martedì 17 novembre 2009

Dal grande Sud a Roma: ecco la lunga marcia di "Via Campesina"

da Liberazione 17 novembre 2009 pag.3

di Fabio Sebastiani

In viaggio da quattro giorni, quasi mille chilometri percorsi, almeno 200 i trattori che sono stati costreti a lasciare nella zona dell'Eur. I comitati spontanei della Sicilia e delle altre regioni del Sud, la Rete dei Municipi Contadini, Altragricoltura non hanno portato a Roma solo la loro rabbia, ma anche un grido d'allarme che non lascia spazio a rinvii: tra pochi mesi quasi il 40% delle aziende agricole in Italia potrebbero chiudere i battenti. La parole precisa è fallimento, ma nel mondo contadino è vietato pronunciarla, e non per superstizione. E' un'onta difficile da sopportare. Anni di liberismo sfrenato hanno prodotto il disastro economico di tante piccole e medie aziende agricole.

Ieri hanno sfilato prima da San Giovanni a Piazza Vittorio e poi sono andati alla grande assemblea alla Città dell'Altraeconomia, non senza aver fatto capolino davanti alla sede del vertice Fao. A stragrande festa alla coooperativa "Nuova Agricoltura".

"Non è possibile vendere il grano a 13 centesimi con il pane che costa quasi tre euro il chilo, un quintale d'uva a 10 euro, con un litro di vino che ne costa almeno 5, e le olive a 0,20 al chilo con un litro di olio extravergine di oliva a 5 euro" hanno scritto sui loro cartelli. Una forbice, quella tra prezzo sul campo e vendita al dettaglio, che si è andata allargando sempre di più negli ultimi anni. E che ora rischia di mandare all'asta migliaia di aziende. "Un litro di latte di capra viene pagato 0,60 mentre il pecorino romano venduto a New York costa 54 dollari al chilo" racconta un pastore. Anni di liberismo in cui le grandi catene di distribuzione e le multinazionali dell'industria alimentare hanno fatto incetta di profitti sotto l'attenta regia dell'Unione europea che ha decretato il continente "luogo del consumo" e non della "produzione". Risultato, pur di riempire i chilometrici banconi dei supermercati a prezzi sempre più bassi, i "mediatori" sono andati a saccheggiare i paesi del terzo mondo. E' una storia nota.

Quello che non si sa è che se alcuni governi come quello italiano, non solo non hanno fatto nulla per contrastare questa guerra ad armi impari, ma l'hanno favorita con politiche di settore improntate alla deregulation. Il resto del lavoro sporco lo hanno fatto le banche, ovviamente.
Questo raccontano gli agricoltori che sono ad un passo dal baratro e che ieri in quasi duemila hanno manifestato a Roma. "L'importante è essere arrivati a Roma dopo aver infiammato il Sud con mesi di assemblee e riunioni" racconta un agricoltore della provincia di Agrigento. " Adesso ci guarderanno tutti con un altro occhio. Nessuno avrebbe scommesso che ce l'avremmo fatta. Anzi, hanno fatto di tutto per ostacolarci". "Noi agricoltori stiamo diventando dei pezzenti- racconta un altro- perchè a quei prezzi e con un reddito gravato da debiti di tutti i generi non riusciamo a comprare neanche il pane che noi produciamo".

Ma il flagello delle campagne ha anche un altro nome che si chiama "prezzo del petrolio", oppure "costo del diserbanti". Senza contare che quando la privatizzazione dell'acqua sarà un dato di fatto, allora l'agricoltura potrebbe scomparire del tutto. I presidentio delle regioni del Sud, spaventati dal clima di rivolta che c'è nelle campagne, hanno decretato lo stato di crisi: Sicilia, Sardegna, Puglia e Basilicata lo hanno già fatto. Per quanto riguarda la Calabria è questione di ore.
Ma ci sono molte province che sono scese al fianco dei piccoli imprenditori agricoli.

Al Governo chiedono interventi straordinari in regime di "crisi socioeconomica", una unità di crisi, la riapertura dei termini delle ristrutturazioni e delle modalità di soluzione per i contenziosi e i pregressi Inps. Ma nella piattaforma richieste anche più urgenti: tra tutte la moratoria delle esecuzioni in danno delle aziende agricole e il rinvio dei pagamenti.

Paolo Ferrero, segretario del Prc, è andato ad incontrare gli agricoltori: "Partecipiamo alla mobilitazione e alle proteste della Rete dei Municipi che chiede di salvare le aziende agrozootecniche senza se e senza ma e tutta una serie di richieste specifiche, presenti nella loro piattaforma, piattaforma cui Rifondazione Comunista aderisce".

1 commento:

  1. è veramente una vergogna quello che ci sta accadendo perche alla fine restano solo debbiti.Poi anche la TV di rete nazionale ha fatto dei suoi,perche nessunTG (CANALE5,RETE4,RAI1,RAI2,ITALIA1......si è interessato del nostro problema.è UNA VERGOGNA forse non gli sembra un problema abbastanza grave,quando invece lo è per tutti perche se muore l"agricoltura muore tutto il resto con lei.lo scrive la moglie di un agricoltore che è fiero di esserlo.

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