Verso la Conferenza delle Lavoratrici e dei Lavoratori
intervista a Roberta Fantozzi, responsabile lavoro del Prc (Liberazione del 28/11/2009)
Sconfiggere le politiche neoliberiste, costruendo una via d'uscita “a sinistra” dalla crisi, è possibile. Lo testimoniano le tante vertenze vittoriose condotte in questi mesi dagli operai della Innse di Milano, della Fincantieri, della Safilo,o altre ancora in corso, come quella Alcoa. E tuttavia, permane il rischio che la crisi possa alimentare divisioni sul terreno sociale e la “guerra tra poveri”.
In questo quadro, il compito di una forza politica come Rifondazione non può che essere quello di «ricostruire una prospettiva di trasformazione», stando dentro ad ogni conflitto, costruendo reti di solidarietà nei territori - anche attraverso la creazione di Comitati unitari contro la crisi - e avanzando proposte coerenti sul piano legislativo. Con la consapevolezza che non sarà facile ricucire in breve tempo quel rapporto di fiducia incrinatosi tra la sinistra e quella parte del mondo del lavoro che, ad esempio, si astiene al sud e, al nord, vota Lega. E' questa la strada indicata ai lavoratori e alle lavoratrici di Rifondazione dal documento di preparazione della Conferenza nazionale che si terrà il 30 e 31 gennaio. «Un testo di avvio della discussione, modificabile e integrabile», precisa Roberta Fantozzi, responsabile nazionale lavoro del Prc.
Il documento sottolinea il ruolo decisivo delle lotte operaie per costruire una via d'uscita a sinistra dalla crisi- Tuttavia, i sondaggi dicono che molti di questi lavoratori che, almeno dentro le loro fabbriche, combattono gli effetti delle politiche neoliberiste, poi però votano a destra. Come si spiega questa contraddizione?
Questa contraddizione è il frutto di processi di lungo periodo. In questi anni c'è stata una frantumazione del mondo del lavoro, che ha reso più difficile per tutti il compito di rappresentarlo. Più di recente, c'è stata Ia delusione per le esperienze dei governi di centrosinistra. Non a caso dal 2006 al 2008 l'astensionismo tra gli operai è aumentato di 11 punti, voti che prima andavano al centrosinistra complessivamente inteso. C'è stato un processo di esodo dalla politica, determinato anche da limiti soggettivi della sinistra. Con questa conferenza intendiamo ribadire che l'iniziativa permanente sui temi del lavoro, il radicamento nei luoghi di lavoro, sono elementi fondativi della nostra identità e, crediamo, di tutta la Federazione della sinistra alternativa. Vogliamo che la conferenza sia un'occasione di protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori che in tutta Italia stanno portando avanti vertenze, mobilitazioni. I compagni e le compagne di Rifondazione sono generosamente dentro a questi conflitti, per pensiamo che si possa fare di più e di meglio. Dopodiché, stare nelle lotte è una parte delle cose che dobbiamo fare, ma non l'unica. Dobbiamo anche lavorare per la ricostruzione della credibilità della sinistra in quanto tale. La Federazione della sinistra di alternativa per noi significa dire «è finita una stagione di divisioni».
Il Prc dà un giudizio durissimo del nuovo modello contrattuale. Nel documento c’è scritto che il partito appoggerà «tutte le iniziative volte a scardinare l'accordo separato, iniziative in cui si registra positivamente il protagonismo della Fiom». Perché solo la Fiom? Tutta la Cgil non ha firmato quell’accordo...
Il fatto che la Cgil non abbia firmato la controriforma della contrattazione è un elemento assolutamente decisivo, perché altrimenti il cerchio si sarebbe chiuso. Quell'accordo è gravissimo perché rappresenta un attacco al salario e ai diritti del lavoro. Si vuole arrivare al contratto individuale immaginando un sindacato di servizi che cogestisce con le imprese quelle parti di stato sociale che si vogliono privatizzare. Un modello non emendabile. Se è così, l'obiettivo deve essere di far saltare quell'accordo, cosa che rende necessario un salto di qualità anche nell'iniziativa della Cgil.
C’è chi, dentro la Cgil, preme per lo scipero generale. Giusto farlo?
Sì. Che l'11 dicembre ci sia lo sciopero della Funzione pubblica e di tutto il settore della conoscenza è positivo ma, data la situazione, riteniamo urgentissimo arrivare a un momento di unificazione delle mobilitazioni.
La Cgil è sotto attacco, la presentazione di una mozione alternativa al congresso non rischia di creare divisioni?
La democrazia si nutre del confronto tra posizioni diverse. Io penso che i lavoratori non comprenderebbero una discussione con toni distruttivi. Invece, che la Cgil discuta della propria strategia per l'oggi e per il futuro, penso sia un modo per rispondere all'attacco di cui è oggetto.
La Fiom ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare sulla democrazia sindacale, Che ne pensi?
Le elezioni delle Rsu ovunque e senza quote di riserva, il voto vincolante sugli accordi sono punti importantissimi, anche se non condividiamo lo sbarramento nazionale al 5%. Sosterremo questa proposta, perché la democrazia non può esistere se è negata nel cuore delle relazioni sociali, nei rapporti di lavoro. Oggi in Italia siamo nella condizione che il padronato si sceglie i sindacati con cui contrattare e chiudere accordi, senza che i lavoratori possano dire in nessun passaggio se quei sindacati li rappresentano o no.
intervista a Roberta Fantozzi, responsabile lavoro del Prc (Liberazione del 28/11/2009)
Sconfiggere le politiche neoliberiste, costruendo una via d'uscita “a sinistra” dalla crisi, è possibile. Lo testimoniano le tante vertenze vittoriose condotte in questi mesi dagli operai della Innse di Milano, della Fincantieri, della Safilo,o altre ancora in corso, come quella Alcoa. E tuttavia, permane il rischio che la crisi possa alimentare divisioni sul terreno sociale e la “guerra tra poveri”.
In questo quadro, il compito di una forza politica come Rifondazione non può che essere quello di «ricostruire una prospettiva di trasformazione», stando dentro ad ogni conflitto, costruendo reti di solidarietà nei territori - anche attraverso la creazione di Comitati unitari contro la crisi - e avanzando proposte coerenti sul piano legislativo. Con la consapevolezza che non sarà facile ricucire in breve tempo quel rapporto di fiducia incrinatosi tra la sinistra e quella parte del mondo del lavoro che, ad esempio, si astiene al sud e, al nord, vota Lega. E' questa la strada indicata ai lavoratori e alle lavoratrici di Rifondazione dal documento di preparazione della Conferenza nazionale che si terrà il 30 e 31 gennaio. «Un testo di avvio della discussione, modificabile e integrabile», precisa Roberta Fantozzi, responsabile nazionale lavoro del Prc.
Il documento sottolinea il ruolo decisivo delle lotte operaie per costruire una via d'uscita a sinistra dalla crisi- Tuttavia, i sondaggi dicono che molti di questi lavoratori che, almeno dentro le loro fabbriche, combattono gli effetti delle politiche neoliberiste, poi però votano a destra. Come si spiega questa contraddizione?
Questa contraddizione è il frutto di processi di lungo periodo. In questi anni c'è stata una frantumazione del mondo del lavoro, che ha reso più difficile per tutti il compito di rappresentarlo. Più di recente, c'è stata Ia delusione per le esperienze dei governi di centrosinistra. Non a caso dal 2006 al 2008 l'astensionismo tra gli operai è aumentato di 11 punti, voti che prima andavano al centrosinistra complessivamente inteso. C'è stato un processo di esodo dalla politica, determinato anche da limiti soggettivi della sinistra. Con questa conferenza intendiamo ribadire che l'iniziativa permanente sui temi del lavoro, il radicamento nei luoghi di lavoro, sono elementi fondativi della nostra identità e, crediamo, di tutta la Federazione della sinistra alternativa. Vogliamo che la conferenza sia un'occasione di protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori che in tutta Italia stanno portando avanti vertenze, mobilitazioni. I compagni e le compagne di Rifondazione sono generosamente dentro a questi conflitti, per pensiamo che si possa fare di più e di meglio. Dopodiché, stare nelle lotte è una parte delle cose che dobbiamo fare, ma non l'unica. Dobbiamo anche lavorare per la ricostruzione della credibilità della sinistra in quanto tale. La Federazione della sinistra di alternativa per noi significa dire «è finita una stagione di divisioni».
Il Prc dà un giudizio durissimo del nuovo modello contrattuale. Nel documento c’è scritto che il partito appoggerà «tutte le iniziative volte a scardinare l'accordo separato, iniziative in cui si registra positivamente il protagonismo della Fiom». Perché solo la Fiom? Tutta la Cgil non ha firmato quell’accordo...
Il fatto che la Cgil non abbia firmato la controriforma della contrattazione è un elemento assolutamente decisivo, perché altrimenti il cerchio si sarebbe chiuso. Quell'accordo è gravissimo perché rappresenta un attacco al salario e ai diritti del lavoro. Si vuole arrivare al contratto individuale immaginando un sindacato di servizi che cogestisce con le imprese quelle parti di stato sociale che si vogliono privatizzare. Un modello non emendabile. Se è così, l'obiettivo deve essere di far saltare quell'accordo, cosa che rende necessario un salto di qualità anche nell'iniziativa della Cgil.
C’è chi, dentro la Cgil, preme per lo scipero generale. Giusto farlo?
Sì. Che l'11 dicembre ci sia lo sciopero della Funzione pubblica e di tutto il settore della conoscenza è positivo ma, data la situazione, riteniamo urgentissimo arrivare a un momento di unificazione delle mobilitazioni.
La Cgil è sotto attacco, la presentazione di una mozione alternativa al congresso non rischia di creare divisioni?
La democrazia si nutre del confronto tra posizioni diverse. Io penso che i lavoratori non comprenderebbero una discussione con toni distruttivi. Invece, che la Cgil discuta della propria strategia per l'oggi e per il futuro, penso sia un modo per rispondere all'attacco di cui è oggetto.
La Fiom ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare sulla democrazia sindacale, Che ne pensi?
Le elezioni delle Rsu ovunque e senza quote di riserva, il voto vincolante sugli accordi sono punti importantissimi, anche se non condividiamo lo sbarramento nazionale al 5%. Sosterremo questa proposta, perché la democrazia non può esistere se è negata nel cuore delle relazioni sociali, nei rapporti di lavoro. Oggi in Italia siamo nella condizione che il padronato si sceglie i sindacati con cui contrattare e chiudere accordi, senza che i lavoratori possano dire in nessun passaggio se quei sindacati li rappresentano o no.
Nessun commento:
Posta un commento