Giunta regionale Vito De Filippo che, ha detto Simonetti, “deve sentire tutto il convinto sostegno dei consiglieri regionali senza distinzioni politiche. Il clima del confronto elettorale e il lavoro degli organi istituzionali della Regione che come è noto non sono interessati dalla consultazione del 6 e 7 giugno e quindi proseguono la propria attività – continua Simonetti – non possono essere inquinati da azioni scellerate che tra l'altro hanno precedenti all'epoca del presidente Bubbico. Come allora - aggiunge - bisogna stringersi intorno al presidente De Filippo”.

Con la stessa fermezza – ha aggiunto – va denunciata l'aggressione che ha subito oggi a Torino il dirigente della Fiom Rinaldini, che tra l'altro come sanno bene gli operai della fiat di Melfi, è da sempre vicino ai problemi di tutti i lavoratori metalmeccanici e delle fabbriche in crisi senza alcuna distinzione territoriale. Non si può assolutamente tollerare che la violenza si affermi e che approfitti della forte tensione che si vive in tutte le fabbriche italiane del sud come del nord. Per Simonetti “entrambi gli episodi richiedono risposte ferme ed unitarie contro l'imbarbarimento dei rapporti politici e sociali”.

venerdì 15 maggio 2009

Edoardo Sanguineti - "Serve una lista comunista"

Intervista di Cosimo Rossi a Edoardo Sanguineti Poeta e critico (Liberazione, 14/05/09)

La sinistra affronta le prossime europee sempre lacerata e litigiosa. C'è modo di invertire questo senso si marcia?
Insieme ad altri siamo impegnati perché in questa tornata elettorale vi sia un'affermazione significativa delle forze di sinistra disperse in un'area che è intenzionalmente emarginata. Io condivido e sostengo questo sforzo per sostenere la lista comunista, affinché le forze vecchie e nuove di sinistra che hanno operato in modo disorganico si trovino collegate, per consentire alla sinistra di affrontare la sfida. Questo coincide per me con quello che avevo elaborato quando per le primarie genovesi avevo raccolto appunto le forze della sinistra suscitando anche molti contrasti e polemiche.

Per aver evocato "l'odio di classe"…
Mi ero richiamato con Walter Benjamin all'odio di classe…

Che in fin dei conti è tutt'altro che infondato e scandaloso: i sentimenti e l'agire dell'Italia nei confronti degli stranieri che viaggiano sulle carrette del mare sono a dir poco di avversione, se non propriamente di odio…
L'odio c'è, è vero. La frase risale alle Tesi di filosofia della storia, che rappresentano in qualche modo il testamento politico di Benjamin. Quando ascoltiamo le cifre relative al fenomeno delle migrazioni ci si rende conto di quanto sia difficile organizzare in modo razionale le cose. Oggi come oggi se sono un bianco romeno entro tranquillamente in Italia in quanto cittadino comunitario senza essere notato, mentre se sono un nero africano vengo immediatamente visto e percepito come il colore del pericolo. Mi pare sia importante combattere queste idee, il fatto che l'odio di classe anziché contro i potenti va sollevato contro i deboli. E' odio di classe quello che ha tolto la virtù al proletariato. Oggi come oggi chi si riconosce nel proletariato?

Probabilmente nessuno si definisce più tale. Viene rifiutata la definizione in quanto umiliante?
Oggi abbiamo i lavoratori, che sono sfruttati in ogni modo ma non si dice. Solo i morti sul lavoro ci dicono che esiste lo sfruttamento, che per guadagnare quattro soldi si rinuncia anche alle tutele e ai diritti. Anche il modo in cui è stato utilizzato pubblicamente il terremoto la dice lunga su quanto si possano convertire in posizioni equivoche e pericolose questioni che invece dovrebbero essere limpide come quelle relative agli aiuti e la ricostruzione, il modo in cui vengono utilizzate le risorse, il tipo di interventi. Con tutti i viaggi e le promesse di Berlusconi ci troviamo messi davanti a una rappresentazione e a una situazione in cui rimangono del tutto in sospeso gli aspetti veri: i problemi di sopravvivenza e di convivenza dei superstiti, i problemi di ricostruzione, i problemi di difesa del patrimonio e del territorio. Cosa vuol dire, per esempio, che i soldi per la ricostruzione ci sono? Vuol dire solo che pagheremo tutti. Ma vuol dire anche che c'è il rischio di speculazioni straordinarie e di abusi. Di questo, però, non si discute. O ancora: diamo in affitto opere d'arte a chi si impegna a restaurarle. Questo vuol dire che chi ha soldi può disporre a piacere del patrimonio artistico. Mi pare renda bene l'idea di come bisogna stare attenti.

Tornando alle elezioni europee, Franceschini sta facendo una campagna agguerrita per sostenere che l'unico risultato che conta sarà la differenza tra il Pdl e il Pd…
Francamente non mi convince. Devo dire che l'atteggiamento del Pd non mi pare affatto efficace. Confido di più nel riunirsi delle forze emarginate e che rischiano di essere cancellate dalla vita politica attraverso questa mitologia del voto utile. Che mi pare mistificante.

In che senso?
Il problema è se si crede che effettivamente il Pd rappresenti alternativa efficace alla destra berlusconiana oppure se, anche sulla base dell'esperienza passata e recente, si possano avere delle riserve in merito. Credo perciò si possa smentire la mitologia per cui o si vota Pd oppure non serve; credo si possa dubitare dell'utilità del voto al Pd. E mi sembra anche che le differenze tra il Pd e la destra, che verbalmente possono apparire rilevanti, non lo siano altrettanto in sostanza.

Contraddizione ancora più marcata in Di Pietro, che tuttavia fa incetta di consensi…
Questo mi pare anche comprensibile, perché effettivamente si presenta come refrattario a ogni compromesso, al di fuori del sistema di coalizioni oggi esistenti. Il mio tentativo è invece quello di intraprendere una strada diversa anche attraverso il sostegno alla lista comunista, in cui non è questione di ostentare sinistrità, ma di realizzare un metodo e un sistema nuovi. Perché c'è il rischio che forze che occupano ruoli di qualche responsabilità sul terreno locale perdano significato appena trasportate su un binario di maggiore responsabilità, nazionale o anche europeo. A questo proposito l'impegno per l'affermazione della lista comunista mi pare il massimo rischio utile.


mercoledì 13 maggio 2009

Margherita Hack - "Se l'opposizione è Veronica..."

intervista di Cosimo Rossi a Margherita Hack (Liberazione, 12/05/2009)

«Non bastavano Rifondazione e i Comunisti italiani? C'era proprio bisogno di un terzo partitino come Sinistra e libertà per continuare a scornarsi e prendere un'altra di quelle batoste che non hanno precedenti nell'ultimo mezzo secolo?». L'astrofisica Margherita Hack, candidata nella lista comunista al nordovest e capolista nelle isole, è di quegli animi schietti e sanguigni come sanno essere i toscani: «La cosa disperante - dice - è che la metà dei cittadini italiani continua a votare il centrodestra incurante di tutte le porcherie che fanno». Incapace di mitigare la critica a una classe politica di sinistra che «dovrebbe mettere da parte distinguo e personalismi», per la scienziata «l'unica difesa da questo berlusconismo imperante è far parte di un'Europa che, nonostante tutti i limiti, ancora è un po' più democratica dell'Italia».
Il parlamento europeo non ha strumenti d'intervento rispetto ai governi nazionali, né c'è un governo europeo. Come può diventare una trincea rispetto alla destra berlusconiana?
Mi pare che l'Europa sia la nostra unica speranza, l'unico argine a questa deriva verso la dittatura mediatica di Berlusconi. Ma che è una democrazia quella italiana? Io guardo all'Europa e mi auguro un'Europa più giusta e efficace, che abbia anche un vero e proprio governo, per arrivare davvero a un'unica nazione europea. Un'Europa che non si occupi solo delle questioni economiche, che certo sono fondamentali, ma che agisca a favore della ricerca scientifica, della cultura, dell'affermazione dei diritti sociali e civili, di una vera accoglienza verso gli immigrati.
Però l'Europa ora come ora si mostra con il volto della Commissione e del Consiglio fatto dai governi nazionali…
E ugualmente mi pare che condanni l'Italia per l'assenza di pluralismo dell'informazione e, proprio in queste ore, per il mancato rispetto dei diritti umani degli stranieri e dei rifugiati. Credo sia compito dei candidati europei battersi per un'Europa nazione e democratica, fondata sulla cittadinanza e il diritto, aperta a chi è più debole e bisognoso. L'Europa, per altro, ha assoluto bisogno di queste persone, che poi sono utilizzate intensamente per tutte quelle mansioni a cui i cittadini europei non vogliono più adempiere. Quindi siamo noi che dovremmo ringraziare loro e non viceversa.
Invece ci si richiama proprio all'Europa per giustificare i respingimenti alle frontiere. Lo fa l'Italia e lo fa anche la Spagna del socialista Zapatero…
Già. E il bello è che l'Italia e Spagna sarebbero anche paesi cristiani, cattolicissimi... Persino i soldati delle navi militari ho visto che si vergognavano di quello che devono fare. E devo anche sentire che l'ex fascista Gianfranco fini prendere posizione contro questo respingimento inumano e incivile dei disperati con maggiore decisione che non il socialista Piero Fassino: sta diventando più democratico e di sinistra lui del Pd.
A proposito di Pd, Franceschini sostiene che l'unica cosa che conta alle prossime elezioni e lo scarto tra il Pd e il Pdl…
Questo è stato anche l'argomento di Veltroni in ultime elezioni politiche, e si è visto il bel risultato che ha ottenuto. Mi pare che si insista nell'errore. Purtroppo è tardi per rimediare. L'unico rimedio sarebbe di tornare a una formula unitaria per contrastare la destra berlusconiana.
Ma anche quella si è rivelata una formula fallimentare…
Io sento l'esigenza assoluta di un unico partito di sinistra, di una sola sinistra nel centrosinistra. Non si può stare tanto a distinguere quando si sta per affogare. Tutta la sinistra secondo me sbaglia. E così si prenderà un'altra batosta. Perché Berlusconi ha la capacità e il potere di tormentare le coscienze con più efficacia di Wanna Marchi grazie al possesso delle televisioni. Come imbonitore e anestesista di coscienze è un maestro. C'è un raggruppamento politico di disonesti nella destra italiana che accettano e realizzano leggi ad personam, che perseguono interessi particolari, che fanno strame della Costituzione: tutte cose che cancellano la democrazia. In Italia si è appena accennato al caso Mills, l'avvocato condannato perché corrompeva testimoni per conto di Berlusconi: lui è stato condannato ma Berlusconi no, grazie al lodo Alfano. In qualsiasi altro paese democratico ci sarebbero state una sollevazione civile e una richiesta di dimissioni. Invece qui ci si scalda solo per la faccenda della moglie e la sua decisione di divorziare, quando ci sarebbero cose ben più serie e gravi: perché domina il pettegolezzo.
In questo Berlusconi è stato vittima di se stesso e del proprio impero mediatico, trovando nella moglie forse il solo, vero avversario…
A Veronica va fatto tanto di cappello. Ma se è lei l'opposizione, poveri noi.

lunedì 11 maggio 2009

Sondaggio Europee:PRC vicino al 4%


"Il mio voto alla lista comunista per un'Europa dei diritti"

Intervista a Gianni Ferrara
professore emerito di diritto costituzionale (Liberazione, 11/05/2009)

«Sono rimasto molto desolato dalle modalità e dai risultati del congresso di Chianciano. Ora però bisogna prendere atto di quel che è accaduto e impegnarsi per cercare di far sì che non scompaia dall'orizzonte politico italiano una forza come Rifondazione comunista». Gianni Ferrara, professore emerito di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, argomenta così il proprio voto per la lista comunista alle prossime elezioni europee. «Perché questa è l'Europa che ha come principio fondamentale solo il dogma dell'economia di mercato e della libera concorrenza - continua - Una formula ripetuta allo spasimo in tutti i trattati. E io credo che solo nei grandi spazi continentali sarà possibile costruire un'alternativa a questa società».

Una volta ancora le sinistre si presentano divise alla sfida elettorale. In una recente intervista Bertinotti sostiene la duplice esigenza di una "tabula rasa" e un "big bang" che rianimino la sinistra, dichiarando che alle europee il "tanto peggio" potrebbe persino essere "tanto meglio" e rimproverando(si) di non aver dato vita a un nuovo soggetto unitario dopo Genova…
Mi pare un po' eccessivo. Anche perché Genova non fu proprio la presa del palazzo d'inverno; anche su questo occorrerebbe ristabilire le debite proporzioni. Detto questo, ho molta stima e profondo affetto per Fausto, ma non sono d'accordo con lui. Perché credo che le ragioni per cui la sinistra è ridotta così siano molte di più, e più profonde, di quelle a cui si riferisce lui. A cominciare da quelle che hanno impedito di metabolizzare la sconfitta storica subita nel 1989. Aveva ragione Willie Brandt quando, riferendosi in particolare alla socialdemocrazia, diceva che il crollo dell'Urss avrebbe travolto anche altri filoni del movimento operaio.
La sinistra è stata travolta, eppure non solo non si intende sul da farsi, ma neppure su quel che è accaduto?
Il motivo per cui sono rimasto deluso dal congresso di Chianciano è che a mio avviso non ha tenuto in nessun conto quel che è successo in Italia con le elezioni del 2008.

Riguardo alla sconfitta sonora della sinistra o anche all'affermazione della destra?
Con le scorse elezioni è cambiato il regime politico nel suo complesso. Non abbiamo più una democrazia rappresentativa come è stata disegnata attraverso la Costituzione: è diventata una monocrazia elettiva. Si elegge il capo del governo, al quale vengono poi attribuiti tutti i poteri. E infatti Berlusconi si lamenta di non averli, si lamenta di non avere potere legislativo. Il contrario di quanto affermato in due secoli di dottrine costituzionali. E' cambiato lo spirito profondo della maggioranza del paese, è cambiata la testa dei governanti, è cambiato l'insieme dei fini dello stato, che non sono più quelli stabiliti dalla Costituzione.

Ma non è accaduto da un giorno all'altro con le scorse elezioni…
Con le ultime elezioni si è compiuto un disegno cominciato nel '93, un disegno eversivo che io chiamo gollismo referendario. E' di questo occorreva discutere. Rifugiarsi nella questione delle identità, identità comunque astratte rispetto alla fase concreta dello sviluppo economico e sociale, mi è sembrata una fuga fuori del campo di lotta.

Un rimprovero rivolto a tutto il Prc di ieri e di oggi...
Sì, a tutti. E comunque sono convinto che la scissione sia stata un errore. Ora però bisogna prendere atto di quel che è accaduto e cercare assolutamente di fare in modo che Rifondazione non scompaia dalla politica in Italia e in Europa.

Proprio nel contesto europeo la crisi della sinistra italiana appare in controtendenza. Perché in Francia o Germania ci sono formazioni di sinistra che riconquistano consensi e in Italia sono invece così in difficoltà?
Perché gli errori commessi in Italia sono molto gravi. Il partito italiano che corrisponde ai socialisti francesi, per esempio, il Pd, è un partito che ha accettato fino in fondo il neoliberismo, che non ha altro da dire se non plaudire al trattato di Lisbona. Cosa che in Francia non accade, perché parte del Ps si è opposto all'ideologia su cui è costruita l'Europa sin da prima di Maastricht, cioè il liberismo. Secondo me è di questo che bisognerebbe trattare in questa campagna elettorale. E mi sembra che sia quello che si propone il Prc con la lista realizzata insieme al Pdci e Socialismo 2000, i cui eletti faranno tutti parte della Sinistra europea e non del Pse.

Una critica indiretta a Sinistra e libertà, di cui alcuni esponenti sono iscritti al gruppo socialista?
Mi riferisco anche a loro. Il Pse è il partito di coloro che hanno introiettato l'ideologia neoliberista, facendone strumento e stella polare della propria azione politica. Pensare che il mercato possa autoregolarsi significa avere una visione aberrante. Perché mai il capitale non dovrebbe avere bisogno di norme regolatrici? Tutto questo infatti è in crisi: dappertutto si chiede un intervento pubblico per salvare il salvabile. Anche nel paese egemone sul mondo, gli Usa, c'è un presidente che non mi pare voglia insistere ciecamente sulle direttrici del neoliberismo. Mi pare quindi che si debba votare per chi sicuramente si oppone a questa Europa, che non è un'Europa dei diritti.

Il fatto è proprio che la difesa dei diritti è spesso contro l'Europa. Questo non è un paradosso?
Per difendere i diritti essi dovrebbero essere tra i principi fondativi dell'Europa. Invece non lo sono. Il costo dei diritti sociali, per esempio, rappresenta in realtà un costo da ritenere assoluto, tale cioè da poter essere pagato dall'Unione? No, l'Europa non lo garantisce. Il mercato libero è l'alfa e l'omega dell'ordinamento europeo. Poi ci sono le chiacchiere che magari esaltano la coesione sociale. Ma bisogna vedere nel concreto come viene trattato, ad esempio, il diritto di sciopero. I diritti sociali sono riconosciuti come diritti dei singoli stati, ma non fatti propri dall'Unione. Agli stati si demanda le modalità attraverso cui i diritti sociali possono essere tutelati, ma sempre nei margini stabiliti dell'economia di mercato, senza mai fare di quei diritti l'obiettivo e il presupposto della legislazione. Non è un caso che poi i trattati vengano bocciati, com'è accaduto a quello costituzionale in Francia e Olanda e a quello di Lisbona in Irlanda. Il problema che abbiamo è precisamente quello di tutelare i diritti. Anche perché l'Europa si identifica come idea e missione con i diritti. Ma questa missione non è esercitatile se l'ordinamento dell'Europa è fondato su un principio diverso e, nel caso specifico, sull'economia capitalistica.
C.R.

sabato 9 maggio 2009

Ferrero risponde a Bertinotti: Un errore distruggere tutto

"In politica troppa confusione può portare al nichilismo". Intervista a Paolo Ferrero

di Frida Nacinovich - Liberazione, 8 maggio 2009
Segretario Ferrero, in un'intervista a "l'Unità" il suo predecessore Fausto Bertinotti guarda alle elezioni europee e dice: «Tanto peggio, tanto meglio». Quindi pensa che in fondo sarebbe un bene se alla sinistra del Pd nessuno arrivasse al 4%. Alla cronista viene in mente un racconto di Edgar Allan Poe, il gatto nero, con il protagonista che uccide prima l'amato gatto di casa poi la moglie. Davvero è tutto da buttare, tutto da rifare? La sinistra italiana è davvero come l'araba fenice, deve rinascere dalle sue ceneri?
Finalmente Fausto fa un'analisi della sconfitta elettorale simile a quella fatta dalla maggioranza che ha vinto il congresso di Chianciano. Ne prendo atto con favore.

Dal congresso di Chianciano è passato quasi un anno, nel mezzo c'è stata perfino una scissione. Può spiegarci?
Nell'intervista Bertinotti riconosce che era sbagliata la linea politica che ha portato Rifondazione comunista nel governo. E dentro questa linea la sua scelta di fare il presidente della Camera.

Su quest'ultimo punto la frase testuale è: «Una scelta problematica...».
Bertinotti è più netto quando parla dell'esperienza di governo, più reticente quando affronta l'argomento della sua presidenza della Camera.

In fondo questo è un dettaglio. Quello che conta è la linea politica. Ferrero ha appena riconosciuto a Bertinotti di aver ammesso l'errore. Tornerete insieme quindi?
Il problema è che Bertinotti non tira le conseguenze politiche della sua analisi. La sconfitta della sinistra Arcobaleno è il frutto di una linea sbagliata.

Ci spieghi ancora meglio.
Bertinotti annuncia il suo voto per "Sinistra e libertà", un raggruppamento politico che fa l'analisi opposta della sconfitta elettorale.

Cerchiamo di essere ancora più chiari: cosa divide "Sinistra e libertà" da Rifondazione comunista?
Sinistra e libertà" non riconosce che andare al governo è stato un errore. Ecco perché si in lista con i socialisti craxiani e stringe alleanza con il Partito democratico a Napoli, Milano, Firenze e Torino. Insomma, si colloca come corrente esterna del Pd. E non è un caso che nell'intervista Bertinotti non affronti il tema della scissione da Rifondazione.

Due partiti, entrambi con il problema capitale di raggiungere il 4% alle europee. Tanto peggio tanto meglio?
C'è un fondo nichilista in questa affermazione che non è solo sbagliata ma dannosa.

Non servirebbe un bel big bang alla sinistra italiana?
Insisto: in quell'espressione c'è un elemento nichilista, che si traduce anche nell'accusa rivolta a Rifondazione di essere affetta da regressione neoidentitaria. Distruggere tutto per poi ricostruire, appunto. Il problema è che la distruzione della sinistra con un Pd in queste condizioni e un Pdl così forte rischia di coincidere con la cancellazione dell'idea di sinistra.

Ma Bertinotti dice che senza una tabula rasa la sinistra italiana non può rinascere.
Se si avverasse l'auspicio di Fausto l'esistenza stessa della sinistra sarebbe chiusa. Magari una parte di ceto politico finirebbe nel Pd, ma larga parte dell'elettorato si sposterebbe stabilmente nell'unico antiberlusconismo presente. Cioè l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro. Un esito devastante, soprattutto perché Di Pietro non è sinistra.

La sinistra di cui parla lei è quella che è stata definita di volta in volta neoidentitaria, nostalgica della falce e martello, anche stalinista.
Ci attribuiscono una deriva neoidentitaria quando invece abbiamo proposto di fare una lista unitaria per le elezioni europee sulla base dell'appartenenza al Gue, il gruppo unitario della sinistra alternativa a Strasburgo. E' sbagliato confondere la sconfitta della propria linea politica con la possibilità di costruire una sinistra.

Quindi, secondo lei di falce e martello c'è sempre bisogno.
Il pensare di dover tagliare le proprie radici per esistere è il principio con cui si è suicidata la sinistra in Italia. Un conto è la rifondazione, altro conto l'estirpazione.

Si parla sempre di due sinistra, quali sono?
A ben guardare la sinistra moderata era già così come è dieci anni fa, invece la sinistra di alternativa si è quasi suicidata nell'esperienza di governo. Il problema oggi è ricostruire la sinistra anticapitalista e comunista, non di fare l'occhiolino a D'Alema.

Sempre nell'intervista a "l'Unità" Bertinotti sostiene che dopo Genova Rifondazione si doveva sciogliere e contribuire a creare un partito più grande.
Già ai tempi del G8 dissi che Rifondazione comunista avrebbe dovuto essere il motore di una sinistra di alternativa vera ed aggregare altri pezzi. L'intuizione della sinistra europea andava proprio in quella direzione: un contenitore politico cui aveva aderito anche il segretario della Fiom. Poi quell'esperienza è stata sacrificato sull'altare della sinistra arcobaleno.

4% alle europee è davvero questione di vita o di morte?
Penso che sia davvero necessario che la sinistra anticapitalista e comunista raggiunga il 4%. Perché è l'unico progetto alternativo sul tappeto. Noi abbiamo scelto di andare del Gue, c'è chi invece ha gettato falce e martello un cambio di un'alleanza con i craxiani. Che posso farci?

Ferrero, non si sente "il vecchio", rispetto a un Bertinotti che archivia "falce e martello" nel segno della "nuova nuova sinistra"?
Sul piano psicologico l'intervista di Bertinotti fa venire in mente la celebre frase "apres moi le deluge". Ma c'è anche un piano politico: cancellare le proprie radici è un suicidio, come si è visto con Occhetto. Non è un caso che nei paesi latinoamericani - penso ai sandinisti, agli zapatisti , ai boliviani - si tengano invece ben stretto il filo rosso della loro storia. Quando la confusione diventa nichilismo si spiana la strada al bipartitismo, all'alternanza tra simili.

martedì 5 maggio 2009

Scuola: nuova richiesta del circolo PRC

In una nota presentata in data 5 maggio, il segretario del circolo cittadino del PRC Nicola Saponara, ha sollecitato il Sindaco Soranno ad esplicare lo stato di adeguamento normativo delle strutture adibite ad uso scolastico nel territorio di Salandra. Già in data 2 dicembre era stata presentata interrogazione scritta in merito, cui non è scaturita alcuna risposta. Si attendono chiarimenti che vadano incontro alla necessità di trasparenza e garanzia della salute di studenti e lavoratori.

Perchè una persona di sinistra non può votare Di Pietro alle elezioni europee

di Vittorio Agnoletto
(europarlamentare PRC/Sinistra Europea)
da “Il Manifesto” del 3 maggio 2009

Nelle ultime settimane ho avuto modo di ascoltare non poche persone di sinistra intenzionate a votare IdV, e questa stessa intenzione è stata rappresentata più volte sulle pagine di questo giornale da diversi lettori.
Il 6/7 giugno si voterà per il Parlamento Europeo e Di Pietro ha annunciato che tutti gli eletti dell'IdV a Bruxelles faranno parte del gruppo “Liberali e Democratici”, il medesimo gruppo al quale è stato iscritto lo stesso Di Pietro quand'era europarlamentare. Per valutare se sia compatibile una rivendicata militanza a sinistra con il voto alle elezioni europee per l'IdV, penso che la cosa migliore sia analizzare il comportamento che il gruppo liberale ha tenuto verso le principali direttive nell'ultima legislatura.
Nel settore delle politiche sociali e lavorative il gruppo Liberale ha votato:
*a favore della Bolkestein, che costituisce una vera e propria istigazione al dumping sociale e alla concorrenza al ribasso tra lavoratori dentro l'UE;
*a favore della direttiva che avrebbe prolungato l'orario di lavoro fino a 65 ore alla settimana e in alcune occasioni fino a 78, direttiva che per ora, siamo riusciti a bocciare;
*a favore della risoluzione sul lavoro nero che punisce più le vittime che i carnefici. Ed infatti prevede per i datori di lavoro, che impiegano attraverso il lavoro nero immigrati senza permesso di soggiorno, solo sanzioni pecuniarie ed invece l'immediata espulsione degli stessi migranti (a meno che siano minori o che riescano a dimostrare di essere vittime della tratta). Un vero e proprio incentivo al lavoro nero degli immigrati: chi di loro farà più una denuncia ?

I Liberali hanno anche votato a favore della direttiva della “vergogna” che prevede: la possibilità di rinchiudere nei cpt/cie i migranti sprovvisti di permesso di soggiorno, ma senza che abbiano commesso alcun reato, anche per 18 (6 +12) mesi; il rimpatrio dei migranti in Paesi differenti dai loro: ad es. chi proviene dal Sudan potrebbe essere rimpatriato in Libia, nei cpt di Gheddaffi in mezzo al deserto; il rimpatrio dei minori non accompagnati purché abbiano nel loro Paese parenti anche di grado lontano....forse non è allora così difficile capire come mai 10 parlamentari dell'IdV si siano astenuti sul disegno di legge sulla sicurezza nel Parlamento italiano !
In politica estera, senza infierire, mi limito a ricordare il voto favorevole alla risoluzione sul potenziamento del ruolo della NATO nelle politiche di sicurezza dell'UE.
A coloro che obiettano che tutto dipende da chi, nella lista, verrà eletto, rispondo che è sempre meglio pensarci prima: può facilmente capitare (e non solo nell'IdV) che si dia la preferenza a qualcuno che è contro il liberismo e si contribuisca invece ad eleggere, con il proprio voto, un parlamentare della stessa lista pronto a sostenere la direttiva sull'orario di lavoro quando il Consiglio, come annunciato, la ripresenterà.
Inoltre è bene sapere che a Strasburgo il lavoro del singolo deputato dipende quasi totalmente dal rapporto con il gruppo parlamentare di appartenenza. Le iniziative individuali hanno uno spazio quasi nullo.
E' più che legittimo compiacersi con chi lancia grandi proclami contro Berlusconi, per altro sempre utili nel deserto del nostro attuale Parlamento italiano, ma non è sufficiente; è necessario andare a vedere quali concrete scelte sociali costui pratichi.
E sulla base della mia esperienza di cinque anni al Parlamento europeo, credo proprio che una persona di sinistra, e che tale voglia restare, il 6/7 giugno non possa votare l'IdV.

lunedì 4 maggio 2009

Circolo PRC di Salandra: per un nuovo centrosinistra.

Al Segretario della Federazione del PRC

Via Cappelluti, 48

M A T E R A

p.c. ai componenti del CFP del PRC

via Cappelluti, 48

M A T E R A

Il Direttivo del circolo di Salandra, riunitosi in data 4 maggio 2009, ha esaminato la situazione politica locale e valutato i vari scenari possibili circa le alleanze in vista della competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio Provinciale;

P R E M E S S O

· che l’atteggiamento arrogante finora assunto dalla dirigenza del Partito Democratico, non ha di certo favorito il raggiungimento di un accordo elettorale con il nostro partito;

· che la presenza delle liste civiche materane, rappresenta un ulteriore spostamento al centro dell’asse dell’ ex centrosinistra;

· che la necessità di una reale discontinuità con la precedente esperienza amministrativa è auspicabile e praticabile;

C O N S I D E R A T O

· che un’eventuale candidatura alla Presidenza della Provincia sostenuta da una lista autonoma PRC- PDCI, rischierebbe di provocare la scomparsa della nostra rappresentanza in Consiglio Provinciale;

· che obiettivamente il ruolo istituzionale del partito non rappresenta un aspetto marginale, sia al fine di migliorare i metodi di gestione della cosa pubblica, sia al fine di dare risposte concrete al cittadino;

· che la presenza nella Giunta Provinciale della Sinistra Democratica non è stata marginale né sensibile alle tematiche da noi sollecitate;

· che un’eventuale alleanza di sinistra, con SD e MPS non garantirebbe quindi discontinuità con le precedenti esperienze amministrative;

· che lo stato di bisogno della nostra comunità, attanagliata da disoccupazione e precarietà, rende ininfluente una mera azione di testimonianza in seno alle istituzioni locali;

P R O P O N E

Alla Segreteria Provinciale di perseguire la strada del dialogo con il centrosinistra, puntando su obiettivi programmatici chiari che tendano verso un nuovo rapporto con il cittadino, più trasparente e diretto. In merito a ciò intendiamo sollecitare l’esigenza di miglioramento delle condizioni di sviluppo dell’area interna, attraverso il completamento delle arterie di collegamento (si veda il caso Cavonica) e un nuovo piano di sviluppo industriale e agricolo.

Salandra, lì 4 maggio 2009