mercoledì 30 settembre 2009

Il muro è crollato davvero

di Paolo Ferrero

L’affermazione della Linke e il crollo dei socialdemocratici nelle elezioni tedesche ci parlano con chiarezza del fallimento della sinistra moderata e della possibilità di costruire una sinistra anticapitalista in Europa. Il voto tedesco viene confermato dalle elezioni Portoghesi dove i socialisti che erano al governo perdono la maggioranza assoluta a le forze della sinistra di alternativa, Bloco de Esquerda e CdU (unione elettorale dei comunisti con i verdi), sorpassano il 17% crescendo di tre punti percentuali.

Dopo il crollo delle socialdemocrazie nelle elezioni europee, l’SPD esce sconfitta dall’esperienza della coalizione con la CDU. Non si tratta di una sconfitta tattica: è l’impianto strategico che ha guidato le socialdemocrazie nella costruzione dell’Europa, da Maastricht in avanti, che cade sotto i colpi della crisi. E’ la linea politica della sinistra moderata degli ultimi vent’anni che con ogni evidenza non regge più. Dentro la crisi, larghi strati di lavoratori chiedono di farla finita con le politiche moderate che vengono giustamente ritenute le responsabili della crisi e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

Parallelamente cresce la sinistra di alternativa che , come afferma Oskar Lafontaine a proposito della Linke “è l’unico partito contro il sistema attuale”. Non quindi una sinistra appiattita sulla socialdemocrazia o incapace di pronunciarsi in termini chiari contro la guerra: cresce una sinistra vera, che pone un’alternativa di sistema a partire da un proprio disegno strategico anticapitalista. La stessa cosa vale per il Portogallo, dove la polemica tra la sinistra e il governo socialista ha caratterizzato la campagna elettorale.

Vi è un terzo aspetto da sottolineare. Da queste elezioni esce sconfitta l’idea di riorganizzare le forze politiche attorno ad uno schema bipolare. In Germania oggi vi sono 5 partiti al di sopra del 10% e la stessa CDU che ha vinto le elezioni lo ha fatto perdendo voti. Se l’alternanza tra simili o la grande coalizione – con il corollario dei tentativi di distruzione della sinistra - erano formule per noi sbagliate ma che corrispondevano ad un sentire comune nella fase della crescita economica, la crisi sta mettendo in crisi questo progetto. Parti significative dalla popolazione non si riconoscono più nel “buonsenso” delle classi dominanti. Ovviamente affinché questa perdita di credibilità delle ipotesi centriste possa dare risultati positivi è necessario costruire una sinistra degna di questo nome, in grado di rappresentare un punto di riferimento serio e credibile. Altrimenti la strada è quella della delusione, del non voto, della ricerca a destra di una alternativa.

Queste elezioni mettono anche la parola fine ad una discussione tutta italiana sulla persistenza o meno delle due sinistre e sulla validità di questa divisione. Non solo in tutta Europa abbiamo due sinistre ma è del tutto evidente che la socialdemocrazia non è in grado di fuoriuscire per linee interne dal suo indirizzo socialiberista. Questa è precisamente l’illusione che abbiamo coltivato noi in Italia quando siamo andati al governo ed è questo errore grossolano che ci ha portato alla sconfitta. Le elezioni tedesche ci parlano quindi della possibilità e della necessità di costruire una sinistra di alternativa su scala nazionale e continentale, come hanno saputo fare i nostri compagni latinoamericani. Autonomia dalle forze moderate e progetto strategico alternativo al socialiberismo sono i pilastri su cui costruire questa sinistra.

Da queste brevi considerazioni derivano a mio parere anche i nostri compiti.

In primo luogo la necessità di costruire la federazione della sinistra di alternativa, dei comunisti, della sinistra vera. Un polo della sinistra, autonomo e strategicamente alternativo al PD. Vogliamo costruire questa federazione coinvolgendo tutti i compagni e le compagne disponibili, iscritti o non iscritti ai partiti, attivi nei sindacati, nei comitati, nelle associazioni, nei movimenti. Proponiamo di cominciare da subito e dal basso, in ogni quartiere, in ogni città, questo processo costituente di uno spazio pubblico della sinistra non pentita. La costruzione della federazione è tutt’uno con la costruzione di un movimento di massa per l’uscita da sinistra dalla crisi capitalistica, contro il berlusconismo ma anche contro le politiche padronali e moderate decise al G20 di Pittsburg.

In secondo luogo dobbiamo rilanciare la battaglia contro il bipolarismo. Questo sistema elettorale garantisce a Berlusconi una rendita di posizione enorme: pur essendo minoranza nel paese ha la maggioranza assoluta dei parlamentari; inoltre il sistema bipolare è finalizzato a stritolare la sinistra. Non è un caso che Germania e Portogallo abbiano sistemi elettorali proporzionali, ove la sinistra è potuta crescere al di fuori del ricatto del voto utile. La campagna contro questo bipolarismo degli affari deve essere ripresa con forza e diventare un tratto costitutivo della nostra proposta politica.



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