domenica 15 marzo 2009

"Rifondazione per la Sinistra" rilancia su lista e congresso PRC

Una relazione, 25 interventi, una discussione politica approfondita sulle prospettive del Prc e della sinistra come della crisi economico-sociale. Dall'assemblea nazionale dell'area "Rifondazione per la sinistra", svoltasi ieri al Centro Congressi di Via dei Frentani a Roma, esce un'agenda che indica passaggi e avanza proposte su tutti e tre i terreni, cercandone l'intreccio a partire dal rilancio della "bussola" che, a partire dalla relazione di Augusto Rocchi, viene rivendicata come la linea di continuità con gli stessi contenuti della mozione 2 dello scorso congresso di Chianciano. Pur se è Rocchi stesso, che reinterviene al termine del confronto politico dell'assemblea non per «conclusioni formali» e che viene scelto quale «portavoce nazionale» di qui alle europee, a dire che quel congresso drammatico ha segnato «un dibattito falsato»: non a caso con la formazione di una maggioranza «solo sulla base della lotta a chi voleva "sciogliere il partito"». Un quadro che ora sarebbe «superato dai fatti». Stante che l'area "Rifondazione per la sinistra", appunto, ribadisce che la scelta di restare nel Prc - scelta che rivendica raccolta «fra gli iscritti» da circa il 70 per cento dell'ex mozione Vendola - non è «tattica ma strategica». Perché come dice intervenendo Rosi Rinaldi, che modera l'assemblea, «se restare nel partito significa non rassegnarsi alla morte del processo d'innovazione, significa anche non accettare di sostituirlo con l'improvvisazione»: indicata nella scelta operata dal "Movimento per la sinistra" di contribuire ad una lista, quella con Sd Verdi e Socialisti, definita da altri interventi «in dissolvenza dentro una collocazione moderata».
Questi dunque gli assi su cui muove la discussione, generando le proposte dell'area: riaprire «un processo costituente della sinistra» ma «di carattere federativo», obiettivo «tanto più necessario» dopo le europee che si affrontano senza unità e che avrà «più forza» con un «successo della lista a partire dal simbolo del Prc-Sinistra europea», cioè con una presenza «alternativa» nella rappresentanza; e «dare vita ad un movimento di comitati di lotta contro la crisi». Con premesse politiche nette, però: per le elezioni, il vincolo del simbolo del partito, l'indicazione non solo del gruppo del Gue ma del Partito della sinistra europea e soprattutto l'«effettività dell'apertura delle liste ai movimenti, all'associazionismo, alle realtà di lavoro della sinistra sociale, ambientalista, femminista» - oltre al fatto che Rps ricandida Giusto Catania in un posto da capolista. E poi, passaggi conseguenti in prospettiva: un «patto di lavoro» (di eco bertinottiana) «di tutta la sinistra» da elaborare eleggendo a «sede comune» una o più tra le fondazioni di ricerca presenti, non necessariamente legate ai partiti; e dentro il Prc la richiesta di «avviare il percorso verso un congresso» che ridefinisca linea politica e rapporti interni ed esterni.
Non a caso l'assemblea serve anche a registrare le proposte nominali per le integrazioni nel Comitato politico nazionale necessarie dopo la «diaspora», che portano l'area al 31 per cento riconosciutole. Criteri: l'equilibrio di genere (oltre a 2 presenze per i Gc); e «la scelta effettuata dai territori» - da cui si forma anche il «coordinamento provvisorio» di portavoce e dove Rps ha 25 segretari di federazione e 4 regionali, ad oggi.

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