Centrale a biomasse di Piani Sottani a Tricarico: "Il lupo perde il pelo ma non il vizio". E' l'esordio di una nota di replica del segretario provinciale Rifondazione, Ottavio Frammartino, alla ferma posizione per il sì, espressa dal presidente dell'Api, Nunzio Olivieri.
"Il "nostro" Nunzio Olivieri- spiega Frammartino- dice di voler sgomberare il campo da ogni posizione strumentale e demagogica, figlia della mancata conoscenza dei fatti". Intanto lui già nel primo capoverso afferma una tesi non vera; infatti l'ubicazione della centrale non è prevista nell'area di Acquafrisciana, (che è area Pip e non industriale), ma in area agricola, in mezzo alle abitazioni dei poderi della zona della Riforma e che vede risiedere 40 nuclei familiari. Le attività produttive presenti nell'area, (una di queste ha coperto il proprio capannone con pannelli fotovoltaici), non hanno mostrato alcun interesse all'utilizzazione di calore. L'impianto di 14 Mw elettrici è a cogenerazione e produrrebbe oltre il triplo di Mw termici.
Il piano energetico vigente, approvato nel giugno 2001, è vero che prevede la possibilità di realizzare tre impianti da 14 Mw sul territorio regionale, ma anche consiglia di realizzare questi impianti nelle vicinanze di centri abitati di almeno 25000 abitanti per poterne utilizzare l'energia termica. Non è il caso di Piani Sottani. Nel secondo capoverso il "nostro" svela l'arcano: la ricerca di profitto della società Clean Energy srl. Oltre 20 milioni di euro all'anno di incentivi pubblici(i soldi delle tasse che paghiamo), per la produzione di energia elettrica. Per 8 anni. Solo la presenza di questi incentivi rende remunerativo il ciclo produttivo. Domanda: finiti gli 8 anni che succede? Clean Energy srl farà come stanno facendo le società delle centrali a biomasse di Crotone, che stanno chiedendo di poter utilizzare il cdr? Il "nostro" perora male la causa di Clean Energy. Crotone non doveva nominarla, ha fatto autogol. Il piano industriale è a vita limitata. Dopo, o avremo un inceneritore a tutti gli effetti o una nuova cattedrale nel deserto, perchè quand'anche ci fosse il combustibile legnoso, senza gli incentivi che finiscono in 8 anni, l'attività è antieconomica. l'impianto continuerebbe ad essere remunerativo con l'incenerimento dei rifiuti, se i comuni sciaguratamente dovessero decidere di smaltire così i loro rifiuti, andando a pagare per replicare i danni all'ambiente e alla salute dei cittadini come alla vicenda Fenice, ci dice dalle cronache dei mesi scorsi.
Stiamo parlando di inquinamento della falda acqquifera da metalli pesanti. Non si può chidere alle popolazioni di accettare l'inquinamento del ciclo alimentare. Il combustibile non c'è. Non ci sono boschi da tagliare. Il materiale di risulta della pulizia del sottobosco è davvero poca cosa di fronte ad un impianto che richiede 94000 tonnellate l'anno di combustibile. Il trasposto eventuale da distanze considerevoli, di biomassa legnosa vergine, ridurrebbe drastiamente gli utili d'impresa e creerebbe altro inquinamento. Inoltre nell'area non ci sono nè le condizioni, nè le disponibilità di terreni da coltivare a bionasse.
Il "nostro" invece ci porta a prendere atto che l'Api ha sposato la convinzione che gli affari oggi si fanno sull'energia, sui rifiuti, sull'ambiente, con il benestare della quasi totalità dei politici".
"Il "nostro" Nunzio Olivieri- spiega Frammartino- dice di voler sgomberare il campo da ogni posizione strumentale e demagogica, figlia della mancata conoscenza dei fatti". Intanto lui già nel primo capoverso afferma una tesi non vera; infatti l'ubicazione della centrale non è prevista nell'area di Acquafrisciana, (che è area Pip e non industriale), ma in area agricola, in mezzo alle abitazioni dei poderi della zona della Riforma e che vede risiedere 40 nuclei familiari. Le attività produttive presenti nell'area, (una di queste ha coperto il proprio capannone con pannelli fotovoltaici), non hanno mostrato alcun interesse all'utilizzazione di calore. L'impianto di 14 Mw elettrici è a cogenerazione e produrrebbe oltre il triplo di Mw termici.
Il piano energetico vigente, approvato nel giugno 2001, è vero che prevede la possibilità di realizzare tre impianti da 14 Mw sul territorio regionale, ma anche consiglia di realizzare questi impianti nelle vicinanze di centri abitati di almeno 25000 abitanti per poterne utilizzare l'energia termica. Non è il caso di Piani Sottani. Nel secondo capoverso il "nostro" svela l'arcano: la ricerca di profitto della società Clean Energy srl. Oltre 20 milioni di euro all'anno di incentivi pubblici(i soldi delle tasse che paghiamo), per la produzione di energia elettrica. Per 8 anni. Solo la presenza di questi incentivi rende remunerativo il ciclo produttivo. Domanda: finiti gli 8 anni che succede? Clean Energy srl farà come stanno facendo le società delle centrali a biomasse di Crotone, che stanno chiedendo di poter utilizzare il cdr? Il "nostro" perora male la causa di Clean Energy. Crotone non doveva nominarla, ha fatto autogol. Il piano industriale è a vita limitata. Dopo, o avremo un inceneritore a tutti gli effetti o una nuova cattedrale nel deserto, perchè quand'anche ci fosse il combustibile legnoso, senza gli incentivi che finiscono in 8 anni, l'attività è antieconomica. l'impianto continuerebbe ad essere remunerativo con l'incenerimento dei rifiuti, se i comuni sciaguratamente dovessero decidere di smaltire così i loro rifiuti, andando a pagare per replicare i danni all'ambiente e alla salute dei cittadini come alla vicenda Fenice, ci dice dalle cronache dei mesi scorsi.
Stiamo parlando di inquinamento della falda acqquifera da metalli pesanti. Non si può chidere alle popolazioni di accettare l'inquinamento del ciclo alimentare. Il combustibile non c'è. Non ci sono boschi da tagliare. Il materiale di risulta della pulizia del sottobosco è davvero poca cosa di fronte ad un impianto che richiede 94000 tonnellate l'anno di combustibile. Il trasposto eventuale da distanze considerevoli, di biomassa legnosa vergine, ridurrebbe drastiamente gli utili d'impresa e creerebbe altro inquinamento. Inoltre nell'area non ci sono nè le condizioni, nè le disponibilità di terreni da coltivare a bionasse.
Il "nostro" invece ci porta a prendere atto che l'Api ha sposato la convinzione che gli affari oggi si fanno sull'energia, sui rifiuti, sull'ambiente, con il benestare della quasi totalità dei politici".
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