La storia ultramillenaria di Salandra, piccolo centro della collina materana, è un susseguirsi di avvicendamenti padronali e soprusi, di isolamento, povertà, ma anche di orgoglio, lavoro, riscatto sociale e lotte popolari. Come gran parte della Lucania, il popolo salandrese ha vissuto le grandi vicende internazionali con distacco: troppo lontani i centri di potere e troppe bocche da sfamare per sviluppare una coscienza critica e di classe. In un'economia contadina di sussistenza, nei secoli addietro, nobili e latifondisti hanno sottomesso i loro concittadini, instaurando una rigida gerarchia sociale i cui lasciti arrivano ai giorni nostri. Sarebbe riduttivo sintetizzare in poche righe le gesta eroiche del nostro popolo, dei nostri avi: dalle lotte tra borghesi e contadini al brigantaggio, dall' impresa dei Mille di Garibaldi, cui parteciparono nostri concittadini, all'avvento del Fascismo, dal riscatto del Dopoguerra allo sviluppo industriale degli anni '70. Giunti nel nuovo millennio con un patrimonio storico e umano di inestimabile valore, la nostra comunità si trova di fronte alla sfida più grande: sopravvivere alla perdita della propria identità in una società globalizzata, frutto delle politiche imposte dal quel Capitalismo che ha fatto dell'emigrazione e dell'abbandono delle terre il proprio humus vitale.
In questo contesto socio-culturale va inserita la storia della sinistra salandrese, i cui primi segnali di forza e vitalità vennero alla luce nel 1956, quando un giovanissimo avvocato, Tommaso Saponara, alla guida di una lista composta da Comunisti e Socialisti, prevalentemente di estrazione sociale contadina, riuscì a conquistare la vittoria alle comunali, sconfiggendo lo strapotere delle Destre neofasciste e democristiane, sostenute e capeggiate da vecchi nobili e ricchi proprietari terrieri. Negli anni a seguire, la Democrazia Cristiana e la Socialdemocrazia, non hanno perseguito il messaggio innovatore, creando le condizioni per cui grossa parte della popolazione è stata tagliata fuori dal potere decisionale, ancora una volta sottomessa a causa dello stato di bisogno, della mancanza di lavoro e prospettive di crescita. Nel febbraio 2007 nasce ufficialmente il circolo cittadino del PRC, grazie all'incontro di giovani provenienti da esperienze diverse nel campo dell'associazionismo, del sindacalismo e della militanza politica con l'obiettivo di restituire legalità e giustizia sociale a questa comunità, opponendosi con forza a vecchi e nuovi padroni, al caporalato e allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. La storia insegna che quando si creano le condizioni affinchè il popolo si unisca, le catene dell'oppressione possono spezzarsi, dando vita ad un nuovo corso. Chiamarsi oggi Comunisti, significa anzitutto rivendicare con orgoglio i grandi passi in avanti compiuti dalla classe lavoratrice negli anni, cercando di fare proprie le idee di libertà e giustizia insite in quella parola, contestualizzarle e renderle praticabili nella società moderna. Fintantochè perdurerà lo sfruttamento dell'uomo sul'uomo, il mondo avrà bisogno dei Comunisti.
In questo contesto socio-culturale va inserita la storia della sinistra salandrese, i cui primi segnali di forza e vitalità vennero alla luce nel 1956, quando un giovanissimo avvocato, Tommaso Saponara, alla guida di una lista composta da Comunisti e Socialisti, prevalentemente di estrazione sociale contadina, riuscì a conquistare la vittoria alle comunali, sconfiggendo lo strapotere delle Destre neofasciste e democristiane, sostenute e capeggiate da vecchi nobili e ricchi proprietari terrieri. Negli anni a seguire, la Democrazia Cristiana e la Socialdemocrazia, non hanno perseguito il messaggio innovatore, creando le condizioni per cui grossa parte della popolazione è stata tagliata fuori dal potere decisionale, ancora una volta sottomessa a causa dello stato di bisogno, della mancanza di lavoro e prospettive di crescita. Nel febbraio 2007 nasce ufficialmente il circolo cittadino del PRC, grazie all'incontro di giovani provenienti da esperienze diverse nel campo dell'associazionismo, del sindacalismo e della militanza politica con l'obiettivo di restituire legalità e giustizia sociale a questa comunità, opponendosi con forza a vecchi e nuovi padroni, al caporalato e allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. La storia insegna che quando si creano le condizioni affinchè il popolo si unisca, le catene dell'oppressione possono spezzarsi, dando vita ad un nuovo corso. Chiamarsi oggi Comunisti, significa anzitutto rivendicare con orgoglio i grandi passi in avanti compiuti dalla classe lavoratrice negli anni, cercando di fare proprie le idee di libertà e giustizia insite in quella parola, contestualizzarle e renderle praticabili nella società moderna. Fintantochè perdurerà lo sfruttamento dell'uomo sul'uomo, il mondo avrà bisogno dei Comunisti.