Concittadini,
la crisi economico-sociale in atto nel mondo globalizzato, con tutte le gravi ricadute dal punto di vista delle libertà individuali, del potere d’acquisto logorato e della paura dell’oggi e del domani, rappresenta il totale fallimento di un sistema, quello liberista, che per anni ha speculato sulle risorse finanziarie del popoli ed ora si è scoperto impotente e inefficace.
Le tardive risposte di un ceto politico elitario e incancrenito nelle stanze del potere, hanno determinato un allontanamento sdegnato della società civile dalle istituzioni . Se l’esperienza del centrosinistra si è rivelata un fallimento dal punto di vista della stabilità governativa, a causa degli egoismi di nicchia e della cecità nei confronti delle esigenze collettive, l’attuale azione politica delle Destre è frutto delle più meschine ideologie e priva di prospettive di sviluppo sia economico che sociale.
Abbiamo assistito negli anni ad una vistosa commistione tra frange politiche e alta finanza che hanno determinato corruzione ed illegalità diffusa: nessuna istituzione, nazionale o locale, ha operato in conformità alla legge. Il risultato ottenuto è alla portata di tutti: disavanzi di bilancio e recessione economica. Mentre la grande impresa operava speculazioni finanziarie e delocalizzazioni all’estero, lo Stato elargiva ingenti finanziamenti volti a garantire liquidità a pochi privilegiati. È evidente il fallimento delle strategie di rilancio industriale nelle nostre aree e non solo.
La propaganda governativa, coadiuvata dai mass media, ha operato una vasta operazione di mistificazione della realtà. È storicamente documentato, infatti, che una classe politica alla sbarra, cerca di risollevarsi cercando di deviare l’attenzione del popolo verso problemi fittizi. Così nascono le inquietudini nei confronti dei “clandestini”, venuti da fuori con l’obiettivo di destabilizzare il nostro amato Paese. Allora diventa di concezione comune che il rumeno sia stupratore di professione nonostante i dati ISTAT sconfessino tale accezione: il 90% degli stupri viene commesso da italiani e il 70% da persone conosciute dalla vittima. In secondo piano passano poi leggi e decreti aberranti e pericolosi: la scuola rischia il collasso, ridotta a pura azienda in cui far quadrare i conti a discapito del principio primario dell’istruzione; la contrattazione categoriale viene distrutta lasciando il singolo lavoratore in balia delle angherie del padronato; la stampa libera viene chiusa per garantire il monopolio a poche testate legate a grossi gruppi imprenditoriali; i redditi bassi vengono offesi attraverso meri contentini economici, del tutto insufficienti per far fronte all’inflazione cavalcante; la social card senza copertura finanziaria e molto altro.
Un paese in crisi che si preoccupa di chiudere le frontiere e distruggere la giustizia, che non investe in istruzione e ricerca, non innova e non rinnova la propria classe politica, che non interviene per una equa redistribuzione dei redditi a favore dei ceti meno abbienti, è destinato ad un crollo repentino e inesorabile.
La sfida che vogliamo lanciare è di ripartire dal basso, dal lavoro costante sul territorio attraverso la controinformazione e la progettualità, aprendoci al dialogo con tutte le forze sane, senza preconcetti né ideologismi. Una sfida impegnativa che parte dal presupposto di combattere il pensiero unico, la propaganda di regime e il disfattismo secondo cui nulla si può fare per cambiare le cose. Possiamo vincere la sfida soltanto prendendo coscienza delle nostre potenzialità: l’unità della classe lavoratrice, degli studenti e dei pensionati, affinchè il problema di una categoria non rimanga un discorso esclusivamente corporativo. Se rimanessimo chiusi nel nostro egoismo cieco, prima o poi verremo inesorabilmente travolti nel baratro. In una piccola comunità come la nostra, ad esempio, la perdita del posto di lavoro di molte famiglie rappresenta un grosso problema anche per le attività commerciali e per i servizi pubblici.
Occorre ripartire energicamente ad intervenire nelle decisioni che riguardano la nostra vita, con spirito critico e non demandando a nessuno, riprendendo in mano il nostro futuro. Noi tutti siamo chiamati a decidere su cosa fare della nostra comunità: continuare nell’inesorabile declino, lasciar partire i nostri giovani verso mete lontane privi di affetti familiari e sicurezza, oppure iniziare a rialzare la testa e combattere nel quotidiano per far sentire la propria voce e dare risonanza ai propri diritti. Scanzano insegna …
Salandra, lì 24 febbraio 2009
Il Segretario di Circolo
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